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26/04/24
KARMA
CSA RIVOLTA, VIA FRATELLI BANDIERA 45 - VENEZIA
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Grande ritorno degli Spock's Beard, che raggiungono il ragguardevole traguardo del decimo full-lenght, per il quale, analogamente a quanto avevano fatto con il loro quinto album, alla faccia dell'originalità, non hanno perso tempo a cercare chissà quali nomi, preferendo molto più praticamente far ricorso alla numerazione romana, intitolandolo pertanto semplicemente X. La band americana mostra di proseguire un percorso di continua crescita, realizzando un lavoro davvero notevole, che non esitiamo a considerare il migliore del periodo successivo alla dipartita di Neal Morse: si ricorderà, infatti, come nel 2002 questi, pur essendo il cantante/tastierista nonchè principale compositore del gruppo, preferì dedicarsi ad una carriera solista, lasciando la band proprio quando si trovava probabilmente al picco della propria carriera artistica. Dopo tre album tutto sommato di buon livello, con X il gruppo sembra però essere realmente tornato agli antichi splendori. Nick D'Virgilio, seguendo una tradizione di batteristi prog che diventano cantanti e front-men d'eccezione (basti pensare a Phil Collins con i Genesis o a Franz Di Cioccio con la PFM), è sempre più calato in questo suo duplice ruolo, rivelandosi anzi più convincente che mai: con la sua performance su quest'album, Nick pare diradare definitivamente ogni dubbio sulle sue qualità in fatto di cantante oltre che di raffinato batterista, tanto che personalmente arrivo persino a preferirlo al suo predecessore, sia per le qualità interpretative che per lo stesso timbro.
L'album, composto da otto tracce, è un concentrato di rock progressivo molto elaborato e ricco di suggestioni, con un leggero gusto per sonorità settantiane che fanno capolino tra i vari brani. Questi, mediamente alquanto lunghi, registrano la presenza di due tracce che addirittura superano abbondantemente i sedici minuti. Ma procediamo con ordine. L'album si apre subito con un brano molto articolato, Edge Of The In-Between, della durata di oltre dieci minuti: l'inizio è solenne, con le tastiere ben in evidenza, ma evolve ben presto in un rock melodico arioso e solare; una parte strumentale apre a diversi cambi di tema, tempi complessi e inserti di archi, che si alternano anche con altre parti cantate, una delle quali rimanda in particolare ai Pink Floyd. Un ottimo inizio, che viene seguito a ruota da un altro splendido brano, The Emperor's Clothes: qui la band si concede anche degli inserti di fiati, che s'inseriscono in un contesto in qualche modo tendente al funk, che in parte ricorda esperimenti già attuati in passato ad esempio da acts come Extreme o Blur, recuperando altresì reminiscenze che sembrano rimandare ai Queen più stravaganti ed estrosi; anche in questo caso, comunque, il brano prevede accelerazioni e vari cambi di tema. Kamikaze è la traccia più breve ed è interamente strumentale: in questo brano, su cui aleggia lo spirito di Keith Emerson, predominano senz'altro le tastiere di Ryo Okumoto, il quale utilizza anche hammond e, in generale, cerca di mantenere un certo gusto verso sonorità settantiane. From the darkness è la prima delle due suite a cui abbiamo fatto sopra riferimento: divisa in quattro movimenti, presenta un inizio decisamente rock, dove si possono apprezzare influenze dei Kansas; più atmosferica ed introspettiva invece la seconda parte, che si conclude con il piano, strumento che funge da "ponte" e da collegamento tra i diversi movimenti che compongono la traccia. La terza parte, decisamente più ritmata, va a sfociare nell'ultima, dove un'interpretazione carica di pathos da parte di tutta la band, lascia spazio ad un tema che, per la verità, sembra troppo palesemente ispirato ai Beatles. Particolare The Quiet House, dove, se non erro, il tempo dovrebbe essere in 7/8: in ogni caso, il brano si distingue per i suoi ritmi decisi, basso potente e chitarre wah-wah; a metà del brano, un break pianistico introduce una parte cantata molto soft ed atmosferica, per poi tornare al tema iniziale. Their names escape me rappresenta, almeno per quanto ci consta, qualcosa di eccezionale su cui vale la pena un attimo di soffermarsi: a corto di soldi, la band aveva infatti lanciato un appello, chiedendo ai propri fan di contribuire economicamente, in modo da finanziare di fatto il disco. Non è per la verità una pratica che ci entusiasmi particolarmente, perchè il fatto che una band per realizzare un album si debba far sostenere dai propri fans rischia di innestare meccanismi un po' anomali. La cosa straordinaria è però che nel testo della canzone siano inseriti ad un certo punto i nomi di tutti coloro che hanno partecipato a questa sorta di colletta (circa 150 persone), rendendo possibile la realizzazione dell'album, tanto che tutti i loro nomi vengono cantati da D'Virgilio: un'idea simpatica, tanto più che la canzone non è male e di certo non la si può considerare un semplice elenco di nominativi. Segue The Man Behind the Curtain che, pur con la presenza dei fiati, è probabilmente il brano più aperto ad accogliere sonorità tendenti al metal, anche se, ad un certo punto, prevede invece un intermezzo più melodico ed atmosferico, trasformandosi quasi in una sorta ballad. Chiude l'altra suite, Jaws of Heaven, anch'essa suddivisa in quattro movimenti: si tratta ancora una volta di un brano molto vario e ricco di suggestioni, con splendidi assoli da parte di Alan Morse e Ryo Okumoto, ma anche di Dave Meros (assoluto protagonsita in tutto l'album) ed azzeccati inserti sinfonici che contribuiscono ad arricchire notevolmente il brano.
Disco veramente bello e notevole, con il quale gli Spock's Beard sanno affascinare, creando delle trame complesse nelle quali spaziano alla perfezione tra suadenti melodie, splendide atmosfere, passaggi virtuosistici ad alto tasso tecnico ed una buona dose di grinta: questo decimo album della band americana riesce ad essere così sempre coinvolgente, mai scontato. Senz'altro una delle migliori uscite prog del 2010.
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13
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Grande album!! ma siete in ritardo a recensire il loro ultimo, Brief Nocturnes and Dreamless Sleep.. Miglior album del 2013 (se la gioca con Haken and Steven Wilson ) |
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12
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ve lo consiglio!A mio parere un fantastico lavoro. |
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11
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Provero' sicuramente, ultimamente mi sono riavvicinato al prog |
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10
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a me invece ha detto ben poco :brani troppo lunghi e dispersivi,almeno con Morse regnava un senso di melodia che li faceva piacere ad un pubblico più vasto,qui se lo ascoltano solo i die hard fans e quelli che ahn pagato per avere il nome nel brano |
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9
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Gran bel disco da parte di uno dei migliori gruppi in ambito prog rock! |
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8
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All The World's a Stage dei Rush è fantastico. Un'energia pazzesca. Rush in rio, il DVD è semplicemente un testamento della grandezza della band. Come si fa a dire che è una cazzata non capisco |
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7
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@ haclyon: boh, a me sono piaciuti. |
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Beh... Quando decidi di farlo avvisami che passo di sotto... |
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addirittura strepitoso? Io volevo lanciarli dalla finestra, dico la verità, come faci con fiasco rossi quando mi fu regalato...però magari è una mia impressione; del resto non sono un appassionato di live. |
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4
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@halcyon: in che senso? All The World's a Stage è semplicemente strepitoso!!! |
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Anche senza neal continuano ad avere una gran classe. P.S. I Rush ne hanno fatte eccome di stronzate...vogliamo parlare di Rush in Rio o All the Word's a Stage? meglio di no. |
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bell'album, un gradito e ispirato ritorno...e ben fatta anke la recensione... |
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E' da un po' che l'ascolto, e non posso che confermare il voto dell'ottima recensione. Incredibile come certe band (oltre a loro potrei citare Rush e Magnum) nonostante il passare degli anni e dei dischi riescano ogni volta a tirar fuori dal cappello della musica così fresca, ispirata e tecnica. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Edge Of The In-Between 2. The Emperor's Clothes 3. Kamikaze 4. From The Darkness I The Darkness II Chance Meeting III On My Own IV Start Over Again 5. The Quiet House 6. Their Names Escape Me 7. The Man Behind The Curtain 8. Jaws of Heaven I: Homesick For The Ashes II: Words Of War III: Deep In The Wondering IV: Whole Again
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Line Up
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Nick D'Virgilio (drums, lead vocals, additional guitar) Alan Morse (guitars, vocals) Ryo Okumoto (keyboards) Dave Meros (bass, vocals, additional keyboards) Guest:John Boegehold (additional keyboards) Jimmy Keegan (backing vocals) Danielle Ondarza (french horn on tracks 2,6,7,8) Dennis Jiron (trombone on tracks 2,6,7,8) The Section Quartet (strings on tracks 1,2,6,8): Eric Gorfain, Daphne Chen (violin) Lauren Chapman (viola) Richard Dodd (cello) String and Horn Arrangements by: John Boegehold (1,6,8) Alan Morse (2,7) Link e Contatti:Spock's Beard @MySpace
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RECENSIONI |
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