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19/04/24
MARLENE KUNTZ
NEW AGE, VIA TINTORETTO 14 - RONCADE (TV)
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( 3590 letture )
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Se imperniare la propria carriera sulle opere del Maestro Tolkien potrebbe sembrare vanamente nostalgico, la dedizione dei finlandesi Battlelore resta comunque fonte di ammirazione: tutto ciò che fu scritto dal padre della narrativa fantasy passa attraverso le mani e gli strumenti dei sette, in una continua rivisitazione che all'onorevole traguardo del sesto album appare ancora fresca, seppur con qualche punto critico che non mancherò di esaminare. Il soggetto della narrazione qui è il notevole I Figli di Hùrin, romanzo edito nel 2007 che approfondisce una vicenda narrata nel Quenta Silmarillion, e cioè la storia di Tùrin Turambar figlio di Hùrin, uomo solo contro il Nemico.
Ma ovviamente quello che conta qui è la musica, e allora non possiamo esimerci dal notare il contributo come al solito incredibile fornito da Dan Swanö in sede di produzione: Doombound scintilla e ammalia con un sound profondo e poderoso, e per nulla stereotipato. Date le inclinazioni sonore della band, in bilico tra epic, symphonic, melodic death, doom e qualcos'altro ancora, sarebbe stato logico -e quindi banale- optare per un mix à la Dimmu Borgir oppure à la Amon Amarth; non così però per i Battlelore, che si tengono stretti la loro identità sonora, mutevole ma coerente. Rispetto al precedente The Last Alliance, le coordinate sono sensibilmente differenti: le tastiere ora predominano, il guitar work si muove su territori più cupi, vicini a tratti a certo black sostenuto, a tratti a un doom aggressivo. Di contro, le parti vocali si spostano su territori più morbidi, con Kaisa Jouhki a guidare la band con delicatezza e Mykkänen più in secondo piano, con un growl più "chiaro" e qualche passaggio clean. Che i sette finnici siano ottimi compositori in senso generale è, direi, verità acclarata, ma Doombound non è il loro episodio più felice. Il discorso da fare è piuttosto lungo, e spero non risulti troppo insistente. Per deformazione, facciamo associazioni mentali sbagliate, o comunque generalizzanti. Due, in particolare, riguardano l'epic metal e l'epicità nel metal. La prima è che il metallo epico si porti dietro una componente catchy irrinunciabile, la mancanza della quale genera una reazione timidamente delusa. Ciò deriva dall'aver per tanti anni confuso le definizioni di power e di epic metal, e si dimostra tanto più falsa per band come i Battlelore, che suonano epic senza volerlo, partendo cioè da basi e influenze lontanissime. In Doombound, è vero, mancano determinate melodie decisive, cori aperti che ci sarebbero stati tanto bene, gloria perpetua in this dawn of victory: è una scelta stilistica, non una mancanza a livello di songwriting. Rispetto ai lavori precedenti è una tendenza che si fa più marcata, probabilmente per compensare la maggiore presenza di vocals femminili in posizione di comando, e il risultato non è disprezzabile, anzi. La seconda associazione mentale errata è che l'epic metal debba dare costantemente sensazioni epiche. Anche qui, distinzione d'obbligo: può essere vero per band che suonano epic all'americana, che cercano riff sostenuti, ritmi che gonfiano il petto dei prodi guerrieri and so on; sicuramente però non vale per la band qui esaminata che, ben fissata nella tradizione scandinava, produce racconti epici. E, come tutti sanno, in una narrazione gli stati emotivi variano con il corso degli eventi. Una banalità? Forse, ma allora non stupisca il tocco cupo e decadente che spesso si affaccia tra le partiture, il senso amaro della sconfitta per poi arrivare a un trionfo che non c'è. Per farla breve, si apprezza Doombound a condizione di aver letto e amato l'opera da cui è tratto, perché solo così si capiscono le sfumature di cui si colora la musica. Questo non deve però far pensare che il disco sia esente da difetti (lo accennavo qualche riga più su): troppo spesso, per una band che considero quasi una garanzia data la qualità delle uscite, ci si trova a metà di un brano, ci si guarda attorno e si vede il nulla. Altrettanto spesso balza all'occhio un paesaggio più piacevole poco dopo, ma certo che quei tanti momenti di smarrimento pesano sulla valutazione, visto che spezzano il continuum emotivo-narrativo, e riprendere il filo del discorso è arduo e penoso.
Mi è giunta voce dell'esistenza di un'edizione digipack con un dvd di quasi tre ore, che contiene due "mezzi concerti" filmati in Finlandia, due documentari sui tour affrontati dalla band tra 2007 e 2008 e quattro videoclip: mi sarebbe piaciuto potervene parlare, integrare la valutazione e dare un "consiglio per gli acquisti" più efficace, ma... In ogni caso, se vi doveste trovare a scegliere tra i dischi dei Battlelore, Doombound non sarebbe la prima scelta (vi dirigerei infatti sull'esordio, Sword's Song, o sul recente The Last Alliance), ma è un album che non deluderà, a patto di non aspettarsi il disco "definitivo".
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3
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ma chi ha sbattuto cosi giu un disco normale?? a volte mi domando di quante teste vuote sia pieno il mondo ! |
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2
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D'accordo con la recensione,probabilmente non il loro cd migliore,ma siamo comunque di fronte ad un'album,ben oltre la media. Una menzione speciale,per quanto mi riguarda,la merita la traccia n.8 Men as Wolwes,semplicemente perfetta. Per quanto riguarda il voto,dico 80. |
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davvero un'ottima recensione, complimentoni! e finalmente qualcuno che fa chiarezza sulla questione dell'epicità e dell'epic metal, fonte di infinita confusione per la stragrande maggior parte della gente (un po' come quando si parla di dark ad esempio). ad ogni modo, ammetto di essere tra coloro che preferiscono la pacchiana epicità di certo power symphonic all'epic metal come genere in senso stretto, non mi è mai andato a genio. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Bloodstained 2. Iron of Death 3. Bow and Helm 4. Enchanted 5. Kärmessurma 6. Olden Gods 7. Fate of the Betrayed 8. Men as Wolves 9. Last of the Lords 10. Doombound 11. Kielo (instrumental)
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Line Up
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Tomi Mykkänen (Vocals) Kaisa Jouhki (Vocals) Jussi Rautio (Guitar) Jyri "Moredhel" Vahvanen (Guitar) Timo Honkanen (Bass) Henri Vahvanen (Drums) Maria (Keyboards, Flute)
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