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Nox Illunis - In Sideris Penumbra
( 2551 letture )
Nox Illunis è un progetto nato dalla mente di Noxfero nel 2006. Il nostro, dapprima avvalendosi dell‘aiuto del bassista Tomhet, rilascia un demo ed uno split (quest’ultimo condiviso con i Cenere Muto e gli Occulta Struttura), successivamente, nel 2010, l’ingresso ufficiale del chitarrista Kaos e del batterista Master, permette finalmente la formazione della band.
Il gruppo trevigiano debutta, dunque, con il suo primo full lenght che, pubblicato in 66 copie formato cassetta e 500 cd, non fa che confermare la precisa scelta di rimanere radicati al mondo dei pochi, ma sinceri amanti di un black senza troppi compromessi.

Prendendo per la prima volta in mano In Sideris Penumbra, l’impressione è che nulla sia stato negletto, a partire dalla copertina. L’intero artwork si dimostra curato: galassie e spazi cosmici sterminati fanno da sfondo al black sidereo proposto dalla band, senza ovviamente che la parte musicale passi in secondo piano.
Non c’è bisogno di distogliere l’attenzione con stucchevoli immagini o diversivi melodici: la musica già cattura l’attenzione con prepotenza, chiedendo solo di essere ascoltata ripetutamente, ancora e ancora, a vantaggio di un vero e proprio viaggio interstellare.

L’opus si apre con un mesto arpeggio di chitarra, un minuto di agonia e solitudine che trasuda dalle corde vibranti di Kaos e Noxfero, ma non è che la calma prima della tempesta.
Da subito l’opener Echoes In The Abyss mette in chiaro quali siano le sonorità che caratterizzano l’album: gelide e maligne mazzate black metal che incorporano una serie di spunti più melodici, distanti a loro volta, però, dalle tastiere e da tutto ciò che non vibra.
Questo è puro black metal come la scuola scandinava comanda, senza fronzoli.
Ed è così che si snodano uno dopo l’altro i brani, feroci all’impatto, ma, al contempo, ricchi di sentimento: un insieme di tracce che, ispirate alla scuola norvegese, miscelano a piccole dosi inserti di chitarre pulite e parti spinte fino quasi ai fangosi lidi del depressive, dimostrando una capacità di spaziare unita alla pur sempre ben salda matrice ferale che domina il disco.
Le influenze nordiche emergono anche per quel che concerne la scelta dei suoni ed il riffing: le chitarre, taglienti e sporche al punto giusto, appaiono, oltre che tese verso una velocità estrema, letteralmente violentate dai colpi del plettro, per non parlare dei rabbiosi blastbeat di Master o dello stesso scream al vetriolo di Noxfero, le cui parole feriscono l’ascoltatore quali vere e proprie lame di fuoco, caustiche sulla pelle.
Le liriche, oscillanti tra tematiche tanto di solitudine quanto di rabbia, hanno per sfondo una natura quanto mai selvaggia e dominata da affascinanti fenomeni celesti. Non mancano parti in italiano destinate a far emergere il lato più evocativo della band:

Come può il mio cuore pulsare inanime?
Mentre il sole nasce, una vita si spegne


Molto significativa anche la ripresa di un brano tratto dal film Stalker di Tarkovskij, inserito nella traccia strumentale Evoking The Stars:

Ci fu allora un forte terremoto. Il sole diventò scuro, come panno da lutto, e la luna diventò color sangue. Le stelle del cielo caddero sulla terra, come i fichi acerbi cadono dall'albero quando è colpito da vento impetuoso. La volta celeste si squarciò e si arrotolò, come un foglio di pergamena; tutte le montagne e le isole furono strappate via dal loro posto. I re di tutta la terra, i governanti, i comandanti di eserciti, le persone più ricche e potenti andarono a rifugiarsi nelle caverne e fra le rocce dei monti insieme a tutti gli altri, schiavi e liberi; e dicevano ai monti e alle rocce: "Cadeteci addosso e nascondeteci, che non ci veda Dio che siede sul trono e non ci colpisca il castigo dell'Agnello, perché questo è ormai il grande giorno della resa dei conti! Chi mai potrà sopravvivere?

Si tratta di parole a loro volta derivate da un frammento dell’Apocalisse di Giovanni (6, 12-17)

In Sideris Penumbra, quindi, si segnala come un interessante debutto, ben inserito nel più ampio panorama del black metal europeo, un lavoro che, pur aprendosi in grande stile con Echoes In The Abyss, perde, nella parte centrale del disco, un po’ di mordente, causa l’adozione di alcune soluzioni non sempre innovative. La band, tuttavia, riesce ad ovviare a questo spiacevole anticlimax e, alla fine dell’album, si esibisce in un crescendo che, da Darkness Of The Soul a Evoking The Stars, dimostra una rinnovata maturità compositiva.
In conclusione, dunque, questi ragazzi, al pari di altre realtà nostrane (si pensi, ad esempio, agli Absentia Lunae), hanno buone capacità per dimostrare di non essere la mera fotocopia di realtà scandinave ormai ventennali: è un orgoglio, infatti, poter constatare quanto anche la fiamma nera italica riesca ad ardere di vita propria.



VOTO RECENSORE
70
VOTO LETTORI
72.29 su 54 voti [ VOTA]
Amfortas
Sabato 12 Dicembre 2015, 11.43.10
1
Anche se canonico, mi sembra un buon album con soluzioni atmosferiche e melodiche non da poco. Secondo me la pecca consiste prevalentemente nella produzione, che non conferisce alle chitarre spessore e profondità, dando in definitiva l' impressione di un suono "leggero". 68
INFORMAZIONI
2010
War Productions
Black
Tracklist
1. Echoes In The Abyss
2. Ira Sommersa
3. Asylum Of Dead Memories
4. The Last Rising Sun
5. Darkness Of The Soul
6. The Death-Fires Danced At Night
7. Evoking The Stars
Line Up
Noxfero – Screams, Guitar
Kaos - Guitar
Tomhet - Bass
Master – Drums
 
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