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12/12/19
MONKEY3 + GUESTS TBA
CIRCOLO MAGNOLIA - SEGRATE (MI)
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Chi di voi non si è mai interrogato sulle implicazioni dell'età biologica? Tutti, immagino… Spesso, quando mi corico, ripenso nostalgicamente agli anni dell’adolescenza, tempo in cui tutto era guidato dall’innocenza, dalla purezza di spirito, dalla voglia di affermarsi e di trovare il “proprio mondo”. Mi scorrono nella testa le gioie ed i dolori di quei periodi inquieti, ritornano – come scene di una commedia teatrale – le immagini delle gloriose battaglie condotte per affermare una virilità necessaria all’emancipazione di gruppo e, soprattutto, l’abnegazione nei confronti delle mie passioni. Di tutte, indistintamente! Con il passare del tempo molte cose sono cambiate, anche in meglio, tuttavia quella forza, quell’energia positiva sento che non tornerà mai più. Il mito dei “giovani dentro” non è mica cosa semplice e scontata! Anzi, lasciatemelo dire: è un’emerita ca***ta!
Traslando l’introduzione nell’odierno focus, ho la netta impressione che questo tema "umano" non abbia risparmiato manco i Korpiklaani, giunti stancamente, con Ukon Wacka, al loro ottavo album. Li abbiamo conosciuti come spensierati adolescenti (da Spirit Of The Forest a Tales Along This Road), per poi re-incontrarli in una fase di maturazione che ha progressivamente intaccato la loro stra-godibile goliardia sonora riducendone, sempre più, l’efficacia. I nostri tornano oggi, segnati dallo scorrere implacabile del tempo, in un territorio la cui mutazione (tutti quanti si arrogano ora il diritto di dialogare con il folk metal in estrema leggerezza) avrebbe potuto esaltare proprio chi ne ha spalancato le porte sul mercato: tutti questi anni di baldoria sonora devono però aver convinto Jonne, Cane e soci ad affrontare il songwriting in modo più riflessivo ed introspettivo. L’errore, in questo normalissimo processo evolutivo, sta nel fatto di non essersi curati dei reali punti forza della band: i 10 brani di Ukon Wacka si muovono infatti in una terra di mezzo tra l'incalzo sfrenato delle finnish metal ballad della prima ora ed un folk dalle tinte più intime e ragionate a cui – frequentemente - manca quella visione disimpegnata e giocosa che caratterizza il folk metal dei Korpiklaani fin d’ora conosciuti.
La formula eccede di fatto quanto già sperimentato con Karkelo e non brilla né per convinzione né per risultato. Nei termini del modus operandi si scorge infatti un certo imbarazzo nello spostare definitivamente l'attenzione su melodie "cresciute", prova ne sono i tantissimi humppa presenti nei brani, un vocalism cronometricamente molto denso che spesso mortifica la porzione strumentale e una ritmica dai battiti medio-alti che scimmiotta tutta la precedente discografia. Tutte queste parole sarebbero la classica "analisi fine a sé stessa" se solo non toccasse registrare un potere adrenalinico molto inferiore al passato che sfocia nel suo punto minimo con l'inutile e fuori luogo Tequila; la traccia - nella situazione - mi ricorda quella Te Quiero Puta che i Rammstein vollero forzatamente inserire in Rosenrot, travestendo una manieristica opera di marketing nei confronti del prolifico mercato sudamericano in un tributo ai fan messicani che li avevano acclamati durante il tour. A mio avviso una caduta di stile! Un altro aspetto molto stantio di Ukon Wacka riguarda la ricorrenza dei giri melodici, condotti fino allo sfinimento e cantati senza soste o variazioni. Paat Pois Tai Hirteen rappresenta benissimo questa testarda convinzione di rendere orecchiabili tracce che di per sé rappresentano già quanto di più melodico e "facile" il filone possa offrire: dimezzare le strofe e i chorus, aggiungendo qualche tempos/riffing differente, avrebbe sia migliorato il tiro, che in tal modo diluisce con il passare delle ripetizioni, sia elevato la caratura artistica di un disco che rischia così di apparire ancora più vuoto di quello che è. Anche la formulazione della melodia è solo in parte riuscita, essendo sempre troppo incatenata al duo fisarmonica/violino: in pochissime occasioni (Tuoppi Oltta, Surma) si è preso coraggio, staccando le composizioni da un trademark trito e ritrito che la sola produzione cerca di tenere a galla (la Nuclear Blast è capace di presentare molto bene la propria “merce”, si sa).
Ukon Wacka non è però "tutto e solo male". Il vocalism sempre più controllato e la ricerca di un sound maggiormente intimistico, fanno di questa ottava prova una mosca bianca nella discografia dei nostri che potrebbe anche funzionare se ascoltata a tempo perso e, soprattutto, senza le aspettative che un album dei Korpiklaani si trascina inesorabilmente. Jonne mostra un timbro al contempo strascicato e tagliente che mi ha soddisfatto nelle costruzioni più incalzanti; d’altro lato, nei momenti lenti (titletrack) e/o aperti (Korvesta Liha) soffre qualche durezza timbrica su cui si staglia il giudizio personale complessivo. I rimanenti membri svolgono tutti “il compitino”: difficile assegnare una valutazione tecnica quando il tasso di difficoltà è sdraiato sullo zero assoluto… Detto questo, la prima metà del disco, seppure con le difettosità di cui vi ho parlato, scorre comunque piuttosto piacevolmente. Louthen Yhdeksas Polka apre in modo consueto anche se, stante il sentimento delle complessivo dell’opera, funge un po' da specchietto per le allodole nei confronti del pubblico caciarone che, già con Paat Pois Tai Hirteen, deve ricredersi sul significato intrinseco dell'album stesso (e sulle sue finalità artistiche). Tuoppi Oltta e la lenta Ukon Wacka non sono né Vakirauta, né tantomeno Tuli Kokko (giusto per rimanere su Tales Along This Road), ma riempiono con un pizzico di sostanza i quasi nove minuti ad esse concessi. La seconda parte - da Korvesta Liha in poi - è invece perfino imbarazzante, senza un episodio pieno - uno - che si possa definire “divertente”. La sola Vaarinpolkka - diciamo pure la meno peggio del lotto – salva un disastro che altrimenti sarebbe stato totale.
Chiaro insomma che non sono qui a consigliarvi Ukon Wacka: e dire che non sono nemmeno partito prevenuto, dato che i Korpiklaani mi piacciono e li seguo da sempre. Così come provo nostalgia ricordando la mia gioventù, mi tocca ora rimpiangere quella dei sei folkster finlandesi. Ridatemi quella band consapevole dei propri limiti, che prendeva tutto con estrema leggerezza e sfornava signori dischi. Che dire ai Korpiklaani: fate che quei tempi non restino lontani, cercando di riconquistarvi la nomea di “giovani dentro”. E, consiglio, non prendete esempio dal sottoscritto…
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Non è cosi' brutto certe canzoni sono belle, poi sono solo considerazioni personali... Comunque voto:68,non di più... |
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beh non fa proprio cosi' schifo, anzi è abbastanza buono... io voto 65 |
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Di questi tempi,miei cari metallari,un album con 5 tracce valide (e 2 validissime) si merita un bel 65-68...c'è crisi amici miei! |
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Secondo me stanno bevendo un pò troppo: Let's Drink! Beer Beer! Vodka! Tequila! Solo così si spiega questo mezzo flop e lo dice una che li adora e non vede l'ora di andare a sentirli dal vivo! |
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A me l'album è piaciuto. Non capisco tutti questi commenti negativi. E' un album divertente che ho ascoltato piacevolmente. |
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a me è piaciuto abbastanza XD anche se qui vedo solo commenti negativi... ma d'altro canto de gustibus per me merita una sufficienza... 65 non di piu |
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Tequila sarà anche bella ma è l'unica ... in ogni caso con ste canzoni sull'alcol stanno seriamente stancando. Se Voice of Wilderness, Tales along this road e tervaskanto erano album freschi e piacevoli qui siamo alla frutta, anzi al dessert. Urge un cambio non tanto di sonorità ma di SONGWRITING!!!!! |
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Bravo AndreaRieti: hai detto quello che io ho pensato. E' vero: i livelli di Tales along this road e Voice of Wilderness sono lontani, molto lontanti, ma non me la sento di dargli la croce addosso solo perchè tentano di evolvere il sound e portarlo su altre piste. Comunque voto 64. Tequila è molto bella. |
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...è anche Paat Pois Tai Hirteen - il resto dei brani é cronaca |
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Una voce fuori dal coro - a me tequila prende bene (-; |
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Bah...il problema siete voi che di musica non ne capite poi molto, forse qualcosina chi ha recensito st'album.... insomma capite o no che si cresce?? caro recensore, e cari commentatori, c'è un motivo per cui tutti i gruppi cambiano? d'altra parte son persone...esseri umani. voi che scrivete di *minestra korpiklaani* sembrate di aver assaggiato il *brodo del giorno dopo del folk metal* e non mi venite a dire che son meglio gruppi italiani russi lituani e kazaki.... a volte facebook ha ragione...mettere mi piace o non mi piace...non sparare cazzate |
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Non è il migliore, ma è sicuramente meglio di Karkelo (che a parte vodka ha canzoni ridondanti)! ha diversi bei pezzi ^^ poi mi piacciono le parti cantate dal Bassista! Certo il loro top x me resta Tales Along this Road! Mi piacevano anche da Shaman ^^ |
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Grande album..... a mio parere migliorano sempre di più |
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Questo disco mi piace : è uguale agli altri,e io dai Korpiklaani chiedo proprio questo =) |
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dai, storm e isendarg sono fuori concorso però  |
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In effetti In the Woods sarebbe dovuto essere Waylander...fai te come sono messo...cmq buona per i Turisas, discreto Varangian Way e capolavoro Miklagard Overture!!Hai ragione, sugli album decisivi mi scivolano tutti azz...al contrario Moon Sorrow, Primordial, Mithotyn, Skyclad che hanno fanno scuola, (quasi) mai hanno steccato, poi ci sono i GENIALI Satyr e Fenriz che con gli Storm ed Isengard hanno impartito lezioni da manuale al primo colpo!!Ma stiamo parlando cmq di mostri sacri... |
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Cazzo Federico, mi sa che hai ragione!Troppi grandi nomi stanno deludendo!!A parte che nn so che cazzo c'entrano gli In the Woods, ma ti appoggio, tante vampate nei primi dischi, ma povertà di idee negli album che per una band dovrebbero essere decisivi!!I Turisas sembrano non calare, ma sono solo al secondo album, troppo presto... |
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Ok russia/ucraina, zona baltica...ci stà, ma non impazzisco, ma non puoi dirmi che Nifelvind è ottimamente riuscito...salvo 4-5 canzoni, ma per il resto sembra un disco arrangiato da Danny Elfman e NON dai Finntroll che conosciamo; i Cruachan rispetto a Middle Kingdom o Pagan non hanno fatto grossi passi avanti...da band che esistono da 13 anni e passa mi aspetto qlcs di più...prendi i Thyrfing per esempio!!Per i gruppi italiani però ti do ragione i Folkstone per esempio mi stanno dando parecchie soddisfazioni! |
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Il folk metal in crisi? 'co zio... basta solo guardare l'underground russo/ucraino, ecc ecc.., oppure anche solo i gruppi italiani che stanno nascendo sono molto promettenti. Comunque cosa c'entrano gli In The Woods non l'ho capita... in crisi poi... Finntroll e Cruachan stanno facendo discreti lavori, anzi, Nifelvind è un ottimo album. |
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Li ho sempre seguiti assiduamente e con Karkelo ho capito che qualcosa non andava...evoluzione si, ma dalla parte sbagliata!FIno a Korven Kuningas tutto ok e li avrebbero dovuto fermarsi. Il genere che suonano non può essere evoluto oltre un certo limite, qualcosa di tradizionale non può essere troppo "modernizzato" insomma. Il folk metal è in piena crisi vedi Finntroll, Cruachan, In the Woods, solo i Moonsorrow stanno lavorando bene...aimè... |
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Grazie Giasse! gentilissimi. |
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Uno dei gruppi più inutili e irritanti di sempre... |
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@Mattia: li stavamo già tenedo sott'occhio. Vedremo di accontentarti! |
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Album deludente...niente di eccezionale. cambiando argomento GIASSE perchè non recensite l'ultimo del Dalriada? eh che ne dici? |
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Mah, non mi hanno mai detto nulla, nemmeno ai tempi di "Tales Along This Road" e di "Tervaskanto", che sono considerati i loro lavori migliori, quindi credo proprio che questo "Ukon Wacka" non abbia nulla da offrirmi: lo salterò a piè pari. |
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Mi è piaciuta molto l'introduzione e il paragone che hai fatto Giasse, lo trovo azzeccato! Io da loro avrei preferito una maturazione "netta" perchè dopo 7 dischi mi piacerebbe avere qualcosa di diverso che mi spinga a comprare l'ottavo. Ma così non è stato quindi riponiamo le speranze sul prossimo Turisas  |
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Mi chiedo che senso abbiano band di questo genere da una vita...certo non mi fanno divertire, più che altro sbadigliare da sempre, quest'ultimo poi (si lo so, sono masochista ma una chance di farmi cambir idea non la rifiuto a nessuno) è ridicolo. Basta...!!! |
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che barba che noia, che noia che barba! (l'avevo già usata 'sta frase per commentare?!?). Voto: 50 PS - te quiero puta a me piace un sacco!  |
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Io invece trovo l'album godibilissimo! Sono i Korpiklaani e fanno la loro musica , si sempre uguale , ma chiederli di cambiare sarebbe come chiedere agli acdc o ai motorhead di cambiare stile di musica e questo come ben sappiamo non potrà mai accadere, ed è proprio questo che rende unici questi grandissimi gruppi!! |
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Uhm sì, la seconda parte è leggermente noiosa ma nel complesso io a quest'album darei la sufficienza, non mi dispiace più di tanto. Ovviamente i livelli di Tales along this road si allontanano di disco in disco. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Louhen Yhdeksäs Poika 2. Päät Pois Tai Hirteen 3. Tuoppi Oltta 4. Lonkkaluut 5. Tequila 6. Ukon Wacka 7. Korvesta Liha 8. Koivu Ja Tähti 9. Vaarinpolkka 10. Surma
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Line Up
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Jonne Järvelä (Voce, Chitarra) Cane (Chitarra) Hittavainen (Violino, Jouhikko, Cornamusa, Flauto) Juho Kauppinen (Accordion) Jarkko Aaltonen (Basso) Matson (Batteria)
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