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25/04/24
MARDUK + ORIGIN + DOODSWENS
AUDIODROME, STR. MONGINA 9 - MONCALIERI (TO)
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Blackmore`s Night - Shadow of the Moon
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( 4170 letture )
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CRISI DI MEZZA ETÀ? Ma voi, tra sbuffare e sudare per portare avanti una band defunta e un po' misconosciuta come i Rainbow (dopo il flop di Stranger In Us All), e accontentare fidanzata e suocera mettendo in piedi un complesso di rock rinascimentale, con tutta la stampa che ti dice "Bravò mr. Blackmore", cosa preferireste? Aggiungiamo che la fidanzata (oggi moglie) in questione è una gran bella ragazza, magnetica e carismatica, e che le suocere è sempre meglio tenersele buone...ed ecco che Ritchie Blackmore, considerato da tutti quelli con cui aveva suonato uno stronzo di prima categoria (si può dire stronzo?), diventa agnellino innamorato, placido e un po' annoiato. Bandite le chitarre elettriche (qualcosa c'è, ma è sottofondo) e il rock settantiano, Blackmore e Candice Night si immergono senza remore in un mondo rinascimentale ricco di paesaggi inesplorati, debuttando nell'ormai lontano 1997 con questo Shadow of the Moon.
AH, L'AMOUR... Perché, diciamocelo, Candice avrà molti pregi, soprattutto caratteriali, ma non è inattaccabile dal lato strettamente canoro. Timbro meraviglioso, per carità (e, nonostante sia americana, una dizione spettacolarmente perfetta), ma la tecnica latita; in pratica, oltre ad essere intonata e gradevole la ragazza non fa nulla per farsi ricordare. Le composizioni, però, sono sufficientemente ispirate per centrare il bersaglio. Il rock rinascimentale dei Blackmore's Night vive qui di sensazioni, emozioni, immagini a tinte pastello, senza particolari invenzioni e con Ritchie volutamente in disparte, ma forte di buone canzoni, melodicamente azzeccate. L'idea che sia pop rinascimentale ha buoni fondamenti, ma la cosa non ci dispiace affatto, visto che porta con sé ritornelli catchy e strutture tutt'altro che tortuose: easy listening di qualità superiore, e poi c'è Blackmore, quindi non è disdicevole ascoltarlo. Certo, se cambiamo la strumentazione otteniamo "solo" un buon disco di musica melodica, ma è proprio l'atmosfera -gli strumenti, i costumi, le idee liriche- a fare la differenza. C'è il recupero della musica popolare, e dico Memmingen e Renaissance Faire piuttosto che la pur bella Greensleeves, che è puro ovvio dei popoli. C'è un senso pagano di congiunzione con la natura, che ricorda i più metallari Inkubus Sukkubus, nell'accoppiata iniziale Shadow of the Moon e The Clock Ticks On, ma anche in Spirit of the Sea. C'è infine un romanticismo un po' da scolaretti, ma affascinante tutto sommato, prima con Candice che invoca la magia dell'Uomo in Nero in Play Minstrel Play (accompagnata da un tale flautista che mi dicono essere famosetto, Ian Anderson), e poi nella ballatona Wish You Were Here. Il problema è che tutto questo è appena accennato, sfiorato, intravisto, e a fine disco nella bocca c'è il sapore di un climax emotivo mai raggiunto, un apice a malapena immaginato. I Blackmore's Night, come certe dame capricciose del Cinquecento, fanno le cose a metà, ma con tale grazia che non lo si nota se non in seguito, a mente lucida. E così si trovano insieme il maggior pregio e il maggior difetto di Shadow of the Moon, disco-favola la cui narrazione splendente poggia su basi non solidissime, ma ha freschezza e vitalità da vendere.
NON CHIAMATELO PAZZO Potrei elencare cento e più motivi per cui Ritchie Blackmore merita rispetto immenso per l'avventura rinascimentale che porta avanti da quattordici anni; sarò invece ben più breve. Per prima cosa, è risaputa la mia antipatia per il rock nostalgico e ipercitazionista che qualcuno chiama "puro", e niente faceva pensare ad una rinascita dei Rainbow, quindi meglio non aver infangato del tutto il mito. Poi, anche il più rozzo dei metallari ha i suoi momenti romantici -e le ragazze apprezzano- per i quali Shadow of the Moon è gran colonna sonora; ma soprattutto, è un buon disco che fa rock in modo non convenzionale, cercando di imporre un taglio personale e genialoide alla musica, con un ponte tra vecchio e nuovo dall'architettura ardita. Ci riesce? No, non completamente, per le ragioni sin qui esposte. Ma il tentativo sbecca il bersaglio e lascia solo sensazioni positive.
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VOTO LETTORI
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88.23 su 129 voti [
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14
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Allora...io amo Blackmore, l'ho amato coi Purple, coi Rainbow e lo amo oggi coi Blackmore's Night. Il suo modo di suonare mi incanta...che sia o meno con l'elettrica. Ha variato da brani di puro Rock'n Roll settantiano, ad altri più neoclassici per passare a un folk/rock rinascimentale, un genio musicale...stronzo, narcisista e antipatico quanto volete, ma quando si tratta di suonare trascina tutti. I Blackmore's Night non sono da meno, questo album è stupendo...il mio preferito dei BN senza ombra di dubbio...Under a Violet Moon l'ho sempre considerato leggermente inferiore, seppur un capolavoro. Io del Ritchie elettrico ho nostalgia perché vorrei tanto risentire una killer song come Stargazer o Kill the King...ma d'altro canto se tornasse all'elettrica rimpiangerei il Ritchie classico, che amo da morire, e amavo pure in passato con brani come Temple of The King o la parte acustica pre-assolo di Black Masquerade...quindi cosa dire..da una parte quoto il qui presente Rob, se fosse rimasto un caso isolato...o comunque con 1-2 seguiti massimo sarebbe stato meglio, e anche io vorrei riascoltare la sua Fender come un tempo, ma d'altro canto adoro anche questo periodo di Blackmore. Voto: 95 |
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13
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Il più grande chitarrista elettrico della storia lascia da parte il suo strumento e si dedica all'acustica scrivendo un capolavoro di musica medievale/folk. Quando uscì mi entusiasmò. E anche oggi continua ad esaltarmi. Peccato, però, che non sia rimasto un episodio isolato. Ho nostalgia del Ritchie elettrico. Voto 90 |
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12
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a me il progetto Blackmores night ha fatto letteralmente cagare |
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11
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... se qui in italia album come quelli dei BN, parlo a livello di MELODIE, ripeto MELODIE aldilà dell'ambientazione medioeval/popolare, li facessero la pausini, e compagnia bella, si griderebbe al miracolo musicale italiano più importante di tutti i tempi ... e forse le nuove generazioni (già perse in partenza, visto il nostro italico backgruond) avrebbero davvero una speranza, musicalmente parlando. Mi spiace che tale progetto musicale il più delle volte venga dai più sbeffeggiato e deriso, solo in relazione ai trascorsi di un maestro della musica qual'è il Sig.Blackmore ... c'è sempre molto pregiudizio nei suoi confronti per questa scelta che ha sposato in tutti i sensi da 15 anni abbondanti ... a me a volte viene più da"condannare" invece certi personaggi e/o band che in nome della purezza del rock, dietro nascondigli di stereotipi di maniera, hanno invece infangato e sputtanato la stessa storia che li ha resi grandi ... La bella musica è fatta anche di belle melodie, e nei BN ce ne sono parecchie ... checchè se ne dica. |
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10
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Ho capito l'antifona Under a Violet Moon arriva a brevissimo... |
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9
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Anche io voglio una recensione di Under A Violet Moon! Questo è comunque un buon disco,ma non lo riascolto tanto spesso! |
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8
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Gran bel disco, l'ho apprezzato davvero parecchio.. |
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7
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@Zarathustra: beh allora mi aspetto una recensione di Under a Violet Moon a breve... |
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6
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Grande disco, al quale non posso che sollevare le stesse critiche di Filippo, nel senso che Blackmore è parso volersi tenere in disparte. Be mine tonight, Play minstrel play e second chance gli splendidi highlist per me. Vero che questo è solo l'inizio perchè Under a violet moon risulterà più vario e completo di questo pur ottimo esordio. Per quel che riguarda Blackmore, al di là di quel che si può dire sul suo carattere, ho letto tante interviste a lui ed agli ex-rainbow e l'unico motivo per cui, quando c'era ancora Ronnie (R.I.P. magico folletto), non si fece la reunion dei Rainbow fu perchè Cozy Powell era già passato a miglior (?) vita da un po' e sia Ronnie che Ritchie ritennero di dover dire "o tutti o nessuno, o la magia di un tempo con l'amico Cozy o niente". Anche sulle scelte musicali ho letto come lui ritenesse (e ritenga ancora tutt'oggi) di aver esplorato l'esplorabile con la chitarra elettrica e di volersi cimentare con altri strumenti (miolonga, mandolino, viola etc...) e dedicarsi allo studio della chitarra rinascimentale, molto diversa e per questo bisognosa di molto esercizio. Delle volte ho l'impressione che qualcuno vogli accostare Blackmore al caratteraccio di Malmsteen ma forse non è così..... |
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5
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@Bloody Karma: devo dire che per certi versi mi piace di più la svolta rockosa di The Village Lanterne, ma Under a Violet Moon è il miglior disco dei Blackmore's Night. Questo è un buon esordio, anche io me lo riascolto spesso. |
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4
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Per lo meno con Candice ha trovato la pace visto che nella sua carriera ha praticamente litigato con tutt!i |
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3
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disco che quando usci venne letteralmente divorato dal sottoscritto...avrà tutti i difetti giustamente elencati dal buon filippo ma questo disco ha dalla sua un'atmosfera veramente particolare...forse il successivo lavoro è più completo e vario (e forse anche più bello) ma Shadow Of The Moon rimane il lavoro a cui sono più attaccato... |
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disco che quando usci venne letteralmente divorato dal sottoscritto...avrà tutti i difetti giustamente elencati dal buon filippo ma questo disco ha dalla sua un'atmosfera veramente particolare...forse il successivo lavoro è più completo e vario (e forse anche più bello) ma Shadow Of The Moon rimane il lavoro a cui sono più attaccato... |
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Long Live Ritchie Blackmore e... Anche se non mi fanno impazzire e condivido la mancanza di basi solide di questo progetto, devo dire che anche solo per il coraggio e l'idea, meritano rispetto. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Shadow of the Moon 2. The Clock Ticks On 3. Be Mine Tonight 4. Play Minstrel Play 5. Ocean Gypsy 6. Minstrel Hall 7. Magical World 8. Writing on the Wall 9. Renaissance Faire 10. Memmingen 11. No Second Chance 12. Mond Tanz 13. Spirit of the Sea 14. Greensleeves 15. Wish You Were Here
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Line Up
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Candice Night (Vocals) Ritchie Blackmore (Guitars, Bass Guitar, Mandolin, Drums, Tambourine) Gerald Flashman (French Horns, Trumpet) Lady Green (Viola, Violin) Pat Regan (Keyboards)
Guests: Ian Anderson (Flute) and Scott Hazell (Vocals) on #4
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RECENSIONI |
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