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Earth - Angels Of Darkness, Demons Of Light I
( 3047 letture )
Una delle esperienze più corroboranti nella vita è passare improvvisamente da un estremo all’altro.
Di esempi significativi ce ne potrebbero essere molti, ma il più emblematico, tangibile e collaudabile da chiunque è rappresentato dalla sauna finlandese: pratica che prevede, dopo una certa esposizione al calore (in genere compresa tra 80-100 °C), una compensazione termica a 3-4 °C per riequilibrare l’organismo.
La fase fredda, in Finlandia, è fornita da un tuffo nella neve.
La cosa, che a molti potrebbe sembrare insana, è invece esattamente quello che ci vuole!

Ugualmente insano potrebbe sembrare l’improvviso transito del sottoscritto dalle fredde lande burzumiane all’ultima fatica dei doomster americani Earth che, nell’immaginario musicale contemporaneo, stanno alla sauna come il collega norvegese sta al tuffo nella neve.
Angels Of Darkness, Demons Of Light I è difatti un concentrato di sabbiose, lentissime andature che muovono in seno ad un doom molto dilatato, psichedelico e classicheggiante: un misto di stoner e post rock che oramai non ha più nulla da spartire con il drone di cui i nostri sono stati brillanti capostipiti con i lavori dei primi ’90, se non per l’assenza totale di parti cantate e per l’esclusività, perfino “anticommerciale”, della proposta. Invero, è pure improponibile una classificazione propriamente metal, essendosi persa nel progetto qualsivoglia caratteristica del genere nativo (sia tecnica, sia psicologica).
Tutto l’ensemble ruota attorno al lavoro chitarristico di Dylan Carlson – che affonda le radici nel western rock più “paludoso” e nel blues americano “oscuro” e “diabolico” delle origini – e all’accompagnamento prodotto dal violoncello della new entry Lori Goldston (ad occupare lo spazio sonoro che fu del wurlitzer e dell’hammond di Steve Moore) che si staglia sulle lunghe interpretazioni del collega con armoniche tanto rugose e monocordi da divenire ben presto indigeste. La sezione ritmica (basso e batteria) fornisce pochissimo groove ed anzi scorta, nel modo più inoffensivo e lineare possibile, l’umida ed impalpabile tiritera di prima linea, di norma sciorinata fino allo sfinimento. Ciò contribuisce a “smaterializzare” il sound rendendolo ancor più arido, asfissiante e – in un certo senso – “spirituale” di quanto non lo fosse sotto i colpi dello sferragliare drone degli esordi. Ovviamente, l’assenza assoluta di parti cantate acuisce la distanza con il panorama musicale di riferimento (di per sé già piuttosto inaccessibile – vedasi Khanate, Boris et similia), relegando il prodotto in un antro di ortodossia forzatamente esclusivo, ma pur sempre naturale per la band a stelle e strisce.

Non v’è dunque dubbio sulla strada consapevolmente intrapresa dagli Earth della seconda era: la ricerca di una musica con intrecci caleidoscopici in stile anni ’70, con un marcato sentimento di abbandono – ed immersa in un immaginario desertico da Route 66 – è l’unica finalità di questo Angels Of Darkness, Demons Of Light I, che tuttavia non riesce a distinguersi come invece fecero sia il buonissimo e brumoso HEX: Or Printing In The Infernal Method, sia il successivo e più limpido The Bees Made Honey In The Lion's Skull il quale godeva di inserti tastieristici di tutto rispetto. Stilisticamente (ma anche tecnicamente, per quanto possa sembrare ovvio) i tasselli sono ben accoppiati, ma troppo poco assortiti ed inutilmente depurati di quelle risonanze chitarristiche che alimentavano il sound primigenio: ogni secondo che passa, ogni fuga chitarristica (questo continuo rilanciare gli stessi temi alla lunga snerva), ogni straziante interlocuzione del violoncello (che gioca a fare da contraltare “disarmonico” in più di un momento), pare l’avvio di un crescendo – di intensità, non certo di ritmo – che però non giunge mai a compimento. Inoltre le canzoni sono troppo annacquate ed esasperate in ciclicità: concentrarsi sulla title-track per credere, ma anche sulle bislunghe Father Midnight e Hell's Winter.
Ciò è un vero peccato, dato che gli spunti del leader maximo Carlson sono comunque piacevoli e forieri di una mente finalmente “disincagliata” e libera di esprimere le proprie visionarie novità: Old Black e Father Midnight espongono ad esempio ottimi spunti di american-folk rock, spruzzati di un sapore quasi counrty, mentre Descent To The Zenith sarebbe perfetta come colonna sonora in uno sfiancante e solitario coast-to-coast motociclistico. La calura in ascensione dall’asfalto, la terra rossa dei canyon e qualche bicchierino di troppo risuonano nella tediosa e sudata Hell's Winter. Angels of Darkness, Demons Of Light I è invece totalmente “asciugata” ed eterea, quasi asettica: in un certo senso si figura (male) come la più Earth-oriented delle tracce.

Un disco insomma che non mi ha convinto né nella forma (la stessa produzione è troppo “pettinata” per una realtà come gli Earth), né tantomeno nel risultato, e che bacia la sufficienza solo grazie alla consolidata abilità di Carlson nel reinterpretare in chiave (post) doom alcuni stili musicali lontani ed apparentemente avulsi. Manca moltissimo il capitale creativo di Steve Moore, decisamente più incisivo della Goldston; e ciò non può che riflettersi sul giudizio finale.
Consigliato solo a chi non vuole distrazioni durante il lavoro, lo studio o qualsivoglia altra attività: per il sottoscritto questa sauna Earth è poco più che una doccia tiepida.
Torno nella neve e ci risentiamo – presto – sulle basse frequenze.



VOTO RECENSORE
60
VOTO LETTORI
37.33 su 27 voti [ VOTA]
Zarathustra
Lunedì 14 Marzo 2011, 21.26.55
2
Me lo devo ascoltare allora, perché avevo hype dopo gli articoli su Metal Hammer UK.
Mastica
Domenica 13 Marzo 2011, 19.21.24
1
Almeno 95: DISCONE. Vivamente consigliata la versione in vinile, dal momento che il disco è stato registrato interamente in analogico
INFORMAZIONI
2011
Southern Lord Records
Doom
Tracklist
1 - Old Black
2 - Father Midnight
3 - Descent To The Zenith
4 - Hell's Winter
5 - Angels Of Darkness, Demons Of Light I
Line Up
Dylan Carlson (guitar)
Lory Goldston (cello)
Don McGreevy (bass)
Adrienne Davies (drums)
 
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