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26/04/24
ELECTRIC VALLEY RECORDS FEST
BLOOM, VIA EUGENIO CURIEL 39 - MEZZAGO (MB)
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Bloodbound - Unholy Cross
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( 5000 letture )
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Dalla Svezia con furore…e tanta tecnica: ecco a voi i BloodBound, band power metal scandinava giunta ormai al quarto album. È la definitiva consacrazione? La risposta da parte mia è sicuramente sì: con Unholy Cross il combo svedese irrompe con prepotenza tra i “nomi grossi” della scena internazionale e promette di diventare in un futuro non così remoto uno dei punti di riferimento per l’intero movimento power, visto e considerato che i gruppi leggendari del genere quali Helloween, Gamma Ray e Blind Guardian sono ormai datati e sembrano -come è giusto che sia- aver già dato il meglio di sé, pur restando, sia chiaro, delle band clamorose. Il genere proposto è un power robusto ed abbastanza lineare arricchito da parecchi spunti epic, con atmosfere spesso cupe e davvero suggestive. Il nuovo singer, Patrik Johansson, sembra aver retto oltre ogni previsione il confronto col suo predecessore Urban Breed, sicuramente più quotato rispetto a lui; anzi, il salto di qualità della band, che aveva comunque offerto prodotti di valore anche con Breed, è da imputare principalmente proprio a Johansson. Questi riesce infatti a destreggiarsi con notevole maestria tra pezzi lenti e pezzi veloci e tra parti melodiche e parti aggressive, proponendo uno stile di canto che si pone a metà fra Apollo Papathanasio dei Firewind ed il grande Chris Boltendahl dei Grave Digger. Se poi il resto della band svolge il suo lavoro con pulizia e precisione ed i testi non sono lasciati al caso, il risultato finale non può che essere un successo.
I Bloodbound ci dimostrano subito di cosa sono capaci con Moria, traccia dai connotati assai epici caratterizzata dalla presenza continua di un coro di voci maschili che suggeriscono un’atmosfera quasi ultraterrena all’ascoltatore; la scelta delle melodie ha colto in pieno il segno, la voce è impeccabile, i riff sono coinvolgenti e la base di batteria e basso è solidissima: capolavoro. Drop The Bomb è un pezzo di power monolitico e senza tanti orpelli che arriva dritto al bersaglio, mentre The Ones We Left Behind riprende con fortuna le atmosfere inizali anche se non riesce a pareggiarne a pieno la suggestività. Reflections Of Evil sembra una canzone dei migliori Firewind soprattutto perché la somiglianza tra Johansson e Papathanasio qui è davvero tangibile, anche se lo svedese si dimostra dotato di una carica espressiva maggiore; il refrain con il coro è di quelli che non vogliono più uscire dalla testa. In For The Kill è un pezzo più aggressivo, con un buon lavoro di chitarre, mentre Together We Fight è un altro capolavoro: tornano le suggestioni di Moria (e proprio con questa si gioca il titolo di hit dell’album), però in questo caso emergono con prepotenza Pelle Åkerlind alle pelli e Anders Broman al basso che riescono a conferire un ritmo incalzante all’intera canzone. Il refrain cantato in coro si conferma ancora una volta uno dei punti forti della band ed infatti lo ritroviamo anche nella successiva The Dark Side Of Life, sicuramente inferiore ai due brani succitati ma comunque più che piacevole. E potevamo farci mancare una ballad strappalacrime? Certo che no, ecco quindi Brothers Of War, forse dal testo un po’ troppo banale ma ennesima prova delle qualità vocali di Johansson. Il livello del prodotto purtroppo scende leggermente di livello con Message From Hell e In The Dead Of Night, che non sono certo dei pezzi da buttare ma nemmeno qualcosa di egregio; qui i nostri si siedono un po’ su canoni standard ma riescono a riprendersi in chiusura con la title-track ed un altro refrain che ronza nelle orecchie.
Tirando le somme, credo di non esagerare affermando che Unholy Cross sia stata, almeno fino ad ora, la sorpresa più gradita degli ultimi mesi in ambito power. Non riesco a trovare particolari difetti all’album, se non quei due pezzi con meno mordente rispetto agli altri, che vengono però abbondantemente bilanciati da Moria e Together We Fight, due tracce che non esito a definire capolavori. Ai Bloodbound posso dire soltanto una cosa: continuate così!
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8
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togli moria vale 45, quindi 55 |
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7
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Quest'album è da 70, e senza Moria sarebbe da 60 o anche meno. |
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6
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bel disco, ma non da 89! un 70-75, non di più! Il primo che han fatto , Nosferatu, quello si che è da 89! |
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5
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Mamma mia, che voto stratosferico! E' un dischetto ben suonato, piuttosto coinvolgente, un toccasana per un genere agonizzante, ma non da giustificare un 90! Io avrei messo un 75/100, ma sono questioni secondarie, alla fine. Condivido il succo della recensione: questi ragazzi sanno il fatto loro. |
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4
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Il precedente 'Tabula Rasa' mi aveva colpito... ora devo necessariamente ascoltarlo! |
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3
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Questi spaccano di brutto e non solo da questo album! |
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2
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effettivamente io sono un po' cattivo con i voti, ma quest'album merita davvero.. |
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1
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MInchia 89. Detto da te vuol dire che lo devo sentire per forza! Mo vedo quanto costa... |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Moria 2. Drop the Bomb 3. The Ones We Left Behind 4. Reflections of Evil 5. In for the Kill 6. Together We Fight 7. The Dark Side of Life 8. Brothers of War 9. Message from Hell 10. In the Dead of Night 11. Unholy Cross
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Line Up
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Patrik Johansson - Lead Vocals Tomas Olsson - Lead and rhythm guitars Fredrik Bergh - Keyboards and backing vocals Henrik Olsson - Rhythm guitars Pelle Åkerlind - Drums and percussion Anders Broman - Bass Guitar
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