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Firewind - Days of Defiance
( 5280 letture )
Chi non conosce Gus G? Il valente musicista greco è da poco diventato il chitarrista di Ozzy Osbourne occupando il posto del più noto Zakk Wylde, che ha subito applaudito alla scelta dell'ex Black Sabbath, indicando il chitarrista greco come uno dei più talentuosi in circolazione. La scelta del Principe delle Tenebre non è stata di certo casuale: Gus G ha lavorato duramente per ottenere la reputazione che si è creato, ed il gruppo che l'ha lanciato sulla scena internazionale porta il nome Firewind. Il gruppo, creato dal maestro delle sei corde nel 1998 proprio allo scopo di portare alla luce la sua bravura, ha ottenuto risultati ben oltre le sue speranze, occupando una posizione rilevante tra i gruppi destinati al ricambio generazionale tra band che vedremo presto o tardi con i nostri stessi occhi. Days Of Defiance è la sesta fatica dei Firewind, ed è tempo, dopo dodici anni di attività, di tirare le somme sulla loro attività.

I Firewind propongono da sempre un power-heavy metal con alcuni tratti neoclassici e la musica proposta nell'album continua, nel bene e nel male, a seguire questa linea. La formazione è finalmente stabile, fatta eccezione per l'innesto del batterista Michael Ehré, preso dai Metalium. Il punto di forza dell'album è costituito dal semplice fatto che, intelligentemente, i Firewind sono stati in grado di amalgamare strutture e ritmiche di elevata difficoltà tecnica a ritornelli estremamente gradevoli e "facili" all'ascolto, tanto da sfiorare a volte la ripetitività, ma di sicuro effetto e senza dubbio dirompenti ai concerti. Questo è subito evidente dalle prime due canzoni del cd, due veri e propri cavalli di razza, The Ark Of Lies e l'ottima World On Fire. Riff dai ritmi serrati, una batteria incalzante e la voce precisa, melodica e coinvolgente del cantante Apollo Papathanasio rendono i lavori apprezzabili sia dal pubblico più affezionato al power sia dai più estranei al genere. Si passa poi a Chariot, tendente all'epico, con cui il gruppo dimostra di voler rendere omaggio anche alle proprie vene più heavy; segue poi, forse volutamente, Embrace The Sun, sicuramente la canzone più ruffiana dell'album, che privilegia l'uso (forse esagerato) delle tastiere e un ritornello davvero troppo ripetitivo...Il classico brano power Heading For The Dawn, caratterizzato dalla voce più "arrabbiata" di Apollo Papathanasio, viene introdotto dall'interessante The Departure, intrigante composizione che funge da intro. Non può poi mancare la ballata, Broken; la scelta non brilla per originalità, d'accordo, ma la canzone crea un forte effetto patetico grazie alla tragicità del testo interpretato brillantemente dal cantante greco e dalla struggente chitarra acustica imbracciata appositamente da Gus G. Il funambolico chitarrista si concede un vero e proprio sfogo solistico solo nella folgorante Skg, impressionante dimostrazione di forza del leader del gruppo. Un aspetto dell'album importante da sottolineare è proprio la capacità di questo grandioso musicista di non mettere in ombra gli altri componenti del gruppo: i virtuosismi non sono mai buttati a caso, ma sono supportati da una base ritmica sempre all'altezza che consente al chitarrista di potersi esprimere liberamente; è sempre bene ricordare che il basso elettrico non è un semplice optional e Petros Christodoylidis lo dimostra molto bene grazie alla sua maestria sulle quattro corde e alla sua velocità che riesce a tenere testa a quella del solista.

Questi Firewind, insomma, splendono per capacità tecniche e di songwriting, per la loro abilità nel plasmare canzoni coinvolgenti pur avendo diversi livelli di analisi: ogni singola nota è piazzata nel posto giusto, Gus G è capace di far risaltare le proprie doti senza oscurare gli altri membri a scapito del risultato finale, risultato invidiabile visti molti dei suoi colleghi meno modesti. Restano tuttavia dei dubbi. Il mondo del metal è ormai prossimo a un ricambio generazionale massiccio ed i Firewind dovrebbero avere l'obiettivo di diventare una delle nuove teste di serie; eppure, arrivati al sesto album, devono ancora dimostare di poterlo diventare. Days Of Defiance conferma l'ottimo livello generale raggiunto dai Firewind, eppure manca quel qualcosa in più per diventare degli idoli assoluti. Canzoni come quelle già citate o come Cold As Ice, Kill In The Name Of Love o The Yearning sono ottime canzoni, non capolavori. Al gruppo mancano, sostanzialmente, dei centravanti di sfondamento in grado di aprire loro la strada di un successo che vada oltre allo zoccolo duro dei loro fan; fare un tour di supporto ai Kamelot, nonostante non siano gli ultimi arrivati, non può assolutamente essere il loro traguardo. Altrimenti, sono destinati a rimanere un'eterna promessa.



VOTO RECENSORE
75
VOTO LETTORI
29.37 su 24 voti [ VOTA]
golden boy
Mercoledì 6 Aprile 2011, 2.04.04
1
a mio parere un passo indietro rispetto ai precedenti due album, si sono un po' "seduti"...comunque un disco piacevole..
INFORMAZIONI
2010
Century Media Records
Power
Tracklist
1. The Ark Of Lies
2. World On Fire
3. Chariot
4. Embrace The Sun
5. The Departure
6. Heading For The Dawn
7. Broken
8. Cold As Ice
9. Kill In The Name Of Love
10. SKG
11. Losing Faith
12. The Yearning
13. When All Is Said And Done
Line Up
Gus G. – lead guitars
Bob Katsionis – rhythm guitars and keyboards
Michael Ehré – drums
Petros Christo – bass
Apollo Papathanasio – vocals
 
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