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26/04/24
KARMA
CSA RIVOLTA, VIA FRATELLI BANDIERA 45 - VENEZIA
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Le Orme - La Via Della Seta
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( 13071 letture )
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Diciamo la verità: dopo la fuoriuscita dal gruppo di Aldo Tagliapietra, in pochi avrebbero scommesso su un ritorno da parte de Le Orme. Rimasto in formazione il solo Michi Dei Rossi a rappresentare il nucleo storico che aveva regalato alla storia del Progressive italiano perle quali Collage, Felona e Sorona e numerose altre, chi si sarebbe occupato di comporre in assenza di Tagliapietra? Ebbene, molti tendono a dimenticare che Michele Bon fa ormai parte in pianta stabile della line up di questo gruppo fin dal 1990 -da parecchio tempo quindi- ed è quindi proprio sul suo lavoro di composizione, unitamente a quello di Dei Rossi ed ai testi del noto paroliere Maurizio Monti, autore anche di Pazza Idea (ma, come evidenziato dal nostro Fabio Hmitl nella sua recente intervista/live report a Dei Rossi alcune parti sono frutto di lavoro di gruppo), che si fonda La Via Della Seta, il disco del ritorno. Risolte a proprio favore le dispute legali circa la proprietà del monicker, Dei Rossi e Bon hanno aggiunto alla formazione un bassista fisso che risponde al nome di Fabio Trentini, noto anche come produttore in terra tedesca di Nina Hagen, Subway To Sally e Guano Apes, indi si sono circondati di elementi i quali, pur non venendo indicati sul Cd come facenti parte in pianta stabile della band, sono in tour con Le Orme da un po' di tempo. I nomi di questi tre elementi sono: William Dotto alla chitarra (direttore del Modern Music Institute ed uno dei più eminenti esponenti dell'uso del chordal tapping), Federico Gava (prodotto del Conservatorio di Venezia e già attivo nel giro progressive), e soprattutto il grande Jimmy Spitaleri alla voce, storico cantante dei Metamorfosi; a mio avviso una delle realtà più rappresentative degli anni 70.
Introdotto da un artwork cui ho sentito muovere alcune critiche, ma che personalmente trovo adeguato alla dimensione musicale e concettuale de La Via Della Seta (con quella cartina antica ed il drappo di seta rossa il cui colore riporta sia a Roma, che a Venezia, che alla Cina), l'album in questione si presenta come concept, riportando immediatamente alla grande stagione del progressive, che infinite volte ci pose davanti ad opere che sviluppavano una storia lungo tutto l'arco del suo svolgimento. Proprio a quell'epoca storico/social-musicale che abbiamo diffusamente analizzato in questa serie di articoli sulla Storia del Prog Rock Italiano, si rifà La Via Della Seta. Il disco è, infatti, una raffinata opera di stampo sinfonico, che ci restituisce un gruppo (od almeno un monicker, se siete tra i più oltranzisti), con la voglia di suonare progressive come ormai quasi non si usa più fare, se non tra una ristretta cerchia di appassionati sempre guardati un po' di traverso dall'esterno. Va notato comunque che Le Orme si distaccano qui nettamente dal passato, arrivando a confezionare un lavoro che suona settantiano, ma che non riporta a nessuno dei dischi precedenti. Partiamo dal concept: la via della seta indicava quegli 8000 km circa che separavano il Mar Mediterraneo dal Mar Cinese Orientale, ed era infinita strada di commercio e di scambio di culture, di usanze, di tradizioni, di storie, che in un certo senso potevano essere paragonate ad una rete di comunicazione non solo economica, ma anche e soprattutto sociale. Ed è proprio l'aspetto relativo all'incontro tra culture diverse rappresentate da popoli diversi, religioni diverse, musiche diverse, ad interessare Le Orme, che utilizzano la seta -ed i segreti che celava la sua commmercializzazione ad Ovest- per veicolare metaforicamente valori nascosti ed aspirazioni pluralistiche dell'uomo. Forse la band le presenta in versione più onirica rispetto a quanto accaduto nella realtà dei fatti, ma è una scelta che ben si attaglia alla musica di questo album ed alla storia pregressa de Le Orme. In questo senso vi rimando ancora all'intervista di Fabio Rossi Hmitl prima richiamata, per leggere come Dei Rossi descriva la filosofia concettuale del Cd. Da notare anche che l'atmosfera generale raggiunge un suo senso mediante l'uso di strumenti quali il dulcimer (un antico strumento a corda), bhayan (un tipo di percussione), sitar elettrico ed Hammond, tra gli altri. Non mi dilungo circa le prestazioni dei singoli: tutte ottime.
Le danze si aprono con due strumentali brevi (a proposito, l'album è molto progressive, ma la durata complessiva è contenuta in 41 minuti): L'alba di Eurasia, che prende in prestito il nome di una superpotenza contenuta in 1984 di George Orwell, e Il Romanzo di Alessandro, ispirata ovviamente ai racconti che ruotano intorno alla figura del condottiero scritti da Callistene e ripresi in parte ne Il Milione di Marco Polo. Si tratta di due episodi molto evocativi -specialmente il secondo- in cui la vena gioiosamente rock dell'album si manifesta già con chiarezza ed impeto, specialmente a causa del lavoro delle chitarre e delle tastiere, rimanendo -immagino volutamente- piuttosto lontano dalle atmosfere dissonanti e talvolta dure degli anni precedenti; i loro vecchi fans sono avvertiti, dato che la vena in questione attraversa tutto il disco, restando fedele alla filosofia del concept. Con Verso Sud incontriamo per la prima volta la voce di Spitaleri; il brano tratta della calata degli Unni che costrinse altre popolazioni a spostarsi -appunto- verso sud, e contiene una nota di malinconica speranza il cui mood è come al solito magistralmente veicolato dalla voce attoriale del cantante, chiara e declamatoria a dirci che, nonostante tutto:
Una via ci servirà un giorno, Condizioni senza eccedere, e da lì verrà l'attività d'Oriente, Quando anche il mare Ci sarà per noi
Ancora musica strumentale per Mondi Che Si Cercano, tentativi di incontrarsi senza scontrarsi tra Oriente ed Occidente, all'insegna dell'equilibrio espressivo tra le note dei pianoforti. Dopo la breve reprise di Verso Sud, la cui contenutissima durata è nobilitata ancora dalla voce di Spitaleri, è il turno di Una Donna, uno degli episodi più riusciti -pur non essendo musicalmente l'apice de La Via Della Seta-, per merito del coinvolgimento emotivo trasmesso dai musicisti. Ancora una volta con una interpretazione di Spitaleri che va gustata, lontanissima dagli stereotipi interpretativi moderni, ma proprio per questo affascinante:
C'è foschia sulla via della seta. Io che vengo dall'urbe città, Mi avventuro per mari e deserti, E' la mia libertà
Altro doppio intermezzo strumentale: 29457, l'Asteroide di Marco Polo, si fa ascoltare, ma credo venga schiacciata da Serinde (uno dei nomi con cui veniva anticamente identificata la Cina), dal forte sapore orientale, basata sui tempi dispari di Dei Rossi e sul lavoro del duo Gava/Bon. Incontro dei Popoli è il singolo "consigliato" per l'eventuale programmazione radiofonica: quando leggo questo tipo di consiglio tra le note di accompagnamento di un album tendo sempre ad irrigidirmi, associando la programmazione in questione alla commercialità, alla facilità becera con cui si devono (vogliono?) accontentare le fasce di pubblico che dalla musica cercano solo un sottofondo non impegnativo alla loro giornata, risultando così aliene dallo spirito della buona musica e del progressive in particolare. Devo dire che Incontro dei Popoli è effettivamente il brano più easy del lotto, ma la questione viene risolta in maniera più che dignitosa, con un pezzo che, nonostante la sua "mission", conserva le prerogative di base dell'album, sia a livello strumentale (con una melodia che rimane facilmente in testa, ma di una certa classe) che testuale, con la gioia per l'incontro e le possibilità di scambio culturale ben trasmesse all'ascoltatore. Non certo la cosa migliore de La Via Della Seta, ma ce ne fossero singoli -o comunque brani "da radio"- di questo tenore. Siamo ai pezzi forti: La Prima Melodia e Xi'an -Venezia - Roma, due pezzi intimamente legati l'uno all'altro, perfettamente in equilibrio, con gli arrangiamenti concepiti per valorizzare al massimo le prestazioni dei singoli strumenti e dei singoli musicisti. La seconda, a mio avviso, rappresenta il pezzo più riuscito in assoluto -anche se non credo che in molti saranno d'accordo con me-, con una melodia ipnotica e credibile nel tracciare i vertici del triangolo tra le tre città della via della seta. In sintesi: un duo bellissimo. A chiudere il viaggio La Via Della Seta e la sua quasi epica marcia finale: la conclusione di un viaggio che in realtà non parla solo di città, genti e chilometri percorsi, di storie e suoni che abbracciano continenti e culture, speranze e sogni, aspirazioni e conflitti, palazzi ricoperti d'oro ed umili capanne, storie di potenti e di nullità, all'insegna di un viaggio visuale ed onirico. Il disco veleggia sulle note di un progressive sinfonico perfettamente adatto a raccontare una storia che abbraccia epoche e uomini, generazioni e regni, conflitti e fratellanze, vincitori e vinti, ma parla di noi stessi e della nostra consapevolezza di cosa è "altro" e di come quell' "altro" sia come noi.
Non sono veramente Le Orme? Chiamatele "Le Tracce", "Le Impronte" o come diavolo vi pare, ma questo è un disco che merita di essere ascoltato.
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Ho impiegato 10 anni per parlare, il boccone era davvero grosso..L'album fu prodotto con il mio esclusivo contributo economico e con il contributo fattivo di Enrico Vesco, checchè su Wikipedia, negli anni, si sia letto di tutto. Il lavoro è riuscito indubbiamente bene anche se, non me ne voglia l'Amico Dotto, avrei dato meno spazio alle chitarre, strumento che Le Orme non hanno mai reso protagonista in questo modo e anche perchè, M.° William, rientrava in una sorta di sperimentazion/voltarpagina. Difatti, poco dopo, la formazione fu smembrata e addirittura congedato Jimmy Spitaleri. Rimango dell'avviso che il Musicista debba tranquillamente e serenamente frequentare la propria Arte, senza portare nella formazione acredini con i compagni di viaggio, al pubblico non interessa, mentre il produttore, il manager sono preposti SOLO a fare BENE il loro mestiere. Facciamoglielo fare. |
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Devo dire che ascolto Le Orme dagli anni settanta e mi sono sempre piaciute. Amo particolarmente i loro primi dischi Collage, Uomo di Pezza, Felona e Sorona e Contrappunti. Ma devo dire, che nonostante la voce di Aldo sia un'altra cosa, questo disco La Via della seta, sia da un punto di vista musicale interessante e in linea con lo stile prog del gruppo. Se non l'avete ascoltato ancora vi consiglio di farlo attentamente e più volte che ne vale la pena. Perché, qui si vota? |
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Ah, dovevo coontinuare a tacere In realtà si tratta di un typo, volevo dire "il mio voto è: SV". Va bene così? |
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Due parole per "Mondi Che Si Cercano": raffinata ed emozionante. |
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Un album splendido, un lavoro pregiato. Sono fan delle Orme dall'età di diciotto anni, e adesso che ne ho trenta, scoprire questa perla e apprezzarla con maggiore maturità è stato davvero un regalo meraviglioso. |
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album meraviglioso. conosco poco questa band e devo recuperarei parecchia roba ma da quel poco che ho ascoltato sono sempre superlativi. ps. ottima recensione! |
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Rispetto troppo questa band per commentare questo disco. Per cui mi taccio e passo oltre... Evviva! |
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Grande, grandissimo disco ! Anche a me piace in modo particolare Xi'an-Venezia-Roma, ma amo ascoltarlo senza interruzioni, dalla prima all'ultima canzone, e poi ancora dall'inizio e così via. Bellissimo ! |
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buon album, ottimi esecutori. niente a che fare con le orme. non basta un testo pretenzioso se non c'è un'idea melodica sottostante che leghi il tutto. |
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che dire penso che il disco sia uno dei capisaldi della discografia orme assieme a felona e sorona florian e elementi, lo trovo spettacolare in parte diverso dai precedenti ma e' ovvio col cambio di lineup, trovo spitalieri ottimo nel non facile compito di sostituire aldo, certo il timbro e' diverso e spesso il modo di cantare pure ma e' ovvio. Quanto ad aldo so che ha ricostruito il gruppo senza i tre ex orme e spero di vederlo nuovamente volare alto come sa fare in una storia che se prima unita ora puo' essere parallela la bandiera del prog italiano sventola ancora alta |
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Già, semplice come dovrebbe sempre essere l'approccio a certe cose della vita, musica compresa |
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devo ammettere che questa recensione è una delle più coerenti che ho letto finora. Sulla diatriba Tagliapietra/Orme posso esprimere un giudizio "interessato": con Aldo non sarebbe più uscito un nuovo album de Le Orme...tutto quà...perciò,chi vorrà tuffarsi nella nostalgia,continui ad ascoltarsi i vecchi pezzi (tra cui il sottoscritto...) mentre,chi vorrà ascoltare nuove songs,segua il nuovo corso de Le Orme....tutto quà...semplice,vero? |
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@ ayreon: Ciao! Non so se hai letto il mio live report del concerto romano delle Orme lì avrai qualsiasi risposta ai tuoi dubbi. Senza Tagliapietra il gruppo si è rilanciato come creatività e voglia di suonare sembravano dei ragazzini fidati! |
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Grandissimo disco!! Da ascoltare |
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Album suonato molto bene.... Michi porta avanti con entusiasmo e il solito professionismo il progetto Orme in maniera assolutamente meritevole. Ma la mancanza di Aldo è tangibile,un GIGANTE troppo importante da poter essere sostituito dal pur bravo ed esperto Jimmy Spitaleri |
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Stando a quanto riferito da Fabio Hmitl, parecchi ;-D |
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mah,io le orme le ho viste per l'ultima volta circa 2 anni fa a Moncalieri e a dire il vero Tagliapietra era visibilmente "scazzato" ,nonostante ciò il concerto è stato stupendo.Io comunque sono contrario a queste uscite di scena dopo tanti anni di carriera,magari il disco è anche bello, ma dal vivo chi la ascolta "Gioco di bimba" o "Cemento armato" cantate da un altro ? |
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Riguardo al brano "INCONTRO DEI POPOLI è appunto "consigliato" per l'emissione radiofonica anche se non è stato pensato con questo scopo ma ovviamente ognuno può mettere quello che gli pare. Per quanto riguarda l'abbandono di Tagliapietra, presto sentirete la viva voce di Michi Dei Rossi sull'argomento. Comunque erano assieme da 45 anni e un pò di usura caratteriale era subentrata; nemmeno un matrimonio dura così tanto al giorno d'oggi. E' un pò la condizione di Portnoy; voleva staccare per farsi un' attività solista senza permettere all'altro di utilizzare il moniker...Impensabile, infatti ha avuto torto su tutti i fronti (Michi doveva pur continuare a lavorare, o no ?). Strano però che Aldo Tagliapietra si sia messo con Pagliuca da cui è diviso da anni di insofferenza feroce !!! Boh, i casi della vita.. Ad ogni modo ritengo che LA VIA DELLA SETA sia un lavoro di alto spessore e le presenze al recente tour teatrale, tutto esaurito ogni sera, stà confermando le aspettative... |
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@hm is the law: sì ecco, sarà come dici tu |
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Marton le ho dette tutte |
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Volevo dire Tolo Martin |
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@ Renaz: forse hai visto il trio Tagliapietra, Tolon e Pagliuca che vollevano mantenere il monicker Orme ma hanno perso la causa |
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Devono avere litigato proprio in extremis perchè al concerto erano belli gasati e coesi... Molto strano. |
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Che io sappia Aldo ha un progetto a parte ed ora non può più usare il moniker de Le Orme. |
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Mi devo essere perso un passaggio: li ho visti dal vivo circa un mese fa (o poco più) e Aldo parlava del disco in uscita (chiaramente intendendo che lui sarebbe stato compreso all'interno della lineup)... che cavolo è successo?! |
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devo ammettere che il disco è bello, ma sono un cazzo di integralista e senza Aldo... comunque ripeto bel disco |
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Non posso che quotare parola per parola. Disco semplicemente stupendo. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. L'alba di Eurasia 2. Il Romanzo di Alessandro 3. Verso Sud 4. Mondi che si Cercano 5. Verso Sud (ripresa) 6. Una Donna 7. 29457, l'Asteroide di Marco Polo 8. Serinde 9. Incontro dei Popoli 10. La Prima Melodia 11. Xi'an - Venezia - Roma 12. La Via della seta
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Line Up
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Michi Dei Rossi - Batteria, campane tubolari, Glockenspiel, Timpani, Bhayan Michele Bon - Hammond, synth, tastiere, piano, cori Fabio Trentini - Basso, Bass pedals, chitarre acustiche, Dulcimer, Sitar elettrico, cori
con: Jimmy Spitaleri - Voce William Dotto - Chitarra elettrica Federico Gava - Piano, synth, tastiere
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RECENSIONI |
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