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19/04/24
DESPITE EXILE + LACERHATE + SLOWCHAMBER
BLOOM, VIA CURIEL 39 - MEZZAGO (MB)
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( 2837 letture )
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Sleep Paralyses è il primogenito dei finlandesi Dotma autori di un metal sinfonico con voce classica. Ormai sembra quasi una piaga quella scatenata dai primi Nightwish che, dal 1997, grazie al loro strepitoso successo, hanno spalancato le porte a molti, forse troppi, gruppi che di nuovo avevano ben poco da dire. Ma è il prezzo da pagare ogni qualvolta un gruppo metal riesce a guadagnarsi la ribalta delle cronache e non solo su siti come il nostro. Ma torniamo pure al debutto di questi finnici, che poco mi ha entusiasmato, e per più di un motivo. Della mia idiosincratica avversione per la voce classica in contesto metal, avevano già fatto conoscenza i connazionali Amberian Dawn, e devo dire che la pur bella e brava Johanna Lesonen non mi ha fatto cambiare idea a riguardo. Trovo quest’opzione sempre più inflazionata, ma, soprattutto, più figlia di manierismo che di vera ricerca musicale. Il resto della band, tecnicamente valida per carità, nemmeno è stato capace di sorprendermi, perché non ha fatto nulla per discostarsi dai cliché del metal sinfonico, zeppo di partiture di tastiera e di fughe a braccetto tra chitarra e tastiera; per farmi cambiare idea, serviva una ventata di novità che proprio non ho trovato nei solchi di silicio di Sleep Paralyses.
A partire da Legend of Black Bird si susseguono una serie di pezzi discreti, alcuni nemmeno sufficienti, che proprio non riescono a tenere desta l’attenzione. Il canovaccio, come detto, è sempre lo stesso, per un disco che manca di mordente, non graffia, non lascia segni particolari, né riesce ad evocare atmosfere più ricercate, nonostante il carattere melodico della proposta, se non nella lenta ed eterea Indian Fall. La situazione migliora leggermente col duetto con la voce maschile in Reborn ma sempre rimanendo nei limiti del già sentito; così come annaspa Silent Sunshine, che fatica davvero molto per arrivare oltre i quattro minuti di durata. Il disco prosegue senza guizzi, e senza -ahimé- personalità con Whispering e The Cave. Si chiude con un leggero crescendo, grazie a Kingdom of the Sky, nella almeno sono presenti diversi cambi di tempo e di atmosfere, e la conclusiva e sufficiente Memory Worth Dying For.
Tirando le somme, al di là di qualche pezzo ben costruito non ho saputo trovare nell’album qualcosa che giustifichi, tranne la lunga Kingdom of the Sky, l’acquisto del disco, che mi sento di consigliare solo agli aficionados oltranzisti del genere, mentre consiglio a tutto il resto dell’universo di rivolgersi altrove per sollazzarsi l’udito. Per ora non ci siamo.
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Legend Of Blackbird 2. Reborn 3. Silent Sunshine 4. Indian Fall 5. Whispering 6. The Cave 7. Kingdom Of The Sky 8. Memory Worth Dying For
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Line Up
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Joonas Pykälä-Aho (Batteria) Leo Saarnisalo (Chitarra) Harri Koskela - (Tastiera) Johanna Lesonen (Voce) Aapo Lindberg (Basso)
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RECENSIONI |
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