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Zuul Fx - The Torture Never Stops
( 2643 letture )
Parlo spesso della così detta “nuova ondata” del death metal transalpino, adducendo a quanto di buono la scena francese è riuscita a produrre, ai gruppi che dalla terra delle baguette hanno raggiunto l’affermazione internazionale, a quelle band piene di talento ed idee che si affacciano sul mercato. Gli Zuul FX non appartengono a nessuna di queste categorie, sono l’altra faccia della medaglia, quelli che si fanno trascinare ora da questa corrente, ora da quella e cercano di farcire le proprie produzioni con più idee altrui possibili. Per carità, non sono né i primi né saranno gli ultimi, ma quello che manca davvero è la personalità, l’audacia di andare oltre il cliché, di rendere quest’ultimo un’eccezione, non la regola.
L’idea dei nostri è di proporre un death/thrash metal ricco di groove e richiami industrial prendendo a modelli ora i Fear Factory, ora i Darkane, ora i loro conterranei Lyzanxia.
Capitanati dal cantante Steeve Petit (detto Zuul), dotato singer già assurto alle cronache nel 2008 per l’apparizione nel corso dell’Hellfest come ospite dei Cavalera Cospiracy, il quartetto sbatte (letteralmente) in faccia all’ascoltatore circa tre quarti d’ora di banalità, riff copia-incolla e undici canzoni che fanno veramente fatica a farsi ricordare per qualche aspetto particolare o qualche passaggio degno di nota. Con questo non voglio denigrare il lavoro, rispettabilissimo, della band in questione ma è innegabile il fatto che questo The Torture Never Stops sia piuttosto innocuo anche nel voler semplicemente “pestare” e “tritare” a dovere. Gli arrangiamenti sono spesso scolastici e questa assenza di quelli che sono orpelli, piccole raffinatezze (che per il genere proposto possiamo definire accorgimenti) potrebbe anche essere giustificata se non si percepisse una marcata assenza di “grezzume” (per usare un neologismo). Tecnicamente non si possono fare grosse critiche, suonare, i quattro, sanno suonare, ma non posso certo affermare che sappiano scrivere canzoni di un certo spessore. Su tutti è sicuramente da premiare la prova dell’ottimo Rouxel, sempre preciso e abile a destreggiarsi sia nei momenti più carichi e lanciati che nei rallentamenti e nei mid tempos dove conta non intralciare il groove.
Il protagonista vero, quello che può forse essere giudicato a parte visto che gli Zuul FX sembrano più un progetto solista celato dietro un monicker “collettivo”, rimane però il frontman. Growl pieno, voci filtrate e dei discreti passaggi puliti, che hanno il merito di mantenere una certa ruvidezza, compongono l’ampio range di stili che il singer propone, uscendone più che dignitosamente.
Ad ogni modo è anche doveroso aggiungere che se non nella forma, ma nella sostanza, il disco rappresenta il solo album di un cantante, e che di solito questo genere di uscite tendono a mettere in evidenza proprio le doti di quest’ultimo in quanto “virtuoso” della voce (qualunque stile proponga), allora possiamo tranquillamente affermare che in giro c’è di molto meglio, e senza che vengano messe in atto produzioni auto celebrative (basta il solo esempio di Jens C. Mortensen, ex frontman dei Carnal Forge, per capire che intendo).
Come detto, di canzoni memorabili non ve ne sono, anche se è doveroso segnalare quegli episodi che si fanno apprezzare maggiormente rispetto al resto. The Maze si fa notare per il riff d’apertura dalla “scanzonata” scelta di note mentre Dancing Around Death si segnala per l’indovinato (anche se pacchiano) pattern ritmico sul ritornello. Il resto è talmente anonimo che lascia a tratti basiti per la povertà compositiva messa in campo.
La produzione è discreta, personalmente la batteria è fin troppo presente e le chitarre troppo compresse, ma nel complesso non si può definire cattiva la resa sonora. Certo oggi come oggi è palese pretendere di più, visti i miracoli che si riescono ad ottenere in fase di mixing.
Mi sento, infine, di mettere l’accento sulla mediocrità dell’artwork della copertina, veramente brutta, degna di un demo autoprodotto di qualche band uzbeka. Anche da questo punto di vista mi sembra che gli Zuul FX siano riusciti a scadere nel cattivo gusto, o semplicemente confermano una prospettiva del “bello” lievemente distorta.
Solitamente cerco di trovare un modus scribendi solidale con il disco che mi trovo ad analizzare, cercando di trarne spunti creativi e crearvi intorno input di vario genere tra cui aforismi e citazioni, ma nel caso di The Torture Never Stops non sono riuscito a trarre l’ispirazione necessaria per allargare questo mio monologare ad aspetti extra musicali. Inutile sprecare ulteriori parole per questi “galletti” (la bivalenza del termine non è affatto casuale).
…Se non queste:

“Si deve sapere che una banalità, anche se torna continuamente a capo, non è ancora una poesia.”
(I. Tavolato)



VOTO RECENSORE
45
VOTO LETTORI
24.46 su 15 voti [ VOTA]
INFORMAZIONI
2011
XIII Bis Records/Warner
Death / Thrash
Tracklist
01. I Want To Kill You Like They Do
02. The Maze
03. Beat The Crap Out
04. Dancing Around Death
05. The Torture Never Stops
06. Man Of Silence
07. Living Creature
08. Devil Son VS Sexy Witch
09. Bipolar Confusion
10. The Song Of The Dead
11. Missa Pro Defunctis (Requiem)
Line Up
Steeve “Zuul” Petit - Vocals
Karim Attoumane - Guitars
Shag - Bass
Clément Rouxel - Drums
 
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