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21/03/24
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Corrosion of Conformity - Blind
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( 10333 letture )
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Blind non è solo un grande album, uno dei dischi più belli a cui gli anni Novanta abbiano dato vita: è uno di quei rari esempi di disco perfetto che ogni tanto, quasi per miracolo, capita di incontrare nel proprio percorso. Album inattaccabile, assolutamente omogeneo, bilanciato, completo: non una nota fuori posto, non una canzone inutile o inferiore alle altre, mentre i musicisti coinvolti rendono al massimo delle loro possibilità, mettendosi al contempo al totale servizio delle composizioni. Album prezioso ed unico, diremmo, perché totalmente diverso da quanto lo ha preceduto e da quanto lo seguirà nella carriera dei Corrosion of Conformity. Una pietra miliare, intoccata dal tempo, di paragone per quanti decidessero di seguire questa strada, che abbiano mai sentito una delle canzoni qua contenute o meno.
I Corrosion of Conformity si formano nel 1983 a Raleigh, capitale di uno Stato periferico dell’enorme periferia americana, il North Carolina, per opera di Mike Dean (basso e voce), Woody Weatherman (chitarra) e Reed Mullin e sono a lungo considerati uno dei gruppi di punta dell’hardcore più oltranzista. Al debutto Eye For An Eye seguono, nel 1985, Animosity e l’ep Technocracy del 1987. A questo punto, Mike Dean molla il colpo e la band entra in stallo per due anni. Alla ricerca di rimpiazzi che siano all’altezza, i due superstiti riescono a reclutare nel 1989 Karl Agell alla voce -anch’egli con un passato HC alle spalle-, a cui si aggiungono Phil Swisher al basso e, soprattutto, l’uomo destinato a diventare il leader della band: Pepper Keenan alla chitarra. Nel 1991 il gruppo rilascia sul mercato Blind, il cui singolo Vote With a Bullet entra subito in rotation su MTV, favorendo le vendite del disco che si assesta oltre le 250mila copie vendute. Il disco non è solo una raccolta di canzoni. Seppur non si possa parlare di un concept album nel senso proprio del termine, in quanto qui non c’è nessuna storia, nessun plot romanzato, il disco segue un percorso logico che lo rende a tutti gli effetti un lucido e spietato manifesto. L’album è difatti la fotografia realista degli Stati Uniti all’inizio degli anni ’90, con tutte le sue contraddizioni e miserie, con i suoi tratti di razzismo e segregazionismo mai sopiti, con la sua corruzione e i suoi governi votati alla guerra per il mantenimento dell’egemonia e dell’impero commerciale. Non occorrono effetti speciali se non la cruda realtà sbattuta in faccia a tutti da chi non ha niente da perdere e troppe cose da dire per stare ancora in silenzio.
Il gruppo, grazie ad un equilibrio compositivo miracoloso che troveremo solo in questo disco, riesce così a fondere tutta la rabbia, la consapevolezza e la critica sociale e politica spietata dell’hardcore, con una musica di chiara derivazione metal, ai confini del power/thrash più cadenzato e ruvido, che si tinge a volte di quel doom fangoso che Keenan porterà in dote ai Down anni dopo. La produzione di John Custer è una cattedrale di metallo grezzo, imponente come i riff della band e come essa sporca e cattiva, abrasiva e tagliente, ricca di noise e feedback eppure potente e definita. Un’armatura nella quale la violenza controllata della band si esprime in tutto il suo sdegno. Le strutture dei brani sono modellate sulla voce ruvida ed espressiva di Agell, ottimo screamer di grande carisma vocale che lascerà purtroppo la band poco dopo l’uscita di questo disco, a causa della sua incompatibilità caratteriale con gli altri membri. Qui è comunque assoluto padrone della scena, maestro di cerimonia nel viaggio verso il cuore marcio degli States, ben sorretto dai cori di fattura HC del resto della band. L’opener These Shrouded Temples... è uno strumentale già esemplificativo della potenza della band, della solennità e pesantezza di un disco che non si scorda, ed è legata anche concettualmente alla breve e conclusiva outro …Remain, a conferma di quanto il disco sia in realtà circolare e collegato. Irrompe quindi Damned For All Time con tutta la rabbia per una Storia che è una lezione aperta da cui gli uomini non hanno ancora imparato ad attingere, condannandosi a ripetere gli stessi errori di chi li ha preceduti. E’ un grido disperato e quando irrompe il riff portante si ha la chiara sensazione di essersi scontrati contro un muro di cemento ad una velocità che non consente salvezza: una canzone che da sola vale l’acquisto del cd ma che è ben lontana da esserne l’apice. Il resto del disco si muove su queste coordinate di devastante potenza, con Keenan e Weatherman che si scambiano assoli e riff, coniugando thrash, metal, doom e hardcore in un calderone incandescente ed entusiasmante. Swisher da parte sua si rivela molto più che un semplice sostituto ed è autore di una delle canzoni simbolo del disco, quella Great Purification il cui testo, letto oggi, fa quasi paura per la capacità di sintetizzare ed illustrare la decadenza dei costumi e della morale di chi detiene il potere. Un affresco terribile, che solo il fuoco di una rivoluzione a venire potrà purificare rendendo libertà e giustizia a chi crede ancora in ideali veri. Ed è in questa ottica che Keenan, in questo caso anche in veste di cantante, ci propone la sua Vote With a Bullet: terribile provocazione per un paese che ha visto morire molti dei suoi leaders migliori a causa di un proiettile. Altre due parole per Reed Mullin, un batterista con uno stile di cui si sente una grande mancanza: potente, dinamico, capace di imporsi quando serve con fantasia e gusto e autore di continui camei condotti nel corpo delle canzoni alla maniera di maestri del passato quali Mitch Mitchell, John Bonham e Ginger Baker. Meno dotato tecnicamente di questi autentici miti rock, ma assoluto protagonista in questo come nei successivi dischi, è senza dubbio autore di uno spettacolo nello spettacolo che vale la pena sottolineare. Ascoltate una canzone come Mine Are The Eyes of God, peraltro di per sé fantastica, per avere un’idea di cosa intendo. Ma come ho detto all’inizio questo è un disco perfetto e non ha senso parlare di una canzone piuttosto che di un’altra, si tratta solo di scoprirlo, di farsi catturare. Si tratta di entrare in uno dei dischi più completi e definitivi prodotti, realizzato in anni in cui il crossover tra generi stava dando vita ai suoi capolavori. Blind vive in quella dimensione, accanto a Lights…Camera…Revolution dei Suicidal Tendencies, The Real Thing dei Faith No More, Fool’s Game dei Mordred e Frolic Through The Park dei Death Angel, per citare i primi della lista. Figlio unico di una band coraggiosa che non ha mai raccolto quanto seminava e che dopo questo disco andrà incontro ad una nuova rivoluzione: Agell verrà cacciato dalla band, presto seguito da Swisher, Mike Dean tornerà nella band e la leadership diverrà sicuro appannaggio di Pepper Keenan. Questi spingerà la band verso un suono sempre più “americano” e verso tematiche meno esplicitamente politiche. Una svolta che i Metallica hanno cercato di riprodurre dopo Metallica, fallendo clamorosamente in termini di qualità, anche rispetto a quanto fatto dagli stessi COC.
I dischi che seguiranno, a partire dal bestseller Deliverance, saranno tutti di ottimo livello –seppur leggermente calante- ma il successo vero per la band non arriverà mai, nonostante il rispetto riscosso tra i colleghi come, ad esempio, i Megadeth che li vorranno con loro per il tour di Countdown To Extinction. Purtroppo, il perfetto equilibrio e l’ispirazione genuina di Blind non torneranno più, ma questa gemma di puro metallo attende da allora di essere riscoperta o rispolverata, conservando intatti tutto il suo feroce splendore e la sua corrosiva vena critica.
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20
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Album ben prodotto e ben suonato,per il periodo bell\'album ma a me annoia un po\'...preferisco i Kyuss come band.Giudizio personale. |
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19
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disco dal valore enorme per il crossover metal, andrebbe ascoltato almeno una volta a settimana. voto 90 |
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18
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Come cazzo fa a risultare 44.57 un disco grandioso come questo?Ma chi cazzo vota?Fan di Laura Pausini? |
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17
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Ragazzi, la rece di deliverance, ovvero il Masterpiece dei corrosion, non può mancare nel vostro db. Dateci dentro |
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15
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quando si mettono insieme grandi testi a grandi sonorità non può che uscirne fuori un capolavoro!...album straordinario! |
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14
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il migliore per me è in the arms of god è nemmeno quello è recensito! Pepper Keenan rulez cmq! |
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13
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Amico Peppe. come puoi vedere dei COC mancano molte recensioni. Prima o poi arriverà anche America's Volume Dealer. |
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12
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il numero uno è assolutamente america s volume dealer. e nn è recensito. |
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11
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Caro Patrik e tu il corpo centrale della recensione, che occupa più della metà del testo totale parlando solo del disco, l'hai letto? O ti sei fermato ai due paragrafi iniziali? Perché da quello che scrivi, stento a credere che tu l'abbia fatto. |
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10
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Io accosterei questo metal agli skin yard piu che ai faith no more e gli altri.......spammmo skin yard perche sono tra i pochi ad aver mischiato uqeste carte in maniiera leggermente diversa ma son figli della solita gnerazione cresciuta a metal americano (con venature southern), hardcore (black flag), funk e psichedelia pesante (Hackwind) . |
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9
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vabbene che un riepilogo storico non fa male per inquadrare possibili influenze , certamente ha un senso contestualizzare il periodo musicale fatto di crossover tra metal, hardcore e chi piu ne ha metta , basta ascloltare la parabola discografica dei c.o.c. per rendersene conto, ma il recensore lo ha ascoltato l'album? A volte stento a credere che venga fatto , boh non si parla minimamente del disco e dei brani in questione, vabbe tocca darci dentro e ascoltare a fondo. |
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8
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Ricordo ancora quando l'ho comprato, appena uscito, la penso esattamente come allora, oltre 53 minuti di una noia incredibile, capisco chi ama il genere, ma io mi aspettavo una botta di roba veloce come avevano fatto prima, purtroppo un negoziante (che spero sia poi passato a fare l'elemosina e non a vendere dischi) non me l'aveva fatto ascoltare e io credo di aver sborsato, per questa lagna, 20mila lire..... (10 euro sono ancora troppi per un cd) |
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7
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capolavoro assoluto del metal anni 90 e del metal tutto. una delle pietre miliari più sottovalutate. recensione azzeccatissima. |
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6
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Ottima recensione per un disco UNICO !!! BLIND lo porto nel cuore, ogni tanto lo rimetto sul piatto e la magia ritorna, scoprendo sempre qualcosa di nuovo.....al Bloom di Mezzago quest'anno, chiaccherando con REED abbiamo parlato di BLIND e mi ha detto che è il suo disco preferito dei COC. Mi sarebbe piaciuto vederli l'anno scorso quando erano in tour negli States facendo tutto BLIND !!!!! Amo questo disco......uno dei primi 5 della mia vita!!!! @Vittorio riascoltalo e riascoltalo e riascoltalo...... |
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5
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Preso praticamente all'uscita, quando forse ero troppo giovane per apprezzarlo. Devo rimetterlo su! Ottima recensione, come sempre! |
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4
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Grandissimo!!!! Io l'ho ascoltato di ritorno dall'Hellfest ed è sempre un gran bel sentire |
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3
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Eh si! Oggi l'ho rimesso su dopo tanto tempo ed è spettacolare come me lo ricordavo. |
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2
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Grazie Ubik!! Direi che le nostre opinioni combaciano allora |
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1
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Recensione perfetta per quello che, secondo me, è uno dei migliori dischi degli anni 90 |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1) These Shrouded Temples… 2) Damned For All Time 3) Dance of The Dead 4) Buried 5) Break The Circle 6) Painted Smiling Face 7) Mine Are The Eyes of God 8) Shallow Ground 9) Vote With a Bullet 10) Great Purification 11) White Noise 12) Echoes In The Well 13) …Remain
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Line Up
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- Karl Agell: Vocals - Pepper Keenan: Guitar - Woody Weathermann: Guitar - Phil Swisher: Bass - Reed Mullin: Drums
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