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20/04/24
THE OSSUARY
CENTRO STORICO, VIA VITTORIO VENETO - LEVERANO (LE)
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Tornano con un nuovo album i finlandesi Poisonblack, creatura del cantante/chitarrista Ville Laihiala, noto ai più per essere stato il frontman dei compianti Sentenced, a parere di chi scrive uno dei migliori act metal dell’ultimo ventennio. Dopo il Funerale della sua band principale, il nostro Ville si è dedicato anima e corpo a questo suo progetto gothic/heavy metal, prima esclusivamente come chitarrista e poi, dopo il buon esordio Escapexstacy”e la fuoriuscita di Juha-Pekka Leppäluoto, anche come cantante. Eccoci quindi arrivati a Drive, quinto disco del quartetto di Oulu.
Si parte con Piston Head, un brano molto carico e che certamente funge bene da opener di un disco con pochi fronzoli e che punta a colpire l’ascoltatore con melodie orecchiabili e ritornelli incalzanti, senza per questo risultare smielato. Inevitabile il confronto con i Sentenced: la voce di Ville Laihiala, graffiante come sempre, non può che riportarci alla mente gli ultimi ottimi dischi della discografia finlandese, The Cold White Light e The Funeral Album. Si badi bene però, la proposta sonora dei Poisonblack si discosta da quella dei Sentenced, in quanto presenta rari momenti malinconici ed ha un impatto certamente più hard rock. La seconda traccia, Mercury Falling, è il singolo di presentazione del disco, e non a caso: un pezzo molto easy-listening, che in quattro minuti ci offre gli stilemi tipici del sound Poisonblack, ormai lontano dai primi echi gothic metal di Escapexstacy e sempre più teso a creare un incrocio tra l’hard rock di Load dei Metallica e la scena dark/gothic rock finlandese (HIM in primis). Rispetto ai dischi di più recente uscita poco è cambiato, la formazione è ormai rodata e l’affiatamento tra i membri è palpabile. Se, quindi, vi aspettate cambiamenti di rotta stilistica, mettetevi l’anima in pace: i Poisonblack hanno un loro trademark e continuano a proporlo al meglio ma senza troppe variazioni sul tema. A good day for the crows è a mio parere uno dei pezzi migliori dell’album, pronto a fare sfracelli dal vivo. Inizia con un bel riff di chitarra che quasi ricorda i Kyuss, i Queens of the Stone Age di Rated R e lo stoner scandinavo. Il ritornello è meno scorrevole rispetto ad altri brani del disco, ma ne guadagna la proposta musicale, con un assolo davvero azzeccato. Maggot Song comincia con un 4/4 sfrontato e bello pompato, per aprirsi in un chorus con Laihiala sugli scudi. In From Now-here to Nowhere i ritmi rallentano parecchio e il disco si carica di malinconia e di un po’ di tensione. Il pezzo, tuttavia, non convince appieno, sembra debba esplodere da un momento all’altro ma il ritornello è un po’ piatto; in più, il fantasma dei Sentenced qui sembra davvero far capolino di continuo, ma evidentemente il brano non è all’altezza della produzione della band di cui Ville era frontman. Si torna sui livelli normali con Sycophant, che parte subito bella sparata e si pone certamente tra i pezzi più catchy ed indovinati dell’album. Degno di nota l’assolo, seguito a ruota da un passaggio in cui chitarra e basso si intramezzano in modo riuscito. Le chitarre di The Dead-End Stream ricordano vagamente i Rammstein, ma la formula non cambia e il brano stenta a decollare. Futile Man parte con un arpeggio oscuro dalla vaga reminiscenza stoner. Significativo l’apporto delle tastiere, nonché ben fatto l’assolo di chitarra. Scars è il penultimo brano e nella parte iniziale presenta degli echi quasi grunge, per poi svilupparsi come un classico brano Poisonblack, se non fosse per un interessantissimo assolo di tastiera di Marco Sneck che rende il brano tra i più indovinati del platter. Driftwood chiude l’album così come era cominciato: chitarre catchy, voce graffiante e melodie heavy/goth.
Tirando le somme, Drive non è un disco trascendentale, che farà gridare al miracolo. Si tratta, tuttavia, di un prodotto ben fatto che, a parte un paio di episodi un po’ sotto la media, riesce nel suo intento: farci passare tre quarti d’ora senza pretese, tra momenti più soft ed altri più potenti, tra assoli belli carichi e ritornelli che ti si stampano in testa. Poi, per chi ha amato i Sentenced e ne sente la mancanza (il sottoscritto è tra questi), riascoltare la voce di Ville dà sempre i brividi. Un passo in avanti, comunque, rispetto al precedente Of Rust and Bones, un disco che rasentava a malapena la sufficienza.
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A me l'album è piaciuto parecchio (pur non essendo un capolavoro),soprattutto rispetto al precedente capitolo che avevo trovato davvero sottotono. Questo invece è molto immediato e riesce a "smuoverti!!!" Consigliato!!! |
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Un pochino meno innocui dell'ultima volta. Ma pur sempre innocui! Comunque l'ultimo paragrafo è un ottimo abstract del disco. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Piston Head 2. Mercury Falling 3. A Good Day For The Crows 4. Maggot Song 5. From Now-Here to Nowhere 6. Sycophant 7. The Dead-End Stream 8. Futile Man 9. Scars 10. Driftwood
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Line Up
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Ville Laihiala - Guitars, Vocals Marco Sneck - Keyboards Antti Remes - Bass Tarmo Kanerva - Drums
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RECENSIONI |
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