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Signori, chapeau davanti a questo nuovo, ennesimo, ottimo album dei My Dying Bride. A distanza di due decenni dagli esordi, la band storica del death/doom inglese ritorna con un disco a dir poco magnifico, a degno suggello del ventennale di carriera. Lodevole l’iniziativa del gruppo dello Yorkshire: dare alle stampe un doppio disco celebrativo, ma allo stesso tempo inedito. In Evinta, infatti, troviamo ben nove composizioni (quattordici per chi acquisti la deluxe-edition con triplo cd) che, pur riprendendo le armonie e le melodie dei loro dischi passati, le rielaborano ex-novo in chiave sinfonica. Il risultato, grazie anche alla maestria del tastierista e compositore Johnny Maudling (Bal-Sagoth, già presente alle tastiere di The Light at the End of the World e The Dreadful Hours), è semplicemente sopraffino, sebbene possa certamente risultare ostico a chi non sia aperto a incursioni nella musica classica.
Che ci si trovi davanti ad un prodotto di alta qualità è intuibile già a partire dalle primissime note di In Your Dark Pavilion, dieci minuti di Sposa Morente come non l’avevate mai ascoltata. Messe da parte le chitarre e qualsiasi influenza death/doom, quello che giunge alle nostre orecchie è una piacevole trama sonora fatta di pianoforte, di archi e della bellissima voce di un mezzosoprano, esaltata da una produzione all’altezza della situazione. Maestro celebrante di questa sublime cerimonia musicale è ovviamente Aaron Stainthorpe, la cui presenza con interventi canori e declamati rappresenta il vero e proprio punto di forza di questo audace disco. Chi creda di imbattersi in una produzione pacchiana e ridondante (come nella maggior parte delle operazioni sinfoniche che sempre più prendono piede nel mondo del metal) sarà prontamente smentito da brani bellissimi come You Are Not The One Who Loves Me o And Then You Go, nei quali lo spirito “gotico” della band si manifesta in tutta la sua inquietudine e sublime desolazione grazie ad arrangiamenti particolarmente ricercati e calibrati a dovere. Non a caso, l’approccio stilistico di Evinta è certamente più accostabile alla musica da camera che a quella sinfonica propriamente detta, senza trascurare le numerose influenze ambient che fanno capolino qua e là tra i brani del doppio album (A Hand Of Awful Rewards su tutti). Per chi poi ha amato lo struggente violino di Martin Powell nei primi album della Sposa Morente, nonché la riscoperta di tale strumento nell’ultimo For Lies I Sire, non sarà difficile l’approccio con le trame incantate di questo disco così sperimentale eppure così riconoscibile nel suo marchio My Dying Bride. Non si tratta, infatti, di sonorità sorprendenti quali quelle che contraddistinguevano i brani dell’anomalo ma notevole 34.788%... Complete. Nonostante l’inedita novità di suoni sinfonici e il (momentaneo) abbandono di quelli più pesanti, l’anima dei MDB è presente al 100% in ogni secondo di Evinta. Ed è bellissimo perdersi in questo incantesimo di cupa malinconia e di oscurità talora soave, talora profonda ed impenetrabile.
Difficile trovare termini di paragone adeguati per un prodotto così originale e ben realizzato. Sicuramente si tratta di un doppio album che risulterà ostico a chi non abbia un minimo di apertura mentale a livello di ascolti, ma è certo che chi ama i My Dying Bride e ne conosce la storia e l’evoluzione musicale (a questi consiglio di procurarsi assolutamente l’edizione limitata) difficilmente troverà sgradito Evinta, il mezzo più adeguato con il quale la Sposa Morente smentisce quei pochi ipercritici che li hanno accusati per anni di immobilismo sonoro per il solo fatto di non essersi lasciati andare a sperimentazioni audaci come i loro cugini Paradise Lost ed Anathema. Evinta è il frutto più inaspettatamente bello e più sublimemente oscuro di una carriera durata vent’anni e che ci auguriamo possa continuare ancora sui livelli altissimi raggiunti da ogni disco della band inglese.
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Capolavoro! Mi è piaciuto moltissimo, soprattutto i primi due CD. Da evitare SOLO se odiate profondamente l'Ambient e le orchestrazioni di musica classica; per tuttigli gli altri almeno l'edizione normale è da acquistare. Una produzione che per essere asimilata ha bisogno di un ascolto attento e ponderato. Paradossalmente, la forza di Evinta e di non essere un album "metal" dal punto di vista strumentale |
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è semplicemente strabiliante, l'unica critica che posso fargli è l'eccessiva lunghezza, ma questo (questi) disco (dischi) sono sentimento allo stato puro e rasentano la perfezione! Sentire gli echi dei loro vecchi capolavori mi ha quasi commosso! Niente da fare, sono inarrivabili per chiunque!! |
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l'ho ascoltato poco (troppo lungo stare dietro ai 3 dischi ed assimilarli bene), ma quel poco di ascolto è stato molto piacevole...forse qualche arrangiamento è un po' pacchianotto e la vocals piagnucolose di aaron iniziano a starmi sulle palle, ma l'esperimento tuttosommato mi pare riuscito bene, un bel modo di festeggiare il compleanno della band... |
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l'ho ascoltato poco (troppo lungo stare dietro ai 3 dischi ed assimilarli bene), ma quel poco di ascolto è stato molto piacevole...forse qualche arrangiamento è un po' pacchianotto e la vocals piagnucolose di aaron iniziano a starmi sulle palle, ma l'esperimento tuttosommato mi pare riuscito bene, un bel modo di festeggiare il compleanno della band... |
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Niente da fare... Me lo sto riascoltando attentamente in questi giorni soprattutto dopo aver visto commenti estasiati un po' ovunque e sperando quindi di ricredermi... Ma sono riuscito solamente a farmelo dis-piacere ancora di più. Giuro, le uniche due cose veramente buone che riesco a trovare in questa ora e mezza (non ho comprato la deluxe edition, e probabilmente è stato un bene) di lagne e piagnistei senza capo nè coda sono le ultime due tracce del primo disco. Davvero bellissime e ispirate. Il resto mi lascia indifferente nel migliore dei casi; nel peggiore, invece, mi annoia, mi tedia, mi imbarazza persino, e questo accade soprattutto nel secondo disco: "Vanité Triomphante" è inutilmente lunga e si perde a metà, "That Dress And Summer Skin" non va da nessuna parte, incolla in modo insensato le melodie di "She Is The Dark" e "My Wine In Silence" per far venire fuori un'altra sbrodolata kitsch di 10 minuti... E poi c'è quella "A Hand Of Awful Rewards", che dovrebbe essere un pezzo (dark) ambient, e dopo cinque minuti già mi smarona (peccato duri il doppio). E il soprano, santo cielo che fastidio, è sorprendentemente ingombrante e non aggiunge nulla alla musica, a volte è addirittura brutto da sentire (la parte finale di "Of Lilies Bent With Tears" per esempio). Ero tentato di ascoltarmi anche il terzo cd ma a 'sto punto... |
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Opera molto ambiziosa che, fortunatamente, non delude le aspettative. Promossa a pieni voti |
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brividi. brividi. brividi. |
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Io dico che nell'immaginario melodico dei MDB, che sia quello di TLTS o quello di quest'ultimo lavoro, non puo' mancare la voce "lagnosa" di Aaron. Dunque per me va bene cosi anche se ho capito perfettamente il ragionamento di Neurath e Sbiriguda, altresi' fondato quando riferisce della necessita' di identificare il lavoro. Ma d'altra parte chi mai vorrebbe produrre qualcosa di ostentatamente "non proprio"... |
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Per me le parti strumentali e vocali vanno bene così, ma confermo la mia prima impressione; un po' di percussioni avrebbero reso il lavoro più digeribile, così diventa impegnativo anche per chi mastica dark ambient e affini, almeno tutto di un botto. |
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@ Sbiriguda: Avevo pensato anch'io la stessa cosa... |
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Va beh, le parti narrate/cantate sono talmente sporadiche che è come se non ci fossero. Il problema è che, eliminandole del tutto, forse non avrebbe avuto nemmeno senso che il disco uscisse a nome MDB, ma come una rivisitazione di loro brani fatta da altri. Questioni di lana caprina, in definitiva... |
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Concordo, se fosse stato strumentale sarebbe stato molto, molto più godibile. |
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Sono d'accordo su tutto, album che rasenta la perfezione. L'unica cosa veramente fastidiosa sono le vocals di Aaron. Mediamente sono inutili, in molti punti sono davvero irritanti, lo penso solo io? |
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Non ascolto altro da un po di tempo..+ cerco di non spingere il tasto play dal lettore mp3 e + invece lo spingo ;p di un eleganza pazzesca.. |
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Finalmente è arrivato... devo dire che è un ottimo lavoro, anche se è un genere che trovo un po' pesante da digerire! |
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Oggi stavo per dire "cazzo c'entrano i My Dying Bride in classica/contemporanea ?". Poi ho ascoltato il disco.. cazzo è mostruoso. Stupendo. Le reinterpretazioni sono proprio delle nuove canzoni e sono create in un modo incredibile. Songwriting da paura. Per le influenze quoto Giasse e Enry. i Sopor proprio zero ma non solo del periodo medievale, perfino quello neoclassico. Poco anche gli Elend che sono molto più classici (intesi come musica classica). Effettivamente suonano molto My Duying Bride. Pur avendo eliminato le parti metal, si sente che sono loro. Lavoro abnorme. 85. |
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Io ci sento sia i Dark Sanctuary, sia i Virgin Black (che tra l'altro non hanno ancora completato la triade dei requiem con la porzione sinfo denominata "Pianissimo" - che aspetto con grande ). Gli Elend mi sembrano più "dinamici" e Sopor molto più medieval... Francamente non credo comunque siano influenze consapevoli, bensì atteggiamenti simili di chi sa fare (bene) un certo tipo di musica... |
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enry: interessante, non avevo pensato ai collection, che invece non ci sento io. piuttosto, mi è venuta in mente una certa affinità con alcune cose dei virgin black, nelle loro parti più ambient ed atmosferiche. ma sarebbe interessante sapere se effettivamente questi gruppi che abbiamo citato hanno in qualche modo influenzato la band o se fanno parte dei loro ascolti. insomma chissà se siamo solo visionari noi e sono tutte coincidenze o che! |
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concordo con enry, a prescindere dalle ottime composizioni non sarebbe stata male un po' di percussione per ravvivare l'ambiente. |
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Arrivata la versione 2 cd. Bello, molto bello. A gusto personale avrei preferito un qualcosa di più dinamico e percussivo, ma va bene lo stesso. @Andrea: sì, le influenze di bands come Dark Sanctuary, Elend e Collection D'arnell-andrèa ci sono e si sentono, i Sopor ce li sento meno. |
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bloody karma: sono remake di loro classici con nuovi arrangiamenti, nuove vocals, ecc. completamente risuonati però, se ti capita di sentire qualcosa capirai immediatamente cosa intendo. comunque. ho ascoltato qualche pezzo su youtube perché da qualche anno non li seguo più da studio. sono devastato. per me, uno dei dischi dell'anno, devo prenderlo al più presto. davvero, solo in your dark pavillion in questa nuova veste vale l'acquisto del triplo cd! sarei curioso poi di sapere se qualcun altro ci sente influenze di gruppi tipo elend, sopor aeternus, dark sanctuary o die verbannten kinder evas... avrei infatti potuto tranquillamente scambiare le canzoni per qualcosa di queste band! e sarei anche più curioso di sentire l'opinione di aaron e johnny maudling... |
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ma non ho ben capito...sono brani inediti o rifacimenti con nuovi arrangiamenti, nuovi liriche e nuovi titoli? |
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Mi è arrivata la scorsa settimana l'edizione-mammuth da 3 cd nel librone da 64 pagine che nemmeno ricordavo di aver ordinato... in un impianto stereo ad alta fedeltà degno di tal nome, questa opera fa davvero spavento! |
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Ordinato! Non vedo l'ora di sentirlo |
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A me il precedente era piaciuto nonostante il genere in sé non lo digerisco proprio. però mi domando che senso ha dare dei titoli inutili come Evinta...ma date un titolo che rappresenta qualcosa no... |
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A dir poco splendido, poche note piazzate con una cura pazzesca. Il 90 ci sta tutto. |
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Su questo non credo ci siano dubbi, anche se a mio avvio Songs Of Darkness, Words Of Light è un album paragonabile ai primi. Comunque Evinta si pone altri obiettivi... non lo considererei un episodio della normale discografia... |
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Ordinato, staremo a sentire. Resta il fatto che da fan della prima ora devo purtroppo dire che i MDB degli anni '90 erano tutt'altra cosa rispetto a quelli degli ultimi dischi (carini e niente più). |
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Appena ordinato. Quando arriva ne parliamo... |
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Non concordo. Lavoro eccezionale, lontano anni luce dai soliti sinfo-album triti e ritriti. Un'interpretazione nuova, a sè stante, forse autocelebrativa ma di valore indiscutibile. Per me è l'album dell'anno, figurati... |
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Un lavoro autocompiaciuto, affettato e fin troppo ambizioso a mio parere... Raffinato e gotico quanto volete, ma quasi zero sostanza. Loro sono a corto di idee da un pezzo. |
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