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24/04/24
KARMA
CENTRALE ROCK PUB, VIA CASCINA CALIFORNIA - ERBA (CO)
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David Lee Roth - A Little Ain’t Enough
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( 6398 letture )
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Due album eccezionali alle spalle, una fama interplanetaria che lo precedeva appena metteva piede in terra al mattino, musicisti straordinari, immensi pezzi, dischi di platino, milioni di dollari, voce inconfondibile, frontman istrionico con pochi pari, un produttore di gran grido. Tutto ciò basta per fare un ennesimo disco sbalorditivo? La risposta è no, solennemente no! A Little Ain't Enough è un fiasco colossale rispetto ai due eccezionali precedenti solisti, Eat'Em and Smile e il secondo Skyscraper. Il terzo album in studio di David Lee Roth, pubblicato nel 1991, è la classica scossa tellurica che affossa le carriere e non perché i gusti del pubblico siano cambiati. Ti aspetti carati puri e invece ti ritrovi a rigirare un vinile, fiacco, senza idee, figlio di un prolasso trasbordato da troppa autostima. E come si sa, i deliri di onnipotenza partoriscono frattaglie buone a malapena per farci il minestrone. L’album con il diavoletto in cover non è certamente terribile, ma al confronto con gli antecedenti ed estatici lavori, decolla in picchiata appena partorito. Picchiata verso terra ovviamente. L’uscita la ricordo bene come una sonora delusione, accusai un avvilimento, un colpo basso tremendamente insufficiente, sconfortante. ‘Sto album l’ho sempre tenuto lì, quasi per rispetto devoto, in fondo Diamond Dave è uno dei miei artisti preferiti, e chi lo ha visto almeno una volta live sarà della mia stessa opinione, ma i contenuti non sono brillanti -inutile negarlo. Ad un certo punto, un mese dopo la sua uscita, mi sono imposto di ascoltarlo tante volte consecutivamente, quasi per farmelo piacere, poi ho desistito. Anche i tuoi idoli possono tradire le aspettative e disilluderti: una doccia scozzese. Gelatissima.
La formazione, uno dei punti di forza dei dischi anteriori, rimane orfana di Steve Vai e Billy Sheehan, i due magnifici, e presenta come nuovi membri il giovane e virtuoso Jason Becker alla chitarra solista e Matt Bissonette (fratello del già batterista della band Gregg Bissonette) al basso. Purtroppo, poco prima di partire in tour, al talentuosissimo Becker viene diagnosticato il morbo di Lou Gehrig, o se preferite la SLA, malattia che per i calciofili è tristemente nota per aver colpito Stefano Borgonovo. Jason, subito ricoverato, è sostituito nel ruolo da Joe Holmes (non il pornodivo) per le date live. E non si riprenderà mai più. Questo sarà l’ultimo giro di arene che Lee Roth intraprenderà con la sua band personale, dal '91-'92 non riuscirà più a riempire le location, segno di un calo vertiginoso nelle preferenze dell’audience. Alcuni buoni pezzi sono presenti in questo disco, ma la pappa rappresa di song inutili e scontate spesso ha il sopravvento e inonda, come un blob, tutto il resto, ammorbandolo. La title-track è energica e somiglia ai precedenti singoli con una scansione armonica che pare una copia a carbone per il successo. Video infarcito di signorine prorompenti, look bizzarro, extension alla chioma che comincia a dare preoccupazioni di calvizie, esagerazioni californiane ma le atmosfere sono molto apprezzabili: pants zebrati e pezzati a mo’ di vacca carolina (grandiosi), una cascata di Marshall, balletti, cappelli da cowboy, ma appena finiscono i quasi cinque minuti del single iniziano i dolori. Lady Luck è fuffa primordiale, Tell The Truth appare un bluesaccio troppo similare a cose del passato senza mordente, Baby’s On Fire è inutile come un macinacaffé spaccato, 40 Below priva d’effetto, Last Call parte bene ma defunge in un chorus da discount, The Dogtown Shuffle non è male nei cori, sopratutto, ma è troppo tastieristica, Drop in the Bucket mette sugli scudi la tecnica e il gusto di un grande interprete della sei corde a nome Jason Becker, che fra parentesi svolge eccellentemente il suo lavoro in tutto il timing tra distorsioni, purezze e slide, ma il frammento affoga in una pozzanghera nonostante spunti coristici femminili niente male. Atmosfere derivate e prese pari da Skyscraper. Ma ci sono anche cose da salvare o da ascoltarsi con gioia -poche in verità, ma quelle poche hanno classe cristallina e lignaggio dominante, beh in fondo Dave è sempre Dave lo smargiasso. Sensible Shoes si mostra come un capolavoro di blues-shuffle e armonica, una delle cose in cui il biondo performer è specializzato da sempre, un vero highlight dell’intero ellepì: interpretazione magistrale da vecchio leone dello stage. Shoot It è una furbata da classifica, finalmente un ritornello in grado di far battere il piede e di esser cantato con solarità da Venice Beach, un pezzo della malora con archi che ricordano gli Aerosmith di quel periodo! Hammerhead Shark, pungolata da una chitarra che sta alle calcagna e circuisce le armonie, si dota di un bellissimo bridge con efficace citazione di Be Bop A Lula, stupendo il solismo centrale e poi Dave “the voice” ci spara su, urletti e ammiccamenti dei bei tempi. It's Showtime! è l’intramontabile sparata in “your face” alla Van Halen: solida, anfetaminica, con drum in doppia cassa perenne. Ricorda un pezzo celeberrimo, quella Hot For The Teacher che scatenò più di una fantasia metal; qui la chitarra di Jason vola sui capitasti e regala suggestioni vivide.
Solo diciottesima posizione nelle chart, 1 disco d’oro, 53 minuti e rotti di musica che, francamente, appaiono troppi e poco selezionati. Una chance di riconferma buttata al vento, per non parlare della ciofeca susseguente, quel Your Filthy Little Mouth (1994) che chiuderà i battenti del successo solistico del bambolotto fisicato, idolo in decadenza di femmine e rocker. A testimoniare il momento difficile, Diamond viene pizzicato a New York mentre acquista robetta giamaicana da fumarsi e si vede costretto a fare il giro dei tv show per discolparsi e recuperare un filino d’immagine. Una carriera in declino che si rianimerà solo a fasi alterne, e litigate ennesime, con il suo rientro nella navicella madre targata fratelli olandesi. A Little Ain't Enough, titolo profetico: poco impegno e poca qualità non sono sufficienti per tenere a galla nemmeno i fuoriclasse.
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31
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Voto senza senso. Disco più che onorevole uscito nel momento più sbagliato possibile. Certo i Van Hagar nel frattempo erano su vette più alte ma ciò non toglie nulla ad un buon lavoro come questo. |
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30
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61?Non l'hai ascoltato.Per songwriting due spanne sopra Skyscraper. |
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Gran disco! Jason Becker super, belle canzoni. Non da meno rispetto ai 2 precedenti, più rock blues oriented. Voto 85 |
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Buon disco. Vivo e mai noioso. |
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Non sono assolutamente d'accordo con la recensione. Questo album mi è sempre piaciuto molto e lo reputo anche migliore di Skyscraper, che sinceramente non ho mai considerato un capolavoro nonostante la band stellare che suona su quel disco. .Ottimi pezzi suonati da una band validissima, con un Jason Becker istrionico che sa fare alla grande il suo dovere sia nei pezzi più hard che in quelli blues oriented. Un'ora di ottima musica che scorre via liscia come l'olio senza annoiare mai neanche per un secondo, provate a spararlo in macchina ad alto volume e vi garantisco che il divertimento è assicurato!!!! Grande Diamond Dave!! |
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26
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....questo grande a little non era affatto da meno degli altri dueprecedenti....grande band con un jason becker che poteva dire ancora tantissimo con i suoi fraseggi hard blues...e poi grandi canzoni!!!...come si fa a dare 61 a un disco che aveva pezzi come la bellissima showtime...le superbe tell the truth e sensible shoes...la pungente hard blues dogtown shuffle e poi i buoni swing rock di shoot it e lady luck!!! ...ma...a mio avviso siamo sempre oltre 90!!! |
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25
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p.s. per non parlare della superband..jason becker alla chitarra, gregg matt bissonette di satriani alla batteria e basso, brett truggle alle tastiere...Franchetti, ma che stai a ddì!!! |
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24
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non concordo per niente con la recensione... "Solo 18 esima posizione nelle chart"..ma caro Franchetti, che te ne frega delle classifiche (così come massacri i Tigertailz perchè non sono nessuno). L'insuccesso di A little è dovuto solo all'avvento del grunge... Se a te recensore piacciono le produzioni laccate pop-metal coi corettoni fichi e non ti piace il rock blues, affaracci tuoi, ma la grandezza di questo disco non si discute..altroché chorus da discount e macinacaffè spaccato...la TUA recensione è fuffa primordiale, mi spiace |
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Non concordo assolutamente con i toni critici e delusi della recensione. Eat'Em and Smile non l'ho mai reputato un capolavoro, mentre Skyscraper è sicuramente un tassello musicale importante nel panorama artistico di Lee Roth. Ma anche questo A Little Ain’t Enoug non è per nulla male. Lo stile è quello, e il supporto tecnico musicale non mi appare proprio disdicevole. Non è al pari del precedente, d'accordo, ma a mio modesto avviso ha un suo gran bel perchè. |
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Sicuramente inferiore ai primi due straordinari album, ma di sicuro non una ciofeca. Una manciata di canzoni di livello discreto, ma con qualche impennata notevole: Hammerhead Shark, It's Showtime, Shoot it e la superba title-track! Per me è un onesto 75 |
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21
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Sono d accordo con il recensore i primi due superiori a questo, che poi questo sia piu' serio perche' piu' vicino a tematiche blues e' vero, ma non e' quello che VH e David solista hanno sempre portato avanti. Scendendo stesso discorso si ritrova nella discografia dei Poison, meglio questo o native tongue? |
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20
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Ma chi critica e disprezza questo disco (recensore in primis, che esalta le tastiere del precedente Skyscraper e qui critica una canzone perché "è troppo tastieristica"... complimenti!), l'ha ascoltato? Al netto di un paio di tracce meno ispirate e certo riempitive, questo è l'album più maturo e "serio" di DLR, dove coniuga la sua solita vena istrionica con un singwriting più "ragionato" ma senza perdere in energia e credibilità. Ottima prova di tutti, grandi canzoni, ben costruite ed eseguite con classe (Last call coro da discount?! Ma che cazzo vuol dire? È il classico ritornello caciarone di DLR... quindi anche quello di Yankee Rose lo è?!)
Certo che se poi si legge che It's showtime è tra le migliori del disco, pur essendo l'ennesima copia stantia di Hot for teacher, si capisce l'apertura mentale del fan medio di Diamond Dave... |
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17
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A dire il vero l'album devo ancora ascoltarlo in toto, ma conosco 2 o 3 canzoni... ragazzi, ma che cazzo dite? E' UN DISCO FANTASTICO, altro che FUCK dei Van Halen! La grandezza della musica non si valuta dalla sua diffusione, quello dei Van Halen è un grande disco ma è troppo diretto, talentuoso ma diretto, questo album di Roth invece OSA, e OSA molto, e se raccoglie pochi fan è meglio ancora perché vuol dire che è musica che non tutti capiscono, e a parer mio questa è la musica migliore! Quello che è CERTO è che quest'album di Roth è molto più difficile da comprendere, e quindi da amare, rispetto a quello dei Van Halen, poi quale sia migliore in effetti è difficile dirlo, ma per me non ci vuole un laureato per capirlo... La title Track è STRATOSFERICA, per me può tranquillamente rivaleggiare con Yankee Rose e Just Like Paradise, anzi è anche un pelo più matura, pur mantenendo il talento originario, Steve Vai è virtuoso soprattutto nelle canzoni "periferiche" degli altri due album, come Shyboy e Hot Dog And A Shake, Becker invece ha trovato un suono lineare e talentuoso anche nella canzone più lineare dell'abum, canzone di per sè più HIT delle altre, quindi intrinsecamente più semplice. Poi ho sentito It's Showtime, non so se vi rendete bene conto di che roba sia. Quel ragazzo era davvero terribile, mai sentita tanta bravura unita al virtuosismo, un pezzo unico, irripetibile, vorticoso, allegro, grintoso, c'è tutto dentro. Disco da 85 su 100 MINIMO! Non sto scherzando. Non so quanti di voi sono fan veri di Roth, poi se vogliamo dire che è diverso da Eat Em' And Smile e Skyscraper sono d'accordo, e che quello schifo di grunge ha distrutto l'hair metal (qui hard rock) sono d'accordo. Ma non potete dire che questo disco non vale, poi da Your Filthy Little Mouth veramente andiamo giù, e pesantemente, ma è un'altra storia. 61 su 100 è una vera MISERIA, è PURA cattiveria, poi ognuno ha l'opinione che vuole e mi sta bene. Non commento il vostro 35... credo/spero che quelli di voi che hanno messo un voto basso si riferiscano al fatto che i primi due album sono irripetibili, e al fatto che l'hair metal nel 1991 era già morto e sepolto, ma non vi potete riferire alla qualità del disco. Ciao a tutti, lunga vita a Diamond Dave, e aspetto con ansia il disco solista recente con John5, anche se quest'ultimo vale 1/3 di Steve Vai e la metà di Jason Becker, e ha un suono poco "grande", anche se estroso comunque. |
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16
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La realtà è che quando questo album uscì sul mercato, un certo tipo di rock era diventato preistorico nell'arco di una stagione; tra Metallica e Nirvana vari, uno come David Lee Roth era davvero fuori contesto. Il primo video confermò la sua totale estraneità al periodo storico. |
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15
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non e il massimo questo disco la title track mi piace ancora parecchio ma il resto....non e un gran che. |
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14
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tra l'altro, molto triste, fu l'ultimo album dove jason potè suonare da sano, ma già non potè fare il tour di supporto all'album.. |
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13
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a quando la rece dei "la tua piccola bocca sporca"? così da 33, i lettori votano zero??? |
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12
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Se gli album coi Van Halen e i 2 album solisti precedenti a questo erano ottimi, grazie a Vai e Sheehan, e da qui in poi no, c'è un perchè. Qualcuno che gli scriveva le canzoni!.. cioè i super musicisti che suonavano con lui. L'EP crazy from the heat era composto di cover e anche lì non era farina del suo sacco. Non per tirare fuori la solita diatriba pro Hagar o pro Lee Roth, ma Hagar i pezzi se li è sempre scritti da solo e sa suonare bene la chitarra. Sentitevi Standing Hampton di Hagar, che album! E le canzoni se le scriveva da solo senza avere un Steve Vai come collaboratore! |
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Come dice Franky, fuffa primordiale, inutile come un macinacaffè spaccato, defunge in cori da discount...il 37, 16 dei lettori è meritato. L'unico, genio, jason Becker non si merita di suonare in sta cazzata di disco. salvo solo la title track e It's showtime dove Jason shredda da paura. Your Filthy Little Mouth è pure peggio, roba che si trova a 1 euro al discount, ma nessuno la compra |
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10
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tutto è plausibile..ma se lui avesse messo 13 pezzi stupendi..nessuno lo avrebbe massacrato... |
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Quando uscì fu massacrato senza pietà. in modo talmente plateale che qualche sospetto che la Warner volesse farlo fuori mi rimane tuttora. non aiutava nemmeno una copertina che definire moscia è poco. |
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@Maurizio...infatti non è una schifezza questo lavoro...è solo moltoooo al di sotto dei primi due album..e non mi pare una nota da poco |
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A me è sempre piaciuto; manca quel senso di novità assoluta ma è un ottimo lavoro che lo showbiz affossò senza pietà. il perchè non lo so, ma se lo riascolto sempre volentieri anche ora la qualità c'è. Eat'em and smile è un capolavoro, questo no; ma non è di sicuro una schifezza. |
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6
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Nessun problema Broken spirit rispetto il tuo giudizio ma sinceramente non lo condivido....lo trovo un lavoro stanco, con poco dinamismo, e scarsità di idee compositive.. l'unica luce sono le chitarre del povero Jason Becker....non è un caso che dopo questo lavoro Diamond Dave verrà abbandonato dal suo pubblico e dal successo stratosferico conseguito con i primi due album solisti. |
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5
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Frankiss scusami ma per una volta non sono d'accordo con te! Questo album è fantistico uno dei migliori non solo di DLR ma della storia della musica... Ogni pezzo è un piccolo capolavoro con "drop in the bucket" su tutti... 99! |
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Penso che la cosa più rilevante di questo disco sia la presenza dello sfortunato Becker |
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@luci di ferro: tra l'altro, a costo di farmi linciare dai fan dei VH, ho sempre pensato che Hagar fosse superiore a DLR. |
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'For Unlawful Carnal Knowledge' CAPOLAVORO ASSOLUTO dei Van Halen dello stesso anno (1991) battono sta schifezza di David Lee Roth 'A Little Ain’t Enough'. Piangi piangi e mangiati le mani diamante Davide. |
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'For Unlawful Carnal Knowledge' CAPOLAVORO ASSOLUTO dei Van Halen dello stesso anno (1991) battono sta schifezza di David Lee Roth 'A Little Ain’t Enough'. Piangi piangi e mangiati le mani diamante Davide. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. A Lil' Ain't Enough 2. Shoot It 3. Lady Luck 4. Hammerhead Shark 5. Tell the Truth 6. Baby's on Fire 7. 40 Below 8. Sensible Shoes 9. Last Call 10. The Dogtown Shuffle 11. It's Showtime! 12. Drop in the Bucket
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Line Up
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David Lee Roth - Voce, Armonica Jason Becker - Chitarra solista Steve Hunter - Chitarra ritmica Matt Bissonette - Basso, Cori Brett Tuggle - Tastiere, Cori Gregg Bissonette - Batteria, Percussioni
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RECENSIONI |
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