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19/02/21
THE DEAD DAISIES
LIVE CLUB - TREZZO SULL'ADDA (MI)
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Peste Noire - L’Ordure à l’état Pur
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( 9972 letture )
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Fase 1: Ma che diavolo… Fase 2: Ah ma è tutto così… Fase 3: Eccezionale!
Ascoltando L’Ordure à l’état Pur la successione di queste tre frasi sembrerebbe proporsi alla mente quale un pensiero più che naturale. La nuova fatica dei Peste Noire, infatti, si presenta come un album più che mai spiazzante. Risulta evidente il ritorno alle sonorità più schizoidi già presenti in Folkfuck Folie (2007), secondo lavoro della band francese, mentre il passo falso dato dall’ultima uscita discografica, Ballade cuntre lo Anemi Francor (2009), appare ormai lontano e dimenticato.
Questo disco è l’esempio lampante di come la rabbia, la frustrazione e la confusione possano convivere a stretto contatto con la musica: attimi di pura follia sono tranquillamente seguiti da situazioni di calma estrema, con le dissonanti chitarre elettriche che lasciano il posto ad accordi acustici e, in qualche frangente, ad una soave voce femminile. Cosa sia passato per la mente del frontman La Sale Famine du Valfunde, leader indiscusso dei Peste Noire, è qualcosa di tanto sorprendente quanto incomprensibile ai più… Ascoltando e riascoltando l’album ci si trova di fronte ad un vero e proprio “trattato” avente per tema l’attuale condizione dell’essere umano: questi, attanagliato dalla malinconia e dalla depressione, amare conseguenze di una società immorale e malata, è ossessionato da una vita insoddisfacente, ombra oscura di quel continuo susseguirsi di ostacoli, dispiaceri e nefandi accadimenti che da tempo infangano la purezza dei giorni.
La release si apre in un modo particolarmente sinistro: qualche nota di chitarra accompagnata da un agghiacciante ululato, il tutto seguito da una serie di accordi di chitarra acustica mista a voci confuse: ciascun elemento non fa che trasmettere una forte sensazione di caos successivamente ampliata dallo sconfortante discorso del cantante, vero e proprio manifesto dell’angoscia esistenziale. Finisce così l’intro all’interno di Casse, Pêches, Fractures et Traditions, pezzo che, destinato poco dopo ad esplodere in una ritmica tipicamente rock, si mantiene comunque fortemente influenzato dalla tradizione black metal: le chitarre sono grezze e sporche al punto giusto, mentre lo screaming trasuda disperazione da ogni singola parola. Trascorsi circa cinque minuti dall’inizio del disco, lo stupore non tarda a rifarsi vivo: l’insano cantato si unisce, infatti, a sonorità tipicamente folkloristiche che non ci si aspetterebbe d’incontrare in un album del genere. Dopo questo breve stacchetto, si susseguono una serie di cambi di tempo e variazioni vocali che, decisamente di classe, si mostrano adatte ad ogni particolare momento della composizione. Pongono fine alla canzone rumori di animali da fattoria con Famine che trasforma la sua voce in un verso simile a quello di una gallina con chiari problemi mentali. Nella seconda canzone, Cochon Carotte et les sœurs Crotte, i Peste Noire introducono elementi techno-industrial senza andare ad intaccare l’armonia (o disarmonia, come preferite) della canzone. Questa è una chiara dimostrazione di come gli elementi elettronici possano risultare piacevoli se usati a dovere, e non a casaccio tanto per dare la dimostrazione di aver provato a “sperimentare”. Come sottofondo, si può udire una coppia nell’atto di consumare il proprio rapporto amoroso: si passa da attimi di pura esaltazione ad urla disperate, per poi concludere con pratiche più estreme, schiocchi di frusta compresi; il brano risulta essere particolarmente disturbante anche grazie all’apporto di un vecchio organo, strumento tanto affascinante, quanto inquietante. La lunga J’avais rêvé du Nord parte con il suono di una pistola che, dopo essere stata caricata, spara un colpo; tra rumori di sirene e vetri infranti trovano spazio gli elementi più disparati: monolitici riff di chitarra, ritmiche techno, uno screaming marcio e malatissimo, ma anche attimi più quieti e calmi, come quando la base è costituita dall’arpeggiare di una chitarra acustica e sale in cattedra la dolcissima voce femminile di Audrey Sylvain. In seguito un potente blast-beat spazza via tutto trascinando la canzone nei meandri del black metal più puro e cruento. Nel finale, Audrey e Famine si esibiscono in un duetto vocale di grande effetto; veramente belli i secchi ma melodici riff di chitarra e gli assoli finali, che riescono a generare un’atmosfera quasi horrorifica. A questo punto il nostro amato cantante decide di autodedicarsi una canzone, intitolata appunto Sale Famine Von Valfoutre, dove basso e chitarra danno vita ad una composizione veramente spettrale e il brano assume connotati meno sperimentali e più legati al sound tipico e diretto dei Peste Noire. Con La Condi Hu la band raggiunge il massimo livello di malinconia e disperazione, difatti la canzone è lenta e le note scandite da ogni strumento alimentano la nostra sensazione di tristezza interiore. Il testo parla non solo delle malattie che nel corso degli anni hanno colpito il genere umano, ma anche delle guerre, del nucleare e, in tono chiaramente ironico, del sudoku.
La sensazione finale è stata, come detto in precedenza, di disorientamento. Mi sono sentito spiazzato da un lavoro eclettico e particolare come L’Ordure à l’état Pur, ottimo album prodotto da queste menti contorte, ma geniali. Credo che i livelli raggiunti dai Peste Noire siano veramente elevati, in quanto sono riusciti a creare un album che se ne frega di accostarsi ad un genere musicale preciso, mostrandosi veramente sperimentale. Quindi, metallari stanchi dei soliti cliché, nonché amanti delle sperimentazioni, fate immediatamente vostro questo album!
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Ma è vero che stanno subendo un pesante ostracismo con cancellazioni da vari festival europei? |
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Album eccezionale, pregno di malinconia e di melodie, nel tipico stile "sgraziato" dei Peste Noire. Anche gli elementi elettronici ci stanno da dio. La Condi Hu vertice emotivo dell'album. 90 |
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Questo è buono ma la follia più rozza La Sanie des siècles me lo fà preferire...Sarei curioso di leggere la rece dell'ultimo Le chaise diable...Schizzatissimi, li apprezzo anche se a volte è difficile stargli dietro tra musica e testi. |
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Magnifico, uno dei pochi dischi di una band black metal che adoro! |
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Ballade era pessimo... questo un capolavoro.. |
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sentire i peste noir leggendo IT è traumatizzante. sono traumatizzato |
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Questo disco è magnifico. |
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Sul fatto della voce, credo che Nails abbia ragione. Nell'album Le Sanie des siècles - Panègyrique de la dègènèrescence la sua voce ha un tipico suono di disperazione. Nell'ultimo lavoro invece ha cambiato tono, se si può dire cosi. Comunque i PN hanno fatto un ottimo lavoro con l'ultimo album, e non è la prima volta. |
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Disco magnifico, l'ho praticamente divorato. Una delle più interessanti realtà black metal odierne. Voto 85. |
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Nessuno ha notato invece come la voce di Famine sia notevolmente cambiata? più mesta, senza quel tocco di gracchiato tipico suo che sembrava sempre che si stesse per strappare le corde vocali. manca la disperazione, si sono spenti, e pure le sonorità lo dimostrano. meno acide e spinte e più cupe e sorde. Io poi, sono amante delle sperimentazioni, ma l'introduzione della drum machine (?) mi ha davvero deluso e ha cancellato il mito dei peste noire che si distinguevano, elevandosi, dagli altri del genere, per il loro urlato straziante, le sonorità sporchissime e le atmosfere depressive. Tutti elementi che in questo album vengono meno. Ovviamente, a parer mio... |
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Sinceramente stupendo, ma anche 'Le Sanie des siècles - Panègyrique de la dègènèrescence' è meraviglioso, insieme a Ballade cuntre lo anemi francor. |
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Ottimo disco, così come i predecessori...darei un 80 |
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Album molto particolare, ma mi è piaciuto cmq, per me è un 75/100...... E poi a me ballade è piaciuto parecchio, non ai livelli di la sanie ovviamente, ma cmq molto bello |
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Davvero grande. Veramente grande. Si ha la sensazione di vivere certe scene, con tutti gli elementi di sottofondo. Non sono d'accordo con voi riguardo Ballad Cuntre Lo Anemi Francor che giudico essere davvero un ottimo album. |
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Disco metal dell'anno finora, senza se e senza ma. |
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ooh bentornato padre !!!!  |
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c'è troppa roba in sto disco risulta un pò discontinuo alla lunga ti rimbambisce. |
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Sti Blackster francesi pestano come la peste bubbonica, la scena francese continua a dimostrarsi una delle più attive e creative del genere e scusate se è poco |
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@bloody guarda... se cerchi sonorità alla "La Sanie des Siecles" ti dico che questo album puoi passarlo tranquillamente. Magari prova ad ascoltarlo, poi chissà... |
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il debut è stato una delle migliori cose mai uscite dalla francia, peccato che non sono stati in grado di ripetersi...scemando fino ad arrivare al raffazzonato Ballade...questo ancora devo decidere se prenderlo o meno...per pra pendo per il no... |
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il debut è stato una delle migliori cose mai uscite dalla francia, peccato che non sono stati in grado di ripetersi...scemando fino ad arrivare al raffazzonato Ballade...questo ancora devo decidere se prenderlo o meno...per pra pendo per il no... |
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Non m'hanno mai detto nulla e continuo a considerarli mediocri, quest'ultimo mi ha annoiato non come quelli passati ma siamo lì. |
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Comunque sia Ballade e' da me considerato il disco piu' completo di sempre. Non capisco cosa abbia di male, e' un dannato capolavoro! |
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2
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Appena ho visto il disco in prima pagina mi sono commosso. Siete davvero la migliore webzine del pianeta. Il disco e' magnifico, eclettico, FAMINE!. 95/100 |
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1
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Questo non l'ho ancora sentito, ma per me "ballad..." è un capolavoro |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Casse, Pèches, Fractures et Traditions 2. Cochon Carotte et les sœurs Crotte 3. J’avais rêvé du Nord 4. Sale Famine Von Valfoutre 5. La condi hu
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Line Up
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La Sale Famine de Valfune – Voce, Chitarre Indria – Basso Vicomte Chtedire de Kroumpadis – Batteria, Percussioni Audrey Sylvain – Voce
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RECENSIONI |
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