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Lou Quinse - Rondeau De La Forca
( 3427 letture )
Il roster delle band folk in Italia, come si nota, va sempre più ampliandosi anno dopo anno, e, come in questo caso, i risultati sono più che apprezzabili. Purtroppo però, attorno a questo genere, si sono creati un eccessivo numero di stereotipi, specialmente a livello musicale, che tendono ad allontanare una discreta cerchia di ascoltatori permettendo loro di lamentare l’eccessivo uso di cliché semplici (a volte banali) e spesso utilizzati da molte altre band. In questo modo si prova un effetto di già sentito che non incita all’approfondimento della scena in tutta la sua totalità. Inoltre, l’apparente “leggerezza” e semplicità delle composizioni non è sempre in grado di appagare i fan più esigenti e difficili.
Diciamocelo: non tutti i pregiudizi sono infondati ed anzi, in alcuni di essi, c’è addirittura più che un fondo di verità. A mio parere, i moderni derivati folk vanno presi per quello che sono e che vogliono rappresentare, accettandone tanto i pregi quanto i difetti: essendo l’essenza stilemica fondata sul tentativo di rievocare antiche usanze e tradizioni in chiave moderna (a volte anche estrema) è ovvio che l’allegria e la “beonaggine” affiorino spesso e volentieri. Detto questo, non bisogna cadere nell’errore di prendere qualsiasi concetto come oro colato, valutando invece in modo oggettivo ogni singola uscita.

Parliamo quindi dell’atteso debutto degli italiani Lou Quinse, nati nel 2006 dall’unione di due componenti: Furio Sguayzer e Daniele Quaranta, rispettivamente addetti all’organetto e alle voci. La proposta dei nostri è una delle più singolari che si siano mai viste negli ultimi anni, senza però arrivare a poter parlare di innovazione sonora o di evoluzione tecnico-strumentale: la vera innovazione è a livello lirico.

Ma cosa hanno di strano e particolare questi testi?
Ebbene… se prima di cominciare ad ascoltare il disco vi premurerete di dare uno sguardo a tracklist e titolo, sicuramente verrete indotti a credere i Lou Quinse una band dalle origini francesi. Non vi sbagliereste completamente, perché comunque un’influenza d’oltralpe è presente; ma i Lou Quinse, per la precisione, scrivono testi in francoprovenzale. Sì esatto, il francoprovenzale (o arpitano), lingua romanza parlata in Francia, nella Svizzera francofona, in Valle d’Aosta e in un certo numero di valli piemontesi.
Più precisamente il termine Lou Quinse significa “Il Quindici”, ovvero il numero del diavolo nei tarocchi. In particolare, nelle vallate francoprovenzali ed occitane, la popolazione tendeva ad associare il numero quindici all’antagonista del Bene. Da qui nasce l’idea di accostare il moniker alla musica così da manifestarsi in qualcosa di “diabolico”, un po’ come spesso si fa nell’heavy metal più convenzionale che da sempre ha giocato con questi temi.
La band cerca di fondere antichi brani occitani ad un accompagnamento più deciso, quest’ultimo essenziale per la creazione di una base dove possano adagiarsi con senso le remote composizioni popolari.

Parliamo dunque del contenuto di Rondeau De La Forca.
A dare il via ci pensa Calant de Villafranca, aperta da un agghiacciante riff e da un imponente screaming. La ritmica si alterna tra attimi di pura velocità a momenti più pacati, dove si mettono in evidenza strumenti come l’organetto e il flauto. La successiva En Passant La Riviere risalta l’importanza delle composizioni estranee al metal: chitarre, basso e batteria costituiscono infatti un semplice contorno per la solita melodia di occitana origine. Il brano è molto ben spinto, grazie all’inserimento di vocalism in growl e ad uno screaming decisamente acido e tagliente. La title track è particolarmente aggressiva e senza troppi fronzoli. Il merito è sicuramente di Daniele Quaranta, singer della band, a suo agio dietro il microfono e molto abile nel destreggiarsi tra diversi tipi di cantato. Papa, Demi La Bella scorre senza intoppi con il classico sottofondo folkloristico in accompagnamento: purtroppo però non è molto diversa dalle precedenti. Arriviamo spediti a La Femna Louerda: il motivetto, particolarmente ispirato e più allegro rispetto a quelli delle prime tracce, la renderebbe una canzone da osteria assolutamente perfetta. Le ultime tre canzoni non aggiungono nulla di nuovo a quanto già mostrato in precedenza: Diga Joanetta dispone di un assolo molto buono nella parte centrale, ma nulla di più; Tourdion procede tranquillamente in un contrasto tra ritmiche thrash e dolci melodie; infine Sem Montanhols chiude l’opera, canzone messa in risalto da un eccellente cantato che ci mantiene sempre concentrati per tutta la durata del disco.

In definitiva il risultato non è male, dato che a tratti il CD suona decisamente piacevole. Purtroppo però i Lou Quinse tendono a cadere troppo spesso nella ripetitività e nella semplicità degli accorgimenti folkloristici che, per poter ulteriormente crescere, dovranno essere sviluppati con più attenzione e piglio. Per ora sottolineo l’eccelsa prova del cantante, il quale dispone di una voce splendida che mi ha piacevolmente colpito e che potrà colpire chiunque si avvicini con entusiasmo a Rondeau De La Forca.
Band promossa da cui in futuro mi aspetterò di più!



VOTO RECENSORE
65
VOTO LETTORI
56.24 su 45 voti [ VOTA]
Bender
Sabato 8 Dicembre 2012, 13.19.43
6
Mi auguro di vederli come minimo al fosch fest...........tecnicamente e genialmente straordinari!
Matteo
Venerdì 30 Novembre 2012, 20.50.30
5
Ma che figata di band!
Dirt
Venerdì 30 Novembre 2012, 0.27.24
4
Molto bravi, ho sentito qualcosa di questo cd e devo dire mi hanno colpito in positivo! La titletrack è stupenda! Continuate così ragazzi!!!!!
Astorin
Venerdì 30 Novembre 2012, 0.03.37
3
Geniali, davvero geniali! Attendo il prossimo lavoro
KArk
Giovedì 5 Luglio 2012, 23.57.34
2
Io trovo invece che la proposta musicale di questi ragazzi sia molto originale e interessante. Oltretutto live sono dei mostri sia di bravura che di presenza scenica quindi totale supporto \m/
fabriziomagno
Giovedì 21 Luglio 2011, 0.50.24
1
completamente d'accordo con giacomo... le canzone sono buone, ma arrivare alla fine, nonostante la breve durata del lavoro, non è cosa facile. Voto: 65
INFORMAZIONI
2011
Autoprodotto
Folk Metal
Tracklist
1. Calant De Villafranca
2. En Passant La Riviere
3. Rondeau De La Forca
4. Papa, Demi La Bela
5. La Femna Louerda
6. Diga Joanetta
7. Tourdion
8. Sem Montanhols
Line Up
Daniele Quaranta (Voce)
Ivan Di Vincenzo (Chitarra)
Luca Braga (Chitarra)
Furio Sguayzer (Organetto)
Federica “Chicca” Rismondo (Flauto)
Francesco Cavallero (Ghironda)
Domenico Santoro (Basso)
Davide Di Vincenzo (Percussioni)
Simone Cottura (Batteria)
 
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