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Orianthi - Believe
( 3040 letture )
CHI È ORIANTHI?
Mi sembra giusto introdurre Orianthi con una breve biografia, dato che -nonostante il successo ottenuto- la chitarrista australiana non ha raggiunto vasta notorietà tra gli amanti del metal, complice il fatto che la proposta della bionda musicista non è puramente metal, ma piuttosto è accostabile ad un pop-rock contagiato dal tipico virtuosismo chitarristico degli anni '80.
Nata nel 1985 ad Adelaide da genitori di origine greca, Orianthi è un'artista che grazie alle innumerevoli collaborazioni con artisti di fama mondiale ha saputo velocemente imporsi sul mercato come una delle realtà musicali femminili più promettenti. La passione per la musica ed in particolare per la chitarra nasce dal padre, anch’egli chitarrista, e già in giovane età Orianthi si approccia a questo meraviglioso strumento, tanto che a soli 14 anni può già vantare esibizioni con svariati gruppi in Francia ed in Inghilterra; ma è a 15 anni che la carriera di Orianthi prende una svolta drastica, riuscendo ad aprire un concerto di Steve Vai, che sarà il primo di una lunga serie di grossi nomi della chitarra con cui avrà l'onore di suonare (servono esempi? Credo che Carlos Santana, Prince ed Eric Clapton possano essere sufficienti...).
Attualmente, insieme a Jenniffer Batten (nota per aver suonato con Michael Jackson), Ana Popovic e Bonnie Raitt (due grandi chitarriste blues), è una delle poche chitarriste donne ad avere avuto successo mondiale non tanto e non solo per la sua capacità compositiva (che tratterò in seguito) quanto per le abilità tecniche, il gusto e la versatilità sullo strumento.

L'ALBUM
Passando alla recensione vera e propria, sono rimasto abbastanza deluso da questo album. Tutto è ben suonato, gli strumenti si amalgamano perfettamente l'uno con l'altro, i suoni di Orianthi sono molto curati ed arrangiamento e produzione sono quasi perfetti; manca purtroppo la materia prima, ossia canzoni efficaci e non banali! Già dall’ascolto della prima According To You si riesce a capire quale sarà il proseguimento dell'album, con poche idee e strutture che si ripetono costantemente per ogni brano. Ascoltando il disco si ha l'impressione di sentire un musicista fenomenale ma che sfrutta le sua capacità per dei banali pezzi pop-rock, quasi fosse una specie di John Mayer al femminile -con l'unica differenza che John Mayer lo ascolto volentieri perché mette sempre “qualcosa in più” nelle sue canzoni. Orianthi è piatta, tutto è standard, riesci a capire come suonerà la traccia che stai per ascoltare quasi ancora prima di ascoltarla. Mi viene il sospetto che la colpa non è di Orianthi ma dei vari produttori e songwriter, che hanno forse voluto che la giovane chitarrista incidesse un album più easy-listening per il grande pubblico, piuttosto che rischiare il denaro investito in un progetto destinato ad un’elite fatta di palati fini.
Non può essere un caso che, andando a vedere gli autori delle canzoni, le tracce meglio riuscite siano quelle che vedono Orianthi come compositrice principale, come nel caso di Drive Away, una ballata blues che richiama Clapton, ed Untogether, con delle parti di chitarra che possono ricordare i già citati John Mayer e Santana. Gli assoli delle canzoni riescono ad eliminare momentaneamente la monotonia del pezzo: in questi frangenti Orianthi dà il meglio di sé e tutte le sue influenze vengono a galla. Su tutti si possono sentire fraseggi tipici dello stile di Steve Vai -per via di un suono molto fluido, dovuto a poche plettrate ed ad un utilizzo massivo del legato- e di Eddie Van Halen, non a causa del tapping come molti penseranno ma per la presenza di certi lick caratteristici e per il modo in cui viene usata la leva del vibrato.
Alla fine comunque l'unico pezzo che riesce veramente a salvare quest'album dalla noia è Highly Strung, pezzo rock strumentale che come special guest vede Steve Vai in persona! Sicuramente questo è il brano migliore dell'album, perché riesce ad essere orecchiabile e di facile ascolto senza mai sembrare prevedibile. Scritto a due mani da Orianthi e Steve Vai, il pezzo alterna parti melodiche a parti in cui i due guitar-heroes si scambiano gli assoli in ogni battuta, come in una sfida, facendo praticamente cantare le loro chitarre.

CONCLUSIONI
Conviene acquistare quest'album? La mia risposta è “no”, ma non mi sento nemmeno di bocciarlo del tutto. Si possono trovare degli spunti interessanti negli assoli di Orianthi -a molti chitarristi farebbe comodo “rubare” alcuni suoi fraseggi sulla sei corde- il brano realizzato con Steve Vai è di ottima fattura, la produzione è a livelli altissimi e i ritornelli orecchiabili lo rendono un album pop-rock adatto agli amanti del genere. Solo che, come già ampiamente spiegato, tutto ciò non è parso abbastanza…



VOTO RECENSORE
61
VOTO LETTORI
25 su 17 voti [ VOTA]
Khaine
Sabato 3 Settembre 2011, 12.50.45
4
yeah! Passa a salutarci ogni tanto eh
baruni
Sabato 3 Settembre 2011, 12.46.15
3
ciao bello! ho avuto un po' da fare in questi ultimi mesi ma mi sono tenuto cmq informato! un abbraccio a tutta la vecchia guardia!
Khaine
Giovedì 1 Settembre 2011, 20.09.09
2
Baruni, da quantu tempu 8-)
baruni
Giovedì 1 Settembre 2011, 19.58.21
1
che gran pezzo di PRS...
INFORMAZIONI
2009
Geffen Records
Rock
Tracklist
01 According to You
02 Suffocated
03 Bad News
04 Believe
05 Feels Like Home
06 Think Like a Man
07 What’s It Gonna Be
08 Untogether
09 Drive Away
10 Highly Strung
11 God Only Knows
12 Find It
13 Don’t Tell Me That It’s Over
Line Up
Orianthi Panagaris - Voce, Chitarra
Paul Bushnell - Basso
Chris Chaney - Basso
Brian Chiusano - Chitarra
Josh Feese - Batteria
Frank Zummo - Batteria
Michito Sanchez - Percussioni
 
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