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Korpiklaani - Voice of Wilderness
( 4311 letture )
Nell’ondata di consensi che la scena folk metal ha ricevuto in questi ultimi anni, i Korpiklaani sono stati sicuramente uno di quei gruppi che, nel corso del tempo, è riuscito a farsi eleggere fra i “santoni” del movimento, assieme ai connazionali Finntroll, grazie ad uno stile personale e originale, capace di catturare l'ascoltatore dopo pochissimi istanti. Una caratteristica dei finlandesi è sempre stata, infatti, la semplicità con la quale le loro canzoni entrano nella testa dell'ascoltatore, merito soprattutto dell'attitudine piaciona e godereccia che ha spalancato ai Nostri la strada del successo mondiale.
Voice of Wilderness, secondo full lenght della band, è stato sicuramente una delle tappe fondamentali che li ha portati ad essere popolari, in quanto contenente alcune fra le loro hits più famose, come l'iconica Beer Beer o la bellissima Native Lands, oramai classici immancabili nelle esibizioni live.
In particolare, dopo il buonissimo esordio Spirit of The Forest del 2003, i nostri avevano il compito di dimostrare al mondo intero di che pasta fossero realmente fatti, rispondendo con un disco concreto e maturo.

Già dalle due canzoni poste in apertura, le divertenti Cottages And Saunas e Journeyman, capiamo che il disco punta molto sulla velocità e la semplicità. Non aspettatevi ritmi complessi e inutili giri di note: tutto scorre liscio come l'olio, divertente come una bevuta con gli amici, e soprattutto fresco come una serata d'estate finlandese. I ritmi in levare e i ritornelli da cantare a squarciagola, sostenuti da un Jonne Järvelä in gran forma, costituiscono il cuore delle due canzoni che risultano essere fra gli episodi migliori del disco. Con Fields in Flames è tempo di rallentare - solo leggermente - la velocità, in favore di riff più vicini all'heavy classico. Siamo comunque di fronte ad un ottimo pezzo, di cui è particolarmente apprezzabile il refrain più ragionato rispetto lo standard del gruppo, oltre al riff portante, veramente di ottimo gusto. Una piacevolissima melodia di flauto introduce la prima strumentale del disco, la discreta Pine Woods, che va ricordata per la presenza di uno dei pochi assolo di chitarra, tra l'altro ben riuscito, di tutta la discografia dei finnici (inserito verso la fine della canzone). Ritorniamo ora ad alti livelli con Spirit of The Forest, che riprende il titolo del precedente disco, ma che stranamente è stata inserita in questa release. Poco male, il brano, che si apre con dei vocalizzi particolari di Jonne, procede lento nella strofa, per alzare leggermente il tiro in vista del ritornello, decisamente uno dei migliori mai composti dal gruppo, capace com’è di coinvolgere sin dal primo ascolto. Tuttavia è con la successiva Native Land che si tocca realmente uno degli apici del disco: le melodie toccanti e nostalgiche del violino dipingono un ritratto della patria del gruppo, la Finlandia, qui descritta come una “terra indomabile e selvaggia”, dove la mente cerca conforto e pace dal dolore della vita. Musicalmente siamo a livelli eccelsi, e non si esagera dicendo che questa canzone è semplicemente un capolavoro. É tempo di caccia con Hunting Song: le atmosfere ritornano allegre e festose, la malinconia del brano precedente è solo un ricordo; il ritmo aumenta sempre di più, e sembra quasi di essere stati coinvolti sul serio in una battuta di caccia al cervo. Altro episodio ben riuscito è la seconda strumentale del disco, Ryyppäjäiset, che scorre veloce nei suoi tre minuti scarsi, in attesa della traccia successiva, un vero e proprio classico della band e probabilmente di un genere intero. Si parla ovviamente di Beer Beer, brano che da solo rappresenta la filosofia che i Korpiklaani cercano di trasmettere con i loro dischi: basta leggere uno stralcio del testo per capire di cosa stiamo parlando. Il pezzo è tirato e veloce, sprizza alcool da tutti i pori e il ritornello è qualcosa di veramente indescrivibile poiché, nonostante gli anni, risulta impossibile resistere alla sua carica travolgente: un classico imprescindibile. Una piccola curiosità: la song è in realtà un rifacimento in lingua inglese di Vuola Lávlla, contenuta nell'album Shamániac degli Shaman, band pre-Korpiklaani. Old Tale parte tranquilla, con degli arpeggi delicati e un flauto che tesse la melodia principale, ma dopo circa due minuti le chitarre graffianti fanno il loro ingresso, facendo guadagnare alla composizione velocità e potenza. Si arriva al termine del viaggio con l'outro acustico Kädet Siipinä (Hands as Their Wings), arricchito dalla partecipazione del Wesilahti Wiking Choir e che risulta piacevole da ascoltare pur non aggiungendo molto al lavoro.

La prestazione di tutti i musicisti è ottima: il mattatore Jonne Järvelä è al massimo della forma, cardine attorno al quale si muovono tutti gli altri membri; i due chitarristi Toni Honkanen e Cane non sfoggiano di certo una tecnica eccelsa, ma anzi svolgono il loro lavoro con genuinità, ed è proprio questo che rende coinvolgente e spontaneo il loro operato. La sezione ritmica, a cura di Matson alla batteria e Arto al basso, è compatta e suona granitica. Dulcis in fundo troviamo Hittavainen, colui che si occupa della strumentazione folk, bravissimo nell’amalgamarsi con il sound della band.

I Korpiklaani hanno dimostrato con questo secondo full lenght un’evidente maturazione rispetto al pure ottimo debut: da questo momento cominceranno una marcia forzata che li spingerà a pubblicare addirittura un album all'anno, con risultati che via via li vedranno scemare fino alla delusione del recente Ukon Wacka. Ciò non deve però impedire di prendere Voice of Wilderness per quello che è, ovvero un ottimo manifesto di una band che si è fatta col tempo portabandiera di un genere, e continua imperterrita per la propria strada.

IN ALTO I CALICI!



VOTO RECENSORE
85
VOTO LETTORI
63.36 su 50 voti [ VOTA]
Finntrollfan
Sabato 21 Gennaio 2012, 15.01.32
4
Bel disco ma per me è meglio Tales along this road
Theo
Venerdì 30 Dicembre 2011, 22.10.25
3
concordo con la recensine, su tutte spiccano beer beer e hunting song, il mio voto è 80
Echoes
Domenica 14 Agosto 2011, 19.08.41
2
Native Land è leggendaria come d'altronde tutto l'album
fabriziomagno
Sabato 13 Agosto 2011, 17.17.30
1
ottimo disco, con punte di eccellenza in Beer Beer e Hunting Song. Concordo con il voto
INFORMAZIONI
2005
Napalm Records
Folk Metal
Tracklist
1. Cottages And Saunas
2. Journey Man
3. Fields in Flames
4. Pine Woods
5. Spirit Of The Forest
6. Native Land
7. Hunting Song
8. Ryyppäjäiset
9. Beer Beer
10. Old Tale
11. Kädet Siipinä (Hands as Their Wings)
Line Up
Jonne Järvelä (Voce, Chitarra, Yoik)

Toni “Honka” Honkaken (Chitarra)
Cane (Chitarra)
Hittavainen (Violino, Flauto, Mouth harp, Jouhikko, Torupill)
Arto Tissari (Basso)
Ali Määttä (Percussioni)
Matti Johansson (Batteria)
 
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