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StoneLake - Marching On Timeless Tales
( 2316 letture )
La strada della mediocrità è sempre la più trafficata e solo in pochi riescono nell’impresa di evitare gli ingorghi ed arrivare con successo alla meta; tra questi, ahimè, non figurano di certo gli svedesi Stonelake, giunti con questo Marching On Timeless Tales al quinto album in studio. La band si distingue (termine fin troppo lusinghiero) per un classico heavy-power melodico tanto, anzi troppo caro, alla scena svedese e scandinava in generale. Per dischi del genere la redazione potrebbe preparare una sorta di modulo prestampato in cui inserire di volta in volta il nome del gruppo in questione perché la storia è sempre la stessa: una buona tecnica individuale, alcuni refrain coinvolgenti se non ruffiani, strutture non troppo complesse e assai prevedibili, qualche giorno di ascolto più o meno gradevole e poi via nel dimenticatoio. Quando tutto questo accade non al debutto ma alla quinta fatica, allora ne risente anche il giudizio sulla band: se in cinque tentativi non riesci ad esprimere qualcosa che ti permetta di emergere, evidentemente non hai molto da dire e sei destinato a restare nel limbo della mediocrità.

A voler essere buoni, è possibile intravedere qualche miglioramento rispetto ai precedenti lavori, ma sono tutte migliorie tecniche o di songwriting, mai di personalità o di originalità; in particolare merita una menzione la voce di Peter Grundström, alta, potente e decisamente adatta al genere anche se spesso priva di espressività e pathos. Buona anche la prova di David Lindell alla tastiera, ma pure in questo caso tornano le accuse di freddezza e, talvolta, di manierismo; simili discorsi potrebbero valere in linea di massima per ciascun membro della formazione svedese.
Se volete farvi un’idea riguardo a Marching On Timeless Tales vi basterà scegliere a caso un numero da 1 a 10, ascoltare la traccia corrispondente (neanche tutta, è sufficiente arrivare al primo ritornello) e chiedervi se essa vi ha davvero lasciato qualcosa. Ora ripetete lo stesso giochino con un capolavoro heavy-power a vostra scelta: notate qualche differenza o sbaglio?

Insomma, penso che abbiate capito con chi e cosa abbiamo a che fare, ossia una band mediocre ed un album dimenticabile che può essere lasciato senza rimpianti sugli scaffali del vostro rivenditore di fiducia. Chiudo con una piccola e sana polemica: per molti esperti o semplici ascoltatori la fredda mediocrità equivale automaticamente ad un 6 politico (cercate in linea altre recensioni dell’album per credermi), nulla di più sbagliato secondo il modesto parere di chi vi sta parlando. Accontentarsi è un verbo che non dovrebbe nemmeno esistere nel vocabolario di chi crea musica o arte in generale.



VOTO RECENSORE
49
VOTO LETTORI
25.29 su 17 voti [ VOTA]
Radamanthis
Venerdì 19 Agosto 2011, 18.43.24
4
Nel mondo del professionismo ci metterei anche la prima frase della rece: "La strada della mediocrità è sempre la più trafficata e solo in pochi riescono nell’impresa di evitare gli ingorghi ed arrivare con successo alla meta"....in questa rece Golden Boy ha scritto delle perle di saggezza...bravo bravo!
Lizard
Venerdì 19 Agosto 2011, 18.25.58
3
Eh ma quando ci vuole ci vuole
golden boy
Venerdì 19 Agosto 2011, 17.47.50
2
lizar non dire così che dopo divento tutto rosso
Lizard
Venerdì 19 Agosto 2011, 15.38.52
1
L'ultima frase della recensione andrebbe stampata ed affissa in tutte le sale prova/studi di registrazione mondiali!
INFORMAZIONI
2011
Massacre Records
Heavy/Power
Tracklist
1. Red Canyon
2. Liar
3. Sound Of A Whisper
4. SnakeChild
5. Fool With No Denial
6. Rain
7. Lay Down The War
8. Give It Up
9. Winds Of Fire
10. Enter The Temple
Line Up
Peter Grundström (Voce)
Jan Åkesson (Chitarra)
David Lindell (Tastiera)
Lasse Johansson (Basso)
Jens Westberg (Batteria)
 
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