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Goreaphobia - Apocalyptic Necromancy
( 2562 letture )
I Goreaphobia.
Facciamo come in tv.
Non dico nulla per non “influenzare” – sebbene mi renda conto che condizionare voi sarebbe come piegare la volontà della sig.na Rottenmeier.
O meglio, dico ma non dico. Dico senza prendere posizione.
Anzi, facciamo così, per non farci mancare niente, prendo ben due posizioni.
Ci provo per lo meno, dai :-)


I GOREAPHOBIA CI PIACCIONO ASSAIE.

Si formarono nel 1988, cambiando costantemente line-up e senza mai produrre full-lenght.
Questo creò intorno loro uno stato di quasi-leggenda: nel panorama sotterraneo metal di quegli anni ’80 i ragazzini impazzivano alla ricerca di materiale dei Goreaphobia, fosse una maglietta, uno straccio di cassetta, un cappellino.
I Goreaphobia divennero ben presto uno dei gruppi spalla più ricercati.
Vuoi il feroce sound black-death, vuoi lo stile grezzo e sudicio, vuoi quelle sfumature old school thrash, fatto è che questi Goreaphobia, con il “mistero” delle loro mancate produzioni, costruirono un’aurea di fascino sul loro nome.
Arriviamo a oggi. Finalmente partoriscono il primo full-lenght dopo 15 anni.
Meglio tardi che mai insegna mamma.
Il risultato è un lavoro vario che di certo non ricade nel banale o nel ripetitivo. Sono più chiare che ovvie tutte le tracce di quel buon e vecchio thrash metal tanto creditore verso l’attuale death.
Guitarwork ghiozzo e pesante, nessun virtuosismo onanistico sulle corde.
Riff-trama solida, buon baricentro musicale: l’assetto chitarristico è ben piantato su tutta la struttura melodica dell’album.
Riconosciamo anche alcune sezioni di black in mezzo ai cambiamenti headspinning thrash-death.
I tamburi - ovviamente sporchi – suonano blastbeats decisi e senza titubanze, modulandosi tra velocità mid-tempos scanditi e up-tempos 2 casse.
Il basso è comprensibile, sanza infamia e sanza lode come direbbe il sommo. Il giusto basso per una giusta produzione primitiva e ruvida. Semplicemente coerente al genere, ai propositi, al loro storico.
La voce si discosta dal pensiero di “classico growl death”. È un ringhio che gioca molto sugli up-tones, meno pachidermico, più urlato, più diretto.
Un occhio rapidissimo, a schizzo e a sprazzo a qualche canzone.
Xurroth Rreeth N’ves Helm cavalca un thrash old school pesante e trascinoso. Non ha un lontano retrogusto Testament? Sì, dai, qualcosa sì. Quanto ci piacciono queste venature “vintage”!
Attractor è una lirica quanto mai sperimentale. C’è l’immancabile buon old thrash, ma ci sono anche collegamenti crossover e quella vaga sensazione di dejà-vu che dipinge in noi in modo acquarelloso (perché no, non ce ne vogliamo rendere conto e no, non vogliamo ammetterlo!) la parola punk.
Rust Worms and the Noxious Fever They Bring pesta un death metal old school molto semplice ed esaustivo, per poi mutarsi in un thrash crossover pressante.

In definitiva Apocalyptic Necromancy suona tutte le influenze congelate negli anni ‘80 in quel passaggio delicatissimo tra thrash e death, aggiungendo elementi moderni che si allontanano dalle solite pubblicazioni death trite e ritrite.

Il che, ci piace assaie. Tanta roba.


BABBA BIA I GOREAPHOBIA .

Si formarono nel 1988, cambiando costantemente line-up e senza mai produrre full-lenght.
E si sente.
Si riunirono poi dopo una quindicina d’anni per sfornare quelli che sarebbero stati i due unici FL (meglio tardi che mai insegna mamma).
E si sente anche questo.
Non riuscendo a sbarcare il lunario come i colleghi Deicide e Morbid Angel (fedelissimi al death), sfoderano quindi due album ben lontani dalla “purezza death” che ci si potrebbe aspettare.
Nel particolare, Apocaliptyc Necromancy è un impasto disgustoso di generi in cui riesco a distinguere death (ma neanche troppo), qualcosina-ina-ina di black, crossover, thrash old school a palate e secchiate e qualche reminescenza lontanissima di punk.
Ebbene sì. Punk.
Miscugli di generi atti a creare stupore e cercare di emergere dalla massa. Tanto non ce la fai. Che tristezza.
Il risultato è sì un album che non ricade nel banale e nel ripetitivo ma… bè no, aspe. Un attimo.
Non è così vero che non sia banale e ripetitivo. Forse se ci si aspetta il buon caro classic death d’accordo questo lavoro non è affatto ordinario.
Ma all’interno del pasticcio di generi dell’intera produzione i ponti, i riff, i passaggi (che siano death, thrash, crossover o quel che si vuole) sono già sentiti e risentiti.
Nulla di nuovo.
E quindi ci troviamo ad ascoltare un album che ci rimanda irrimediabilmente ai loro demo anni ’90: guitarwork troppo semplicistico e frettoloso, i riff cadono nei soliti giri già troppe volte consumati e “headbangin’-ati”.
Certo, l’intera struttura regge, ma sfido io: a fare sul già fatto siam bravi tutti.
I tamburi – ovviamente sporchi - suonano mid-tempos prevedibili e up-tempos in doppia cassa.
Per non farsi mancare niente. Sia mai.
Il basso esiste senza mai emergere. Semplicemente coerente al gruppo.
E la produzione di certo non lo aiuta. Casalinga e superficiale. Non dà la giusta luce alle diverse componentistiche; l’effetto finale è un raffazzonamento caotico e confuso.
La voce non ci piace. Non ce n’è. Noi affezionati alla purezza del death, all’autenticità di quel growl magmatico e pesante fatto di bitume e lava, sta roba la bistrattiamo. E a ragion veduta.
È un urlo. Sporco, ma un urlo. Non è profondo, non è cantato in una cava. Non è un death-growl. Diamine, a noi piace l’incazzatura ruttata!
Due cose velocissime su un paio di canzoni.
Xurroth Rreeth N’ves Helm non è niente di più di un vecchio e pesante thrash old school. Noiosa.
Attractor è una lirica quanto mai indefinita e ibrida. Thrash, crossover, e qualche goccina di punk. Tipo cacio sul pesce. Non c’entra niente.
Rust Worms and the Noxious Fever They Bring si prende gioco di me: si apre con un death metal old school facile facile per poi trasformarsi in un thrash crossover che, anche qui, c’entra come il gelato e la ferrovia.

In definitiva Apocalyptic Necromancy suona tutte le influenze congelate negli anni 80 in quel passaggio delicatissimo tra thrash e death, aggiungendo elementi moderni a una costruzione finale che risulta quindi disordinata, disorientante, patetica, barbosa.

Il che, non ci piace proprio per niente. Poca roba.


. Plausi .
Detto questo, da casa che dite?
Io la mia idea già ce l’ho.
Per voi, quale accendiamo?



VOTO RECENSORE
50
VOTO LETTORI
29.68 su 16 voti [ VOTA]
BILLOROCK fci.
Mercoledì 24 Agosto 2011, 9.09.00
4
irastarna : basta con lsd ...
irastrana
Mercoledì 24 Agosto 2011, 8.05.15
3
fdrulovic: bello il tuo nick. mi ricorda i quadri impressionisti, da lontano se lo guardi senza leggerlo, è un nick normale come tanti altri. ma poi ti avvicini, lo leggi con attenzione e delicatamente si scompone in "vite" a sè stanti... bello.
fdrulovic
Martedì 23 Agosto 2011, 15.31.16
2
Io ho sentito solo White Wind Spectre su Youtube e l'ho trovata piuttosto bellina. Pero' un po' poco per esprimere un giudizio assennato. Bella l'idea dela doppia recensione...
Breadinho
Lunedì 22 Agosto 2011, 15.12.47
1
Apriamo le danze dei commenti va la... per me recensione più che pisellabile! ... scherzi a parte la recensione come tutte le volte è scritta magnificamente bene e trovo una linearità tra la prima parte e la seconda parte... brava Ira! ... La mia idea già ce l'ho anche io... 50 è il voto giusto!
INFORMAZIONI
2011
Dark Descent Records
Death
Tracklist
1. Apocalyptic Necromancy
2. Xurroth Rreeth N'Vez Helm (City of Rot and Decay)
3. The Attractor
4. Void of the Larva Queen
5. Shroud of the Hyena (.....Innall Ninuttix.....)
6. Footpaths in the Vortex of Doom
7. Dark Star Dementia
8. Igigi Reactor
9. Totem of the Vulture (.....Sirrix Noxhuun.....)
10. Sigil on Death's Hand
11. White Wind Spectre
12. Rust Worms & The Noxious Fevers They Bring
Line Up
Chris Gamble – Vocal, bass
VJS – Drums
Alex Bouks – guitars
Jim Roe – Drums
 
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