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19/02/21
THE DEAD DAISIES
LIVE CLUB - TREZZO SULL'ADDA (MI)
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Untimely Demise - City of Steel
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( 1753 letture )
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Che energia, quella sprigionata dagli Untimely Demise! Sin dal primissimo ascolto del loro recente City of Steel, infatti, la band canadese lascia trasudare dosi copiose di adrenalina, istigando naturalmente all'headbanging. Con il suo farneticante rincorrersi di riff orgasmici, assoli folgoranti, la voce da strega di Matt Cuthbertson e la concitata intersezione, a velocità folle, di strutture, sproloqui vocali esasperanti ed excursus melodici, il quartetto nordamericano mette a punto un sound tonante e di sicuro appeal presso gli amanti del thrash classico e sferzante. Probabilmente quest’album non sarà il disco dell'anno, e l'entusiasmo che traspare nella disamina che segue va comunque preso con le molle perché, per quanto valido e trascinante, City of Steel rimane “soltanto” un validissimo esempio di quanto le band revivaliste sanno sfoderare oggi, a trent'anni dalla scintilla iniziale del thrash. Nulla di rivoluzionario, sia chiaro, semmai un bel disco che ci farà scapocciare un po’, e non un capolavoro capace di restare impresso negli anni a venire (cosa abbastanza comune, nel genere, ai giorni nostri).
Limitandoci all'attualità e all'ascolto fine a sé stesso, il platter è tutto da gustare, si fa valere e garantisce sudore e movimento, con il suo spettro sonoro abbastanza articolato da non apparire stantio, mai ripetitivo, mai banale nonostante l'intrinseco scopo di devastazione che caratterizza questo genere metallico. In tal senso è significativo l'impatto di pezzi come l'opener Bloodsoaked Mission o la successiva Forger of Belief, velocissime prove di forza nelle quali vengono concentrati riff al vetriolo, ottimi guitar solos -sensati e ben concepiti- e refrain vocali coinvolgenti. Il thrash degli Untimely Demise è radicato nella tradizione, ma al tempo stesso risulta fresco e attuale, grazie ad una nitidezza ed una liquidità sonoro-melodica non indifferente. La tensione rimane sempre alta, surriscaldata dal riffato eccitante e da pregevolissime sezioni strumentali, che conferiscono spessore e dimensione al platter; per quanto cruenti, le linee vocali non risparmiano qualche passaggio più catchy (Hunting Evil), in mezzo ad una serie entusiasmante di intrighi melodici ed arrapanti scorribande ad alto contenuto orgasmico (The Unmaker e la titletrack), talvolta persino spruzzate da qualche blastbeat. A rotta di collo, si corre col piede costantemente sull'acceleratore, senza momenti di flessione e con un ascolto che scivola via omogeneo, interessante, valido. La band, originaria di Saskatoon, coglie perfettamente l'essenza del thrash e la ripropone in maniera efficace e dotata del giusto “tiro”: niente male per una formazione sorta appena nel 2007, e che aveva mosso i primi passi due anni dopo con l'EP Full Speed Metal. La coesione tra i singoli elementi della band garantisce un suono omogeneo e che, nonostante il buon livello tecnico, appare scorrevole e diretto, improntato con decisione sul ruolo affilato delle chitarre e sulla loro capacità di spaziare su disparati approcci stilistici, come visto, passando indifferentemente da un taglio assassino ad uno più armonicizzato, naturalmente senza perdere mai l'energia, la carica e l'attitudine manifestate in tutto l'arco del full length.
Piace parecchio l'architettura dei pezzi, che prevede improvvisi cambi di direzione, merito di un ampio e consistente parco di riff efficaci, e piacciono batoste stordenti come la conclusiva Virtue in Death, infarcita di ampi solismi incendiari, anche se dopo appena trentadue minuti il disco sembra un po’ troppo breve: sette tracce sono effettivamente pochine, anche se è sempre meglio gustarsi canzoni che siano poche ma buone piuttosto che annoiarsi con inutili riempitivi. Il drummer Scott Cross e il bassista Murray Cuthbertson reggono una sezione ritmica solida e scrosciante, le chitarre del singer e di Glen Drover completano le fila di una truppa d'assalto che ci sbatte in faccia un pugno di up-tempos urticanti e privi di passaggi a vuoto. E' obbligatorio ribadire quanto posto nell’incipit: non sarà il disco che farà la differenza, ma se è un'opera capace di generare entusiasmo ben venga.
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8
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Questo album spacca! non posso fare a meno di sentirlo di continuo. Hanno attinto alle radici come correttalmente recensito, ma hanno saputo evolvere verso la modernità. Ci trovo un po' di tutto in veste rivista: guardando al passato non mancano richiami maideniani, ai primi Exodus e ai Death, verso il nuovo c'è molto degli Arsis. Il tutto in salsa esplosiva. Forse poteva essere migliore la produzione perchè gli strumenti non staccano sullo sfondo, ma da un lato il tutto rende ancor meno banale l'ascolto perchè anche dopo averlo consumato trovi sempre qualche perla sfuggita alla prima. Complimenti a questi ragazzi. |
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7
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magnifica copertina splatter...magnifica... voto 80 |
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6
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Confermo la tua impressione, sembra proprio Stalingrado. |
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5
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Potrei prendere un abbaglio clamoroso, ma mi sembra quasi che titolo del disco ed artwork facciano riferimento alla battaglia di Stalingrado della II Guerra Mondiale... |
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4
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Lol a me non dispiace la copertina, e non mi dispiacerà neanche l'album, a quanto vedo... |
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3
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Certo che la copertina é proprio orribile! |
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2
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ehehe ma è un piacere!  |
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1
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ti fanno sgobbare eeeh, the trasher ??!!  |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Bloodsoaked Mission 2. Forger of Belief 3. Hunting Evil 4. Streets of Vice 5. The Unmaker 6. City of Steel 7. Virtue in Death
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Line Up
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Matt Cuthbertson (Voce, chitarra) Glen Drover (Chitarra) Murray Cuthbertson (Basso) Scott Cross (Batteria)
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RECENSIONI |
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