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25/04/24
MARDUK + ORIGIN + DOODSWENS
AUDIODROME, STR. MONGINA 9 - MONCALIERI (TO)
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Battlecross - Pursuit of Honor
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( 2305 letture )
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Band sostanzialmente thrash vecchia scuola i Battlecross, che però incorpora nel proprio sound alcuni elementi più moderni che la rendono in grado di interessare fasce di pubblico più ampie; ma andiamo per ordine. Nati nel 2003, i ragazzi di Detroit riescono a trovare una formazione equilibrata solo nel corso del 2007, incrementando poi la solida fama di live band che nel frattempo si erano già creati, per poi giungere nel 2010 all'autoprodotto Push Pull Destroy, che li segnala all'attenzione generale. Li segnala tanto bene, che la Metal Blade li mette sotto contratto, dando loro la possibilità di esordire ufficialmente con Pursuit of Honor, che altro non è se non l'autoproduzione precedente, leggermente "aggiustata" dalla casa discografica con modifiche assolutamente di retroguardia, quali il cambio del titolo di un pezzo (Aiden è diventata Kaleb), quello del titolo dell'album, e l'aggiunta dell'outro. Roba che non sposta di una virgola la sostanza delle cose.
Come detto l'impianto di base è poggiato su un solido thrash old school senza troppi fronzoli, connotato da una discreta padronanza tecnica, e reso ancor più feroce dalla prova vocale quasi costantemente al limite di Kyle Gunther. Tuttavia sono alcuni elementi death che spostano il tasso di violenza del disco molto in avanti. Escludendo il breve -ma bello- arpeggio introduttivo che porta lo stesso titolo dell'album e l'outro Foreshadowing, il resto è una sfuriata continua ed ossessiva, che trova momenti di grande impatto praticamente in ogni canzone, con le punte di diamante del lavoro che possono essere individuate in Push Pull Destroy (della quale vi abbiamo proposto il video qui), potenziale singolo "amichevole", che presenta alcune soluzioni più vicine alla conteporaneità; in pezzi massicci e basati su "riffoni" pesanti e d'impatto quali Kaleb, Rapture e Better Off Dead, in grado di far scapocciare indefessamente più di un ascoltatore; ed in Misery (anche di questa potete vedere il video qui), classica mazzata finale sui denti, condita da un bel break e da un bel solo. Da segnalare più compiutamente i contenuti tecnici del lavoro: in particolare mi soffermerei -detto del cantate- su una sezione ritmica quadratissima, con menzione d'onore per il drummer Michael Kreger, e sul buon amalgama della coppia d'asce Tony Asta/Hiran Deraniyagala, ambedue in possesso di discrete doti tecniche e di un certo gusto per il riff.
Pursuit Of Honor è corto, cattivo e violento, ed in questo senso molto riuscito, dato che presumibilmente è proprio questo il risultato che i Battlecross miravano ad ottenere, disponendo di un lotto di pezzi che acquisterà senza dubbio molto più senso nelle infuocate esibizioni dal vivo che i cinque -questa è la loro fama- sono in grado di offrire, ma non è esente da pecche. Nulla che non vada in particolare, della musica abbiamo detto, la produzione è più che sufficiente, con un suono ben bilanciato, forte e non pompato falsamente oltre il limite, ed a mio parere l'album può arrivare ad interessare chiunque si muova tra thrash dagli 80 in poi (vedi anche la cover), death e -perchè no?- hardcore e nu-metal, manca però di due o tre idee oltre la media che avrebbero innalzato il giudizio da discreto/buono ad ottimo, e questo è un difetto che affligge molte delle uscite contemporanee. Meno di quaranta minuti di velocità, pesantezza e sommovimenti tellurici che possono dare molte soddisfazioni nell'immediato, ma che difficilmente resisteranno allo scorrere del tempo. Tuttavia al giorno d'oggi questo è già un buon risultato, e non mi sento affatto di sconsigliarvelo. Spero solo che in futuro siano in grado di fare un salto di qualità che, peraltro, è alla loro portata, in modo da segnalarsi nell'immenso mare di uscite per lo più inutili, che affollano il panorama discografico odierno.
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3
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A me piacciono, parecchio anche! Non saranno il massimo dell'originalità ma spingono! Sono d'accordo con la recensione e spero possano maturare ulteriormente in futuro! |
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2
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Questa band ha una grandissima botta di culo ad avere dietro la Metal Blade, per essere giovani è tanta roba. il genere sarà pure thrash metal, ma il timbro del cantante è uguale a quello di Anders Friden degli In Flames, poi non si addice per nulla al thrash. Tutto sommato questo album non è malvagio, a chi piace il genere... |
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1
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preferisco di gran lunga i nostrani INJURY, però gli americani hanno la metal blade, dietro al culo, conta molto... |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Pursuit of Honor 2. Push Pull Destroy 3. Kaleb 4. Deception 5. Man of Stone 6. Breaking You 7. Rapture 8. Leech 9. Better Off Dead 10. Misery 11. Foreshadowing
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Line Up
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Kyle Gunther (Voce) Tony Asta (Chitarra) Hiran Deraniyagala (Chitarra) Don Slater (Basso) Michael Kreger (Batteria)
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RECENSIONI |
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