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A Pale Horse Named Death - And Hell Will Follow Me
( 4074 letture )
La morte, spesso evocata sotto varie forme nella musica metal, questa volta assume le sembianze di un cavallo scheletrito che sta per irrompere nei nostri incubi con un’aria tutt’altro che rassicurante.
Naturalmente tutto questo non può impressionare chi è abituato a vedere, sulle copertine dei dischi, mostri dalle svariate sembianze che già da tempo tentano invano di rendere i nostri sonni meno tranquilli.
Eppure un lieve sussulto si può provare ascoltando la prima traccia del disco, in cui il temibile cavallo venuto dall’inferno galoppa ansimante fino a fermarsi e nitrire proprio nelle nostre orecchie, come se avesse trovato quello che stava cercando…

Ma chi si nasconde dietro un’idea così ardita? Si tratta di una band al proprio album di esordio: A Pale Horse Named Death. Una presentazione sicuramente d’effetto per un gruppo che porta una ventata d’aria fresca nel panorama gothic metal, anche se, osservando dietro le quinte, si scopre che in realtà è un progetto creato da una vecchia conoscenza, Sal Abruscato, ex batterista di una delle band più rappresentative del genere, vale a dire nientemeno che i Type 0 Negative. Dopo aver fondato insieme al compianto Peter Steele i T0N ed aver messo la firma, o meglio le bacchette, su album memorabili come Slow Deep and Hard e Bloody Kisses, nel 1993 decise di iniziare una nuova avventura con i Life Of Agony, gruppo thrash/alternative newyorkese.
Sarà stata la voglia di tornare alle sue origini e di mettersi in gioco come cantante e perfino chitarrista a spingerlo ad iniziare questa nuova avventura? E’ probabile, e per farlo ha scelto come compagni di viaggio musicisti di tutto rispetto, come Bobby Hambel, chitarrista dei Biohazard, e Johnny Kelly, batterista che lo sostituì nei T0N dopo la sua dipartita. Co-fondatore del gruppo, nonché chitarrista principale, è Matt Brown, produttore e componente dei Seventh Void, doom metal band di cui lo stesso Kelly aveva fatto anche parte. Completa la line up il bassista Eric Morgan.
Dopo le dovute presentazioni - ed aver capito che dietro quel nome nuovo si celano in realtà dei volti noti - è forte la curiosità di capire come se la caverà il buon Sal nei panni di cantante e soprattutto quale impronta i cinque abbiano deciso di dare al sound della loro neonata creatura.

Ad un primo ascolto si rimane un po’ disorientati dalla varietà di colori e sfumature di questo disco.
Il motivo prevalente è costituito da una vena spiccatamente dark, con composizioni abbastanza dirette, in cui basso e batteria essenzialmente accompagnano i riff, i quali si mostrano a tratti lenti (ma non troppo), a tratti energici e tirati, come tipicamente avviene nella migliore tradizione gothic metal. Per capirci meglio, vorrei azzardare un po’ dicendo che i primissimi brani hanno rievocato alla mia mente i fasti di Draconian Times dei Paradise Lost, anche se il suono roboante di riff distorti e la cantata groove inseriti nel finale di As Black As My Heart lasciavano già presagire che qualcosa di diverso fosse nell’aria, pur adattandosi magnificamente alla scena. I testi sono volutamente oscuri e privi di qualunque vena ironica, totalmente pervasi dall’assoluta e desolante perdita di ogni speranza; insomma ci sarebbero tutti gli elementi per un ottimo lavoro in chiave gothic.
Ecco però che queste premesse vengono disattese quando ci si accorge che le tracce immediatamente successive (mi riferisco in particolare a Heroin Train e Devil in the Closet) pur mantenendo a tratti ritmi lenti e accordature basse, presentano per lo più solo-riff lineari, scanditi da un drumming abbastanza vicino all’hard rock tradizionale. Un accostamento alquanto singolare ma tutto sommato ancora abbastanza digeribile, dato che si tratta ad ogni modo di brani di buona fattura. Ma le sorprese non finiscono, quando ci si imbatte in brani di breve durata e molto veloci come Bath in my Blood e Serial Killer, caratterizzati da sonorità più aggressive e distorte, da riff e giri armonici molto più semplici e diretti. Completano il quadro brani molto più vicini al concept iniziale dell’album, molto più complessi ed articolati, caratterizzati da riff più lenti e bassi molto profondi, con cambi di tempo e cori nello stile della band originaria di Sal. Suoni elettronici e ululati, il gracchiare di oscuri uccellacci, si innestano al loro interno per rendere il tutto abbastanza inquietante. Chiude in bellezza l’interessante gothic ballad Die Alone, al cui interno si può distinguere un pregevole intermezzo di sassofono, magistralmente suonato da un illustre ospite, Ulrich Krieger (Lou Reed), che si inquadra perfettamente in questo contesto triste e malinconico.

Ad una lettura attenta, un tale coacervo di generi e stili diversi rappresenta il naturale - e in fondo prevedile - risultato del lavoro di una band eterogenea composta da musicisti che di per sé si potrebbero definire veri e propri camaleonti del metal, in linea con lo spirito “alternative” (o “crossover” come a volte è stato anche definito) delle loro band originarie. Tutto ciò conferisce dinamismo all’opera, che si presenta poliedrica e mutevole nel suo corso, catturando l’attenzione dell’ascoltatore, trascinato quasi naturalmente soprattutto dall’energia sprigionata dalle tre chitarre.
Alla fine, però, l’accostamento e l’avvicendamento di brani così diversi tra loro, tende a risultare un po’ forzato, a confondere l’auditore, che riesce appena a sintonizzarsi su riff lenti ed energici per finire travolto in brani dai toni molto aggressivi, quasi hardcore punk, che, ad una visione d’insieme, più che impreziosire l’atmosfera complessiva del disco, sembrano completamente avulsi dal contesto.
Insomma, gli APHND non sono certo i primi a sperimentare in questo campo, e la sperimentazione è in fondo anche un innegabile pregio di questo disco, ma alcuni inserti appaiono più che altro riempitivi di cui a mio avviso si sarebbe potuto fare volentieri a meno.

Dovendo riassumere, si tratta comunque di un album interessante che è certamente riduttivo etichettare semplicemente come gothic/doom e che forse disattenderà un po’ le aspettative di chi cercava uno stile più vicino a quello dei T0N, le cui influenze sono comunque molto chiare ed evidenti, specie nei brani conclusivi. Tuttavia, mi piace pensare che la band sia ancora in cerca di un’identità precisa e che questo album rappresenti solo l’avvio per un fruttuoso processo di maturazione: ai posteri l’ardua sentenza!
Infine un commento sulla performance di Sal al microfono è d’obbligo: la sua voce si attesta prevalentemente su toni bassi e cupi, specie nei brani più vicini allo stile gothic/doom, mentre si fa più roca e sporca nei brani più rockeggianti e aggressivi, ma senza mai dare quel tocco interpretativo in più che potrebbe far decollare i brani e perfino denotando qualche sbavatura nell’intonazione. Più che al cantato, mi è sovvenuta, durante l’ascolto, l’idea di accostare la sua performance al parlato, dato che a volte la sua voce sembra semplicemente seguire, quasi stancamente, gli imponenti riff che appaiono essere sempre al centro della scena. Discorso diverso valeva per i T0N di Peter Steele, alla cui memoria nel booklet è dedicato l’epitafio “No More Negative”, presentato in modo quasi da riportare il contenuto delle incisioni sulla sua lapide. E scusate per la digressione, ma io un po’ mi sono emozionato…



VOTO RECENSORE
67
VOTO LETTORI
31.57 su 28 voti [ VOTA]
Andy '71
Sabato 12 Gennaio 2013, 9.41.13
5
Non concordo sul voto,questi non sono i TON,e quindi trovo assurdo paragonarli,sono un altra band che fà un altra musica,e la fà molto bene!A me è piaciuto molto e gli dò un bel 80!
Feanor
Venerdì 9 Settembre 2011, 14.53.24
4
E' da mesi che lo ascolto e ancora non mi ha stancato! Davvero un ottimo disco, secondo me
Ubik
Lunedì 5 Settembre 2011, 11.58.00
3
Buon album. Die Alone è veramente stupenda. Voto 70
NeuRath
Lunedì 5 Settembre 2011, 10.07.36
2
Un ascolto piacevole e nient'altro. Anch'io sarei stato sul 65 o poco più...
Sal Gutter
Lunedì 5 Settembre 2011, 2.47.16
1
Mah,ammetto che sono un T0N fanboy ma per me si merita molto di più,qua sentiamo i T0N con tendenze più stoner e a tratti gli AIC Insomma un lavoro molto buono,notevole la traccia finale con il tipico umore alla type 0 negative. Voto: 75
INFORMAZIONI
2011
SPV America
Gothic
Tracklist
1. And Hell WIll Follow Me
2. As Black As My Heart
3. To Die In Your Arms
4. Heroin Train
5. Devil In The Closet
6. Cracks In The Wall
7. Bad Dream
8. Bath In My Blood (Schizofrenia In Me)
9. Pill Head
10. Meet The Wolf
11. Serial Killer
12. When Crows Descend Upon You
13. Die Alone
Line Up
Sal Abruscato - Vocals, Guitars
Matt Brown - Guitars
Bobby Hambel - Guitars
Eric Morgan - Bass
Johnny Kelly - Drums
 
RECENSIONI
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