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Wolves In The Throne Room - Celestial Lineage
( 9366 letture )
Smarrita ormai nei sogni la dorata alba della Terra del Crepuscolo d’Estate, giunge dalle sacrali profondità del Nord Ovest americano il nostro malinconico preludio a quest’autunno 2011: si tratta di Celestial Lineage, ultimo vagabondaggio sonoro scaturito dalle panteistiche visioni dei fratelli Weaver, in arte Wolves In The Throne Room. L’album, degna chiosa di una trilogia aperta nel fu 2007 dalla sublime maestosità di Two Hunters, pur prendendo le mosse da quest’ultimo, si distacca tanto da esso quanto dai più tradizionali furori del precedente Black Cascade, addentrandosi in una serie di brumose aperture spaziali che ben definiscono il cupo amalgama di black metal, dark ambient e post-rock (percepibili vecchi e nuovi echi tra Emperor, Burzum e Agalloch) che, con qualche spruzzatina di doom e shoegaze – persino! –, ha reso i lupi statunitensi una delle proposte più affascinanti di un genere che, non di rado, recentemente pare abbia rasentato l’orlo del declino.

Quale, dunque, l’essenza di Celestial Lineage? L’attenta riflessione sull’anima errante racchiusa nei due versi finali dell’opener Thuja Magus Imperium potrebbe, forse, suggerirci la risposta:

Beyond the mists and golden light
Beyond the darkness transcending time


Ancora una volta, la parola “oltre” rivela la propria arcana natura di chiave di volta del tutto, una dichiarazione d’intenti, il cui peso non può non imporsi con delicata prepotenza su ogni nota del platter in questione, su ogni sofferto sospiro, su ogni lacerante urlo…

E il greve drappeggio di una natura muscosa ed opprimente fa il resto: sin dall’artwork di copertina, infatti, è chiaro che il passaggio attraverso quel varco ancestrale, che i nostri ben evocano nella cupa visione di un’incombente grotta dagli oscuri meandri, non sarà impresa di poco ardimento. E come non riconoscere un meritato plauso alla sapiente opera di creazione della fotografa Alison Scarpulla, coadiuvata nell’avvenuto delirio dalla mano surrealista del celebre Aaron Turner che, meglio noto quale voce e chitarra degli Isis, da tempo si cimenta nell’arte della copertina rock/metal?

Ma veniamo all’opus: questo disco è pura suggestione. È la sacerdotessa Jessica Kenney (Asva, Sunn O)))) che, già al lavoro con i nostri sul citato Two Hunters, rinnova la collaborazione e ci introduce nel mistico antro, a suon di campanelli e atmosfere dilatate: una voce eterea e solenne, ben presto soppiantata dal violento incedere di distorsioni e blast-beat che, sempre più soffocanti, appaiono dominati da un penetrante scream a base impastata, al cui tacere, ritmiche e suoni rallentano progressivamente sino a ritornare all’iniziale rarefazione, laddove synth, campanelli e distanti echi di una cadenzata litania femminile s’intrecciano a costruire un contesto di misteriosa evocazione, quasi ai limiti dell’ascesi. E, d’altronde la thuja, se ad essa va attribuito il riferimento del pezzo in esame, altri non è che la pianta appellata dagli americani con il significativo nome di Arborvitae, anche nota per il caratteristico odore d’incenso sprigionato dalla corteccia. Come di consueto, quindi, l’ammirata contemplazione dell’elemento natura continua a restare uno dei temi principe del duo di Olympia.
Segue la strumentale Permanent Changes in Consciousness: una sorta di coro mantra che, tra il gregoriano e lo sciamanico, trasfonde la voce dello spirito in una dimensione dai contorni oceanici, tra gabbiani, onde e fiamme crepitanti. Ma il momento meditativo è di breve durata, solo un attimo prima di Subterranean Initiation: qui i suoni riprendono la ruvidità e la sporcizia a loro più congeniale, lo scream si fa più intenso e sdegnato, i moduli ritmici variano di pari passo con le ambientazioni, sino alla dissonante caduta in un vortice dalle sonorità volutamente squilibrate… ed è proprio in queste divagazioni che si conferma la dichiarata influenza sui nostri delle settantiane introspezioni musicali di crucca memoria, il che vale a dire che ogni riferimento ai Popul Vuh NON è puramente casuale.
Ecco, però, che incalza, forse in maniera un po’ pleonastica, Rainbow Illness, nuovo intermezzo strumentale che, tutto retto dal piglio asfissiante dei synth, finisce per sfociare in una cinguettante visione dal magnetismo bucolico.
Ma il vero e proprio masterpiece dell’album è la rallentatissima Woodland Cathedral, pezzo ambient, le cui inflessioni calanti, arricchite qua e là da frammenti distorti dilatati all’inverosimile, oltre che da languide effusioni organistiche, tornano a rievocare i paesaggi liminari del subconscio, ancora una volta superbamente impreziositi dall’imponente gravità dei vocalismi corali di Jessica Kenney: riverberi sonori, la cui raffinata rifrazione sembrerebbe riservata ai soli intenditori.
A spezzare l’incanto è Astral Blood, traccia in cui l’originaria vena black metal, seppure intrisa da tutte le moderazioni atmosferiche del caso, risale in superficie con rinnovata violenza. Notevole l’inquieto scenario celestiale che, a metà pezzo, ci trascina verso l’incanto di uno sconosciuto universo parallelo. Il caotico marasma black, dunque, pare ora maggiormente purificato e – splendido controsenso – si ripresenta nella seconda parte del brano con una nuova, improbabile attitudine alla dolcezza (nera, s’intenda, ma pur sempre soave).
A Prayer Of Transformation il compito di suscitare l’ultimo, stupefacente abbaglio vergato da questo Celestial Lineage: distorsioni espanse che, ormai quasi irriconoscibili, si accoppiano ai synth cosmicamente diradati a supportare le lancinanti lyrics aventi per tema la suprema tra le metamorfosi, elogio della lentezza, della morte e del suo catartico epilogo.

Tramortiti, terminato il suadente vaneggiamento, non resta che soffermarsi ad apprezzare anche l’ottima produzione, omogenea e ben strutturata, volta ad esaltare al massimo livello tutta la serie di energie scaturite dal mistico ordito dei suoni.

Quale conclusione, dunque? Un disco complesso, a tratti greve, a tratti aereo, sicuramente tutt’altro che scontato. Un chiaroscuro dell’anima mundi al quale, personalmente, io non rinuncerei. La pecca, se così vogliamo definirla, alberga solo nell’incompiutezza di alcune intuizioni, il che, però, non può che farci ben sperare sulle future evoluzioni di un gruppo che non ha certo mai avuto timore ad esprimere la propria audacia. Un viaggio attraverso se stessi e la natura sovrana, tra ascese a cadute, ciascuna all’insegna della più ancestrale tra le spiritualità.
Cosa dire, se non VERI LUPI DELL’ESSENZA?

Gnôthi sautón/Nosce te ipsum/Conosci te stesso: questa l’esortazione iscritta sul tempio dell’Oracolo di Delfi, questo il giusto approccio all’itinerario tracciato dai Wolves In The Throne Room. Non si avvicini chi ha paura del buio.



VOTO RECENSORE
85
VOTO LETTORI
61.11 su 331 voti [ VOTA]
Sorath
Mercoledì 14 Marzo 2012, 17.38.13
25
Una delle poche band che riesce a suonare black metal senza copia e incollarlo...e poi questo disco...beh basta semplicemnte dire Astral Blood.
Flag Of Hate
Mercoledì 18 Gennaio 2012, 19.31.37
24
Agghiacciante. Uno dei migliori dischi del 2011 appena trascorso, per me. E dire che non amo il Black...89/100
Bloody Karma
Mercoledì 11 Gennaio 2012, 17.20.49
23
al centesimo ascolto posso direi finalmente che mi piace...ci devo stare perfettamente in linea con l'umore, ma ha una profondità d'intenti bestiale...
hellfish
Sabato 3 Dicembre 2011, 17.56.05
22
quoto undercover, anche secondo me sono un altra band iper-sopravvalutata! de gustibus
Breadinho
Lunedì 17 Ottobre 2011, 14.50.46
21
Giusto, ben detto! si avvicini solo chi ha le idee chiare! Ergo, si può avvicinare solo chi non è stato tramortito dalla recensione, terminato il suadente vaneggiamento...quando farò luce su queste parole che ho letto, deciderò di comprare o meno il disco... Per quanto riguarda il platter di gabbiani, fiammanti e crepitanti, io lo servirei in tavola col plate caldo... Giusto, "oltre" è proprio la chiave di volta del tutto...tutto e confuso...
Tommy
Mercoledì 12 Ottobre 2011, 12.50.41
20
Il migliore di loro. Uno dei dischi dell'anno, se non "Il Disco dell'anno"...Ieri sera al buio mi ci sono perso. Naturalismo mistico, il loro stretto contatto con le forze incontrastate e incontaminate della natura si percepisce in maniera fortissima, sono degli sciamani dei nostri giorni! Beati loro! Clamorosi! 95
Kryptos
Domenica 2 Ottobre 2011, 19.36.45
19
Uno dei miei dischi dell'anno, grandissimi lupacchiotti come sempre. 90
enry
Sabato 1 Ottobre 2011, 8.23.50
18
Sono ai primi ascolti e mi sta piacendo un botto, rischia davvero di essere il loro migliore. Ci torno sopra quando avrò assimilato meglio, ma posso già dire Astral Blood e Subterranean Initiation valgono da sole il prezzo del biglietto.
Bloody Karma
Venerdì 30 Settembre 2011, 15.48.09
17
ascoltato per la prima volta l'intero disco, ho ancora ricordi molto nebulosi sulle singole tracce, ma l'atmosfera regna sovrana...speriamo che cresca ulteriormente con gli ascolti
Bloody Karma
Giovedì 29 Settembre 2011, 9.26.02
16
@andrea: personalmente ti dico che ho apprezzato molto Malevolent Grain, mentre Black Cascade, pur avendoci dato una caterva di ascolti, continuavo a non entrarci in sintonia...non so che dirti, ma mi lasciava sempre qualcosa di incompiuti...cmq ieri ho ascoltato la prima traccia del nuovo e mi è sembrato un bel passo in avanti...vediamo il resto come prosegue
piggod
Martedì 27 Settembre 2011, 15.40.21
15
Dopo qualche ascolto sono sempre più convinto che si tratti del loro miglior lavoro. Se paragonato ai loro precedenti lavori non presenta alcuna novità, tuttavia ci troviamo dinnanzi alla summa di tutto ciò che hanno fatto finora. Da avere senza se e senza ma...
andrea
Martedì 27 Settembre 2011, 14.55.35
14
persephone: anch'io l'ho interpretata così. secondo me anzi è molto probabile che se ne escano con altri progetti. 'azz, ma che vi ha fatto di male Black Cascade?! matrixianamente parlando io lo trovo ottimo per "bilanciare l'equazione"... ad ogni modo, spero di risentire qualche esperimento con una voce à la jamie myers, come i pezzi di Malevolent Grain e Diadem insomma, che sono sicuramente tra i miei preferiti... per adesso c'è solo da decidere se milano o zagabria...
Bloody Karma
Martedì 27 Settembre 2011, 10.42.41
13
sicuramente in lista, ma l'ultimo black cascade è finito da tempo nel dimenticatoio...
Persephone
Martedì 27 Settembre 2011, 8.47.20
12
@andrea e tutti quelli che hanno rabbrividito nel leggere le recenti dichiarazioni rilasciate da Aaron Weaver: la citazione corretta è: "the last thing we will do in this incarnation of Wolves in the Throne Room"...ovverosia "l'ultima cosa che faremo in questa incarnazione dei Wolves in the Throne Room"...io non credo che debba trattarsi necessariamente di un preludio allo scioglimento...ipotizzo piuttosto un lungo e mistico letargo che si spera si configuri come semplice anticamera di una nuova metamorfosi...o almeno questo è quello che mi auguro...dalla nostra c'è il fatto che, a parte l'intervista in questione, il resto del web non sembrerebbe riportare notizie allarmanti in questo senso...dunque, godiamoci questo Celestial Lineage e rimaniamo fiduciosi per il futuro!!!
DIMMONIU73
Martedì 27 Settembre 2011, 8.27.18
11
...il 17 novembre tutti al Leonka!!! Se riescono a suggestionarmi dal vivo almeno la metà di quanto facciano i cd sarebbe già il concerto dell'anno!!!
Kuru
Lunedì 26 Settembre 2011, 22.09.56
10
Disco dell'anno
witchcult
Lunedì 26 Settembre 2011, 19.10.13
9
dopo una parentesi un pò spuntata "black cascade" tornano con un ottimo lavoro ai livelli di "diadems e two hunters" promossi
andrea
Lunedì 26 Settembre 2011, 17.13.28
8
cosa aggiungere a questa bellissima, ottima recensione? grande alice! il mio preferito assieme a Diadem (che tutti snobbano a quanto vedo, sempre a favore di Two hunters). spero solo che non sia il canto del cigno (una recente intervista me lo fa temere) ma se così dovesse essere sarebbe un signor canto.
Undercover
Lunedì 26 Settembre 2011, 17.02.36
7
A me continuano a convincere solo a metà, altra band sopravvalutata all'inverosimile.
spirale_vuota
Lunedì 26 Settembre 2011, 16.43.32
6
disco dell'anno? 95
Malleus
Lunedì 26 Settembre 2011, 16.26.27
5
capolavoro assurdo acquistato l'altro ieri, rilassante e profondo nel suo incedere maestoso, per me il voto è anche basso, minimo 90 per questa perla
Mickey
Lunedì 26 Settembre 2011, 16.25.57
4
Davvero interessante,vedrò di procurarmelo.
Arvssynd
Lunedì 26 Settembre 2011, 16.24.20
3
Dovrebbe arrivarmi a giorni, la canzone uscita in anteprima era fantastica... *postini muovetevi*
Kriegsphilosophie
Lunedì 26 Settembre 2011, 16.21.07
2
Io mi chiedo come facciano... Senza parole, grandi.
Moro
Lunedì 26 Settembre 2011, 16.17.54
1
Altro disco che entra dritto dritto nella top-5 dell'anno. voto meritatissimo.
INFORMAZIONI
2011
Southern Lord Recordings
Black
Tracklist
1. Thuja Magus Imperium
2. Permanent Changes in Consciousness
3. Subterranean Initiation
4. Rainbow Illness
5. Woodland Cathedral
6. Astral Blood
7. Prayer Of Transformation
Line Up
Aaron Weaver – Drums, Synth
Nathan Weaver – Guitars, Vocals
 
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