|
19/04/24
MARLENE KUNTZ
NEW AGE, VIA TINTORETTO 14 - RONCADE (TV)
|
|
Midnight Odyssey - Funerals from the Astral Sphere
|
( 6026 letture )
|
Uno straniante stato di tranquillità generato da un'imminente tensione, da un dramma in arrivo, il silenzioso torpore della mancanza di ossigeno e l'innaturale calma dovuta all'assenza di vita: questo è From Beyond the 8th Sphere, traccia con cui si conclude quel glaciale viaggio attraverso i sette cieli del cosmo a nome Firmament. Due anni ci sono voluti per comporre il seguito del debut di Midnight Odyssey. Due anni solari che però, a giudicare dalla nuova opera, equivalgono a due anni luce… Funeral from the Astral Sphere rappresenta l'arduo compito di apparire come successore di un album difficile, pretenzioso e -fortunatamente- vincente sotto ogni punto di vista. Dis Pater ha capito che le cose dovevano essere fatte in grande: d'altronde, perché limitarsi quando si deve indagare e (tentare) di svelare il cosmo? Il nostro “deus ex-machina" fa dunque capolino di nuovo sul pianeta Terra con un doppio cd che simboleggia tutta la pesantezza, la difficoltà e il fascino della descrizione sonora di qualcosa di altrettanto vasto e occulto. Firmament è una sorta di prova, una sorta di viaggio 0; Funeral from the Astral Sphere è invece l'esempio definitivo del perdersi nell'universo dominato dall'assenza di luce...
I sedici brani che si snodano attorno a queste due ore riprendono i temi sonori del debut amplificandone, dilatandone e desaturandone però i connotati. Il songwriting è sempre costruito sui sintetizzatori, mentre le parti black metal perdono di vibrazione, diventando più calde e rarefatte; le chitarre edificano un semplice muro di suono che smette di produrre riff per appoggiarsi alle melodie delle tastiere e alla sezione ritmica. Le urla di Dis Pater sono pungenti e strazianti all'inizio (Fallen from Firmament), per poi diradarsi sempre di più e mutare fino a disperdersi totalmente all'interno delle composizioni (sul finire dell'ascolto quasi non vi renderete più conto dei suoi screaming, oramai passati in secondo piano). Le influenze riscontrabili sono sempre quegli ipotetici pilastri della kosmischemusik che rispondono al nome di Vangelis e Tangerine Dream; ora però le melodie sono più visibili (o meglio, udibili), quasi orecchiabili. A Death so Pure riesce benissimo a ricreare queste onde sonore che si allontanano sempre di più verso l'infinito in superbi richiami burzumiani. Against the Moonlight rispolvera la lezione impartita da Filosofem aggiungendo tuttavia delle evocative voci pulite così da creare un amalgama che, pur riconducibile alle esperienze black del passato, resta in grado di brillare di luce propria e anzi, di configurarsi come un prodotto nuovissimo (stupendo il cambio d'atmosfera praticamente trasognante a metà brano).
L'improbabile calderone dei Midnight Odyssey continua a contenere gli ingredienti di progetti come Klaus Schulze, Dargaard, The Verve, Slowdive, Burzum e Summoning. Se ancora non siete stati in grado di immaginare questo mash-up col precedente Firmament, ora ne avrete l'occasione lungo questi centoventi minuti. Eppure Dis Pater riesce ad aggiungere inediti tasselli al suo psichedelico puzzle: An Od to Dying Spirits e Lost sono delle tracce acustiche con voce pulita (fra i migliori momenti del disco) che riescono a distanziarsi da qualsiasi esempio sperimentale di qualsiasi "metal band ": inserite in questo contesto, riescono ad emergere come delle mosche bianche che tuttavia si integrano perfettamente nell’album; difficilmente i due brani poterbbero trovare una posizione diversa nella storia della musica: c'è l'acustico ma non il folk, c'è la voce pulita e la melodie ma non il "pop"; di contro mancano alcuni elementi "cosmici" che però non impediscono di collocare tali titoli all'interno di questo dramma spaziale. Sono come voci provenienti dalle stelle che, scaturite dal vuoto, rieccheggieranno solo nel vuoto stesso.
Funerals from the Astral Sphere è un album fatto di antagonismi e piacevoli contraddizioni. Brani come When Death Comes Crawling, Secrets & Solitude e Silently in Shadows generano dei perfetti stati d'animo ricreando una sorta di calma interiore data dall'eterno fluttuare nel nulla. L'anello di raccordo fra il primo e il secondo disco rappresenta uno dei punti più forti dell'intera opera: Tears of Starfire unisce dei possenti cori nel contempo tragici ed epici; l'uso dei flauti richiama alla memoria Antikrist dei Dimmu Borgir e contemporaneamente scinde ogni possibile legame con il black metal convenzionale. Journey Across the Stars unisce il connubio Burzum-Filosfem ai Summoning, il tutto proiettato verso il viaggio astrale, rimosso da qualsiasi bagaglio storico; il climax è stupendo e al centro della traccia vi è un’escalation che contiene tutta la vuota e archetipica epicità della pesantezza immanente ma intangibile dell'universo sul mondo.
Anche ulteriori variazioni sul tema (Never to Return), che si manifestano con notevoli arpeggi acustici e voci pulite, trovano una personalissima posizione all'interno di questa opera mastodontica, integrandosi perfettamente con il resto del songwriting. Il secondo vertice di questo cd2 si tocca con la quasi conclusiva Shores Serene. Un'improbabile spiaggia deserta, sperduta in un qualsiasi pianeta ai confini dello spazio, mancante di un qualsiasi mare o di qualsiasi onda; una controparte drammatica ma elegiaca di Underwater Sunlight dei Tangerine Dream. I synth rintoccano delicati e orecchiabili e per la prima volta la chitarra emerge dalle ombre per stagliarsi contro le melodie fluttuanti (come era successo qualche anno fa in Nocturnal Prey). Il viaggio termina verso l'infinito: Those Who Linger at Night muta da brano ambient-kosmische a qualcosa di summoningiana e perturbante memoria; poi i cieli si aprono facendo spazio a quella sgraziata serenità che troviamo lungo tutto l'ascolto, in perfetta antitesi con le parti più drammatiche.
Dis Pater è riuscito ad oltrepassare se stesso, a creare quest'opera monumentale e senza confini che, se perseguita secondo il metodo convenzionale (cd1 e poi cd2), creerà qualche difficoltà solo ai 3/4 dell'ascolto per poi riprendersi meravigliosamente sul finale. Detto ciò, potreste anche divertirvi ad invertire i due dischi, osservando un risultato sostanzialmente invariato: una volta che ci si disperde nel bel mezzo delle stelle, non esistono più direzioni, né tantomeno punti di riferimento. A tal proposito vorrei comunque rimarcare la non facile assimilazione di tale opera, sicuramente non consigliata all’ascoltatore comune, che si distanzia di poco dal precedente album: l'enorme durata dell'album è messa in relazione alle strutture dilatate che compongono i brani; comprimerle sarebbe equivalso a compromettere la trascendenza e l'abbandono verso determinati stati mentali. D'altra parte il debut era sorprendente soprattutto perché riusciva ad evocare le medesime sensazioni in un arco di tempo decisamente più ridotto. Concludendo: Firmament si configura necessariamente come trampolino di lancio, un'ottima partenza dalla quale dipende questo meraviglioso svolgimento. Funerals From the Astral Sphere non è un prodotto che può essere vittima del compromesso e, per questo motivo, potrebbe non essere compreso appieno da tutti.
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
11
|
che bello. che viaggio. da brividi. |
|
|
|
|
|
|
10
|
ottimo, comprato e divorato |
|
|
|
|
|
|
9
|
@Bassi: si lo so, era una sorta di ossimoro che volevo usare per giustificare il tempo impiegato per concepire quest'opera e allo stesso tampo per alludere al "concept" dell'album. |
|
|
|
|
|
|
8
|
un lavoro che ho apprezzato non poco...Rece efficace e ben scritta |
|
|
|
|
|
|
7
|
Disco stupendo ed emozionante come pochi.Mi frena dall'acquisto la copertina semplicemente orrenda. |
|
|
|
|
|
|
6
|
L'anno luce misura la distanza, non il tempo xD |
|
|
|
|
|
|
5
|
Recensione tra le più precise che mi sia capitato di leggere. Azzeccati i commenti sui brani con clean vocals (An Ode... e Lost), che hanno esattamente quel ruolo nell'economia del disco. Inoltre, è stato colto perfettamente lo spirito dell'opera nel momento in cui si invita l'ascoltatore ad invertire l'ordine di ascolto dei dischi. "Funerals..." è stato concepito per non avere un capo e una coda, ed è un album doppio anche per comunicare - attraverso un minutaggio sostenutissimo - il "sense of wonder" di chi si trova davanti a qualcosa di cosmico, di troppo grande per essere immediatamente compreso e assimilato... Peccato che - di fronte a 2 ore di musica dalla qualità pressoché costante (e che costituiscono uno sforzo titanico per un giovane musicista come Dis Pater) - c'è chi ha storto il naso, subito scoraggiato da un ascolto che si prospettava lungo e impegnativo. Tempo tolto all'ascolto distratto di altri 30 dischi scaricati da qualche blogspot, immagino... Grazie, Moro. |
|
|
|
|
|
|
4
|
Firmament mi è piaciuto parecchio, questo appena lo trovo sarà mio. |
|
|
|
|
|
|
3
|
li avevo adocchiati anche io... |
|
|
|
|
|
|
2
|
Più che sembra interessante, è interessante come tutto quello che esce sotto la I, Voidhanger, supporto totale. |
|
|
|
|
|
|
1
|
sembra interessante! ascolterò... |
|
|
|
|
|
INFORMAZIONI |
|
|
|
|
|
Tracklist
|
CD1 1. Fallen From Firmament 2. A Death So Pure 3. Against the Moonlight 4. An Ode to Dying Spirits 5. When Death Comes Crawling 6. Silently in Shadow 7. Lost 8. Tears of Starfire CD2 1. Journey Across the Stars 2. Never to Return 3. A Midnight Odyssey 4. From a Celestial Throne 5. Secrets and Solitude 6. Shores Serene 7. Of Those Who Linger at Night 8. Funerals From the Astral Sphere
|
|
Line Up
|
Dis Pater - all instruments
|
|
|
|
RECENSIONI |
|
|
|
|
|
|
ARTICOLI |
|
|
|
|
|
|