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26/04/24
KARMA
CSA RIVOLTA, VIA FRATELLI BANDIERA 45 - VENEZIA
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( 1162 letture )
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Formatisi nel 2002 per volontà del frontman Vince Venom e stabilizzata la line-up solamente quattro anni dopo, gli Armour trionfano nel 2007 in un concorso indetto da una ditta polacca che, tra le altre cose, produce amplificatori e pubblica riviste metal: i quattro finlandesi, musicisti navigati in patria, si guadagnano così le agognate luci della ribalta e, con esse, attrezzature gratuite ed un contratto di promozione con la Dragonight Agency, già al lavoro con Hirax, Sabbat e Metalucifer. L'album di debutto, l’omonimo Armour, viene pubblicato dalla Primitive Reaction Records di Vantaa nel 2009 e contiene dieci tracce di hard rock che sembrano unire in un ideale connubio artistico-geografico le più significative esperienze anni Ottanta di USA, Germania e Gran Bretagna: con giri di chitarra ficcanti ed ariosi, indugianti su accordi alti che richiamano alla memoria Motley Crue prima maniera, Scorpions e soprattutto i Johnny Crash del consigliato Neighbourhood Threat (dal quale sembra attingere Can't Resist Your Spell), Venom e Slutz fanno del ritmo, dell'attitudine e della voglia gli ingredienti principali di questo prodotto.
Armati di una convinta ripetitività dei riff e del cuore che traspare dai cori e dagli effetti finemente abbinati alla voce, questi artisti si mettono in gioco proclamando la volontà di trovare la soluzione nuova, di onorare l'impegno offrendo la giusta grinta, senza prendersi troppo sul serio. Tra un inatteso stacco di batteria ed un assolo chitarristico alla ricerca di un'ispirazione sempre migliore, gli Armour portano a casa un risultato apprezzabile e decorosissimo: del disco piace soprattutto l'onestà, la consapevolezza nei mezzi, la capacità di stabilire obiettivi sfidanti ma raggiungibili, affinché il percorso con l'ascoltatore sia fonte di soddisfazione, senso della scoperta e puro entertainment per tutti. Mai frettolosi, padroni della scena anche nelle sezioni strumentali ed interlocutorie, i finlandesi sembrano possedere sempre l'asso nella manica, la soluzione stilistica intelligente per sfuggire, nella ciclicità di alcune soluzioni, alla noia: ecco allora che la varietà operaia di Armour affascina e conquista, quasi che all'ascoltatore si chiedesse una sorta di complicità nel non chiedere troppo ed avere fiducia. Sono davvero tante le strade intraprese, mantenendo una coerenza artistica di fondo, per provare a sfondare: ed anche se nessuna di queste dieci tracce può davvero dirsi memorabile, è impossibile non premiare con un sorriso il risultato di cotanto sforzo. La convinzione con la quale paiono interpretati anche alcuni degli episodi più insignificanti (Ready to Attack) colpisce e commuove: l'album trasuda cura e rispetto, impegno toccante, attenzione e fame di affermazione in una mobilità strumentale di rara intensità. Charleston e piatti in evidenza creano, insieme alla batteria riverberata, un rock fluffy, luminoso e laterale, inoffensivo e ritmato: i ride solleticati già nel corso delle strofe sono il biglietto da visita di questi campioni di semplicità e genuinità, poco pretenziosi e tremendamente veraci, desiderosi di arrivare al dunque e di mantenere la promessa. L'improbabile speed metal di Satan's Knights e Hellfire, le gorgoglianti trame chitarristiche di Roll Out (Or Get Rocked) e l'ardore liceale di Magick Armour sono vette di una profondità toccante, da prendere semplicemente come sono, senza necessità di ulteriori elaborazioni esegetiche. La band sembra scoprirsi ed offrirsi completamente, con il candore di chi sa di avere in dispensa poco (o, meglio, non tantissimo), ma te lo offre ugualmente con dignità. Il disco imita ed allo stesso tempo cerca una sua strada, alla Gigi Sabani, ed è forse nel sostanziale fallimento di questo percorso che si compie quel microdramma artistico capace di coinvolgere, di toccare, e di farci idealmente tifare per il futuro della band: ben lungi dal rappresentare un capolavoro, Armour si lascia dunque ascoltare nella sua divina fungibilità, con la bella copertina di Joe Petagno (Motorhead) a rappresentare una certa attenzione per l'involucro, per il contenente e per la prima impressione, per la quale non v'è mai una seconda occasione. Il disco, di conseguenza, è prodotto ottimamente: suoni ariosi e riconoscibili, che sembrano voler qualificare le chitarre come vera sezione ritmica a sostegno dell'esuberanza bombastica di basso e batteria, effetti utilizzati con intelligenza (echi, riverberi, wah-wah, battiti di mani), cori perfetti ed un cantato disordinato, costruiscono un sound gradevole ed un quadretto kitsch non lontano dall'imprevedibile genuinità del live.
Con questo allegro mix, perfettamente bilanciato, gli Armour sopperiscono con finnico stoicismo ad una capacità compositiva appena nella media, anacronistica e derivativa, inflazionata di cliché e testi (Metal fire, burning fire, Hellfire!) ai quali viene solamente chiesto di suonare bene, rispettando la metrica. Ecco perché dei Nostri, a dirla tutta, si potrebbe anche scrivere male, tanta e tale è la quantità di fonti dalle quali l'omonimo album attinge a piene mani: ma come nel caso del bimbo beccato con le mani nella marmellata, a prevalere è un apprezzamento sincero per un risultato fresco e spontaneo, per un rock'n'roll cangiante e primaverile e mai svenduto (significativa in questo senso la totale assenza di ballad), traboccante energia e stile, dinamismo e fisicità, doti alle quali una provinciale del rock deve appellarsi per sperare nel pareggio, al cospetto delle prime in classifica.
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2
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Pensa te...c'era anche la recensione..e non me ne ero accorto!! Ahhhh |
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Scoperto grazie a Doomale, gran bel disco heavy hard rock! Il sabato mattino ti dà la carica oh yeah! |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Rock'n'Roll Tonite 2. The Time Is Right 3. Sex Demon 4. Roll Out 5. Satan's Knights 6. Can't Resist Your Spell 7. Magick Armour 8. Hellfire 9. Ready to Attack 10. Heavy Metal Drinkers
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Line Up
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Vince Venom (Voce, Chitarra) Mike Slutz (Chitarra) Pete Talker (Basso) Johnny River (Batteria)
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RECENSIONI |
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