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19/04/24
GOATBURNER + ACROSS THE SWARM
BAHNHOF LIVE, VIA SANT\'ANTONIO ABATE 34 - MONTAGNANA (PD)
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Morton - Come Read the Words Forbidden
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( 2018 letture )
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Arrivano dall’Ucraina i Morton, band nata come progetto di studio del leader Max Morton, poi evolutosi in un gruppo vero e proprio, che giunge così al debutto sulla lunga distanza dopo l’EP Grimoire distribuito gratuitamente in rete. Le quattro tracce in esso contenute, Black Witch, Oblivion, Werewolf Hunt e Grimoire, sono state registrate e rimaneggiate dalla nuova line up per la pubblicazione di Come Read the Words Forbidden, presentandosi quindi in una nuova veste che si inserisce armonicamente nel contesto dell’album. I Morton vanno cercando il loro spazio in una galassia assolutamente inflazionata come quella del power metal europeo, fortunatamente mostrando diverse qualità che potrebbero incontrare i favori della stragrande maggioranza dei fans di questa corrente musicale e non solo. Concedere loro una chance, in considerazione del buon livello di questo debutto appare doveroso, se non altro per uscire dal giro dei soliti noti ed offrire una possibilità di ricambio ad una scena che rischia di soffocare per affollamento e scarsa capacità di innovazione.
Ascoltare un disco power e non avere la tentazione di skippare dopo trenta secondi di ascolto alla canzone successiva è già un buon segno della qualità dello stesso. Purtroppo, dobbiamo partire dall’assunto che stiamo parlando di un genere che ha dato probabilmente quanto di meglio aveva da proporre, per cui non resta che verificare man mano se ci sia qualcosa nelle nuove uscite che possa giustificare l’ascolto e l’acquisto. Un qualcosa che sia in primis la personalità del gruppo in esame e poi la qualità delle singole canzoni, ferme restando le imprescindibili qualità tecniche e una produzione che sia il più possibile scintillante ed in grado di enfatizzare la musica della band senza appiattirla o renderla evanescente. Qualità queste che i Morton possiedono senza dubbio. Anzitutto, la personalità: pur restando all’interno di un ipotetico manuale di regole del buon album power, il qui presente Come Read the Words Forbidden si rivela piuttosto movimentato ed in grado di differenziarsi sufficientemente nel calderone delle uscite di genere. Non siamo in zone di eccellenza, dato che il già sentito aleggia allegramente lungo tutto l’ascolto, ma le singole composizioni godono quasi tutte di una propria luce e di una caratterizzazione abbastanza marcata, tanto da risultare piacevoli e non necessariamente scontate. In secondo luogo, pur senza voler sfuggire in alcun modo alla qualifica di prodotto di genere, l’album scorre piacevolmente evitando strutture lineari e, quasi sempre, ritornelli happy metal che vorrebbero essere -forse- epici e finiscono spesso per ottenere solo l’effetto opposto. Al contrario, le canzoni godono di momenti diversi, che premiano un approccio “classico” il quale non disdegna però partiture chitarristiche vicine al thrash, piuttosto che momenti più cadenzati ed hard rock, finanche spingendosi verso tinte più oscure e vagamente doom. Molto buona la prestazione strumentale della band, che cerca giustamente di dare qualcosa in termini di arrangiamento e di perizia tecnica, restando però saldamente ancorata al buon gusto ed al tentativo di non lasciarsi andare troppo ad uno stile “facilone”, né ad inutili complicanze esecutive fini a se stesse. In generale, la musica si muove su coordinate piuttosto dinamiche e di buona presa, con abbondante ricorso a tappeti tastieristici enfatizzanti che rimandano abbastanza chiaramente a quanto proposto da Stratovarius e Sonata Arctica. Pregevolissimo il lavoro delle due asce in fase di riffing, mentre più canonico e standard risulta essere il loro contributo solistico, che raramente brilla per capacità comunicative. L’equilibrio raggiunto è senz’altro pregevole e costituisce uno dei punti forti dell’album: le maggiori critiche si concentrano su qualche ingenuità nel cantato di Max Morton, il quale tende forse ad esagerare in qualche frangente con toni superacuti abbastanza ridondanti, pur rendendosi artefice di una prova più che valida; si segnalano anche qualche appesantimento tastieristico di troppo, specialmente per quanto riguarda la scelta dei suoni ed uno-due brani non proprio indimenticabili dei quali si poteva fare a meno. Si deve comunque dare atto alla band, anche negli episodi meno riusciti, di saper comporre canzoni all’apparenza immediate che nascondono però un buon lavoro di arrangiamento in grado di garantire la godibilità anche dopo ascolti ripetuti. La qualità è piuttosto omogenea e non si segnalano cali di tensione significativi: la tripletta iniziale è la più vicina ai classici canoni power -Gamma Ray e Stratovarius in particolare-, assieme a Werewolf Hunt, mentre la doppietta finale costituisce invece il momento di maggior tensione “dark” dell’album. Molto buono l’intermezzo semiacustico di We Are the Shadows, brano decisamente sopra la media, che rimanda vagamente ai Blind Guardian come al King Diamond solista, giovandosi di intrecci vocali non scontati che potrebbero ricordare i Crimson Glory. Altrettanto piacevole la semiballad Grimoire, una canzone che mette senz’altro in luce una capacità compositiva di buon livello, sulla quale la band dovrà scommettere maggiormente in futuro. Si tratta di due episodi fondamentali per spezzare un andamento che sarebbe altrimenti risultato un po’ ripetitivo, anche a causa, come detto, di alcuni brani non disdicevoli di per sé, ma piuttosto superflui nell’economia dell’album.
Come Read the Words Forbidden è un lavoro che si inserisce appieno in un filone già ben definito ed abbondantemente esplorato. Ha però l’intelligenza di farlo in maniera personale, sfruttando bene le migliori qualità della band, ovverosia capacità tecniche e compositive già piuttosto mature, che mettono in luce ampi margini di evoluzione ed arrangiamenti curati e quasi sempre centrati. Trattandosi di un debutto, si possono perdonare l’eccesso di entusiasmo che porta qualche volta a strafare e qualche caduta di tono che, non a caso, si manifesta sempre nel momento in cui la band si allinea ai più abusati cliché del genere. Non siamo insomma di fronte ad un disco che cambierà le sorti del metal, né ad un’opera definitiva ma, paradossalmente, questo non fa che sottolineare le ottime aspettative che si possono già nutrire nei confronti di questa giovane band ucraina. Nel momento in cui i nostri riusciranno ad affrancarsi dai propri nomi tutelari e ad evitare pericolose vicinanze compositive, potremo dire di avere di fronte una delle più belle realtà del power di seconda generazione. Per il momento resta un disco piacevole, che offre anche momenti di spessore inaspettati. Non si può chiedere molto di più ad una band esordiente.
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2
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Lo trovo molto piacevole, brani potenti e tutt'altro che scontati. Ottimi gli inserti doom/darkeggianti. COOL ! |
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1
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Grazie per la recensione! Un buon album! |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Calling for the Storm 2. Eaglemark 3. Brotherhood of Light 4. Sleeping King 5. Losing Faith 6. We Are the Shades 7. Oblivion 8. Grimoire 9. Burning Prisoner 10. Werewolf Hunt 11. Black Witch 12. Azrael 13. Weeping Bell
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Line Up
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Max Morton (Voce) Roman Skorobagatko (Chitarra) Alexander Rudnev (Chitarra) Andrey Karpov (Basso) Dmitry Smotrov (Batteria)
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