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Believer - Extraction from Mortality
( 1983 letture )
Attraverso le delicate sfumature tematiche legate alla cristianità, alla scienza e alla filosofia si è da sempre mossa la carriera non banale degli americani Believer, provenienti dalla Pennsylvania e formatisi nel remoto e glorioso 1986; accostati al movimento “ragionato” del technical thrash, i quattro ragazzi di Colebrook debuttarono nel 1989 con Extraction from Mortality, album edito dalla R.E.X. Records e che ancora mostrava i segni dell'inesperienza, lasciando filtrare solo a tratti la futura evoluzione progressive del gruppo. L'opera fa sfoggio di chitarre molto ruvide e di un vocalism urlato, ma né strozzato e né tantomeno brutale come potremmo udire oggigiorno; naturalmente è marcatissima la velocità delle varie composizioni, martellanti e tipicamente thrash, con gli immancabili stop'n'go di rito. I due chitarristi si prodigano di concentrare diversi riff nell'arco di uno stesso pezzo, ma, nonostante il tentativo di ricerca tecnica sia già abbozzato, la band non perde in rapidità ed irruenza, basandosi su una sezione ritmica compatta e che fa registrare un suono asciutto e godevolissimo del drumkit. Forse peccano di eccessiva similarità le parti vocali, troppo piatte e del tutto prive di refrain accattivanti: in altre parole, il vero punto debole del disco. Non mancano pesanti rallentamenti, un riffery variegato e sinistro, velocità allucinanti che coprono (solo in parte) la lacuna delle vocals ed un potentissimo lavoro del drummer Joey Daub, eccitante sia nelle sezioni tirate che nelle porzioni mid-tempos. In un genere come il thrash è fondamentale la presenza di ritornelli trascinanti e, purtroppo, Extraction from Mortality lascia un po’ a desiderare in tal senso, anche se non mancano momenti da delirio. E’ questo il caso di Tormented, tanto per citarne una: il pezzo accorpa una serie iniziale di riff che portano a mille l'adrenalina, prima di esplodere in raffiche ritmiche da pura degenerazione e in un guitar solo fiammante. E' in coincidenza di questi passaggi che la capoccia sbatterà virulentemente a ritmo, seguendo mazzate devastanti come Shadow of Death (dal classico riff a rincorsa, sostenuto da una ritmica ipnotica che delinea un thrash diretto e ben suonato) o Blemished Sacrifices, che col suo semi-blastbeat si candida a brano più duro, veloce, cruento ed estremo del lotto; lancinante corsa a perdifiato, grezza e furente, accostabile al thrash di scuola teutonica e priva di ogni genere di orpello. Ma i quattro yankee non hanno intenzione di passare per thrashers scarni e indelicati, così si incamminano talvolta attraverso sezioni soliste più melodiche e curate (su tutte, quella della stessa Shadow of Death), le quali rimarcano le peculiarità tecniche dei musicisti. Anche in questo caso, bisogna prendere tutto con le pinze: sono presenti, infatti, anche assoli caotici e sparatissimi, nel quale le note vengono triturate senza pietà a velocità elevata. Si può tranquillamente dire che questo album esplora, a suo modo, diversi sentieri del thrash; per lo più è ancorato su canoni comuni e non eccessivamente ricercati, nei quali si pesta corposamente sul pedale dell'acceleratore, pur non venendo disdegnate certe evoluzioni più intricate, come nel caso di Not Even One, che poggia su un impianto di riff brevi, semplici ma efficaci, posti ad antecedere un pregevole solo melodico e cambi di tempo azzeccati. E' questo uno dei brani più progressivi, in cui vengono dedicate attenzioni maggiori alle strutture. Discorso identico si potrebbe perpetuare per la titletrack, la quale gode di un canovaccio di prim'ordine, anche esaltante se vogliamo. Il disco si era aperto con l'urgenza di Unite, impellente accanimento sonoro nel quale si ammirano subito riff variegati ed un assolo discreto, per un risultato incoraggiante; la successiva Vile Hypocrisy mette ancora l’accento sulla rapidità, ma solo dopo due minuti e mezzo di inquietanti e pesanti sonorità-macigno, che si ripresentano con opprimenti rallentamenti nel corso di tutto il brano. D.O.S. (Desolation of Sodom) presenta l'unico chorus leggermente più accattivante (oltre alle consuete accelerazioni da torcicollo); la titletrack brilla per un riffing elettrico ed un mood eccitante e letale, mentre la conclusiva Stress alterna roboanti sfuriate ritmiche a improvvisi rallentamenti, quasi jazzati, che creano l'atmosfera, a tratti, di una jam session: queste parti variopinte e affiancate da vocals ironiche rendono la traccia la più insolita e sperimentale della tracklist, che si conclude così dopo quasi quarantadue minuti di musica. Le composizioni avrebbero meritato un vocalism più vario e particolare, che rendesse ancor più caratteristico e particolare il sound ampio e livellato dei Believer, ma trattandosi di un esordio possiamo benissimo concedergli tutti i limiti del caso.


VOTO RECENSORE
70
VOTO LETTORI
44.32 su 25 voti [ VOTA]
LAMBRUSCORE
Sabato 25 Agosto 2012, 6.53.51
6
Disco da paura, registrazione che etichettacce come la Nuclear blast (di adesso) si sognano, grandi riffs e ritmo sempre alto, se penso a tutte le band fotocopia di adesso mi vien male. Da avere assolutamente per i maniaci del thrash, ma anche il successivo Sanity obscure è consigliatissimo.
Undercover
Lunedì 2 Gennaio 2012, 14.54.53
5
Prova i successivi due a questo, sono decisamente meglio, io preferisco "Sanity Obscure" ma la critica propendeva per "Dimensions". Il genere direi che è techno/thrash tanto che a molti li vedevano bene insieme a gente come gli Anacrusis.
fabio II
Lunedì 2 Gennaio 2012, 14.50.59
4
Ciao Undercover augurissimi anche a te!! Infatti immaginavo vista l'etichetta....e che proprio me li sono persi non ricordo nulla di loro
Undercover
Lunedì 2 Gennaio 2012, 14.44.21
3
Non è da pensare Fabio II, sono una Christian Band, al tempo una delle migliori a dire la verità, oggi uno dei peggiori aborti che siano ingiustamente rinati... Ti auguro un buon 2012
fabio II
Lunedì 2 Gennaio 2012, 14.41.30
2
Rino grazie a te ovvio, e che l'articolo è a firma di Raven...
fabio II
Lunedì 2 Gennaio 2012, 14.37.21
1
Raven questi proprio non li conosco, ho visto visto che hanno inciso per la Rex Records, come i Trytan di 'Celestial messenger' ad esempio; quindi mi viene da pensare che siano una christian band. Mah cercherò! e grazie non ricordavo proprio della loro esistenza
INFORMAZIONI
1989
R.E.X. Records
Thrash
Tracklist
1. Unite
2. Vile Hypocrisy
3. D.O.S. (Desolation of Sodom)
4. Tormented
5. Shadow of Death
6. Blemished Sacrifices
7. Not Even One
8. Extraction from Mortality
9. Stress
Line Up
Kurt Bachman (Voce, chitarra)
Dave Baddorf (Chitarra)
Howe Kraft (Basso)
Joey Daub (Batteria)
 
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