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19/04/24
DESPITE EXILE + LACERHATE + SLOWCHAMBER
BLOOM, VIA CURIEL 39 - MEZZAGO (MB)
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The Rolling Stones - The Rolling Stones
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( 5569 letture )
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La recensione che vi accingete a leggere, più che di semplice musica, parla di storia, di mito e di leggenda, poiché i protagonisti sono la band culturalmente e storicamente più importante tra quelle ancora in attività, i Rolling Stones. Inizialmente, come molti di voi già sapranno, il quintetto britannico si cimentò soprattutto nella rivisitazione di famose hit dell’epoca, ottenendo grande successo nella metropoli londinese ed affermandosi fin da subito con la nomea dei bad boys antitetici rispetto ai più affermati e mainstream Beatles. L’esordio, indimenticabile, avvenne addirittura al Marquee di Londra, il 12 luglio del 1962; i successici live, sempre più affollati, valsero loro l’onore di poter registrare il primo album presso i leggendari studi Chess. Il successo iniziale del gruppo deve però essere attribuito in larga parte ad un personaggio molto spesso dimenticato ma fondamentale, il manager Andrew Loog Oldham, che intuì per primo il loro potenziale, li spronò a scrivere del materiale proprio e contribuì moltissimo alla creazione di quel mito che fin dalle origini li circondò e li portò al successo.
Nel 1964 gli Stones entrarono quindi in studio e portarono alla luce l’omonimo album, raggiungendo la vetta delle chart inglesi e rompendo il “monopolio musicale” dei ragazzi di Liverpool. Bisogna comunque ricordare che delle dodici tracce proposte solo tre sono originali, cioè Now I’ve Got A Witness, Little By Little e Tell me (scritta soltanto da Jagger e Richards), mentre le restanti nove sono tutte cover. Per questo è difficile analizzare musicalmente in maniera approfondita il prodotto in questione, visto che è essenzialmente un album di cover; possiamo invece concentrarci sul sound e sull’immagine che la band propose a partire da qui. Il sound attinge a piene mani dal repertorio del rock classico (penso, ad esempio, a Chuck Berry, non a caso autore di Carol che qui è contenuta) e del blues più sporco e passionale. Tornando alla figura di Andrew Loog Oldham, è necessario sottolineare un suo ulteriore merito; egli riuscì infatti a trasportare con grande efficacia sul vinile la carica e la spontaneità che gli Stones avevano dimostrato nelle esibizioni dei due anni precedenti. Se si considera che parliamo di un debut album e che il tutto avvenne nella prima metà degli anni ’60, gli elogi da tributare a Oldham sono ancora maggiori. Per quanto riguarda l’immagine, la pubblicazione di questo disco permise alla band di allargare a dismisura il proprio bacino d’utenza, invadendo anche il mercato statunitense con il titolo, evocativo, di England's Newest Hit Makers.
Insomma, c’è poco da altro da aggiungere ad un gruppo che è una leggenda vivente e che è riuscito a sopravvivere ai cambiamenti epocali avvenuti nel mondo musicale dai Sixties ad oggi, rimanendo, peraltro, sempre sulla cresta dell’onda. L’album in questione va interpretato come un clamoroso crack musicale e culturale come pochi nella storia, tuttavia mi astengo dall’assegnare un voto preciso poiché, come già detto, non è possibile valutarlo in sé e per sé, in considerazione dell’elevato numero di cover presenti.
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9
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Discreto, ma privi di personalità. Almeno su questo album. Si rifaranno prestissimo |
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8
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@golden boy: uahahahahahah!!! Pensa te che non me n'ero nemmeno accorto del gioco di parole... Comunque sulla Mona hai ragione |
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7
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@blackesian74 premetto che sto per fare una battuta triste: io preferisco la versione con più mona, piuttosto che senza..ok vado a nascondermi |
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6
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La prima pietra di una grandiosa carriera. Preferisco però la versione americana dell'album (quell'"England's Newest Hit Makers" citato dal recensore), con "Not Fade Away" in più e "Mona" in meno. |
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5
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Nel '64 i Rolling veri dovevano ancora arrivare ( così come testimonia il repertorio quasi esclusivamente di cover); in quest'epoca il vero gruppo della swinging London erano i meravigliosi Yardbirds ( tra l'altro avevano lo stesso manager, e infatti i 'Byrds sostituirono i Rolling come gruppo 'residente' al mitico Marquee ); 'For Your Love' fa a pezzi tutta la prima produzione degli Stones |
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4
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Band irritante come il mal di testa,ma musicalmente importantissima !! voto 80 |
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3
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Effettivamente nei Sixties era d'uso infarcire gli album di cover: gli stessi Stones pubblicheranno un album interamente composto da canzoni proprie solo nel '66 (Aftermath) dopo pubblicato diversi LP in Europa e USA. Lo stesso "Out of our Head" (1965 - terzo album pubblicato in Europa e USA) contenente la celeberrima "Satisfaction" era composto per la maggior parte da cover... Per questo non mi astengo dall'esprimere un voto: 85. Ossia 100 per l'importanza storica dell'opera, 70 per la qualità. |
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2
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il debutto degli Stones allora sbarbatelli... effettivamente ai tempi il concetto di album era assai diverso da oggi, comunque ho il CD e non mi spiace ascoltarmi ogni tanto queste cover così "grezze"... tra gli inediti la più bella secondo me è Tell Me, semplice e molto '60 |
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1
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Album di grande impotanza storica. Concordo con il senza voto. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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LATO A 1. Route 66 2. I Just Want to Make Love to You 3. Honest I Do 4. Mona (I Need You) 5. Now I’ve Got a Witness 6. Little by Little
LATO B 1. I’m a King Bee 2. Carol 3. Tell Me 4. Can I Get a Witness 5. You Can Make It If You Try 6. Walking the Dog
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Line Up
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Mick Jagger (Voce) Keith Richards (Chitarra) Brian Jones (Chitarra) Bill Wyman (Basso) Charlie Watts (Batteria)
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