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19/04/24
DESPITE EXILE + LACERHATE + SLOWCHAMBER
BLOOM, VIA CURIEL 39 - MEZZAGO (MB)
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Oranssi Pazuzu - Kosmonument
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( 6920 letture )
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Ground Control to Major Tom… Can you hear me Major Tom? (Space Oddity, David Bowie)
Se il buon maggiore Tom decidesse di intraprendere nuovamente la carriera in orbita, probabilmente non ascolterebbe il capolavoro del Duca Bianco. Non perché non rientri nei suoi gusti musicali. Non perché è un appassionato di free jazz. Semplicemente perché, ad accompagnare il suo disorientamento dinnanzi alla vastità del Cosmo, non sarebbe più la placida e profonda ballata del 1969, ma una proposta relativamente nuova che prende le fattezze di quattro ragazzi finlandesi, con passato recente nell’art rock: gli Oranssi Pazuzu.
Letteralmente “Demoni arancioni” (“Pazuzu”, per chi avesse un vuoto di memoria, è il simpatico protagonista dell’Esorcista), squassarono la scena con un debutto folgorante, sublimando in circa cinquanta minuti le angosce, le atmosfere, le torture psicologiche a cui, suo malgrado, veniva sottoposto un solitario astronauta, “lost in space” (ma nemmeno così solo e, no, la compagnia non è amichevole). Musicalmente sospeso fra psichedelica e black puro, Muukalainen Puhuu rappresenta una piacevole parentesi, atta ad allietare i padiglioni auricolari di numerosi appassionati. Il nuovo disco, Kosmonument, riprende proprio da questa sospensione, calcando però la mano su minutaggio complessivo, cupezza e dose di violenza. Prodotto in maniera eccellente, il secondo capitolo dell’Odissea spaziale si delinea subito come qualcosa di difficile catalogazione, teso a donare al nostro novello Maggiore Tom una dimensione profonda, riassunta dalla frase celeberrima “se vorrai guardare nell’abisso anche l’abisso vorrà scrutare dentro di te”. È subito palese che, dietro ai mid-tempo proposti, ci sia un progressivo distacco della psiche dell’astronauta, da lidi intrisi di terrore ad una curiosità quasi perversa, mentre oramai ad anni luce dalla navicella osserva la galassia di “Andromeda”, il monumento del Cosmo “Kosmonument”, l’ineffabile Infinito. Accompagnato da suoni lontani, farraginosi, sofferti, con qualche sporadico spunto noise, o industrial - come preferite - prima di culminare negli stupendi 9 minuti della traccia conclusiva, space-ambient allo stato puro.
Sul piano musicale è necessario sottolineare il mastodontico lavoro del basso, che tesse partiture capaci di reggere in solitario le peregrinazioni spaziali della sei corde e che rifugge sovente il classico ronzare per lanciarsi in derive condite di feedback. In simbiosi profonda con le pulsazione del sintetizzatore, autentica luce, come il Quasar in astronomia, ad essere sempre udibile, al di sopra della confusione causata dal passaggio di una cometa e nascosta dietro un’essenza “chitarroforme”. Batteria perennemente sul pezzo: mai una sbavatura, ma nemmeno un punto notabile nella nostra analisi in quanto, tranne nelle aperture “drone”, non si erge come strumento fondamentale nella complessa economia del plot in questione. Voce naturalmente in growl, anche se, ottima intuizione, fa capolino ad accentuare il senso di smarrimento, una clean vocal, particolarmente ispirata, su toni che potremmo definire “narrativi” (ogni epopea necessita di un aedo!). Per una volta, indico la mia traccia preferita invece delle migliori: Andromeda. Confusionaria, intensa, in grado di passare da melodie distorte a prepotenti brividi di puro sconforto. Come ritrovarsi a navigare fra le stelle e rendersi conto di colpo dell’inutilità dell’essere umano, delle sue opere, della sua vita paragonata alla maestosità ed all’indifferenza di una possente galassia. Successivamente all’ascolto potrebbe capitarvi di dover rielaborare le vostre convinzioni, di perdervi nella contemplazione del Caos cosmologico. Tutto normale, non preoccupatevi.
Kosmonument rappresenta quindi un’avventura in uno spazio fisico oppure metafisico (a seconda dello stato d’animo). O sarete atterriti dal buio eterno o sarete disarmati nell’analisi delle paure primordiali che attanagliano l’Uomo quando viene posto in confronto con fenomeni tanto trascendentali da risultare privi di spiegazione. Svariate letture che innalzano esponenzialmente il voto attribuito a questa seconda fatica. Un lavoro da non perdere assolutamente, indipendentemente dai vostri gusti personali in campo black. Gli Oranssi Pazuzu vanno oltre, decisamente oltre. La loro non è più nemmeno musica nel senso convenzionale del termine. È un viaggio nei recessi antri dell’anima. Sarete coraggiosi da far parte dell’equipaggio?
Check ignition and may Gods love be with you (Space Oddity, David Bowie) 4… 3… 2… 1… …
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8
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mah...li ho appena finiti di ascoltare e mi han fatto solo crescere il nervoso...ottimo il suono di basso e batteria, ma le chitarre dal mio punto di vista fanno solo "casino" e basta senza apportare nulla di costruttivo...anche la voce la trovo parecchio slegata dal resto...da riascoltare ma partiamo male... |
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7
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speciali, sia in questo disco che nel precedente secondo me offrono una prova maestosa di black e psichedelia allo stato puro |
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6
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In questi giorni sto divorando il primo disco della band! Questo lo ascolterò al più presto |
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5
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A me piacciono. Anche tanto. |
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4
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Fra le maggiori delusioni del 2011. Dopo avermi fatto ben sperare con il precedente Muukalainen Puhtu, escono con quest'opera senza capo ne coda in cui questii ragazzi sperimentano tanto per farlo. Spero si ripiglino... |
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3
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non li conoscevo ma questa recensione mi ha incuriosito. |
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2
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L'unica cosa che mi dispiace è che le liriche sono sempre in finlandese mi sarebbe piaciuto capire meglio il loro concept |
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1
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Sempre amati e sempre li amerò! L'ho appena ordinato ma dalle tracce che ho sentito mi sento di dire che sarà un altro capolavoro, Verso l'infinito e oltre! |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Sienipilvi 2. Komeetta 3. Uusi Olento Nousee 4. Luhistuva Aikahakki 5. Maavaltimo 6. Sirtorata 100 10100 7. Andromeda 8. Loputon Tuntematon 9. Kaaos Hallitsee 10. ∞
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Line Up
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Ontto - bass Korjak - drum Moit- guitar Evil - keys, percussion Jun-His - vocals, guitar
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