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Stormzone - Zero to Rage
( 1874 letture )
Formatisi nel 2005 a Belfast, capitale dell'Irlanda del Nord insanguinata dal 1969 al 2001 dalla violenza britannica e unionista contro la popolazione nazionalista, gli Stormzone si assicurano un contratto con l'etichetta inglese Escape Music (e con i giapponesi di Avalon/Marquee) per dare alle stampe l'album di debutto Caught in the Act due anni più tardi. In seguito ad un'intensa attività live, che li vede esibirsi in Europa al fianco di Y&T, White Lion, Tesla, George Lynch e L.A. Guns, i britannici entrano di nuovo in studio nel 2009 per registrare Death Dealer, co-prodotto da Neal Kay (scopritore degli Iron Maiden ed inventore del termine New Wave of British Heavy Metal) e pubblicato dalla major SPV/Steamhammer. Ulteriormente rodata da una serie di concerti a fianco di Stryper e Cinderella, la band presenta oggi il terzogenito Zero to Rage, oggetto di questa recensione.

Scorgendo la tracklist, ci si accorge che la durata dei brani superiore alla media, tra i quattro ed i sette minuti, anticipa uno sviluppo degli stessi più articolato, in alcuni casi compiaciuto ed in altri ancora prolisso (Voice Inside My Head) in relazione a quanto le singole tracce hanno realmente da dire: l'iniziale Where We Belong, ad esempio, si presenta con un'intro intessuta prima dalle tastiere, poi dalle chitarre di Keith Harris e Steve Moore ed infine dalla band al completo, compresi i cori di un John Harbinson indeciso tra un'impostazione da manuale e qualche guizzo -disordinato- alla ricerca di una interpretazione più vera & virile. Il medesimo svolgimento, lineare e dilatato lungo l'asse delle ascisse piuttosto che su quella delle ordinate, ricorre lungo tutta la riproduzione di Zero to Rage: capita infatti che quando una canzone sembri destinata a concludersi (Last Man Fighting), gli inglesi servano un'ulteriore portata (sia essa un assolo, un coro, uno special) ad un ascoltatore, cliente di quest'ottima trattoria NWOBHM, già sazio. Fortunatamente, l'impegno la professionalità e la dedizione che il disco rivela fanno in modo che l'ascoltatore si mantenga in uno stato ricettivo, mai annoiato o del tutto disinteressato, pronto a gustare un ultimo boccone senza che il giudizio globale ne risenta. Cori di immediata accessibilità (Hail the Brave), vocalizzi ed assoli sono serviti con grazia e gusto, assecondando una produzione precisa e cristallina che sembra temere gli eccessi. Una batteria dal suono non particolarmente profondo ed un basso quasi impercettibile rendono l'atmosfera più luminosa ed hard rock di quanto, forse, i nostri non si aspetterebbero per rendere credibili momenti metal come quelli della potente, almeno nelle dirompenti intenzioni (Exist to destroy!), Uprising: melodie compatte, chitarre ritmicamente poco più che funzionali ed un senso di pulizia generale Vetril-style compongono, e forse mortificano, un quadretto ambiguo a cavallo tra il metal epico delle premesse (Monsters), pulsante in una sostenuta impostazione vocale e nella gestione scaltra delle pause, ed un risultato dal tono più lieve, per nulla spiacevole ma scolastico e mancante tanto di quella ruvida personalità quanto della costrizione esplosiva suggerita dall'immagine di copertina. Dispiace, perché tra i solchi digitali del disco c'è più di quello che sembra: ci sono discreti riff di chitarra, cori ed ingegnati controcanti (This Is Our Victory), ci sono effetti e tappeti di tastiere quando serve, ma il tutto è uniformato e piallato alla ricerca di una levigatezza svizzera che non permette a nessun elemento di aggiungere un orpello alla canzone. In un ascolto che nelle battute finali tende a trascinarsi, vengono così a mancare i momenti immediatamente riconoscibili, forieri di errore e calore umano, capaci di stimolare le sinapsi e sostenere un interesse ripetuto, una fruizione continuata ed una voglia di rimanere. Degli Stormzone piace il forte senso dell'architettura musicale, che li porta ad uno sviluppo uniforme, rassicurante e ripetitivo, dei dodici episodi: intro, strofa, bridge, un chorus che trova sempre una sua cantabilità ed un buon assolo (Fear Hotel) sono una ricetta semplice semplice, infallibile quando ben assimilata, sufficiente a produrre un disco che, pur non raggiungendo inarrivabili vette di originalità o incisività, ottiene comunque un risultato apprezzabile, orecchiabile, "chic che non impegna", rinfrescante come la spruzzata di eau de toilette quando il profumo vero costa troppo.

Se quindi lo sviluppo delle canzoni avviene più in senso orizzontale (oltre settanta minuti di ascolto per dodici tracce), affiancando parti dilatate piuttosto che ricercare nella sintesi un singolo guizzo, non mancano frangenti nei quali la band cerca di scavare alla ricerca di un'atmosfera più densa e tangibile: Jester's Laughter ed Empire of Fear sembrano voler tradire il Ph. neutro del viaggio che porta da Zero a Rage, forti di un incedere più lento o pesante, di un'interpretazione intensa e di una progressione convincente gestite nello scorrere dei minuti con eleganza e misura costanti. Melodie piacevoli ma non memorabili, suoni puliti ed ordinati, graffi più simili a teneri grattini e fondamentale assenza di canzoni qualitativamente insufficienti danno vita ad un metal per famiglie, quantomeno nella sua versione da studio, ben organizzato come una squadra di Sacchi e capace di regalare un coinvolgimento timido: quello degli Stormzone è un album onesto e scorrevole, dalla cromatura scintillante, evocativo di un ventaglio di emozioni semplificate che spaziano dall'innocente bacio sulla guancia delle scuole elementari alla disinvolta mano morta dell'anziano sull'autobus, rinvigorito dalla ghiotta pensione appena ritirata.



VOTO RECENSORE
74
VOTO LETTORI
33.85 su 27 voti [ VOTA]
Royal
Domenica 13 Novembre 2011, 10.10.56
1
Disco inutile e noioso poi i gusti sono gusti
INFORMAZIONI
2011
SPV/Steamhammer
Heavy
Tracklist
1. Where We Belong
2. Zero to Rage
3. Jester's Laughter
4. This Is Our Victory
5. Fear Hotel
6. Hail the Brave
7. Uprising
8. Last Man Fighting
9. Empire of Fear
10. Monsters
11. Voice Inside My Head
12. Cuchulainn's Story
Line Up
John Harbinson (Voce)
Keith Harris (Chitarra)
Steve Moore (Chitarra)
Graham McNulty (Basso)
Davy Bates (Batteria)
 
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