|
25/04/24
MARDUK + ORIGIN + DOODSWENS
AUDIODROME, STR. MONGINA 9 - MONCALIERI (TO)
|
|
|
( 3050 letture )
|
Album di debutto per gli Skald, band svedese autrice, nelle intenzioni, di un folk metal influenzato dagli Otyg. Attivi dal 2005, inizialmente come progetto dei due amici Henrik Kindvall e David Wiktorsson, danno alle stampe due demo nel 2006 e, ventiquattro mesi più tardi, un MCD dal titolo I En Svunnen Tid, dischetto edito dalla label Unexploted Records. La stessa etichetta che immette sul mercato il nuovo Vitterland, disco, come vedremo, azzoppato dalla produzione e, soprattutto, povero d’idee.
Per la prima volta gli Skald possono contare su di un batterista in carne e ossa (o, come dicono loro, in carne e sangue), tale Daniel Gadd, musicista medio, incapace (e impotente) di risollevare da solo le sorti di un disco scialbo e noioso, nato male in sala prove e finito peggio in sala d’incisione. La band propone dieci canzoni non facilmente etichettabili, miscelando un po’ di folk metal con riff maggiormente orientati verso l’heavy classico, un paio di sfuriate simil black melodico e un tocco di scacciapensieri o tastiera di tanto in tanto. Il problema non è il voler andare oltre i cliché di un certo genere, bensì il fatto di comporre canzoni semplicemente brutte, piatte, banali, incapaci di donare all’ascoltatore una qualsiasi emozione. Non uno spunto interessante, un riff da ricordare, una melodia capace di ricevere attenzione da parte della mente che cerca di scappare via in ricordi, pensieri, immagini e qualunque altra cosa, pur di non focalizzarsi sulla musica sputata fuori dagli speaker.
Gli Skald suonano come un gruppo di amici adolescenti alla terza prova in un garage, tanto è ingenua la proposta musicale dei tre svedesi. Dall’opener Jordegryning all’“orecchiabile” Gygror Sjöng En Trolsk Madrigal, passando per Uti Helvetessalen e la movimentata En Diffus Kontur si assiste alla riproposizione di giri di chitarra, linee vocali (veramente sgraziato il singer Kindvall) e sonorità vecchie di quindici anni. Gli originali, oltre che ad inventarle, le suonavano con precisione, mentre gli Skald risultano tentennanti anche in fase esecutiva. Uniche due composizioni che si distinguono dal mucchio sono la breve En Höstlig Storm, dove sono effettivamente riscontrabili influenze dei grandi Otyg e la conclusiva Ett Sista Farväl, in cui, fatto unico, il cantato è in scream, i tempi dettati dalla batteria veloci e i riff maggiormente black metal. Rispetto alle altre canzoni si fa notare anche per l’aggressività che manca completamente alle altre nove, ma rimane comunque una canzoncina che a mala pena riesce a raggiungere la sufficienza.
La produzione è pessima. I suoni degli strumenti possono forse andare bene per il primo demo di un gruppo inesperto, di sicuro non per un debut album, tanto più dopo un MCD e due demo. Le chitarre sembrano uscire da un Marshall Valvestate da cinquanta watt: indefinite, zanzarose, prive della botta necessaria; la batteria è scura, sporca, confusionaria. Tolti i piatti, che suonano onesti, c’è da dire che il rullante è privo di picco, i fusti suonano plasticosi e le casse sono troppo grasse. L’unico a salvarsi è il basso, quasi sempre udibile, dal suono discreto e mai invasivo. Vitterland è stato registrato e mixato dalla band stessa, mentre del mastering se ne è occupato l’incolpevole Tore Stjerna dei Necromorbus Studio (Unanimated, Waitan).
Vitterland è un percorso lungo quaranta minuti attraverso la mediocrità musicale e l’arroganza (il fare da soli registrazione e mixing) di aspiranti musicisti che sperano di sfondare, nonostante le brutture composte, in un momento dove il folk metal gode di visibilità e grande interesse da parte di media e pubblico. Quel che vorrebbe essere un oscuro e minaccioso viaggio attraverso il folklore scandinavo risulta essere un fallimento sotto tutti i punti di vista. Non per infierire sulla band, ma Vitterland è veramente un brutto album.
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
1
|
Si apprezza l\'aurea primitiva di immediatezza espressiva,qualche vago spunto,ma è tutto penalizzato dal mixaggio e la resa strumentale,che affossano le poche cose ben pensate ma malamente rese.Un peccato perchè si poteva fare meglio. |
|
|
|
|
|
INFORMAZIONI |
|
|
|
|
|
Tracklist
|
1. Jordegryning (Världsalltets Konstnär) 2. En Höstlig Storm 3. Häxhammaren 4. Gygror Sjöng En Trolsk Madrigal 5. Under Månens Brio 6. Uti Helvetessalen 7. En Diffus Kontur 8. Hjälten 9. Fjättrad Uti Kedjor Av Brons 10. Ett Sista Farväl (Jordeskymning)
|
|
Line Up
|
Henrik Kindvall: voce, scacciapensieri David Wiktorsson: chitarra, basso, tastiera, cori Daniel Gadd: batteria
|
|
|
|
RECENSIONI |
|
|
|
|
|