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Krampus - Kronos’ Heritage
( 3605 letture )
Sono passati pochi mesi dal precedente Shadows Of Our Time ed ecco che i Krampus tornano a farsi sentire con un nuovo dischetto dal titolo Kronos’ Heritage.
Dato il poco tempo trascorso dallo scorso lavoro, risulta difficile comprendere il senso di questa uscita, in quando la band veneta non mostra evidenti svolte musicali per dichiarare “utile” il nuovo mcd.
Quel che lascia perplessi è la sensazione di fretta che un’operazione del genere trasmette; sarebbe stato più saggio concentrarsi maggiormente sull’aspetto prettamente compositivo, tentando una volta per tutte di allontanare il pensiero Krampus = Eluveitie italiani. Non che sia spregevole essere paragonati ai folksters elvetici, ma la parola “cloni” molto spesso accompagna il nome della band friulana, e non a torto.

Kronos’ Heritage si compone di tre brani per una durata di circa dodici minuti; rispetto al recente passato si possono notare un leggero indurimento del sound grazie a riff di chitarra più cattivi e una certa ricerca della melodia nei ritornelli; la base musicale rimane, comunque, un misto di folk metal e death metal melodico.
L’opener Kronos’ Heritage è l’emblema del “nuovo” corso dei Krampus: le chitarre di Leonardo Rizzi e Alessandro sono spesso cupe e aggressive, mentre nel ritornello la voce pulita di Filippo risuona adulatrice, ma anche un po’ infantile. La seguente Aftermath ha un sound dannatamente Eluvetie, mostrando come la giovane band italiana non sia ancora riuscita a distaccarsi dal seno materno. La canzone di suo è più che piacevole, ma sembra di ascoltare un out-take di Everything Remains (As It Never Was). Chiude il disco My Siege, ennesimo brano carino, ma privo di personalità. I giri chitarristici vagamente svedesi potrebbero essere un interessante punto di partenza per cercare di costruire qualcosa di più personale, peccato che la sezione folk del gruppo, pur eseguendo con precisione il lavoro, pecchi d’inventiva, affossando definitivamente una canzone che invece dovrebbe trarre dal violino e dai vari whistles linfa vitale.

La produzione è molto curata, ben bilanciata e potente quanto un disco “vero”, il che è un punto a favore dei Krampus, essendo Kronos’ Heritage un’autoproduzione. Detto questo però la giovane band (si sono formati nel 2010) dovrebbe cercare di compiere con tutte le forze possibili un grande passo in avanti, avendo il coraggio di proporre qualcosa di meno derivativo e più personale, perché nei rari momenti dove si lasciano un pochino andare dimostrano di avere la stoffa per creare musica propria di buona fattura.

Una domanda sorge spontanea: perché ascoltare i Krampus quando a casa si hanno Spirit e Slania? Ad oggi non si riesce a trovare un solo motivo per farlo.



VOTO RECENSORE
50
VOTO LETTORI
38.88 su 34 voti [ VOTA]
Marksson
Venerdì 9 Dicembre 2011, 15.32.08
4
Concordo pienamente con Fabrizio, non riesco nemmeno a capire come fin adesso riuscissero a riscuotere un minimo di successo con una proposta musicale tanto banale.
alzailcorno93
Sabato 3 Dicembre 2011, 19.59.33
3
devo ancora ascoltarlo ma se è vero quello che dice la recensione allora sono un veggente perchè nella recensione dell'altro avevo scritto una cosa simile
Michele
Sabato 3 Dicembre 2011, 15.42.25
2
A me l'EP era piaciuto, ma questi tre pezzi non sono niente di che... Insomma, il problema è che si tratta di un mcd, quindi rimane l'amaro in bocca... Aspetto il full lenght prima di giudicare .-.
Undercover
Sabato 3 Dicembre 2011, 10.58.23
1
Hanno fatto un passo indietro così netto? Eppure "Shadows Of Our Time" per quanto derivativo era caruccio come lavoro.
INFORMAZIONI
2011
autoprodotto
Folk
Tracklist
1. Kronos’ Heritage
2. Aftermath
3. My Siege
Line Up
Filippo: voce
Leonardo: chitarra solista
Alessandro: chitarra ritmica, cori
Matteo: cornamusa, whistles, bouzouki
Marika: violino
Tommaso: tastiera
Davide: basso
Carlo: batteria
 
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