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Phase Reverse - Phase Reverse (Reissue)
( 1443 letture )
Ci sono degli album che quando li ascolti sanno trasportarti direttamente in certi luoghi e, alla fine, poco importa che siano del tutto immaginari o realmente esistenti. Quello che conta davvero è la capacità di mettere in moto la fantasia dell’ascoltatore e donare colore ed essenza ad un viaggio compiuto da fermi. Phase Reverse, album di debutto per la band omonima, è uno di questi: premi play ed improvvisamente ti ritrovi in una regione mitica, che forse neanche esiste davvero, un posto a metà tra Tennessee, Virginia, Louisiana, Florida e Mississippi. Una terra di verde, di paludi e praterie, foreste e lunghi corsi d’acqua gonfi di piogge e di calure semitropicali: il classico terreno fertile per blues, jazz, country e southern rock, il vero ed autentico cuore musicale americano, tra campi di cotone ed apartheid, bourbon whisky e Ku Klux Klan, camicie a scacchi e cappellini da baseball, assieme a tese bianche e cordini di pelle al posto delle cravatte, vecchi furgoni cabinati e zattere sul fiume, coccodrilli e fenicotteri. Insomma, un coacervo di cliché rassicuranti e tutto sommato identificabili anche per chi quei posti non li ha mai visti per davvero e sogna questa sorta di Darkwood (i lettori di Zagor, celebre fumetto del compianto Sergio Bonelli, mi capiranno), terra leggendaria e sospesa nell’eterno presente dell’immaginazione. Così chiara è questa immagine ascoltando il disco dei Phase Reverse, che quando poi ti ritrovi a leggere la biografia della band e scopri che i nostri provengono nientemeno che dalla Grecia, improvvisamente tutto il bel castello in aria sembra precipitare rovinosamente a terra. Ma è solo un attimo, perché i luoghi dell’immaginazione non conoscono barriere geografiche e questo disco parla spudoratamente la lingua del rock mainstream di derivazione statunitense, sporcato dalla recente deriva post grunge e sludge che conduce da Black Label Society e Down, fino ad Alter Bridge, Nickelback e Black Stone Cherry. L'album è stato pubblicato nella sola Grecia nel 2009 ed era fino ad oggi disponibile solo via internet. La Aural Music fa quindi una gran bella operazione portando questo gruppo all’attenzione internazionale, ristampando l’album con l’aggiunta di una bonus track (Tear Down the Walls).

Il trio greco, come anticipato, riesce a coniugare in maniera più che credibile un verbo proveniente da oltre oceano e lo fa con una naturalezza ed una spontaneità contagiosa, tali da far dimenticare ogni parallelo con l’Ellade e spingere decisamente il gioco sul terreno fangoso del sud est statunitense. La proposta della band è quindi decisamente inquadrabile, con canzoni relativamente accattivanti e capaci di inserti melodici aperti ed apprezzabili, come di rallentamenti più oscuri e sporchi, fino ad influenze decisamente più moderne nell’uso dei riff. La voce di Anastasios “Tas” Ioannidis si rivela assolutamente in linea con la proposta della band, offrendo un timbro maturo, scuro ed arrotato quanto basta, capace di ruvidezze come di passaggi in “chiaro” quasi radiofonici, senza eccessi di ruffianeria. Trattandosi di un debutto, si fanno perdonare la relativa poca personalità espressa dalla formazione greca, attenta più a variegare l’offerta che a renderla effettivamente originale, una cura negli arrangiamenti ancora grezza ed alcune tracce non all’altezza del resto dell’album. Come accade spesso in questi casi, maggior severità nella selezione finale dei brani avrebbe giovato alla resa complessiva del platter, ma si tratta di peccati veniali, dato che comunque anche gli episodi meno riusciti restano dignitosi. Capita invece di trovare canzoni decisamente interessanti, che sottolineano il talento della band e fanno capire quanto i nostri abbiano lavorato sull’affinamento della propria proposta pur muovendosi su terreni già esplorati da altri. Molto interessanti in questo senso i numerosi passaggi in pulito, come anche la distorsione scurissima e pesante di Stergiou, autore peraltro di una prestazione più che rassicurante, capace di parlare registri diversi e regalare lunghe sezioni solistiche con uno stile che potrebbe anche ricordare, oltre al chiaro riferimento di Mark Tremonti, anche quello di Zakk Wylde, anche se il livello tecnico di questi ultimi è di ben altro spessore.

Disco realmente ben fatto ed interessante questo Phase Reverse, capace di interessare tanto i fan del post grunge -che adoreranno brani come Crash ‘N’ Burn, I Got Your Back, Changes e la lunga Long Gone, che presenta una prima parte retta da un riff che puzza scopertamente di Down ed una seconda parte palesemente ispirata a Suicide Note Pt 2 dei Pantera- quanto quelli più tradizionalmente legati al metal -la doomy Who Gives a Damn è senz’altro una delle composizioni di punta del disco-, fino anche ad ascoltatori meno smaliziati e con meno pretese, per i quali una splendida ballata come High Hopes potrebbe rappresentare qualcosa di più che un semplice atto dovuto in un album. Come detto, non tutto funziona ancora alla perfezione e certe canzoni girano un po' a vuoto attorno a cliché fin troppo abusati -Death Ride merita di rado i quattro minuti di tempo che dura e lo stesso vale per Road Fever e Tear Down the Walls-, però la macchina funziona e lo fa più che bene: si tratta solo di aggiustare un po’ il tiro ed imparare meglio come utilizzare il talento di cui la band fa indubbio sfoggio. Qualità questa assolutamente universale, che si nasca in Grecia piuttosto che a Memphis o a Jacksonville e che ai Phase Reverse non manca davvero. Per adesso, quindi, il giudizio è largamente positivo, trattandosi di una band che ha già chiaro cosa vuole e mostra di avere tutte le carte in regola per ottenerlo: il prossimo album, a quanto pare in lavorazione, ci dirà se il gruppo avrà raggiunto quanto si proponeva.



VOTO RECENSORE
74
VOTO LETTORI
18.75 su 16 voti [ VOTA]
Lizard
Domenica 18 Dicembre 2011, 0.12.00
4
Uhm... allora magari ascolterò questi El Caco che gà dal nome mi stanno simpatici
Daniele
Sabato 17 Dicembre 2011, 15.35.09
3
L'ho ascoltato bene e devo dire che meritano davvero. Se come dicevi tu nella recensione,aggiustano un pò il tiro,il prossimo album,potrebbe rivelarsi un gradita sorpresa. In certi frangenti,mi hanno ricordato i norvegesi El Caco,altra band con sonorità simili,che ho ascoltato parecchio.
Lizard
Venerdì 16 Dicembre 2011, 22.38.30
2
Fammi sapere cosa ne pensi
Daniele
Venerdì 16 Dicembre 2011, 17.57.16
1
Andrò subito ad ascoltarli,perchè la recensione mi ha incuriosito molto ed inoltre,se non sbaglio ,non ho nessun gruppo greco,tra i miei cd,quindi devo rimediare.
INFORMAZIONI
2011
Aural Music
Heavy Rock
Tracklist
1. Cross to Bear
2. I Got Your Back
3. Eye to Eye
4. Tear Down the Walls
5. Crash ‘N’ Burn
6. Death Ride
7. Road Fever
8. Wide Awake
9. Changes
10. Who Gives a Damn
11. High Hopes
12. Long Gone
Line Up
Anastasios “Tas” Ioannidis (Voce, Basso)
John “Chief” Stergiou (Chitarra)
Alexandros “Alex” Alexiou (Batteria)
 
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