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CIRCOLO DEV , VIA CAPO DI LUCCA 29/3G - BOLOGNA

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ALCHEMICA MUSIC CLUB, VIA DEI LAPIDARI 8B - BOLOGNA

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Blood Tsunami - Grand Feast for Vultures
( 1351 letture )
L’esordio, discreto e nella media delle uscite discografiche di stampo revivalistico, possedeva un titolo eloquente ma che non trovava adeguato riscontro nella musica, discreta ma non ancora così incisiva e personale. Si chiamava Thrash Metal, e nel 2007 lanciava sul mercato i Blood Tsunami, già attivi dal 2004 e con alle spalle un paio di demo autoprodotti. Grand Feast for Vultures è il definitivo salto di qualità, l’acquisizione di un sound personale e che non si limita alla riproposizione del thrash d’annata, ma lo spinge verso lidi intricati di stratificazione e progressione stilistica, senza perdere un goccio di adrenalina ed orgasmico coinvolgimento. La band norvegese mette sul tavolo parecchi elementi dall’apparenza golosa, facendo venire l’acquolina in bocca agli amanti del thrash estremo, capace di combinare tradizione e modernità con sorprendente scioltezza. Dal punto di vista strumentale, i ragazzi nordici dimostrano ampiamente di possedere gusto e songwriting, generando ritmiche roventi e atmosfere esplosive, ben affiancate dalle linee vocali, veramente violente e prive di ritornelli catchy. Non che il lavoro al microfono di Pete Evil sia per questo scadente, anzi, il cantante e chitarrista trasuda brutalità da ogni poro, con una performance indemoniata e centuplicata nella foga dalle velocità scarnificanti e dalle scorribande assassine che questa band sa sciorinare. Certamente non si tratta di un lavoro impeccabile, e dunque è meglio precisare subito che tutto quanto di buono si possa udire in questo disco venga in (minima) parte limitato dalla presenza di un paio di momenti dai contorni pachidermici, quasi black metal nell’aurea maligna ed inscalfibile che li permeano: i thrashers più scatenati avrebbero preferito una tracklist composta esclusivamente da furibonde mazzate al fulmicotone come Laid to Waste, peraltro abbellite da sane e valide dosi di qualità esecutiva; ma in quel caso si sarebbero lamentati gli alfieri della varietà stilistica, quelli che storcono il naso dinnanzi ad un disco interamente tirato alla velocità della luce. Risultato che dunque accontenta un po’ tutti, in ambito estremo s’intende: perché di spazio per le sonorità “facili” non ce n’è nemmeno un po’. L'apertura del disco è affidata a Castle of Skull e al suo guitar solo fiammante, il primo di una serie lunga e pericolosissima, decisamente un colpo da knockout che si presta come biglietto da visita efferato e attraente; il suono del quartetto appare tecnico e moderno, spazia da ritmiche veloci ad altre più cadenzate (Personal Exorcism, unico episodio deludente del full length) e fa affidamento proprio alla sua componente strutturale più elaborata, unitamente ad un riffery tonante e affilato, per lasciare un segno tangibile sulla pelle dell’ascoltatore. Certo, alla lunga l’estremismo sonoro insito nelle parti vocali rischia di apparire troppo pesante, ma l’ascoltatore esperto saprà metterlo in secondo piano rispetto alle ben più gustose frecciate chitarristiche che piovono da tutte le parti, come degnamente sintetizzato nella titletrack, Grand Feast for Vultures, breve e chiaro esempio del thrash intransigente ma affatto ignorante della band di Oslo, che peraltro si lancia qui in uno dei tanti assoli contorcenti. Per apprezzare appieno i fraseggi chitarristici, intrisi di una melodia frastornante, e le trame distorte accecate dall’odio, sarà sufficiente gustarsi la strumentale Horsehead Nebula, i cui dodici minuti di durata concentrano in maniera eccellente i repentini cambi di tempo, gli arazzi melodici bagnati nel sangue, i riff stupefacenti e gli attacchi ritmici elettrizzanti, ma soprattutto la volontà di destreggiarsi con un thrash tecnico ed articolato: non è un caso che il disco contenga soltanto sette tracce, che solo nel caso della titletrack scendono sotto i cinque minuti di durata. L’altrettanto pretenziosa One Step Closer to the Grave, invece, pecca di una sezione iniziale eccessivamente appesantita e rallentata, prima di lanciarsi in un’ampia coda esclusivamente strumentale, questa sì soddisfacente. Menzione speciale per il bellissimo artwork di copertina, crudo e shockante tanto quanto la musica di questi thrashers nordeuropei. Spruzzato di death, black e death melodico in alcuni risvolti più profondi, il disco si lascia ascoltare piacevolmente nonostante quei momenti più granitici citati sopra, e regala attimi di rincorsa ritmica godereccia, senza pretendere di essere un capolavoro: scordatevi qualche refrain memorabile o particolarmente eccitante, limitatevi ad ascoltare con attenzione trame e riff e, dopodiché, giudicate. Non ne resterete delusi.


VOTO RECENSORE
75
VOTO LETTORI
20 su 18 voti [ VOTA]
Doomale
Sabato 9 Aprile 2016, 20.02.55
1
Lo ammetto..mi sono avvicinato a loro dopo aver saputo che alla batteria c'era un certo Bard Faust..e quindi ho preso l'ultimo For Faen. Be' questo non lo conosco ma quello e' ruvido come la cartavetrata...thrash metal rozzo e a manetta. X me va bene cosi!
INFORMAZIONI
2009
Candlelight/Audioglobe
Thrash
Tracklist
1. Castle of Skulls
2. Grand Feast for Vultures
3. Personal Exorcism
4. Nothing But Contempt
5. Laid to Waste
6. Eceladus Rising
7. One Step Closer to the Grave
Line Up
Dor Amazon (Voce)
Pete Evil (Voce, chitarra)
Bosse (Basso)
Faust (Batteria)
 
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