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29/03/24
500 HORSE POWER + GAIN OVER
BORN TO BE WILD MC PADOVA, VIA GUIDO NATTA 14 - RUBANO (PD)
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( 2510 letture )
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Strada ardua e poco illuminata, quella del techno-progressive thrash: eppure in tanti hanno sempre cercato di seguire le orme di pionieri come i Coroner, portando ad alti livelli qualitativi un genere che nasce veemente ed ignorante per antonomasia. E' il caso dei Believer, che dalla Pennsylvania avevano iniziato nel 1986 un percorso di evoluzione sonora scandito da tappe come il debut-album Extraction from Mortality (1989), dal successivo Sanity Obscure e dal sempre più raffinato e particolare Dimensions, rilasciato nel 1993. Questi cinquantadue minuti di thrash progressivo lasciano pienamente trasparire il suono tecnico e articolato di questa band, alle prese con canzoni complesse e sospinte da un drumworking asciutto e molto compatto, oltre che da un impianto di riff assemblati in varie e ampie sezioni strumentali. Musicalmente si percepiscono i passi avanti compiuti dall’act proveniente da Colebrook, mentre dal punto di vista vocale rimaniamo su livelli non eccelsi: troppo statica e monotona la prova di Kurt Bachman, mai impegnata in ritornelli avvincenti od energici: più che altro un lamento graffiato, senza troppe inflessioni di sorta. Questo è un fattore che limita non poco la proposta musicale, appesantendola e rendendo più difficile e noiosa l’assimilazione delle composizioni. Resterà palese per tutto il minutaggio il divario tra l’elettricità delle stilettate ritmiche e la difficoltà latente del vocalism, così opprimente da inficiare l’intero ascolto, che pur gode di notevole valore musicale. Il finale di album regala quattro tracce semi-sinfoniche assolutamente impreviste (delle quali una è un’intro strumentale), come vedremo in seguito. L’approccio tecnicistico si fa palese fin dall’opener Gone, arroccata su una lunga sezione strumentale e su una serie di buoni riff; la velocità inizia a farsi tangibile con la seguente Future Mind, quasi una sorta di proto-groove che alterna serrate rapide a pesanti rallentamenti; cambi di registro e sfuriate assortite, con tanto di bel solo melodico, soft e suadente. L’impressione è proprio quella di trovarsi di fronte ad una band che mescola la sapienza tecnica ad uno status di antesignana del groove metal stesso, con passaggi davvero complicati da digerire facilmente, soprattutto per i cultori del più sfrenato tupa-tupa: è il caso della cadenzata Dimentia, lenta e pachidermica, ma salvata in corner da una struggente sezione melodica. La pretenziosa What Is But Cannot Not Be alterna parti veloci ed altre quasi jazzate con esito a dir poco insolito, Singularity gode di diverse buone accelerazioni mentre Intro: The Birth anticipa i tre episodi di un mini-concept costituito da sonorità estranee al thrash puro: The Lie, The Truth e The Key incorporano infatti viole, violoncelli, violini e voci di soprano affiancate a potenti accelerazioni in thrashy-style. L’incontro è ben riuscito, anche se decisamente atipico e indirizzato non certo ai puristi. Un thrash sperimentale e cerebrale, creato per chi ha voglia di cimentarsi in qualcosa di diverso dal solito, in quanto incapace di esprimere quel feeling e quell’eccitazione che rendono il thrash classico molto più coinvolgente e trascinante.
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6
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Il techno thrash ha permesso a ventenni come me all\'epoca di avvicinarsi ad esempio ai Dream theater per poi arrivare ai rush e non viceversa quindi penso che definirlo ignorante è una sciocchezza. Ci sta punti di vista, ma se album come deception ignored, Life cycles, think this, Never Neverland, mental vortex e control and resistance sono album ignoranti allora non ci ho capito nulla |
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5
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TSO obbligatorio a chi ha scritto certe raffinatezze 👿 |
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4
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il techno thrash "un genere veemente ed ignorante"(??) ma l'ignorante è chi scrive certe recensioni |
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3
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band che ho conosciuto pochi me si fa.... un vero piacere per le mie orecchie....grandissimi davvero, musica con la M maiuscola |
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2
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Capolavoro del progressive-thrash propriamente detto. In anticipo sui tempi per quanto riguarda gli arrangiamenti di violino e voce soprano. Assolutamente sottovalutati ma meritevoli di ripetuti ascolti. A quasi vent'anni dalla sua uscita lo ascolto ancora spesso e il tempo non lo scalfisce minimamente. |
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1
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Il genere in questione mi ha sempre affascinato parecchio, e questa band ha tutte le carte in regola per massacrare i timpani alla gente con una certa intelligenza. Bel disco, ottima band, molto sottovalutati, come anche gli Anacrusis. |
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INFORMAZIONI |
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Roadrunner/R.E.X. Records
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Tracklist
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1. Gone 2. Future Mind 3. Dimentia 4. What Is But Cannot Not Be 5. Singularity 6. No Apology 7. Trilogy of Knowledge - Intro: The Birth 8. Trilogy of Knowledge - Movement I: The Lie 9. Trilogy of Knowledge - Movement II: The Truth 10. Trilogy of Knowledge - Movement III: The Key
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Line Up
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Kurt Bachman (Voce, chitarra) Julianne Laird (Soprano) Scott Laird (Violino, viola) Glenn Fischbach (Violoncello) Jim Winters (Basso, chitarra) Joey Daub (Batteria)
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