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Blackguard - Firefight
( 2834 letture )
Dopo soli due anni tornano in pista i canadesi Blackguard, forti dell’appoggio della label americana Victory Records. La band nasce sotto il monicker Profugus Mortis nel lontano 2001, con il quale pubblicano un apprezzabile album, intitolato So It Begins, e partecipano a diversi show con esponenti di grosso calibro, come per esempio Moonsorrow, Ensiferum, Finntroll e molti altri. Nel 2008 decidono di modificare il proprio nome in Blackguard, senza però dimenticare il precedente, che diventa il titolo del loro album di debutto. Se pensiamo a Profugus Mortis ci viene un po’ da storcere il naso, un disco banale e immaturo, e chissà se con questo Firefight il nostro quintetto canadese sia riuscito nell’intento di riscattarsi dal precedente disastro.

Se siete ansiosi di scoprire la risposta vi accontento subito: no, non ci sono minimamente riusciti. Dal punto di vista della produzione non c’è effettivamente nulla da dire, ma ci mancherebbe che fosse prodotto anche male. Quando invece poggiamo la nostra attenzione sulla musica che i Blackguard ci propongono iniziamo ad accorgerci delle scarse potenzialità di questo gruppo. Cominciamo dalla voce, semplicemente indefinibile, risulta infatti un continuo urlare a casaccio senza uno scopo preciso. Le chitarre compiono un lavoro scolastico, soliti riff e soliti assoli messi all’interno delle composizioni senza un fine logico, da notare anche la scarsa creatività del riffing, mai sorprendente e sempre ancorato a ripetitivi cliché. Basso e batteria figurano completamente nell’anonimato, si salva solo il drumming grazie a qualche cavalcata di doppia cassa, ma nulla di più. Non dimentichiamo neanche le sinfonie, brutte, finte e decisamente plasticose. Per finire non capisco perché vogliano appropriarsi dell’etichetta di band folk carica di influenze melo-death, dato che all’atto pratico non rappresentano per nulla questo sottogenere musicale.

L’opener si intitola Tephra, e, come spesso accade, è una breve introduzione in stile sinfonico-tribale che tutto sommato non dispiace neanche. La successiva Firefight comincia subito a razzo, senza meta: per cinque minuti si ripete infatti lo stesso motivetto e, poco dopo metà canzone, si sente uno di quegli assoli di cui parlavo in precedenza, costituiti da due note e messi lì tanto per far scena. La terza traccia, Farewell, non denota particolari differenze rispetto alla title-track: soliti riffettini melodici, orchestrazioni utilizzate come accompagnamento (in alcuni frangenti talmente “finte” da essere imbarazzanti) e continui latrati da parte del cantante. In modo solenne viene introdotta la quarta Wastelands, con addirittura degli spezzoni corali e un piccolo motivetto sinfonico niente male, ma che odora di sentito e risentito. Dopotutto questo brano è dotato anche di una certa carica trascinante e i Blackguard introducono dei coretti durante lo scorrere del pezzo che, pur non spiccando, non è nemmeno pessimo come i due ascoltati in precedenza. Con Cruel Hands l’effetto sorpresa dei cori accompagnati sinfonicamente sparisce all’istante, dato che gli stessi vengono immediatamente riproposti e reintrodotti in questa nuova traccia, tutto il resto è banale come al solito, sembra addirittura di risentire sempre la stessa tiritera. Unica canzone degna di nota è la strumentale acustica Iblis: le sinfonie (meno finte del solito) accompagnano delicatamente l’arpeggio chitarristico ma, anche in questo caso, i Blackguard non sono esenti da critiche dato che tre minuti sono esagerati per questo tipo di esecuzione. Il trio finale composto da A Blinding Light, The Path e Sarissas mi porterebbe a scrivere ripetizioni su ripetizioni, dato che non aggiungono assolutamente nulla di nuovo - le strutture delle composizioni sono esattamente le stesse dei brani iniziali. Non vi è dunque altro di rilevante da ascrivere in questa recensione.

Se non si era ancora capito, vi comunico che Firefight dei Blackguard non mi è piaciuto neanche un po’, e non so a quanti possa piacere questo tipo di deathcore pseudo-sinfonico. Diciamo pure che se siete interessati a spendere i vostri soldi per un’unica canzone ripetuta otto volte e per un fastidioso tipo che urla pensando di cantare… che dirvi, avete trovato il vostro album ideale.
Con una mano sul cuore dichiaro che non consiglierei Firefight neppure al mio peggior nemico.



VOTO RECENSORE
45
VOTO LETTORI
38.5 su 30 voti [ VOTA]
il vichingo (Viva Edinson Cavani)
Giovedì 26 Gennaio 2012, 17.23.13
2
In tutta sincerità un 45 mi sembra troppo poco. Dopo averlo ascoltato qualche volta mi ha lasciato una buona impressione. Un buon mix di generi: in certi momenti sembra di ascoltare i Children of bodom, in altri sembra di sentire il Folk di band come Turisas. La titletrack è senza dubbio la migliore del lotto, una canzone davvero trascinante. Per me un 70 è il minimo.
fabriziomagno
Martedì 3 Gennaio 2012, 23.16.15
1
concordo in tutto e per tutto...veramente brutto!
INFORMAZIONI
2011
Victory Records
Folk
Tracklist
1. Tephra
2. Firefight
3. Farewell
4. Wastelands
5. Cruel Hands
6. Iblis
7. The Fear of All Flesh
8. A Blinding Light
9. The Path
10. Sarissas
Line Up
Paul Ablaze: voce
Terry Roadcase: chitarra ritmica
Kim Gosselin: chitarra solista e orchestrazioni
Etienne Mailloux: basso e chitarra acustica
Justine Ethier: batteria
 
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