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29/03/24
500 HORSE POWER + GAIN OVER
BORN TO BE WILD MC PADOVA, VIA GUIDO NATTA 14 - RUBANO (PD)
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( 2281 letture )
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Contestualizzare, inserire un determinato aspetto da analizzare nel suo contesto d' origine, per riuscire a capirne i significati intrinseci in rapporto al momento specifico. Non è una supercazzola di monicelliana memoria, ma necessariamente per recensire un album del genere non si può non approcciarsi in questo modo. Altrimenti ogni considerazione sarebbe inopportuna. Charnel Deity dato alla luce nel 1992, unico album degli inglesi Impaler, rappresenta un reperto del death metal, e come tale va osservato: una testimonianza autentica, i cui significati vanno anche oltre l'album in questione, regalandoci un quadro esatto di un periodo passato.
Sicuramente ci troviamo al cospetto di un album dall'anima primordiale anche paragonato ad alcuni prodotti suoi contemporanei, ma vi assicuro che l'ispirazione e la forza degli Impaler sono ad un livello eccelso. Una breve panoramica discografica vede il nascere in Europa nel 1992 di albums come The Red In The Sky Is Ours degli At The Gates, The IV Crusade dei Bolt Thrower, Necroticism - Descanting The Insalubrios dei Carcass, Penetralia degli Hypocrisy, mentre oltreoceano troviamo Legion dei Deicide, Tomb Of The Mutilated dei Cannibal Corpse e The End Complete degli Obituary, solo per citarne alcuni a caso. Il 1992 non è un anno come gli altri, è l'anno probabilmente in cui nasce il death metal moderno, la chiave di volta tra quello che c'era prima e quello che sarà sino ai giorni nostri. Charnel Deity, per chi come me ha seguito la genesi del death metal, anche e soprattutto per questioni anagrafiche, rappresenta insieme ad altri il suono del death più selvaggio e putrido, la sua prima forma di codificazione, di linguaggio. Il riffing sporco e arcaico mi ha fatto venire la malinconia, perché davvero si respirano i primissimi anni '90, le prime chitarre prese in mano e i tentativi di dar corpo a suoni di rottura, estremi e cattivi: le idee, l'impostazione dei brani, gli stacchi selvaggi, i blast beat, i rallentamenti, in parole povere i "canoni", ci sono tutti e sono realizzati al meglio. Dieci brani convolgenti e convincenti, senza nessun momento poco ispirato, si susseguono per poco meno di 40 minuti regalando passaggi memorabili, in un mix riuscito tra death metal europeo e thrash metal della Bay Area. E non me ne frega niente se le chitarre sovraccaricano lo stereo di casa o le casse del pc, se i bassi sono equalizzati male, se le chitarre alle volte appaiono leggermente scordate, è lo spirito che rende questo album unico, lo spirito di questo album è immortale. Charnel Deity si pregia di un riffing arrabiatissimo, che in più momenti riesce ad essere esaltante per la perfetta semplicità e resa (Imminence Of The Final Punishment); altresì il lavoro alle chitarre viene messo in risalto anche dai solos indemoniati, entusiasmanti e fulminei di tale Paul Mariotti (Malignant Dreams); basso e batteria fanno il loro lavoro, parti semplici e lineari ma vive, suonate con rabbia e passione più che (probabilmente) con tecnica (Impaler Of Souls). Il lavoro dietro il microfono è indemoniato (Internally Rotting).
Terminato per l' ennesima volta l' ascolto dell' album resta la sensazione di avere fatto i conti con un pezzo di storia del genere, e affiorano tante riflessioni su come una volta concepivo certe sonorità e certi prodotti. Ma resta sicuramente anche il rammarico per non avere potuto ascoltare più niente da una band che, con molta probabilità, avrebbe potuto occupare un ruolo importante nel panorama del death metal.
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6
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Ottimo esempio di Death di quegli anni. Da riscoprire! |
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5
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Bellissima e azzeccata recensione! Sono stato appresso a questo disco per circa 20 anni, cioè da quando lo vidi per la prima volta nel mio negozietto di vinili di fiducia e preferii "The IV Crusade" a lui. L'ho finalmente ritrovato in cd in versione originale e ce l'ho attaccato con lo scotch al lettore. Questo era (ed è) il death metal nella sua più pura accezione del termine... nè prefissi nè suffissi qui, solo tanta genuità e tanta malignità da intaccare l'anima. DEATH METAL. |
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4
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Ottimo album... buon vecchio death, allo stato puro... sono d' accordo con Cuordipietra... all' epoca i gruppi del genere uscivano come funghi... ma, per me, questa band ha rappresentato uno stile particolare... ho cercato, per parecchio tempo, di avere notizie della band e sperare che tornassero all' assalto con una nuova produzione... peccato... |
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3
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Il fatto è che alla mezzanotte cadrà il ventennale dell'uscita di questo disco che, nel suo piccolo, da debutto ed unico vagito qual'è stato, ha comunque segnato, in europa, uno spartiacque temporale. 1 Gennaio 1992 - 1 Gennaio 2012 |
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2
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Album discreto ma in quel periodo di prove così ne uscivano a bizzeffe, sicuramente piacevole ma lontano dai fasti che si potevano cogliere in quegli anni, rivalutabile adesso data la pochezza del mondo death metal se non per il costante fattore "revival" che lo mantiene vivo. |
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1
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Ottimo album, lo comprai inizio anni 90 appunto e mi colpì molto per la sua grezzezza. Ce l'ho ancora :O |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. The Dead Know Dreams/Avowal To Hell 2. Imminence Of The Final Punishment 3. Malignant Dreams 4. Accursed Domain 5. Internally Rotting 6. Impaler Of Souls 7. Astral Corpse 8. Emgulfed 9. Total Carnage 10. Repel Your Faith
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Line Up
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Nick Adams - Drums Paul Mariotti - Guitars Chris Drew - Bass, Guitars Edd - Vocals
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RECENSIONI |
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