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Greg Howe - Greg Howe
( 3773 letture )
Scomponendo buona parte di alcuni periodi storici musicali potremmo rilevare che ogni stile chitarristico ha nel suo interno una peculiarità che lo contraddistingue inesorabilmente dagli altri. Questa morfologia prettamente compositiva è sostanzialmente generata da un arricchimento in termini di contaminazioni stilistiche anche ambientali, che probabilmente posso originarsi da una serie di diverse, dispare infiltrazioni ed influenze con cui il musicista è venuto facilmente a contatto.
Greg Howe, chitarrista nato nel 1963, dopo aver lasciato la scuola superiore, nel 1980 insieme al fratello Albert Howe intraprese la carriera di musicista, suonando esclusivamente e sempre dal vivo, percorrendo tutte quelle magiche città musicalmente vive e accese del New Jersey, attraversando la grande mela, New York, raggiungendo i locali della Pennsylvania e facendosi letteralmente i calli dovuti con un pubblico estremamente esigente. Durate queste performance live continue con la sua jazz band, Greg iniziò ad impiantare, consolidare e poi ad identificare precisamente quella che diventerà la sua chiara ed unica tecnica esecutiva ed il suo peculiare stile musicale.
Nel 1988, grazie all’incontro con il più importante scopritore di talenti (tra i quali ricordiamo , Richie Kotzen, Paul Gilbert, Tony MacAlpine, Marty Friedman, Michael Lee Firkins, Vinnie Moore, Jason Becker), lo storico produttore americano e fondatore delle case discografiche Shrapnel Records, Tone Center e Blues Bureau International, ossia Mike Varney, Greg Howe riuscì ad incidere il suo primo eponimo disco solista.
Probabilmente il desiderio del chitarrista era quello di fornirci una visione di se stesso, facendosi osservare attraverso uno specchio quella sua immagine riflessa che riesce a rappresentare nitidamente non il profilo fisiognomico, ma quella parte più profonda dell’Io diseguale e desideroso che voleva emergere.
In ogni sua produzione artistica Howe riesce a tessere un’equilibrata e fluida tela musicale, frutto soprattutto del suo grande senso del ritmo, contornate da improvvisate scale musicali; un chitarrista dall’indiscutibile ricerca dell’effetto shred, ma con una combinazione unica che prende vita dall’acceso mondo dei locali live, nella quale ottenne da adolescente quell’imprinting fusion, jazz e rock.
La sua incredibile tecnica fluida, precisa e rapida proviene da un studio didattico molto consistente, da una solida teoria, ma da una grande capacità di espressività comunemente riconoscibile nei i suoi legati phrasing, nei rapidi slide e vibrati in tensione dettati molte volte su di una ritmica funky, inframezzate da sincopali e furiose pennate alternate che, magicamente, si amalgamano al tapping, ma con progressioni su scale improvvisate modali, tipiche della forma dei musicisti jazz.

Ad ogni ascolto tutto questo emerge con la sua unicità in Greg Howe, poiché tutto questo è Greg Howe.

Inserito nel 2009 da un’autorevole rivista musicale nella classifica dei migliori 10 album shred di tutti i tempi, Greg Howe raggiuge sicuramente quell’effetto ritmico groove di un impianto strutturale sonoro trascinante grazie anche alla prestigiosa presenza dell’indiscusso talento del bassista Billy Sheehan, che contribuirà ulteriormente e con la sua esperienza anche in alcune fasi di registrazione, e del batterista Atma Anur, che ricordo essere stato il batterista della band Cacophony nel disco Speed Metal Symphony di Jason Becker e Marty Friedman. Tutte le tracce sono state interamente composte dal chitarrista, mixate e registrate nei locali della Prairie Sun Recording Studios dal sound engineer Steve Fontano e prodotto interamente dal talent scout Mike Varney.

Ad aprire l’album è un tamburo martellante di suoni, ma melodico, con una corposità e robustezza che si amalgama vorticosamente con il fraseggio del basso elettrico ed uno squillante groove di batteria. È Kick It All Over, suonato molto frequentemente da Greg Howe in varie occasioni di performance live e nei sui clinic, altamente formativi e piacevoli anche dal punto di vista della confidenzialità. È un brano rapido, ma non esclusivamente e tediosamente shred, con un’esecuzione spietatamente e sfacciatamente fluida e con una melodia indiscutibilmente avvolgente. Affiorano i suoi legati, i tapping, i vibrati particolarissimi e la sua rapida pennata alternata, tutti marchi che imprimono con il fuoco la grandiosità ed unicità di questo straordinario chitarrista. Un avvio strepitoso. Non riesco ad andare avanti e decido di riascoltarlo ancora una volta, ed ancora una volta rimango basito da questo chitarrista, che riesce ad unire pluristili e generi impensabili, fino al suo avvento, in un unico brano. Negli assoli di chitarra è come se si ascoltasse l’improvvisazione eseguita sui tasti d’avorio di un pianoforte a coda dalle rapide mani di un Herbie Hancock, oppure dalle profonde inspirazioni alveolari di tromba di un Miles Davis, ma anche nelle melodie raffinate e ricercate di un Jeff Lorber e con una lontana espressività jazz rock dei Weather Report, ma che qui diviene assolutamente nuova, incalzante e rapida nelle vorticose mani di un giovane già esperto Greg .
Continua la devastante qualità sonora anche nella traccia successiva The Pepper Shake, costruito su di un ritmo funk, ma su scanalature di modo dettate su di un fusion style. La linea diviene per un attimo rock, apertura rapidissima, da rimanere senza fiato, ma che si ritrova in un bellissimo fraseggio nei legati strepitosi con una melodia trascinante. Altra traccia che segna una parte dell’album sotto l’imperante tecnica rapida è Bad Racket; con un ritmo mostruosamente rapido scandito da tutti gli elementi della band, con un’ottima esecuzione di Billy Sheehan e di un batterista che riesce a dettare con precisione il tempo furibondo. La distorsione e la chitarra in dissonanza ed in stile neo-classico frantumano il disco. Super Unleaded è diverso dalle altre precedenti composizioni, molto eclettico, sembra realmente improvvisato in live jam, ma sempre e comunque Greg cerca di far vocalizzare come in un canto la propria chitarra. Molto spazio viene anche dedicato alle esecuzioni libere di tutti i componenti del trio, Atma Anur introduce brillantemente Land of Ladies -che ricorda per un attimo il fusion del talentuoso Allan Holdsworth, apprezzabile in particolare, nelle rapide accelerazioni di esecuzione dei legati; tecnicamente è una composizione molto, molto articolata, ma anche molto ascoltabile. Straight Up cambia ancora la ritmica, che va ad incidere lo stile del chitarrista. Tecniche esecutive tipicamente rock, come il suono distorto con un overdrive che apre Red Handed. Qui la progressione sulle corde è incredibile, così come incredibile è la ritmica, che si rigenera e prende forma ciclicamente nelle mani di tutti i componenti della band, esattamente come un pezzo di plastilina è soggetto, senza speranza, alle volontà delle mani del suo scultore. After Hours ci riporta in territorio fusion, trasformandosi in rock al trascorrere di ogni minuto, ricordandoci molto quello stile follemente piacevole di Mike Stern, ma che Howe riesce a caratterizzare nella melodia rendendolo unico nelle scale e nei fraseggi. Utilizzo perfetto delle armoniche artificiali, del hand vibrato e anche del bar vibrato rendono certamente accattivante l’esecuzione. A chiudere questa primissima pubblicazione del 1988 è Little Rose, con uno stile molto marcato; è la traccia che mia ha convinto definitivamente dell’esistenza di un chitarrista con ottime capacità di songwriting, in un disco nella quale primeggia ovviamente uno shred di fondo. Molto bella la sezione di apertura, con una chitarra splendidamente satura che si espande nell’aria grazie ad un digital delay.

Greg Howe è un chitarrista con una caratteristica unica: il suo suono è contraddistinto da un gain non eccedente, dall’utilizzo bilanciato della compressione audio e dell’effettistica, tutto a favore di una naturale e gustosa tecnica esecutiva. La sua combinazione di jazz-rock è unica, come le sue progressioni su scale dorian, superlocrian eccetera, tipiche del modo jazzistico. In questo disco è possibile anche apprezzare e riconoscere alcune lievi contaminazioni provenienti dal mondo stilistico del chitarrismo neoclassico, che in quegli anni predominava fortemente nell’ambito shredding.
Quest album strumentale omonimo è coinvolgente ed allo stesso tempo diverso, ma anche trascinante nella ritmica grazie ai prestigiosi elementi che vanno a sostenere e completare Greg Howe.
È un disco che ha regalato al mondo della musica un inconsueto chitarrista e che andrà notevolmente ad ampliare, con una nuova visione musicale, lo stile fusion.



VOTO RECENSORE
84
VOTO LETTORI
55.87 su 32 voti [ VOTA]
toni
Mercoledì 25 Gennaio 2012, 12.06.32
11
Ciao Jimi. Take care
Jimi The Ghost
Lunedì 23 Gennaio 2012, 16.54.37
10
@a luci spente:...ma se mi hai chiamato 'il fantasma dell'opera'...direi che sei quello spacca... ehm, luci di ferro? Ciao e grazie per la tua pacatezza nel commentare Fai il bravo! Jimi TG
Jimi The Ghost
Lunedì 23 Gennaio 2012, 16.43.37
9
Ciao toni, era un po' che non ci sentiva! E' sempre un piacere condividere conoscenze sul genere. Grazie e ben ritrovato .
toni
Lunedì 23 Gennaio 2012, 16.29.05
8
Peculiarità di Greg Howe è la sua perizia nell'improvvisazione solistica di chiaro stampo jazz; i suoi fraseggi ricordano quelli fluidi di Holdsworth ma, arrivando da una formazione rock (l'altra sua chiara influenza è Eddie Van Halen), trasudano di blues ad ogni lick. Rispetto agli altri album successivi questo contiene delle composizioni meno elaborate ma da ciò ne trae giovamento, perchè è proprio l'immediatezza estemporanea di Howe a dare aria e spazio ai brani. Purtroppo questo album ha dei suoni orribili, che non esaltano e anzi soffocano il fraseggio pulito e limpido di Greg Howe.
fabio II
Lunedì 23 Gennaio 2012, 11.45.21
7
Ciao Jimi! Certo le influenze jazz ci sono eccome, infatti è uno dei principali motivi per cui amo quest'album; rispetto ai tanti, troppi, 'barocchismi' neo classici di moda in quest'epoca.
Jimi The Ghost
Lunedì 23 Gennaio 2012, 11.22.01
6
Si fabio, questo lavoro è semplicemente stupendo. Ricordo che Howe si accostò allo studio della chitarra dopo aver perso la testa per Van Halen e Stern. Quindi rock, anzi hard rock e jazz, come ha ricordato il buon amico e collega therox68. Un salutissimo a tutti.
fabio II
Lunedì 23 Gennaio 2012, 10.50.14
5
Questo lavoro Jimi è semplicemente stupendo. Ho seguito la carriera sino al terzo lp, e quindi non conosco nemmeno il preferito di Khaine. Dei primi tre è quello che preferisco; dopo entrerà il fratello cantante Al, un'epigone molto minore di 'Diamond Dave'; ma qui lo speedy-Halen sound c'è già tutto, basta ascoltare l'ottima 'Bad Racket'. 'Land Of Ladies' altro highlight, la punteggiatura iniziale basso/chitarra è di un'eleganza strepitosa, sembra quasi uscita dall'lp Hughes/Thrall, ancora oggi mi sembra che Glenn possa salire al proscenio da un secondo all'altro. Un must
therox68
Domenica 22 Gennaio 2012, 11.26.09
4
Khaine: grazie.
Khaine
Domenica 22 Gennaio 2012, 0.08.50
3
@ therox68: come sempre, il tuo intervento dimostra conoscenza del genere. Mi fa piacere annoverarti tra i nostri commentanti! Io, quanto ai lavori di Howe, sono indissolubilmente legato a 5 (che per millemila motivi resterà per sempre il mio disco preferito di GH), ma queso debutto è da brividi. Bravo Jimi.
therox68
Sabato 21 Gennaio 2012, 23.44.33
2
Ottimo disco, si comincia a sentire quel fraseggio che porterà Howe ad essere quello il miglior chitarrista rock/fusion partendo da un background "rock" e non jazzistico. Faccio questa distinzione per distinguerlo dai chitarristi fusion che arrivano da una preparazione jazzistica -Henderson, Gambale- e che quindi sono avvantaggiati.
a luci spente
Sabato 21 Gennaio 2012, 18.33.43
1
il fantasma dell'opera ha colpito ancora e ha fatto centro come al solito ''i miei COMPLIMENTI JIMI'' per l'impeccabile recensione!!
INFORMAZIONI
1988
Shrapnel Records
Shred
Tracklist
1. Kick It All Over
2. The Pepper Shake
3. Bad Racket
4. Super Unleaded
5. Land of Ladies
6. Straight Up
7. Red Handed
8. After Hours
9. Little Rose
Line Up
Greg Howe (Chitarra)
Atma Anur (Batteria)
Billy Sheehan (Basso)
 
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