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Consortium Project - II - Continuum in Extremis (Reissue)
( 2218 letture )
Consortium Project è il progetto musicale del cantante, produttore e compositore inglese Ian Parry (Hammerhead, Vengeance, Perfect Strangers, Misha Calvin, Tamas, Ayreon, Elegy), da non confondersi con un attempato medico legale londinese al quale molti link in rete, complice la quasi omonimia, rimandano. Parry, che sul proprio sito ufficiale si presenta anche come chitarrista hard rock, debutta col primo capitolo della saga nel 1999, ottenendo un buon riscontro di critica e di pubblico: nel corso degli anni seguiranno altri quattro episodi, con il conclusivo quinto capitolo, intitolato Species, pubblicato a metà 2011 per Lion Music. E' proprio l'attiva etichetta finlandese a promuovere un'accurata riedizione degli episodi precedenti, altrimenti fuori stampa, per permettere all'ascoltatore di oggi di conoscere storia ed evoluzione stilistica di un percorso lungo più di dieci anni. La storia di Continuum in Extremis è quella di un mondo di fantasia fuori controllo ed in preda a quotidiane violenze, salvato da una nuova specie femminile (“Neofems”) che, capace di autoriprodursi grazie alle nuove scoperte scientifiche, impedisce agli uomini di distruggere il pianeta. Il risultato è un nuovo mondo di pace racchiuso in una biosfera, privo di guerre e malattie, finalmente restituito alla purezza dei bambini ed alla saggezza degli anziani, nel quale al genere maschile (chiamato “Monomale”) non è riservato alcun ruolo quale risultato di pura scelta evoluzionistica, e non di cospirazione sessista. Nello sviluppo della trama confluiscono aspetti che, nonostante il passare degli anni dalla release originale, non hanno certo perso di attualità: genoma umano, riscaldamento globale, clonazione, sensazionalismo cieco e reality televisivi sono argomenti e sfortune capaci di indurre più di una riflessione, oggi come nel 2001.

Voci al megafono e rumore di spari introducono, a pochi secondi dalla pressione del tasto play, l'idea di una società senza stabilità, di pericolo imminente per la razza umana, di un incerto stato di sospensione che viene annichilito dalle prime, tuonanti note della title-track. Sostenuta da un lavoro di organi ed archi che le dona una sinistra influenza neoclassica, Continuum è una canzone di cicliche ed implacabili ripartenze che onora con una convincente tridimensionalità il verbo “pestare”. La voce pulita del frontman inglese (che nell'estensione di Lapse of Reason mi ricorda, non è uno scherzo, quella del nostrano Albano Carrisi) si fa strumento e crea, insieme ad un lavoro di chitarre incessante quanto ritmicamente vario (Mirror Image), un tutto davvero coriaceo, convesso, privo di riferimenti all'umana compassione. Il secondo capitolo della saga del Consortium Project si dispiega quindi all'insegna di una sicurezza esecutiva che lascia poco spazio all'immaginazione romantica: è piuttosto un'incessante sollecitazione a restituire un'immagine di pericolosa ed assillante contemporaneità, di minaccia strisciante, di insidia continua alla quale l'uomo -destinato a diventare “Monomale” ed a vagare per le foreste alla ricerca dell'identità perduta- reagisce con violenza. Il disco rappresenta conflitti e conflittualità con una musicalità elegante e raffinata, distaccata ed autoriale, originale ossimoro per tratteggiare il continuo tira-e-molla al quale esso sottopone. Continuum in Extremis, che recupera maggiore melodia negli episodi più rilassati dedicati al cambiamento, non perde mai le note caratteristiche del racconto, evocando con suoni (ancora) moderni e brillanti il futuro possibile, violento e decadente che Derek Riggs dipinse per la copertina di Somewhere in Time. Nel costante rifiuto di una musicalità spiccata, l'album perde un'occasione di maggiore accessibilità: le canzoni, dagli arrangiamenti mai banali, appaiono infatti perfettamente in grado di condurre ad un ritornello orecchiabile e coerente, che aggiungerebbe valore ad una struttura di per sé già convincente. La scelta compiuta è invece quella di privilegiare lo stacco progressivo (The Catalyst) e la tonalità minore, il contributo parlato (anche in lingua italiana, olandese, francese e tedesca) ed il coro discreto, distogliendo l'ascoltatore da quel “vincere facile” che il più pigro gradirebbe, tenendolo invece sulla corda e concedendosi, ma mai completamente. Si tratta di una scelta coraggiosa e stimolante, calcolata ed avvincente, perché il disco avrebbe nelle proprie corde uno sviluppo maggiormente armonioso, che non ne comprometterebbe lo spessore compositivo: al contrario, la scelta operata (la conclusiva Poetic Justice è esemplare, in questo senso) distoglie lo sguardo dal momento, dal chorus cantabile e compiuto, costringendo a scovare la circolarità nella visuale d'insieme, a cogliere tracce di melodia bellissima nel giro di poche sillabe (Intrusions of Madness) o di numerosi assoli di chitarra, a privilegiare la tecnica esecutiva dei virtuosi Lill (Vanden Plas), Rondat (Elegy) e Youngblood (Kamelot) laddove lo svolgimento diviene inutilmente prolisso (Collide-o-Scope) o il feeling risulta meno sollecitato. E' probabilmente grazie a questa straordinaria capacità evocativa, ad una palpabile tensione in senso verticale (What You Sow, You Reap), che il disco può aspirare a qualcosa di più, o di semplicemente diverso dalla semplice etichetta power: le tracce che lo compongono sembrano infatti piccoli affreschi saturi di colore, dal tratto nervoso e graffiato, dalle tinte fosche e futuristiche al tempo stesso, che gli donano una complessità progressiva esaltata da luci al neon, come un Blade Runner rivisto su una vecchia videocassetta (Asphyxia). La fitta trama power/prog è il segreto dell'eterna giovinezza dell'album, che si ripropone ad undici anni di distanza con una produzione in gran spolvero, originariamente mixata da Tommy Newton (Helloween, Elegy, Kamelot, Ark) e rimasterizzata in Olanda da Marcus Teske. I suoni sono perfetti per ricostruire questo mondo e pur non avendo avuto l'opportunità di ascoltarli nella versione originale, quelli di questa riedizione sono curati, attualissimi e semplicemente perfetti: tutti gli strumenti sono facilmente identificabili e brillanti, l'ascolto è potente senza stancare, arioso, dinamico, avvolgente, funzionale ad una freschezza e ad una originalità compositiva che lo rendono più moderno ed attuale di tante uscite contemporanee.

Nella natura bifronte di questo episodio, nel suo camaleontico rinnovarsi, in un'identità sfuggente e che si vorrebbe ordinatamente classificare senza mai riuscirci completamente, c'è qualcosa di affascinante e dinamico: c'è il respiro di un disco equilibrista, la palpitazione della trama, la concentrazione nel seguire un percorso dai confini angusti, resistendo alle sirene dell'affettazione eccessiva o della concessione discografica più commerciale. Per la sicurezza che dimostra nel seguire la propria strada, per la pregevole costruzione sinfonica di alcune sue parti non ostentate (Sentiment in Sanctuary), per lo spessore dell'intero progetto, Continuum in Extremis si configura come un lavoro di grande, ostinata ed immortale personalità: l'ora abbondante di ascolto è un viaggio che genera un disagio intelligente, rappresentazione migliore dell'incertezza dell'approdo al quale, in tempi di disastrosi naufragi di navi e di costumi, l'esistenza umana pare condannata.

“Now answers are based on understanding, knowledge and not ignorance”.
(Collide-o-Scope)



VOTO RECENSORE
83
VOTO LETTORI
25.65 su 23 voti [ VOTA]
INFORMAZIONI
2012
Lion Music
Power/Prog
Tracklist
1. Continuum (In Extremis)
2. Asylum Seekers
3. The Catalyst
4. Intrusions of Madness
5. (Momentary) Lapse of Reason
6. Mirror Image
7. Sentiment in Sanctuary
8. What You Sow, You Reap
9. Asphyxia
10. Collide-o-Scope
11. Poetic Justice
12. Intrusion of Madness (Bonus Demo)
13. Poetic Justice (Bonus Demo)
Line Up
Ian Parry (Voce)
Stephan Lill (Chitarra)
Patrick Rondat (Chitarra)
Thomas Youngblood (Chitarra)
Robert Finan (Chitarra)
Gunther Werno (Tastiere)
Jan Bijlsma (Basso)
Patrice Guers (Basso)
Dirk Bruinenberg (Batteria)
Casey Grillo (Batteria)
 
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