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Bush - The Sea Of Memories
( 4886 letture )
Quando i Bush compaiono sulla scena è il 1994 e i Nirvana di Kurt Cobain sono appena diventati leggenda.
Il Grunge, il movimento musicale nato pochi anni prima dai sobborghi di Seattle, ha da qualche tempo oltrepassato i confini nazionali ed è diventato un fenomeno di costume vero e proprio. L’eco dei suoi suoni distorti, varcando l’oceano, ha infine raggiunto la vecchia Inghilterra, dove i Bush di Gavin Rossdale -appena usciti dall’underground- sono diventati un’interessante ed apprezzata realtà.
Al primo album della band, il convincente Sixteen Stone del 1994, fa seguito Razorblade Suitcase -pubblicato nel 1996 e curato dallo stesso Steve Albini, già produttore di In Utero. E’ l’album della definitiva consacrazione. Seguono poi un paio di dischi discreti, dopo i quali tuttavia, la band si perde per strada. Il carrozzone dei Bush si trascina stancamente fino al tanto vituperato Golden State del 2001 ed al successivo tour.
Sembra l’epilogo definitivo, poi, nel corso del 2010, complice l’attuale revival degli anni 90, Rossdale decide di rimettere insieme la band. Coadiuvato dall’altro membro originale dei Bush, il batterista Robin Goodridge, ingaggia, per sopperire alle defezioni di Nigel Pulsforde e Dave Parsons, Chris Traynor e Corey Britz, rispettivamente alla chitarra e al basso. Un anno di lavoro sui nuovi pezzi, poi The Sea of Memories vede la luce.

La curiosità è tanta quando, per la prima volta, mi accingo all’ascolto dell’ultima fatica discografica della band britannica. Il disco parte subito con una coppia di canzoni di sicuro impatto come The Mirror Of The Signs ed il singolo The Sound Of Winter (massicciamente trasmesso dalle radio durante l’estate), che ci mostrano la band in un buono stato di forma. L’adrenalina sale. Se il fatto che il song-writing di Gavin Rossdale si confermi ad alti livelli non costituisce di per se una novità assoluta, ora finalmente le sonorità della band ci appaiono come rinvigorite e ricalibrate con efficacia. Sempre rispetto all’ultimo periodo dei Bush in particolare, i vari fraseggi e abbellimenti chitarristici di cui il nuovo acquisto Chris Traynor si rivela capace, costituiscono una piacevolissima sorpresa, in grado di rendere interessante e all’occorrenza energico ogni passaggio chiave. Si arriva poi ad All My Life, un blues moderno caratterizzato da un ritornello accattivante. In questo caso è piacevole notare come la voce di Gavin, nonostante giochi sempre su un’estensione di un’ottava scarsa, si rivela comunque sempre molto espressiva e ricca di pathos.
All Night Doctors è invece la prima ballad del disco. Ascoltando il suo giro armonico, non posso fare a meno di pensare alla linea melodica di Glycerin, di cui costituisce, a mio parere, un rifacimento in chiave moderna, con tanto di arrangiamento di piano. Qui la mano del produttore Bob Rock, sempre capace di tirare fuori il potenziale pop di ogni pezzo, ci appare quanto mai evidente.
Approdiamo poi a tutta una serie di pezzi molto orecchiabili ma forse poco ispirati come Red Light o She’s a Stallion, che mi appaiono un po’ troppo preconfezionati, forzati e in un certo senso annacquati. Che l’intento fosse quello di godere del maggior numero di passaggi radio possibile, mi appare, in questo caso, fin troppo evidente. Archiviata questa parentesi negativa si arriva poi a Stand Up, un pezzo che riporta il disco alla giusta dimensione, caratterizzato ancora una volta da un bel fraseggio di chitarra.

In conclusione, nonostante si sia portati a pensare alle reunion quasi esclusivamente in termini negativi, mi sento di dire che The Sea Of Memories, fatta eccezione per alcuni episodi più deboli e, per così dire, furbi, risulta in prevalenza un disco piacevole ed interessante. Siamo di fronte ad una buona premessa di quanto i nuovi Bush potranno realizzare in un futuro molto prossimo, continuando a lavorare sulle proprie idee e sul proprio talento.



VOTO RECENSORE
70
VOTO LETTORI
38.78 su 28 voti [ VOTA]
S.V.
Venerdì 3 Febbraio 2012, 20.28.26
4
Ho seguito i Bush sin dagli albori, ero davvero devoto ai primi 2 dischi. Rossdale non è mai stato un mago alla chitarra, ma i suoi giri semplici, arrangiati dal vecchio chitarrista ti si stampavano in testa, così come le melodie vocali (il primo album è pieno di hit, Razorblade è più criptico ma la sola Swallowed valeva il suo acquisto, una canzone bellissima). Ho poi apprezzato abbastanza The Science of thing, ma non erano più gli stessi. Golden State aveva solo 2 episodi salvabili veramente e questo....mi sa proprio di rock leggerino, surrogato, non ha la malinconia nè la potenza degli esordi. Evitabile.
fdrulovic
Giovedì 2 Febbraio 2012, 10.31.53
3
A me sembra un dischetto da radio USA...Non trovo nessuna canzone con particolare mordente. Nessuna particolare delusione. Non mi aspettavo nulla da Rossdale e soci. 60 stiracchiato.
si come no
Giovedì 2 Febbraio 2012, 0.14.41
2
Anche io trovo il disco un pò piatto...ormai i tempi d'oro di "Sixteen Stone" e "Razorblade Suitcase" se ne sono andati per sempre. Peccato. Comunque sia, "A Tendency to start Fires" resterà sempre ottima per dare fuoco a chi ti resta indigesto.
Undercover
Mercoledì 1 Febbraio 2012, 20.23.12
1
Niente, c'ho provato e riprovato, è fiacco, manca di mordente, i pezzi sono scialbi e mancano pure i ritornelli che ti rimangono in testa, già il precedente prima della dipartita "Golden State" era chiaramente una mezza bufala di disco, si salvavano il singolo ""The People That We Love" e altre due ma talmente mi ha fatto una brutta impressione che non ricordo quasi nulla, al contrario delle altre prove della formazione britannica. Dopo "The Science Of Things" erano già bolliti, questo ritorno è la dimostrazione che l'idee sono finite e si batte cassa o almeno ci provano.
INFORMAZIONI
2011
E1 Music
Alternative Rock
Tracklist
1. The Mirror Of The Signs
2. The Sound Of Winter
3. All My Life
4. The Afterlife
5. All Night Doctors
6. Baby Come Home
7. Red Light
8. She’s A Stallion
9. I Believe In You
10. Stand Up
11. The Heart of the Matter
12. Be Still My Love
Line Up
Corey Britz (Basso)
Gavin Rossdale (Chitarra, voce, piano)
Chris Traynor (Chitarra)
Robin Goodridge (Batteria)
 
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