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19/04/24
DESPITE EXILE + LACERHATE + SLOWCHAMBER
BLOOM, VIA CURIEL 39 - MEZZAGO (MB)
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Freedom Call - Land of the Crimson Dawn
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( 4426 letture )
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Siete tra coloro che li aspettavano con ansia? O tra coloro che speravano in un imminente scioglimento? In entrambi i casi, non avrete granché da essere felici. I Freedom Call, istrionici alfieri del power metal tedesco e talvolta accostabili a quel genere assolutamente ufficioso che risponde al nome di “happy metal”, di cui la Germania è madre naturale, al contrario di come qualche stereotipo fin troppo comune potrebbe farci immaginare, tornano ad impadronirsi del loro spazietto nei negozi di dischi. Ancora una volta sotto l’ala protettrice della SPV/Steamhammer, etichetta con la quale la band si è fatta presto conoscere in tutto il mondo, i quattro tedeschi danno alle stampe un album che all’apparenza potrebbe apparire come la solita impastata di suoni epici, a tratti sinfonici, sorretti da ritmiche di doppia cassa spezzate qua e là da alcuni stacchi rallentati o da pause, ideali per creare quel minimo di pathos assolutamente doveroso nel genere qui proposto e, ovviamente, una voce potente ma acuta che fa subito pensare a scene da film epici et similia. Insomma, un’ulteriore commistione di Blind Guardian, Helloween, Gamma Ray, Edguy e quant’altro. Quindi la domanda sorge spontanea: perché mai dovremmo porre attenzione ad un’uscita di questo tipo? Saremo mica masochisti? Forse un po’ sì, ma resta il fatto che Land of the Crimson Dawn, per quanto non ci mostri nulla di nuovo dal punto di vista di idee o di tematiche, si evidenzia per una freschezza che ultimamente facevo fatica a cogliere in molte altre uscite nell’ambito metal. Proprio come quel tanto discusso Age of the Joker della band di Tobias Sammet metteva in risalto un lato “happy” tutto particolare degli Edguy (il video di Robin Hood ne è un esempio lampante), mai così chiaro e lampante, allo stesso modo questo Land of the Crimson Dawn ci mostra una band desiderosa di far divertire, dandovi l’opportunità di trascorrere un’ora di puro relax (o di sfrenato headbanging se preferite, ma non mi sembra molto il caso), in compagnia di atmosfere di tutti i tipi, a partire dal più classico power metal (Age of the Phoenix) per arrivare all’heavy e all’hard rock anni 80 (Rockin’ Radio), passando attraverso sonorità quasi pop-disco (Hero on Video), pur con tutti i limiti del caso. Una delle più grandi problematiche riscontrate è forse la durata (un’ora e un minuto!), motivo per cui potreste arrivare alla fine dell’album in uno stato un po’ confusionale. Oltretutto, la lunga lista di canzoni qui presenti esclude quasi categoricamente la presenza di un qualsiasi singolo da classifica, lasciando che anzi l’ascoltatore si perda all’interno di questi brani e ne esca senza molto in mano, senza un ricordo indelebile di ciò che è stato (e che sicuramente sarà, uguale, nel prossimo album).
L’interminabile lista di canzoni ha inizio con Age of the Phoenix, tipica cavalcata power dai ritmi serratissimi, che ben svolge la sua funzione di presentazione dell’album, a cui fa seguito Rockstars, canzone che prosegue sugli stessi identici binari e fa di tutto per non far emergere alcuna sostanziale differenza di sorta. La direzione dell’album è comunque già ben chiara: abbiamo a che fare infatti con un normalissimo power metal dalle linee poderose e i contorni frizzanti, già scritto e riscritto un’infinità di volte prima ancora che questo disco fosse anche solo pensato. La maggior parte dei pezzi in questione si muove all’interno del solito territorio power, ormai trito e ritrito, senza mai osare sporgersi oltre il proprio recinto. Gli unici tentativi di esporsi un poco “oltre” sono rappresentati da brani come Hero on Video e Rockin’ Radio, che evidenziano però il fatto che ad una band come quella dei Freedom Call convenga senza dubbio restare confinata nel proprio spazio ed evitare di sperimentare troppo soluzioni esterne al proprio più naturale contesto. Perché, se anche nulla di nuovo si muove sotto il sole, resta il fatto che comunque ciò che viene fuori è pur sempre un buon prodotto, non di quelli che rimarrà a lungo nei cuori né dei fan più diretti né della restante gamma di ascoltatori non vicinissimi alla band tedesca, ma comunque un lavoro che sa il fatto suo, piacevole fin da un primo disattento ascolto. Pochi sono i pezzi che si distinguono davvero per qualche elemento più personale e meno generalizzato. Tra questi spiccano Crimson Dawn, che fa dei cori e delle ritmiche tirate in modo costante i propri punti forti, Back Into the Land of Light, coi suoi cori epici e le atmosfere da “il mondo stava per finire, ma noi lo abbiamo portato in salvo” e Killer Gear, una sorta di power/thrash dal ritornello incattivito, con un riff che ritorna più e più volte entrando a forza in testa e dei ritmi cadenzati, potenti come pochi. Episodi leggermente minori sono 66 Warriors, l’ennesima canzone sorretta da toni squisitamente epici, Valley of Kingdom, una mazzata di doppia cassa allietata un poco dalla voce melodica di Chris Bay, il quale riesce sempre a spiccare su tutti gli altri con la sua voce squillante e perfettamente inerente al contesto, ed Eternity, canzone dai toni piuttosto tranquilli, una semi-ballad, per così dire. Una canzone di cui proprio non si capisce il senso è Terra Liberty, la quale all’inizio ricorda addirittura i Disturbed, salvo poi esplodere nella solita cavalcata power dal ritornello facile facile, ma senza riuscire a trasmettere una benché minima buona sensazione e risultando anzi piuttosto confusa, priva di una qualsiasi linea guida.
Non è mai facile analizzare certi dischi, a volte sembra di parlare sempre della stessa cosa, come in un vortice vizioso che non trova mai una vera e propria fine. La carriera dei Freedom Call è da sempre caratterizzata da nuovi lavori quasi perfettamente identici ai loro predecessori e Land of the Crimson Dawn, purtroppo, non ne rappresenta l’eccezione. D’accordo, la sostanza di ciò che viene di volta in volta proposto non è certo da buttar via, si tratta ovviamente di dischi ben suonati, ben prodotti, piuttosto facilmente assimilabili (salvo rari casi), ma altrettanto facili da dimenticare. Insomma, la ricetta per un pasto semplice e genuino c’è, ma il rischio di presentare sempre la stessa portata e nauseare i propri commensali, i quali potrebbero poi non presentarsi al prossimo invito, non andrebbe messo in secondo piano da dei professionisti di questo livello.
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14
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coloro che han messo voti bassi (abbassando così la media) si meritano un mondo fatto di \"musica\" firmata gigi d\'alessio |
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13
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L avevo comprato all uscita a busta chiusa e dopo svariati ascolti e riascolti lo regalato...fanno a cagare voto 0 |
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12
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Mi sono permesso di leggere per ben tre volte questa recensione e devo proprio riconoscere che il suo autore o è un incompetente e non ha nemmeno ascoltato il disco, oppure è in mala fede e detesta a priori questo gruppo.
In questa recensione, la cui superficialità non merita commenti, si legge soltanto il disprezzo che l’autore nutre per questo genere di musica: se un recensore odia e disprezza il Power Metal, dovrebbe astenersi dal formulare giudizi e la redazione non dovrebbe autorizzarlo a scrivere simili porcherie.
Invito pertanto la redazione a rimuovere questo ignobile recensione e ad incaricare un recensore serio per fare un lavoro professionale.
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11
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Ho iniziato ad ascoltare questo album pensando che comunque non avrebbe potuto eguagliare BEYOND. Nulla di più falso: una scarica di adrenalina che non molla per ben 14 brani di fila! 72 è un voto che non rende giustizia: almeno 84!!! |
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10
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Beh poi alla lunga calano parecchio e stancano, come a detto bene il recensore, ma alcuni pezzi sono catchy (e kitsch) da non crederci - Crimson Dawn su tutti. Mi piace malto la voce del singer... Vero Happy Metal alla tedesca... carino ma non esatto il mio genere preferito. Evviva! |
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9
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Questi non li conosco cazzo, li sto ascoltando per la prima volta ora... era da tempo immemore che non scapocciavo così quanto ho fatto ora ascoltando Crimson Dawn... Saranno kitsch e di più, ma cazzo quanto è figo sto pezzo !!! E Rockstars pure a dire il vero... |
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8
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Non ho ancora ascoltato bene l'album perchè metto il cd nello stereo e quando arrivo a rockstars comincio ad ascoltarla a ripetizione |
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7
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Un album che sa di già sentito. Un ottimo riassunto di ciò che erano Eternity e Dimensions, ma resta il fatto che la band non ha apportato novità considerevoli, né al proprio sound né al proprio repertorio. Avrei preferito un Best of dei due album ad uno che va a raccogliere abbondantemente dal passato. Godibile ed orecchiabile, ai fan più legati alla band piacerà sicuramente, ma se sperate in qualcosa di nuovo, spiacente di deludervi. VOTO 60 |
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6
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.I Freedom Call non hanno mai sbagliato un album e questo è uno dei migliori. Allegri ,spensierati, epici e melodici. Voto 90. |
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5
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Molto bello o x lo meno in linea con ciò che han fatto sino ad ora i FC. X il resto in liena col recensore. |
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4
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Tutto in linea Freedom Call, senza cambiare di una virgola, rispetto ai loro precedenti lavori. D'accordissimo con la recensione e l'accostamento in tema culinario delle ultime 3 frasi del recensore, rispecchiano perfettamente il succo del disco e della band |
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3
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Ecco che l'hoa scoltato anche se molto fugacemente...Beh, non è che con questo disco sembra abbiano inventato nulla di che o nulla di nuovo rispetto agli standard loro. Sempre da segnalare la bella prova vocale di bay, sempre pulito,preciso e incisivo (nonostante la melodia a volte troppo smielata) e vorrei fare un paluso al lavoro di chitarre di Rettkowitz che mi è sembrato isiratro. In linea col recensore cmq...un voto che si aggira sul 75 direi. |
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2
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Cover molto evocativa e bella... |
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1
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Ah...questa uscita non sapevo avvenisse...sto invecchiando...Mhmmm, devo in qualche modo procurarmelo... |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Age of the Phoenix 2. Rockstars 3. Crimson Dawn 4. 66 Warriors 5. Back into the Land of Light 6. Sun in the Dark 7. Hero on Video 8. Valley of Kingdom 9. Killer Gear 10. Rockin’ Radio 11. Terra Liberty 12. Eternity 13. Space Legends 14. Power & Glory
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Line Up
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Chris Bay (Voce, Chitarra) Lars Rettkowitz (Chitarra, Cori) Samy Saemann (Basso, Cori) Klaus Sperling (Batteria, Cori)
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