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Lunar Aurora - Hoagascht
( 6360 letture )
Una delle reunion più attese dell'anno dal pubblico del metal estremo è stata senza alcun dubbio quella dei Lunar Aurora. Creatori da sempre di piccole gemme di alta qualità, i nostri hanno sempre fatto parlare di se stessi per la musica in sé piuttosto che per interviste o live shows. Capaci di malleare una personalissima forma di black metal in connessione con realtà del vicinato (Paysage D'Hiver, Darkspace, Morrigan...) e allo stesso tempo muoversi in una sorta di parallela avanguardia musicale, i nostri bavaresi hanno lasciato un vero e proprio vuoto nel cuore dei fan quando si sciolsero per "motivi personali" nel 2006.
La notizia della loro reunion è coincisa con l'imminente rilascio di un nuovo album, preceduto solo da piccolissimi antipasti-teaser da 1 minuto sui canali ufficiali di facebook.
Finalmente Hoagascht è uscito e ci rivela una band abbastanza rinnovata, sempre aderente ai propri canoni ma con delle sottigliezze e delle attenzioni alle sonorità di tutto rispetto.
Quello che salta all'orecchio, per i fanatici dei Lunar Aurora, è l'abbandono sostanziale di quelle atmosfere mistico-religiose di Andacht e di quel senso di oppressione nichilista presente in Mond; le chitarre risultano piene di tonalità medie e dialogano in perfetta simbiosi con le tastiere, che in questo lavoro si fanno meno palpabili, ma sempre consistenti e leganti.
Il nuovo corso della band è perfettamente inerente a una sorta di "Rinascimento Tedesco". I concetti tardomedievalisti, coi suoi spauracchi (Zyklus), le sue luci e le sue tenebre (Andacht) sono stati superati per abbracciare una rinascita musicale e compositiva. Il punto di forza di Hoagascht è proprio il non voler strafare: l'album scorre morigeratamente in modo da stimolare continuamente l'intelletto. I riff vorticosi si ripetono con una certa serialità che avvolge l'ascoltatore e la batteria riesce a destare continuamente l'attenzione con pochissimi stratagemmi; basta un semplice raddoppio di pedale o di tempo per trasformare completamente il giro di chitarre che sta suonando allo stesso modo di prima. La totale assenza di blast-beat o di sfuriate percussionistiche pone l'album, appunto, in quel livello mentale-riflessivo che accompagna un costante rapporto sereno e pacato verso la natura. Anche i momenti più malinconici (Sterna) riescono a trasformarsi in un riflessivo spleen grazie ai lavori minimali, ma incisivi, dei synth.
Le corposità più accattivanti di Håbergoaß si collegano direttamente a Elixir of Sorrow, ma con la componente sinfonica decisamente più attutita. Semplicemente perché non c'è bisogno di enfatizzare nulla, non c'è più la necessità ieratica di celarsi dietro una magniloquenza mistica o di evocare le rimembranze di qualche vanitas. Qualsiasi componente sovrannatuale appartiene ormai ai vecchi Lunar Aurora. Il lavoro dei synth sembra il prolungamento dei versi e dei rumori della natura: i suoni dei corni come degli acquatici clavicembali paiono provenire direttamente dalle fronde degli alberi e dalle pozze d'acqua; più di una volta sembra di sentire i versi dei gufi o di altri animali selvatici; il tutto è esaltato dalle registrazioni "en plein air" di tuoni e altri rumori naturalistici.
Questo rivolgersi al tangibile e al materialmente visibile riporta all'orecchio (e all'occhio) quelle maniere pittoriche, del tutto tedesche, che perseguivano la ricerca del "brutto", dell'irregolare, del pittoresco; la figura umana fisicamente provata, il manifesto della fisionomia contadina (non a caso Whyrhd e Aran appaiono in abiti da mandriani e regionali), la natura resa fantastica. I tipici paesaggi tedeschi, con le loro surreali forme antropomorfe comunicavano un tentativo di umanizzazione della natura attraverso la propria arte.
Quello che appare in Hoagascht è esattamente la stessa cosa; cambia il secolo, cambia il mezzo, ma il risultato è lo stesso: il dialogo col paesaggio selvatico e rurale; la comunicabilità del mondo silvano che parla attraverso la mano dell'uomo. Questo senso, non tanto di comunione quanto di comunicabilità, è ben chiaro nella seconda parte dell'album; Wedaleichtn e Geisterwoid creano una bellissima tela fatta dall'ordito delle chitarre e dalla trama dei synth capace di rapire veramente il fruitore. La conclusiva Reng spolvera atmosfere leggere e trasognanti e riesce a mutare forma semplicemente avvalorandosi di qualche raddoppio di batteria ed è capace di far venire la pelle d'oca semplicemente sfornando un secondo/un secondo e mezzo di synth, oppure un banalissimo delay che fa rimbalzare per un attimo le chitarre dai primi ai secondi piani della struttura strumentale.
Questa terribile semplicità compositiva che, suonando allo stesso modo, riesce a dare molteplici sfaccettature è la caratteristica principale di questo album, ma è anche il punto di forza di questa meravigliosa band.



VOTO RECENSORE
80
VOTO LETTORI
73.23 su 39 voti [ VOTA]
LexLutor
Venerdì 28 Febbraio 2020, 12.09.02
16
Un album splendido e una recensione sinceramente degna dell'altezza artistica di questa straordinaria band, ormai sciolta per sempre.
Meconio
Domenica 2 Dicembre 2012, 0.04.20
15
questa recensione mi piace davvero molto. personalmente, sono convinto che Hoagascht sia un disco eccezionale. c'è molta spazzatura in giro, ma la maturità raggiunta oggi dal black metal fa di esso, insieme ad un certo minimalismo elettronico, la più interessante espressione musicale dei nostri tempi. complimenti
Undercover
Domenica 13 Maggio 2012, 0.10.55
14
Ed eccomi qui a commentare con colpevole di ritardo, l'assist di Moro sotto la rece degli Einherjer mi ha ricordato questa faccenda in sospeso e il mio è un "mi piace" (molto stile facebook" di quelli convinti. Non sono un adoratore dei Lunar Aurora ma è innegabile che questi tedeschi sappiano il fatto loro, ho trovato "Hoagascht" talmente intimo da sfiorare il poetico in alcune circostanze però, e c'è il però, la totale assenza di elementi di propulsione rapida vedasi i blast-beat non so se sia stata poi una scelta del tutto azzeccata perché ok l'uomo e la natura riescono a combinarsi con semplicità è anche vero che in alcune circostanze "la violenza" li unisce più del rapporto moralmente amichevole/fraterno e quest'aspetto nel placido grigiore di alcuni pezzi poteva essere rimarcato da un incasso di batteria repentino nel nascere quanto nel morire. L'ottanta di Moro per me è comunque perfetto come voto.
Undercover
Giovedì 12 Aprile 2012, 17.04.54
13
Ciao Moro, devo essere sincero non l'ho ancora ascoltato, ce l'ho in lista quindi a giorni ti farò sapere, è un po' incasinato sto periodo ma a breve ti dirò la mia.
Moro
Giovedì 12 Aprile 2012, 16.59.47
12
@Undercover: ti è piaciuto ?
divusprinceps
Giovedì 12 Aprile 2012, 16.29.21
11
Questo disco mi è piaciuto davvero un sacco!
l'Accademico
Sabato 24 Marzo 2012, 1.48.54
10
Una delle più belle recensioni lette negli ultimi anni. Leggevo ed ascoltavo e ogni parola ricamava i suoni che mi arrivavano. Riguardo all'album posso dire che l'approccio jazz del batterista (a tratti usa le spazzole in contrasto con la cassa triggerata) crea con le chitarre 'distanti' (abbondanti di chorus e poco drive) quel 'caldo' abbraccio naturale che deve avere oggi la musica metal. Basta coi suoni finti, fritti e zanzarosi. Valvolare è un valore.
Mattia Jonne Montag
Domenica 11 Marzo 2012, 21.30.17
9
Quella ricerca del tangibile e di qualcosa vicino alla realtà si trova anche secondo me nel scrivere le canzoni in dialetto bavarese.
piggod
Domenica 11 Marzo 2012, 16.26.24
8
Gran bel ritorno per una band che finora non ha mai sbagliato un colpo. Ottima recensione.
Le Marquis de Fremont
Venerdì 9 Marzo 2012, 16.18.16
7
Per il momento è senz'altro il disco dell'anno, assieme a Eternal Turn of the Wheel dei Drudkh. Questa musica ti coinvolge in ogni sua traccia e non ci sono episodi più alti o più bassi ma solo diversi e tutti splendidi. Poco strombazzati e sempre su un basso profilo come cita anche la bella recensione, rispondono con la qualità altissima della musica e con composizione fatte perchè sentite e non per motivi contrattuali. I grandissimi sono così. Bentornati Lunar Aurora...
luci di ferro
Giovedì 8 Marzo 2012, 22.48.02
6
*_* metal.it gli da un bel 8,5/10 *_*
DIMMONIU73
Giovedì 8 Marzo 2012, 20.39.55
5
Veramente un gradito ritorno, un album coi contro, sul serio!!! @Moro: bella rece, complimenti!!
Kupu
Giovedì 8 Marzo 2012, 18.37.34
4
bello *_* concordo con il voto
S.V.
Giovedì 8 Marzo 2012, 17.35.35
3
Cacchio non sapevo si fossero riuniti. Questa è una band con le palle, speriamo non mi deluda.
il vichingo
Giovedì 8 Marzo 2012, 17.24.29
2
Alcune canzoni sono trascurabili, altre (ad esempio Nachteule e Håbergoaß) sono veramente belle. Voto un 75. PS: prima o poi staneremo il troll che vota sistematicamente 30 (dato che 0 non si può più votare ) in tutte le recensioni!
Vesper-Jana
Giovedì 8 Marzo 2012, 17.19.10
1
In attesa di averlo.. (spedito stamattina dalla Germania).. mi godo le ultime due bellissime parole della recensione: "meravigliosa band"..
INFORMAZIONI
2012
Cold Dimensions
Black
Tracklist
1. Im Gartn
2. Nachteule
3. Sterna
4. Beagliachda
5. Håbergoaß
6. Wedaleichtn
7. Geisterwoid
8. Reng
Line Up
Aran (Voce, chitarre, tastiere, basso, drum programming)
Whyrhd (Voce)
 
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