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25/04/24
MARDUK + ORIGIN + DOODSWENS
AUDIODROME, STR. MONGINA 9 - MONCALIERI (TO)
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Sixty Miles Ahead - Blank Slate
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( 2301 letture )
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La storia dei Sixty Miles Ahead è sicuramente tra le più comuni che ci possano essere: parla infatti di quattro amici riunitisi in nome del rock per dar vita alla propria voglia di far musica. Ma tra un’idea di base e un progetto concreto c’è una ben consistente differenza, così come tra le parole e i fatti. A sorreggere la crescita di una band vi possono essere tanti elementi tra loro differenti, ma ciò che non può mai mancare è la determinazione, che può, anzi, deve esistere sia quando le cose vanno per il verso giusto sia quando ti sfuggono di mano. Se hai raggiunto un certo successo, la determinazione ti spinge ad andare oltre, ad osare; se quel successo invece ancora tarda ad arrivare, la determinazione è la linfa vitale da cui attingere in continuazione, è ciò che ti spinge a trovare la forza per poter andare oltre e poter osare. Quando, nel maggio 2011, il primo nucleo del gruppo (il chitarrista Fulvio Carlini ed il batterista Luca Caserini) decise di dar vita ad una formazione tutta nuova, che ponesse le sue uniche basi nel rock puro e semplice, senz’altro la determinazione già aleggiava nell’aria. Con l’innesto del cantante Sandro Casali e del bassista Davide Bosio quella che era nata semplicemente come un’idea riuscì finalmente a divenire realtà. A quanto pare l’intesa andava a braccetto con la determinazione, visto che nel giro di soli due mesi di lavoro la band diede vita a cinque pezzi inediti, andando a realizzare così il primo EP, intitolato Blank Slate (traducibile con l’espressione latina “tabula rasa”).
Registrato e mixato al Reclab di Buccinasco, nei pressi di Milano, il disco si presenta grintoso e moderno, pur mantenendo un’aura di classico hard rock anni 70, e si inoltra con facilità in territori grunge ed alternative, risultando così non legato a canoni ben precisi ed anche non troppo derivativo. La prima traccia è Polite Conversations, una canzone carica di energia hard rock, facilmente inquadrabile in un contesto live, con un refrain che entra subito in testa e dei ritmi pieni, merito di un lavoro dietro le pelli preciso e ben impostato. La voce risulta fin da subito bella potente e molto ben inquadrata nel contesto, mentre la chitarra resta per la maggior parte del tempo relegata ad un ruolo secondario, salvo emergere durante l’assolo, ben suonato ed alquanto efficace ai fini della longevità della canzone stessa. Dance parte con intenzioni ancora più chiare dell’opener, qui la voce di Sandro Casali abbraccia un cantato a tratti più aggressivo, quasi assimilabile ad una strana mistura di rap/pop che però resta sempre canalizzata in un hard rock semplice e diretto. Molto belli i riff del chitarrista Fulvio Carlini, in più di un punto paragonabili alle distorsioni tipiche di un ispirato Zakk Wylde o alle soluzioni melodiche che caratterizzano i lavori di gran parte di band del post grunge moderno (restando ai gruppi che la formazione italiana dice di apprezzare, potremmo dire soprattutto Alter Bridge e Nickelback). In Chances sono più chiari che mai i rimandi al classico modo di interpretare le canzoni di Zakk Wylde, fatto quasi interamente di distorsioni, ma è anche il bel cantato di Casali a prevalere, sorretto da ritmiche all’apparenza semplici, ma davvero ben pensate e mai troppo uguali tra loro. La seguente Under My Skin è un altro ragguardevole episodio, in cui è il drumworking di Caserini ad innalzarsi su tutto il resto, mentre la voce alterna il cantato melodico ad uno più “cattivo”, senza perdere in credibilità. Notevole, ancora una volta, l’assolo di Fulvio Carlini, che ci fa anche dono di reminiscenze heavy, ma forse bisognava trovare più variazioni nelle liriche, qui a forte rischio di eccessiva ripetitività. La ballad finale, intitolata A Place, è un piacevole momento di calma all’interno dell’EP e permette a chi ascolta di metabolizzare quanto sentito fin lì ed emettere in tutta tranquillità i propri pareri. Ad accompagnarci verso la conclusione ci pensa la forte vena melodica del pezzo, condita dall’ennesimo convincente assolo dell’axeman milanese.
Blank Slate si conclude così lasciando tante buone impressioni e perfino una certa voglia di avere di più, di ritrovarsi a breve con un disco vero e proprio, con la ferma convinzione che un posto nel calderone delle nuove uscite sia più che meritato e fortemente auspicabile. I suoni sono molto buoni, con l’unica nota a margine relativa alla batteria, a mio parere troppo in evidenza per il ruolo che dovrebbe avere in questo contesto. Forse ci sarebbe bisogno di enfatizzare la presenza di chitarra e basso, invece di centralizzarsi su un suono d’insieme tanto compatto e tanto preciso. Ma questi sono solo piccoli appunti, che sono sicuro la band terrà in ampia considerazione in vista del primo album.
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6
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Nè carne nè pesce..purtroppo certe cose le sanno fare solo gli americani.... |
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5
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Infatti... Io lo trovo un concept azzeccato e per nulla scontato nel genere! |
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4
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D'altra parte che copertiina volevate su un album che si intitola così? |
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3
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l'ep però è validissimo |
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1
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Wow...ma che bella copertina.... |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Polite Conversations 2. Dance 3. Chances 4. Under My Skin 5. A Place
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Line Up
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Sandro Casali (Voce) Fulvio Carlini (Chitarra) Davide Bosio (Basso) Luca Caserini (Batteria)
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