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Sigh - In Somniphobia
( 4857 letture )
Rieccoli. Dal Giappone tornano alla carica i Sigh, combo il cui nome potrebbe benissimo essere inserito nel dizionario come sinonimo di strano, assurdo, avanguardistico, sperimentale e chi più ne ha più ne metta.
Non esistono etichette in grado di imbrigliare la follia istintuale e spontanea, in contrasto alla stranezza pianificata a tavolino di molti altri colleghi, che ha da sempre contraddistinto l'operato della band trascinata dalla stravaganza di Mirai Kawashima. Non ci troviamo di fronte ad uno di quei nomi per cui è possibile, entro limiti ragionevoli, avanzare delle aspettative concrete. Tutto ciò che si sa prima di cominciare l'ascolto di una nuova produzione targata Sigh è perfettamente inutile alla comprensione e la categorizzazione dell'ascolto stesso.
Una conoscenza passata della band, prendendo ad esempio Hangman's Hymn e Scenes From Hell giusto per rimanere a tempistiche recenti, non produce nessun utile background su cosa aspetterà alle orecchie una volta premuto il tasto play, se non una non-aspettativa.
Mi spiego: cosa attendersi da un quintetto che ha già dimostrato di non avere difficoltà a miscelare black metal, musica classica, noise ed elettronica con inflessioni sufficientemente personali ed un'esagerazione senza precedenti? Niente è certo avvicinandosi ad un disco dei giapponesi, si è più liberi da pregiudizi, aspettative e desideri di quanto sia mai accaduto ascoltando un qualsiasi altro album nella propria vita.

Fatta questa doverosa premessa, prendiamo in mano In Somniphobia. Già il platter si presenta inconsueto all'occhio per la sua cover, figurante una nobildonna gravida all'atto di vendere la propria prole (trasportata come una mercanzia su di una carriola) ad alcuni straccioni al mercato.
Le stranezze però non sono che all'inizio: l'accoppiata d'apertura Purgatorium/The Transfiguration Fear imposta le coordinate su una rotta heavy (non è uno scherzo!) che, salvo scream vocals, sfrutta fraseggi di chitarra soluzioni armoniche tipiche del lato meno oscuro del metal, sorprendendo non poco chi è all'ascolto. Inaspettatamente si ha la sensazione che Kawashima e soci si stiano prendendo gioco delle aspettative, delle etichette e di qualsiasi idea preesistente, quasi a voler lasciare a tutti i costi a bocca aperta.
Solo con Opening Theme: Lucid Nightmare ci si ritrova nel tipico spaesamento provocato dai Sigh: atmosfere da incubo contaminate da sprazzi elettronici, tastiere settantiane che riescono a fondersi con la stessa facilità a ritmiche estreme ed espressioni jazzistiche. Da segnalare il finale del brano che passa attraverso panorami musicali apparentemente inconciliabili come se stessimo guardando un televisore soggetto ad interferenze: folk, noise, industrial ed elettronica per citarne qualcuna.
Le componenti dei singoli capitoli sono, come i nipponici ci hanno abituato negli anni, le più disparate e strambe: sassofoni, synth e hammond, sezioni di strumenti orchestrali, percussioni estranee al drumkit, veri e propri rumori campionati ed inseriti ad hoc; l'operato del quintetto trascende ogni possibile catalogazione, trasformando la propria musica nella colonna sonora di un sogno disturbante ed indefinibile anche grazie all'uso costante di effettistica e campionamenti. Proprio quando si ha l'impressione di aver capito che forma assumerà la creatura allora spuntano influenze folkloristiche, rallentamenti al limite del cabaret, scene che non sfigurerebbero a teatro.
L'unica rivalsa di fronte alle provocazioni artistiche del quintetto è il pensiero della difficoltà che questo deve aver attraversato in fase di produzione e mixaggio nel miscelare ingredienti così eterogenei, specie per quanto riguarda gli standard sonori e le modalità di acquisizione dei diversi strumenti che si diversificano profondamente da genere a genere. Tuttavia anche questa soddisfazione ha vita breve, la qualità del platter si percepisce anche dal levigato amalgama che unisce suoni caldi e nitidi in modo da creare una stratificazione che permette di discernere anche i contributi più minimali, mai sviliti da suoni sporchi. Come già segnalato, il forte uso di effettistica e rumori molto spesso richiede di adattare i suoni degli strumenti convenzionali per formare un tutt'uno con gli esotici e massicci inserimenti di componenti estranee al metal.
Capitolo a parte per le prime due tracce che risultano a livello sonoro più grezze e dirette delle restanti, confermando l'impressione di essere estranee all'album vero e proprio.

Due scuole di pensiero rivaleggiano nella valutazione finale di In Somniphobia: voler premiare l'espressività e la sperimentazione spingerebbe a dire che i Sigh siano quanto di più avanguardistico sia stato visto nell'ultimo ventennio, proponendo una commistione senza precedenti di stilemi provenienti da ogni tipo di musica, e che imponendo un'etichetta metal a questa band sia più che mai limitativo. D'altra parte però bisogna anche fare i conti con ciò che resta a fine ascolto, ovvero quanto la sperimentazione dei giapponesi è atta a lasciare un contenuto e non ad un semplice intrattenimento fine a se stesso? L'impressione che In Somniphobia sia un divertissement con cui Mirai Kawashima e compagni vogliano ancora una volta giocare con i preconcetti di un'audience inesperta, fatica ad allontanarsi anche dopo ripetuti ascolti e analisi. Tanto più il senso di confusione aumenta con l'approfondimento, dato il venire alla luce di sempre nuove componenti apparentemente celate dagli insoliti arrangiamenti.
Pertanto non prendete questo lavoro alla leggera, fatta eccezione per le prime due tracce, ma consideratelo una sfida alla vostra capacità di oltrepassare le barriere, arduo compito anche per i fan più open-mind, altrimenti con l'ascolto di In Somniphobia avrete solo sprecato il vostro tempo con il rischio di ritrovarvi metaforicamente derisi dai Sigh.



VOTO RECENSORE
69
VOTO LETTORI
80.87 su 64 voti [ VOTA]
No Fun
Martedì 18 Settembre 2018, 14.27.53
16
Leggo in "Black Metal evolution of the cult" e nel "Black metal compendium vol 3" che sono una band storica del black, il primo album lo hanno pubblicato nel 93 con la etichetta di Euronymous, mica cazzi. E che tra le influenze citano Venom, Celtic Frost, Zappa e Beatles. Lo sapete tutti sicuramente, io non lo sapevo e quindi mi era sembrato, come detto nella rece, uno scherzo, qualcosa da prendere alla leggera. Invece no, data la storia della band si capisce che la loro ricerca di estremo li ha condotti al black molto presto, non si tratta di puro divertimento o ricerca di stranezza ma di una costante volontà della band di ricercare suoni e atmosfere di questo tipo. Quindi anche se magari non piacciono sono lavori sicuramente interessanti e da conoscere. E poi la sassofonista cristo santo...
NonemonehPnaitsirhcitnA
Domenica 2 Dicembre 2012, 14.51.49
15
Imaginary Sonicscape disco migliore dei Sigh? Scenes From Hell passo falso intero? A me semmai sembra il contrario. IS è un disco che contiene delle sperimentazioni assolutamente geniali, degli accostamenti musicali impagabili che non hanno l'uguale, e queso è vero. Bene, bravi, it's impressive...ma dov'è tutto il resto? Dov'è il riffing? Dove sono le ritmiche? A mio avviso IS è a dir poco imbarazzante sotto questi aspetti, i quali rovinano tutto ciò che di stupendo hanno le parti strumentali. E' come sentire un assolo di Steve Vai all'interno di un brano pop. SFM e In Somniphobia invece sono due dischi molto curati sotto questo aspetto, e il secondo ha anche il merito di riproporre quegli accostamenti musicali geniali di IS. Dunque è un IS migliorato sotto tutti i suoi punti deboli.
NagasH
Lunedì 9 Luglio 2012, 16.21.57
14
In Somniphobia è un buon disco, dopo un paio di passaggi a vuoto in quanto ispirazione. Ora però facciamo una precisazione, Imaginary Sonicscape non è il migliore perché è venuto prima...è il migliore perché tale è. Il livello di ispirazione, arrangiamento, equilibri e polierdricità espressiva non hanno pari nella discografia dei Sigh. Questo platter cerca di riprendere il filo con l'avanguardismo di Imaginary, ma lo fa fuori tempo massimo. A distanza di 11 anni il panorama metal, anche grazie ai Sigh, la stima che ho di Kawashima è immensa e mai negherò lui i meriti enormi che ha avuto, ha visto nascere realtà che inevitabilmente hanno reso più "canoniche" certe scelte artistiche. Io da Mirai francamente mi sarei aspettato un ulteriore sfida ma, ripeto visti mezzi passi falsi (hangman's hymn e gallows gallery) e i passi falsi interi (Scenes From Hell) questo disco è una manna e spero sia un nuovo inizio che fino al loro capolavoro IS avevano sfornato dischi progressivamente sempre più belli.
NonemonehPnaitsirhcitnA
Giovedì 19 Aprile 2012, 9.59.45
13
L'interrogativo sarebbe quello riguardante Imaginary Sonicscape? Se intendevi questo, premetto che non ho ben chiaro cosa tu intenda con "durabilità"; ma in ogni caso a parer mio il discorso dei debiti è un discorso arido e inconcludente. E' come dire che il disco migliore dei Dream Theater è Images and Words perché è venuto prima degli altri, che secondo me è un'affermazione che non ha alcun senso. E' ovvio che un disco che viene dopo nel tempo sarà necessariamente debitore a dei dischi venuti prima di lui, e con ciò? Cosa importa? Ma venendo al resto, sarei proprio curioso che tu mi indicassi anche un solo punto dei miei post in cui ho chiuso i battenti e rinunciato al confronto, cosa che per inciso io non faccio mai. Io sto piuttosto cercando di alimentare il confronto, cercando di capire come mai a te "resta in mano poco" dopo l'ascolto di questo disco (come ho scritto nell'ultimo mio messaggio). Inoltre, chi ha mai trattato In Somniphobia come un lavoro elitario? A me non sembra di averlo fatto, e ancora una volta ti invito a rintracciare in che punto l'avrei fatto. Non è che stai fraintendendo ciò che dico?
GioMasteR
Martedì 17 Aprile 2012, 0.25.14
12
Rimane l'interrogativo che ho posto a cui rispondere. Dopo di che potrei discutere con te per molto senza arrivare al punto, esattamente come accaduto ai miei colleghi sotto la recensione degli Insomnium, dunque vado al sodo: chiaramente lo sai bene che non si tratta solo di capacità di apprezzamente di chi recensisce, non basta a determinare l'esito di una valutazione. In sede di recensione esistono altri parametri, durabilità e freschezza di una proposta in primis ma non solo, che determinano quanto un disco valga. Potremmo stare a menarla per ore con il discorso della soggettività di una valutazione (che nel nostro caso è comunque condivisa a livello redazionale in quanto frutto degli ascolti di più persone e di un dibattito che è sempre presente) quindi non intendo stare a discutere di massimi sistemi oltre, tantomeno farmi dare dell'incompetente a mo' di supercazzola perchè ho preso distacco da un disco che in maniera molto evidente a te è piaciuto. Il tono con cui è tracciata la conclusione della recensione vuole palesemente rispecchiare il senso di instabilità e di possibilità che si rispecchia all'ascolto, lasciando per di più un ragionevole dubbio. E onestamente troverei molto più costruttivo ragionare in altri termini che non trattando un lavoro come questo in modo elitario, è possibile a questo mondo incontrare opinioni anche molto diverse dalla propria ma non significa che debbano per forza essere inferiori. A mio avviso è molto più difficile cercare di discutere e di capire l'altro che chiudere i battenti e rinunciare al confronto, bollando le idee altrui come "sbagliate". Con questo passo e chiudo.
NonemonehPnaitsirhcitnA
Domenica 15 Aprile 2012, 11.12.23
11
@GioMasteR: per prima cosa i miei toni sono perfettamente consoni, perché dire che è una vergogna non è un insulto né tanto meno uno sbraito. Ma al di là di questo onde evitare fraintendimenti mi sono accorto che hai giustamente messo in luce le virtù dei Sigh, e infatti non ti contesto questo. Ciò che ti contesto, per usare le tue parole, è proprio ciò che "ti resta in mano dopo l'ascolto", è il fatto che a te resta in mano poco, è questo che ti contesto e che giudico una vergogna, perché a mio avviso interpretare questa virtù compositiva e sperimentale dei Sigh come un divertissement è una vergogna. E con ciò non voglio minimamente offenderti o sminuirti, ma semplicemente ribadire il fatto che la capacità di apprezzamento di chi recensisce non dovrebbe essere determinante nel giudizio di un disco geniale e raffinato come questo (e, sia chiaro, questa non è una cosa che contesto a te nello specifico; è un problema di molti).
GioMasteR
Venerdì 6 Aprile 2012, 18.27.26
10
@NonemonehPnaitsirhcitnA: "Al tempo stesso se dovessi recensire un disco dei Sigh non gli darei 10 per il solo motivo che sono un loro fan, cercherei di essere oggettivo". Il tuo giudizio lo hai espresso in altra sede e nessuno è venuto a giudicarlo una vergogna nè di parte, dunque cominciamo moderando i toni e rileggendo bene la recensione. Qui le virtù di Mirai e soci sono state messe in luce, così come i punti che ho ritenuto critici all'ascolto sono stati sottolineati, primo tra tutti il fatto che -a mio avviso- ciò concretamente resta in mano dopo l'ascolto è poco. Che durabilità ha In Somniphobia rispetto ad Imaginary Sonicscape e quanto gli è debitore? La continua sperimentalità e l'ecclettismo ormai appartengono da anni al trademark della band, il grado in cui ognuno lo riesce ancora ad apprezzare è naturalmente diverso.
fdrulovic
Venerdì 6 Aprile 2012, 16.49.46
9
Album interessantissimo. "Amnesia" e "Somniphobia" geniali. Ottimi sperimentatori. Gli avrei messo almeno 80, per quanto possa contare un voto. E se proprio volessi classificarlo, direi chhe è un vero disco "prog" che non ricicla i soliti modelli. Bravi Sigh...
NonemonehPnaitsirhcitnA
Venerdì 30 Marzo 2012, 11.28.11
8
Considerare questo disco come un divertissement è una vergogna. Se gli ascoltatori inesperti non sono in grado di apprezzarlo credo che sia un problema loro. Io mi concentrerei piuttosto sulla genialità dell'album in sé, perché la valutazione di un album musicale non deve mai in alcun modo dipendere dal fatto che gli ascoltatori siano pronti a riceverlo o no. Ciò che conta è che Mirai è capace di scrivere brani usando una miriade di strumenti musicali e stili differenti, ed è capace di farlo in modo che il risultato suoni la cosa più naturale e spontanea del mondo. Questa è la genialità di In Somniphobia, e non mi sembra un divertissement.
il vichingo
Giovedì 22 Marzo 2012, 19.02.01
7
Ehe probabilmente il monicker della band (Sigh) sintetizza l'espressione del loro ascoltatore medio
Ad Astra
Mercoledì 21 Marzo 2012, 14.40.51
6
a proposito di gruppi giapponesi estremi e folli... provate maximum the hormone canzone ROKKINPO goroshi.... poi capirete che è una attitudine del giappone di estremizzarsi... per i sigh pollice verso come genialità, pollice basso per coerenza.
DIMMONIU73
Mercoledì 21 Marzo 2012, 13.23.49
5
mmmhhh, allora prova coi Blood Stain Child, da spanciarsi e buttarsi per terra, tamarrissimi, tra manga e techno!!!
Zoro
Mercoledì 21 Marzo 2012, 13.06.19
4
Verissimo, me li sto ascoltanod ora)) però è più fortedi me, ogni volta che sento un gruppo giapponese, mi sembra la sigla di un cartone animato..
DIMMONIU73
Mercoledì 21 Marzo 2012, 12.41.53
3
Ahahahahahhh, verissimo...però troppo divertenti!
Zoro
Mercoledì 21 Marzo 2012, 12.34.37
2
Le prime due canzoni sembrano la sigla di "Carletto principe dei mostri" fatta dagli Immortal ubriachi.
DIMMONIU73
Mercoledì 21 Marzo 2012, 11.39.48
1
Bella rece, complimenti!!! Dissento solo sul voto, io band così le premio proprio perchè mi sento "preso in giro" (in senso buono, of course) e perchè, nel caso specifico dei Sigh, non sai mai cosa stia per accadere di secondo in secondo...e quindi do un bel 99 per celebrare la genialità di Mirai e soci (e socie...)!!!
INFORMAZIONI
2012
Candlelight Records
Inclassificabile
Tracklist
1. Purgatorium
2. The Transfiguration Fear
3. Opening Theme: Lucid Nightmare
4. Somniphobia
5. L'Excommunication A Minuit
6. Amnesia
7. Far Beneath The In-Between
8. Amongst The Phantoms
9. Ending Theme: Continuum
10. Fall To The Thrall
11. Equale
Line Up
Mirai Kawashima (Vocals, Orchestrations, Keyboards)
Dr. Mikannibal (Alto, Tenor, Baritone Saxophones, Vocals)
Shinichi Ishikawa (Guitar)
Satoshi Fujinami (Bass)
Junichi Harashima (Drums)
 
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