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Desaster - The Arts Of Destruction
( 3467 letture )
Copiare e riproporre sono concetti sovente confusi, benché radicalmente divergenti. Il primo presuppone la rinuncia alla propria individualità proiettando l’immagine di sé su un modello accettato nel suo complesso. Il secondo, più interessante, consiste nel comprendere quanto di buono si nasconde in un determinato atteggiamento, o corrente artistica, con l’obiettivo non di inventare, bensì di consolidare. È questo ciò che i teutonici Desaster incarnano: lo spirito di coerenza, l’aderenza al proprio credo, senza tradimenti per osannare il mercato, i supporter, per conquistare qualche spicciolo in più alla fine del mese.

È quindi con piacere che introduco l’album qui recensito: The Arts Of Destruction, un concentrato esplosivo di vecchio, tuttavia affascinante thrash di fine ’80, black metal collocabile in quel periodo di buon fermento, di grande innovazione, dominato dai gruppi appartenenti alla prima ondata, e infine di mestiere, superbo mestiere.

Per chi si stesse guardando in giro con fare dubbioso, chiedendosi chi siano questi quattro “anziani” è bene delineare il loro percorso musicale. Fondati nel 1988, a Koblenz nel Palatinato, i nostri esordiscono, dopo una serie di demo, con il ruggente A Touch Of Medieval Darkness, nel 1996. Un album poderoso, oscuro. Seguono, in rapida successione Hellfire’s Dominion, Tyrants Of The Netherworld, Divine Blasphemy, Angelwhore e Satan’s Soldiers Syndicate, che assieme ad un numero certamente cospicuo di live album, split e compilation, simboleggiano l’ottimo stato di salute del combo alemanno. Seppur essi non abbiano mai modificato nell’essenza la proposta, hanno il pregio di trasformare il torrente in piena prodotto dai loro amplificatori in una sintesi compiuta di una certa via di onorare la nera fiamma. Ovviamente non è da trascurare il potenziale sul palco dei suddetti, qualità che ne ha accresciuto la fama.

Torniamo al presente. Abbiamo undici tracce a disposizione, nove compiute più i canonici intro ed outro, di comunque notevole qualità, soprattutto il secondo, il quale per minutaggio, articolazione, progressioni potrebbe figurare senza troppo sforzo nel lotto degli episodi veri e propri. Lasciando scorrere il disco prestando attenzione superficiale, la prima sensazione è di un insieme di momenti interconnessi tra loro, in cui la melodia, e l’attenzione al ritornello atto ad irretire non spiccano in primo piano. Ciò è vero solo in parte, in quanto i nostri tedeschi offrono nel complesso più di un passaggio destinato a tormentarvi negli istanti meno opportuni. Prendete il primo minuto di Phantom Funeral interpretato dalla tipica chitarra a zanzara e da un efficace accompagnamento di grancassa, che ben presto, conducendo l’ascoltatore nel vivo della traccia, sfocia in un poderoso blast beat a supportare l’urlo demoniaco di Sataniac. Oppure, sempre analizzando lo stesso brano, la ritmica terzinata affine alle cavalcate della Vergine di Ferro presente circa a metà svolgimento. Una svolta quasi inaspettata, che spezza intelligentemente un pericolo “orizzonte d’attesa” che le rapide sequenze di note andavano a plasmare. Questa attitudine a inserire delle variazioni, collocate ogniqualvolta con sapienza (vent’anni di esperienza non sono bazzecole!), rende la fruizione di The Arts Of Destruction un impego dinamico, arioso, nonostante l’atmosfera soffocante del plot. Spesso tale vivacità è rinforzata dai fantasiosi giri di batteria, uno su tutti quello di Lacerate (With Rans Of Doom), i quali non si adagiano supinamente sulla produzione chitarristica, giocando un ruolo subordinato, ma diventano a sprazzi protagonisti dell’episodio, donando personalità ad ogni traccia. A me ha subito ricordato il lavoro dietro alle pelli di Ed Warby degli Hail Of Bullets, in …Of Frost And War. Quell’invadenza discreta della sezione ritmica che tanto arricchisce un album.

La vera prova di talento compositivo, però i nostri la danno nella lunga Possessed And Defiled, otto minuti di eleganza. È piuttosto agevole scrivere una traccia dalla durata importante, non occorre assolutamente possedere qualità trascendentali. In fondo è sufficiente giustapporre, come in un poema modernista, scene e riff di provenienze disparate. Tuttavia l’ascoltatore smaliziato diverrà subito conscio del difetto sostanziale che attanaglia una creazione siffatta: la coerenza. Dicevamo all’inizio che questa qualità è uno dei cardini dei Desaster: qui se ne ha la prova tangibile. Quasi non ci si accorge della fluidità con cui il complesso succedersi di sequenze si dipana, notando solo casualmente i cambi di tempo, i salti di tonalità, i cromatismi eventuali. Un insieme stupendamente omogeneo, retto da instancabili sei corde, in perpetuo e serrato dialogo, costruito attorno ad un riff accattivante posto al centro della traccia, da una batteria, da tradizione, sempre sulla frequenza consona, da un voce, maligna e affascinante. La potenza di Possessed And Deflied sembra quasi divorarsi gustosamente la seguente Beyond Your Grace, suo ideale prolungamento (da antologia l’urlo iniziale, degno dei Grave di Into The Grave).

Per ottenere questi risultati occorre avere altre due componenti: la produzione adatta ed una buona dose di consapevolezza dei propri mezzi. Se per quest’ultima si hanno riscontri lungo tutto il disco, della prima dobbiamo sincerarcene. Trasparirà anche all’ascoltatore disattento l’eccellente lavoro dei tecnici del suono, impegnati con dei soggetti non semplici da trattare, in quanto la band ha, fin dagli esordi, deciso di registrare le proprie opere in presa diretta, evitando di ricorrere al ritocco digitale successivo. Una scelta coraggiosa, rischiosa, che unicamente ensemble in cui regna la fiducia reciproca possono concedersi, poiché ogni membro del gruppo dev’essere legato da una sorta di mistica alchimia ai suoi compagni, per essere nella condizione di esprimersi al meglio delle sue potenzialità. I suoni sono ben calibrati, benché il volume del basso, tranne sporadici casi, sia insufficiente. E’ un peccato, il quattro corde, quando emerge dal contesto dimostra una discreta versatilità e personalità. Ottima la resa delle componenti della batteria, privi di quel fastidioso friggere presente in molteplici uscite. Medesimo discorso va applicato alla voce, poco effettata, dal timbro sospeso fra la profondità del death e l’espressività corrosiva dello scream di scuola black. Si può affermare che la dipartita del talentuoso Okkulto sia stata meno dolorosa delle previsioni: nei dieci anni di permanenza, il suo sostituto Sataniac non ha ancora fatto rimpiangere la mefistofelica ugola del predecessore.

The Arts Of Destruction non ha la pretesa di incidere un segno indelebile nel panorama estremo. Non è nelle sue corde, non è nelle intenzioni dei Desaster, i quali hanno dato segni di incontestabile onestà intellettuale. Vedendo che le loro capacità musicali consentivano di interpretare non il capolavoro definitivo, ma una serie di dischi distinti, in grado di elevarsi di un gradino dalla massa, hanno giustamente intrapreso questo sentiero, vivendolo con intensità. Dando una scorsa alla loro discografia non balza alla vista nessun passo falso di dimensioni rilevanti. Un’attività lineare, costante, che riflette, se vogliamo utilizzare uno stereotipo, il rigido quanto fecondo, assetto mentale connaturato alle genti teutoniche. Questo lavoro naturalmente non fa eccezione. Non attendetevi quindi soluzioni sperimentali, avanguardistiche, successioni armoniche degne di Arnold Schonberg e della sua dodecafonia.

Un disco coerente, coeso, onesto fino al parossismo è ciò a cui andate incontro. In una parola: una sicurezza.



VOTO RECENSORE
75
VOTO LETTORI
59.30 su 23 voti [ VOTA]
Doomale
Mercoledì 12 Ottobre 2016, 15.16.23
16
L'ho preso da un po'...davvero bello. Ottima band loro...Un 7,5 abbondante pure per me.
Hermann 60
Sabato 23 Luglio 2016, 16.14.05
15
Bello !! Il black/thrash metal classico sparato ai 200 all'ora che mi garba un bel pò
Sambalzalzal
Martedì 6 Maggio 2014, 9.15.57
14
Stavo riascoltando proprio ieri notte Hellfire's Dominion... a quando le altre recensioni?
-SaM-Lee-
Martedì 28 Agosto 2012, 11.23.16
13
Il mio preferito è "A Touch Of Medieval Darkness", ma nessuno dei loro dischi mi ha mai deluso. 85 per il debutto e sotto gli 80 per tutti i successivi, con un occhio di riguardo per "Angelwhore" e "Satan's Soldiers Syndacate".
Sambalzalzal
Sabato 14 Luglio 2012, 11.58.32
12
Si si, quelli li conosco bene e mi piacciono davvero! ma pensa tu! ne ero totalmente all'oscuro! Grazie dell'informazione!
Undercover
Venerdì 13 Luglio 2012, 19.42.02
11
Eh già non son più attivi ma l'ultimo batterista adesso è il cantante dei Purgatory la band death
Sambalzalzal
Venerdì 13 Luglio 2012, 18.45.29
10
Ah no cazzo, grave mia mancanza! Io conoscevo gli Impending Doom americani!!! Ho subito riparato e sono andato ad ascoltarli sul tube e per quello che ho ascoltato spaccano! Leggo che non sono più attivi purtroppo e spero di riuscire a trovare qualcosa via mailorder!
Undercover
Venerdì 13 Luglio 2012, 9.17.24
9
@Sambalzalzal nella decade scorsa ho viaggiato veramente tanto e soprattutto nei paesi dell'est ma anche in Francia i Desaster sono molto conosciuti tra coloro che amano l'estremo, poi il fatto che li si apprezzi poco non lo so, io ho un paio di amici ai quali piace molto il sound di questi ragazzi e a me stesso non dispiace, come ho detto prima e vale lo stesso per gli Aura Noir alla fine il genere alla pari del thrash di base spesso tende a monotonizzarsi se non c'è quel quid in più nel songwriting ma certo non fanno schifo. In Germania c'era una band che mi piaceva parecchio ma che veramente non si è filata nessuno, erano gli Impending Doom, quelli sì che a stento forse me li calcolo io e te
Sambalzalzal
Venerdì 13 Luglio 2012, 8.56.58
8
Mah @Undercover, io personalmente conosco 2/3 persone che li conoscono e solo una che li apprezza. Ricordo che quando uscirono ci furono critiche perchè li accusavano di copiare i riff dei venom sporcandoli con i suoni dei Bathory. Anche qui siamo arrivati a 8 commenti dei quali 4 sono i nostri e mi chiedo dove siano tutti i die hards del black/thrash che solitamente impazzano sul sito gridando a morte a chi ha snaturato la propria vena underground. Personalmente vado pazzo per A Touch Of Medieval Darkness che reputo come il loro migliore anche se su ogni album che hanno composto ci sono pezzi a mio parere validissimi. Li vidi anche nel 96' e fu un vero massacro, dal vivo sono delle furie veramente! Certo, che se si va in cerca di innovazioni o "aria fresca" di certo i Desaster non sono l'ideale ma a me fanno divertire sempre. Poi per carità è questione di gusti come sempre! Per quanto riguarda gli Aura Noir indubbiamente si parla di una band gigantesca e con le palle che comunque innegabilmente ha molto campato sul nome Apollyon e sull'incidente purtroppo capitato a Carl michael qualche anno fa. magari su qualche altro articolo era capitato di parlarne... vado spesso su in Norvegia e li anche i fans più oltranzisti della band ultimamente hanno cominciato a stancarsi, sono diventati una specie di istituzione, da questo punto di vista i Desaster non lo sono mai stati, anzi
Undercover
Mercoledì 11 Luglio 2012, 19.19.59
7
@Sambalzalzal stavolta non sono d'accordo invece per me sono sopravvalutatissimi, i primi lavori sono parecchio piacevoli ma non sono cosa di stare accanto a quelli degli Aura Noir, stesso genere ma spessore e qualità notevolmente differenti a favore dei norvegesi, mentre da almeno un tre o quattro album sono diventati monotoni e anche parecchio. La solita pasta e cocuzza che piace eh, nulla che ti faccia dire andate a quel paese ma che alle volte, anche troppe ti fa pensare: ma sto pezzo non è del disco precedente? Io a "Angelwhore" mi fermerei ed è già molto avanti, si ci potrebbe stoppare anche prima.
Sambalzalzal
Mercoledì 11 Luglio 2012, 19.13.44
6
Secondo me una delle bands più sottovalutate dell'universo!!! Da Touch Of... che ancora oggi rimane uno dei miei album preferiti in assoluto fino ad arrivare a questo che a mio parere è ottimo! "Evolution went dead, my friend! this is the art of destruction, my friend!!!" mai stati patinati e finti e che sempre hanno spaccato culi senza misericordia!!!
Thrash1969
Mercoledì 11 Luglio 2012, 18.55.13
5
A me questo disco piace ECCOME........Preferisco la coerenza che vendersi all'onda del momento.........qui la poterza c'è ed è sincera fino all'ultima traccia
BILLOROCK fci.
Venerdì 6 Aprile 2012, 20.11.05
4
bleah... odio la pasta con la zucca...
Undercover
Venerdì 6 Aprile 2012, 19.39.41
3
E' dai tempi di "Angel Whore" che la loro "pasta e cocuzza" non mi attira più, questo non fa eccezione.
enry
Venerdì 6 Aprile 2012, 19.26.31
2
Mah, a me di 'sta band piace solo il debut che ai tempi lasciava intendere ben altre cose...
Bloody Karma
Venerdì 6 Aprile 2012, 8.26.51
1
fino ad un 5 anni ero un fan sfegatato dei Desaster, poi ho iniziato a trovarli troppo ripetitivi...questo devo ancora sentirlo...
INFORMAZIONI
2012
Metal Blade Records
Thrash/Black
Tracklist
1. …Of My Worship (intro)
2. The Art Of Destruction
3. Lacerate (With Rans Of Doom)
4. The Splendour Of The Idols
5. Phantom Funeral
6. Queens Sodomy
7. At Hell’s Horizon
8. Troops Of Heathens, Graves Of Saints
9. Possessed And Defiled
10. Beyond Your Grace
11. Outro
Line Up
Infernal (Guitars)
Sataniac (Vocals)
Tormentor (Drums)
Odin (Bass)
 
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