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Einherjer - Dragons of the North
( 3704 letture )
Dragons of the North uscì sul mercato nel 1996. In quel periodo Bathory usciva con il terzo disco della fase viking, Blood on Ice, e band come Ensiferum, Moonsorrow, Thyrfing e Vintersorg si erano da poco formate ed erano ancora lontane dalla notorietà. Cominciò comunque a svilupparsi un evidente interesse per un viking metal ancora in fasce.
Gli Einherjer, band dedita a questo genere già da tre anni, con alle spalle un demo ed un 7’’ che ebbero un certo successo nell’underground, possono essere quindi considerati dei veri pionieri del viking.
La musica degli Einherjer è molto particolare: è senza dubbio classificabile a pieno diritto come viking metal, ma è impossibile esaurirne la descrizione semplicemente paragonandola a quella proposta dagli altri gruppi del genere.
Essendo usciti con la musica giusta nel periodo giusto, è sorprendente come non siano mai riusciti veramente a sfondare e come rimangano considerati una chicca per intenditori. Forse è proprio a causa della loro particolarità: ciò che li rende un piatto ghiotto per alcuni palati può risultare ostico ad altri, più legati a certi stilemi in materia di cosa ci si aspetta che faccia un gruppo viking.

È facile riconoscere la paternità di un qualsiasi brano degli Einherjer: il loro sound è un inconfondibile, caratteristico marchio di fabbrica fin dai primi demo. Innanzitutto il ritmo, al contempo marziale e tribale (se esiste un senso vichingo del termine!), scandito dal suono secco della batteria e dal brontolio del basso, strumento molto presente in tutta la produzione della band di Haugesund nonostante tutti i passaggi di mano che ha subito nel corso degli anni. Poi le due chitarre, con i loro giri cadenzati e ossessivamente ripetuti, i lenti assoli evocativi ed epici, dai vaghi richiami folk, l’uso ed abuso del levare. Le rifiniture epiche della tastiera, così fondamentali nel creare l’atmosfera delle canzoni ed al contempo così discrete, mai troppo pesanti e barocche. Infine la voce: che si tratti di canto pulito, roco o in scream, che sia opera di Frode Glesnes, Rune Bjelland o Ragnar Vikse , ha sempre quel che di grezzo, ruvido e virile.
Sono questi gli elementi distintivi di ogni album degli Einherjer, fortemente presenti in tutti i loro lavori nonostante la varietà che li caratterizza: questi norvegesi infatti amano sperimentare, se ne fregano di quello che la gente si aspetta e non hanno avuto paura di proporre lavori controversi come Odin Owns Ye All, vicino all’heavy e cantato esclusivamente da sgraziate (ma così autentiche!) voci pulite, e quel Norwegian Native Art tanto ricco di variazioni e contaminazioni nei riff e nel ritmo.
Sono proprio gli elementi sopra citati e le variazioni introdotte tra un album e l’altro il motivo per cui gli Einherjer piacciono ai loro estimatori e non soddisfano i loro detrattori, che li considerano troppo lenti, con un basso troppo prepotente, troppo ripetitivi qua e troppo caotici là.

Dragons of the North, il debutto ufficiale, è ben radicato nel panorama musicale che doveva caratterizzare la scena metal della Norvegia in quel periodo, con il black metal che la faceva da padrone e l’ancora giovane viking dei Bathory che cominciava ad imporsi.
L’album attira l’attenzione degli appassionati del viking già dalla confezione: la copertina presenta il disegno in bianco e nero della testa di un drakkar, semplicemente tagliato ed incollato su una foto del cielo, con il complesso logo della band in cima. Il logo vecchio, ovviamente, quello incomprensibile con i disegni degli omini e non quello raffinato al computer che cominciarono ad usare con Norwegian Native Art. Anche le foto all’interno fanno venire nostalgia: la tenuta ufficiale non prevedeva ancora pantaloni di pelle, cotta di maglia e trucco da cadavere o litri di sangue finto, ma lunghe camicie, gilet e imbarazzanti maglioncini bianchi della nonna.
Dalla prima all’ultima nota di Dragons of the North sembra di sentire l’odore acre della salsedine, del sudore e del sangue, quello carico e fresco della terra e delle foreste bagnate dalla pioggia, quello pungente della legna bruciata.
Tra tutti gli album degli Einherjer Dragons of the North è forse quello che più si avvicina al black, in particolare per il modo di cantare, che a tratti ricorda quello di Abbath degli Immortal.

La titletrack ha un ritmo lento e marziale, sul quale la voce di Rune, con tono amaro e maligno, descrive la classica flotta pagana (anche se a dir la verità nel ‘96 ancora tanto classica non era) che si avventa sui villaggi ormai caduti sotto il dominio dei cristiani, facendo scempio e saccheggiando ai danni di donne e bambini che (testuali parole) nuotano nelle lacrime.
Segue Dreamstorm, una traccia epica in cui la tastiera, che simula un clavicembalo, è fortemente presente. Il pezzo si apre con un giro di chitarra acustica, che poi viene ripreso dalle chitarre elettriche e successivamente anche dalla tastiera. Il ritmo, fortemente sostenuto dal basso soprattutto nella parte finale del brano, è quello di una cavalcata. Forever Empire è il primo pezzo tipicamente “alla Einherjer” di quest’album: il basso si sente parecchio, soprattutto tra una strofa e l’altra, i corposi giri di chitarra sono un continuo crescendo e decrescendo di tensione. La voce non è più uno scream ma rimane molto roca e sporca e trasmette un senso di inesorabilità e pesantezza.
La successiva Conquerer è un’altra cavalcata, questa volta più lenta e flemmatica, che rispecchia perfettamente quello che viene descritto nel testo: un guerriero che, al termine della sua missione, stanco e ferito ma ancora determinato a non subire sconfitte, inizia il lungo viaggio verso casa. Basso e batteria forniscono l’ossatura su cui si stendono i giri di chitarra, che assumono a tratti una funzione principalmente ritmica. A metà si inserisce un lungo ed epico assolo di chitarra, a cui risponde con un secondo assolo la tastiera.
In Fimbul Winter e Storms of the Elder emergono nuovamente le radici black metal. Fimbul Winter inizia rapida e fulminante, il riff principale cupo e ripetuto allo sfinimento. Verso la fine appare a sorpresa un virile duetto tra lo screaming di Rune e la voce pulita del chitarrista Audun.
In Storms of the Elder i diversi strumenti si aggiungono uno ad uno per un crescendo epico. Rune la fa da protagonista dall’inizio alla fine, ritirandosi dietro alle quinte solamente durante un intermezzo acustico mistico e solenne, in cui la sua voce viene sostituita da quella pulita di Audun.
Slaget ved Hafrsjord, ovvero la battaglia di Hafrsjord, è un’altro brano tipicamente Einherjer. All’inizio le chitarre svolgono solo una funzione ritmica, mentre gli effetti sonori della tastiera aprono la scena creando un’atmosfera magica ed evocativa. A questo punto appare la voce di Rune che, in lingua madre, narra gli eventi dello scontro con il quale la Norvegia fu unificata sotto il regno di Harald I.
Dulcis in fundo, Ballad of the Sword è un malinconico canto ad Odino. L’inizio molto melodico con voce pulita e chitarra acustica viene subito inasprito dalla comparsa di uno screaming sofferto e dall’entrata in scena delle chitarre distorte. La fine è improvvisa e lascia con un senso di nostalgia.

Che dire per concludere la recensione di un disco secondo me così importante? Se non l’avete già fatto, includetelo nella vostra collezione! Purtroppo so che non piacerà a tutti e che non tutti lo riterranno così fondamentale, ma è sicuramente un pezzo di storia imprescindibile del viking metal.



VOTO RECENSORE
88
VOTO LETTORI
60.26 su 23 voti [ VOTA]
nonchalance
Giovedì 6 Ottobre 2016, 1.52.07
28
A breve pubblicheranno “Dragons of The North XX”: la versione ri-registrata di questo album. O.o
organium
Sabato 16 Marzo 2013, 19.17.37
27
prima che scoppi un putiferio...95 di cuore, ma oggettivamente confermo il voto di Carolina
organium
Sabato 16 Marzo 2013, 19.09.30
26
Non avevo ancora commentato! io ci do un 95 senza se e senza ma!
il vichingo
Lunedì 14 Maggio 2012, 18.37.19
25
Ciao Andrea! Scusami ma non capisco dove tu abbia visto dei "casini"... qui nessuno è stato offeso ne altro, abbiamo semplicemente discusso. Tutto nella norma direi, altrimenti a che servono i commenti?
Undercover
Lunedì 14 Maggio 2012, 1.34.00
24
@Ad Astra, quali casini hai letto scusa? Qui si è dialogato con calma e tranquillità... e comunque se ho da dire la mia la dico, se poi nascono dei "casini" non è sempre colpa mia , permettimi, la tua è un'uscita alquanto fuoriluogo.
Ad Astra
Lunedì 14 Maggio 2012, 1.01.20
23
ma undercover e vichingo una recensione senza fare casini mai?
Giribò
Domenica 13 Maggio 2012, 23.06.29
22
Giribò avverte: Giribò non si cancella.
Sambalzalzal
Domenica 13 Maggio 2012, 16.35.39
21
Credo che a meno di esempi eclatanti (per quando riguarda il folk direi su tutti In Extremo, ma con altro occhio potrebbe benissimo dirsi alternative nel senso stretto della parola) come dice anche @enry tutte le catalogazioni dovrebbero essere abolite. Sono fuorvianti e magari allontanano un possibile ascoltatore da una data band semplicemente per sentito dire oppure perchè non trattano più un certo tema nei testi. Poi vabè, quando si vuole andare sul pacchiano ad ogni costo, se veramente vogliamo vedere l'ombra del capello i turisas che sono finnici con i vikinghi non centrano una ceppa, mi piacciono muscialmente ma da quel punto di vista li sono assurdi
il vichingo
Domenica 13 Maggio 2012, 16.27.43
20
@enry: si è cominciato a parlare di folk con gli Skyclad. Comunque anch'io abolirei all'istante molte etichette!
enry
Domenica 13 Maggio 2012, 16.25.20
19
Il fatto è che le differenze fra viking, pagan e folk metal sono sempre state molto labili, e spesso alcune bands te le ritrovi infilate in tutte e tre le definizioni. Io ho sempre dato precedenza allo stile musicale più che ai testi per catalogare (se proprio devo) una band. Comunque, se Viking è stato inventato per i Bathory e Pagan per i Primordial, Folk non ricordo esattamente quando si iniziò a parlarne. Poco importa comunque, metà delle etichette andrebbero abolite seduta stante, almeno per me. I Naglfar? Beh, per quelli degli esordi parlavano tutti di melodic black (e Vittra lo è sicuramente), quelli attuali semplicemente black metal credo, anche se di quelli attuali non è che mi importi molto.
Undercover
Domenica 13 Maggio 2012, 16.12.31
18
Non l'ho visto ma adesso che me l'hai detto anche mi capitasse l'eviterò come la peste... per me ste cose sono una ridicolizzazione della storia un po' come certe pacchianate fatte dai Manowar.
il vichingo
Domenica 13 Maggio 2012, 16.10.45
17
Mah parto dicendo che per me band come gli Amon Amarth e i Turisas non c'entrano una sega col Viking. I primi perchè suonano death metal, i secondi perchè propongono un Power sporcato con qualche reminescenza folk/pagan. A parte il fatto che le etichette lasciano il tempo che trovano il termine "viking", oltre che con le tematiche ovviamente, si riferisce anche ad una certa proposta sonora. O volete dirmi che Manegarm, Mithotyn, Falkenbach e compagnia hanno una proposta musicale completamente differente? Su una cosa sono d'accordo con Undercover: questa etichetta è utilizzata spesso e volentieri come Jolly e quindi mi vedo band come Turisas, Ensiferum, Amon Amarth, addirittura i Wintersun di Jari Maenpaa classificati come "viking"? Ma stiamo scherzando? Ma qui la colpa e di chi vuole a tutti i costi catalogare le band oltre che a sdoganare il più possibile un certo filone che si è creato dopo la dissoluzione dei Bathory. Comunque Undercover, hai mai visto un live dei Turisas, dove si presentano truccati e vestiti da vichingi, con tanto di drakkar di cartone? Ecco per attitudine intendevo quello
Undercover
Domenica 13 Maggio 2012, 15.44.28
16
Ragazzi partiamo dal fatto che il termine "viking" col sound non c'entra una sega perché quello è legato solo alle tematiche anche uno che suona pop e parla di vichinghi seguendo le logiche di tale presupposto dovrebbe essere ritenuto tale. Il punto a mio avviso che se gente come Enslaved e Amon Amarth sono definiti da molti "viking", personalmente la ritengo una delle etichette più alla cazzo usate nel mondo metal, è perché portano con sè un'aura e una musicalità che si fonde con la tradizione e con la robustezza di quelle popolazioni così come i Bathory n'erano le piena fierezza anche nelle melodie salmastre e gloriose, questi come altre band inseriti nel filone come Ensiferum o Turisas fanno sorridere, musicalmente sono sicuramente apprezzabili per chi ama certi miscugli ma di vichingo, diceva prima il vichingo hanno l'attitudine?, e quale sarebbe mettersi le pelli nei live e fare le mossette?
fabriziomagno
Domenica 13 Maggio 2012, 15.20.24
15
secondo me sono viking al 100%, con varie influenze e personalità dei musicisti. D'altra parte, se il termine di paragone è sempre e solo bathory allora è dura per tutti i gruppi o quasi (ma io non sono fan di quorton, quindi ragiono in maniera diversa).
Sambalzalzal
Domenica 13 Maggio 2012, 14.22.05
14
il vichingo@ è il discorso di voler catalogare ad ogni costo... a volte sarebbe tanto bello ascoltare la musica senza allambiccarsi nel trovare un posto in un determinato filone. I turisas per esempio se dovessi generalizzare direi che fanno folk ma non ne sono tanto sicuro. Secondo me il viking metal per eccellenza è quello di blood on ice dei bathory, o hammerheart ma non tanto a livello musicale quanto tematico. Se prendiamo quello come buono allora penso che una delle bands in circolazione degne di quel nome siano i graveland...
il vichingo
Domenica 13 Maggio 2012, 13.58.22
13
@Samba: ormai un mucchio di band sono state buttate dentro il contenitore "viking". Comprese band come Turisas ed Ensiferum che, in tutta onestà, di viking hanno solo l'attitudine ma a livello di sound c'entrano poco, molto poco.
Sambalzalzal
Domenica 13 Maggio 2012, 13.55.08
12
Mah... il tutto dipende cmq da ciò che "viking metal" si intende... una band tipo naglfar che genere è per esempio? Tutto e niente. Io credo che sia lo stesso discorso del black metal... è a seconda delle tematiche che vengono cantate. Credo che a nessuno venga il dubbio di annoverare i venom tra le file delle bands black metal anche se nulla hanno a che vedere con la svolta scandinava con cui poi lo stesso genere è venuto alla ribalta. Gli stessi running wild del primo periodo si definivano black metal...
il vichingo
Domenica 13 Maggio 2012, 13.54.26
11
Beh sì, su questo sono d'accordo. Non hanno neanche un decimo dell'attitudine vichinga e della personalità che avevano Quorthon, Mithotyn e pionieri vari...
Undercover
Domenica 13 Maggio 2012, 13.47.52
10
@il vichingo io ti perdono pure ma che ti devo dire, per me questi sono "vichinghi" come sound quanto puffo vanitoso è etero... poi ognuno la sua, ci mancherebbe.
il vichingo
Domenica 13 Maggio 2012, 10.26.58
9
Perdonami Undercover, ma non riesco a comprendere la frase "band power che per sbaglio è finita nel calderone viking". In questo disco vi sono delle vaghe reminescenze Power ma vuoi dirmi che Aurora Borealis o in Far Far North non sono dischi Viking? Forse con gli Ensiferum si può dire che siano una band di Power "estremizzato", anch'io non li ho mai considerati molto paragonabili a gruppi come Mithotyn o Menhir, ma con gli Einherjer secondo me il discorso non regge molto. Che poi siano poco interessanti, beh qui si va a gusti. A me non dispiacciono. Si sono persi per strada con dischi come Norwegian native art ma li trovo una band che è stata capace, disco dopo disco, di creare un sound che li rende perfettamente riconoscibili tra centinaia di band...
Undercover
Domenica 13 Maggio 2012, 0.02.26
8
@Moro esatto, concordo con te, i Borknagar e gli Helheim dei primi due album se li magnano a colazione, anche loro però dopo quelli li ho abbastanza mandati a quel paese, band che si sono frantumate subito.
Moro
Sabato 12 Maggio 2012, 23.54.02
7
@Undercover: ma sai che anche a me non mi hanno mai detto più di tanto.... una band che ha cavalcato l'onda degli anni '90 senza emergere.. ho sempre preferito allora i primissimi Borknagar oppure i primi Helheim...
Undercover
Sabato 12 Maggio 2012, 23.39.11
6
A me questi son sempre sembrati una band power che per sbaglio è finita nel calderone viking, so piatti come molte proposte power, scontati e pure poco interessanti... sufficienza ma risicata.
Ad Astra
Sabato 12 Maggio 2012, 14.36.28
5
li ho conosciuti con questo disco , quanti calici ho alzato al cielo!! grandi e bella recensione, chapeau
il vichingo
Sabato 12 Maggio 2012, 12.21.59
4
@Enry: si anche per me ci sono molte band che vengono prima di loro. Alla fine di dischi seminali in ambito viking ne hanno sfornati due: Far far north e Aurora Borealis.
enry
Sabato 12 Maggio 2012, 12.14.20
3
Qualche ottimo pezzo qua è là, ma non sono mai riuscito a farmeli piacere più di tanto. Per me band da 'seconda linea', in ambito viking/pagan/quellochevolete per me ci sono tante bands da mettere prima di loro. Buon disco cmq.
il vichingo
Sabato 12 Maggio 2012, 12.06.36
2
Concordo con Bloody Karma. Sicuramente non un capolavoro, ma contiene pezzi stupendi come la titletrack e Conquer. Il loro sound è stupendo e con Far Far North raggiungeranno l'apice. Voto 85.
Bloody Karma
Sabato 12 Maggio 2012, 11.39.43
1
non un capolavoro, ma un buon disco si...bello metallico e vikingoso al punto giusto, lo continuo a rimettere ogni tanto...
INFORMAZIONI
1996
Napalm Records
Viking
Tracklist
1. Dragons of the North
2. Dreamstorm
3. Forever Empire
4. Conquerer
5. Fimbul Winter
6. Storms of the Elder
7. Slaget Ved Harfsfjord
8. Ballad of the Swords
Line Up
Rune Bjelland (Voce)
Frode Glesnes (Chitarra)
Audun Wold (Chitarra, voce pulita)
Stein Sund (Basso)
Gerhard Storesund (Batteria e tastiere)
 
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