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19/04/24
GOATBURNER + ACROSS THE SWARM
BAHNHOF LIVE, VIA SANT\'ANTONIO ABATE 34 - MONTAGNANA (PD)
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( 2868 letture )
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Nato nel 2008 con un altro nome (Morgomir) e autore di brani melodic death metal, il gruppo ha cambiato il moniker nell’attuale strada facendo, quando il folk metal è entrato di prepotenza nelle loro composizioni.
Questo EP d’esordio mostra una band ancora con le idee poco chiare sul genere da suonare e lo stile da avere: non che non vada bene mischiare generi e influenze, ma bisogna anche averne la capacità per non risultare oltremodo dispersivi e a tratti inconcludenti. Attenzione, la formazione proveniente da Luserna San Giovanni (TO) ha, nei sei brani del disco, più di uno spunto interessante, che bilanciano in maniera efficace gli aspetti negativi o comunque non del tutto positivi delle loro canzoni. Un’altalena qualitativa tra soluzioni scontate o non convincenti e intuizioni azzeccate e parti efficaci. Particolarità del gruppo piemontese sono i testi, tutti tratti dai poemi del poeta gallese Taliesin (VI secolo).
Il lavoro autoprodotto inizia con Intro, classica presentazione atmosferica e dalla lunga durata; la musica vera inizia con Valley Of No Return, dove riff e melodie folk si incontrano con le voci scream e pulite. Durante l’ascolto del brano è possibile capire che gli Henderwyd non si limitano al classico folk metal, ma inglobano all’interno della proposta musicale svariate influenze che comunque ruotano sempre intorno al genere principale di riferimento: sfumature celtic metal e atmosfere quasi pagan arricchiscono il dischetto. Castle Ruins è un pezzo che inizia con il classico ritmo e riffing folk metal goliardico; la componente heavy metal nei giri di chitarra è sempre palese, caratteristica che si riscontra in tutti i brani dell’EP, ricordando, a volte, alcune cose degli Einherjer. L’arpeggio iniziale di Curse Of The Bard vede la presenza della voce pulita di Dennis Anzalone, decisamente non a proprio agio in questa dimensione, e il risultato, purtroppo, è fin troppo evidente: molte incertezze, note mal raggiunte e una sensazione di approssimativo che non fa bene alla canzone. Decisamente meglio con la voce harsh quando gli strumenti elettrici iniziano a farsi sentire. Le chitarre producono giri davvero piacevoli su un mid tempo scandito da Michele Tron; importante il lavoro del tastierista Simone Malan che “alleggerisce” spesso e volentieri le atmosfere con effetti e melodie semplici e d’impatto. La quinta canzone del disco mostra il lato più celtico degli Henderwyd, a partire dal motivetto iniziale per passare ai giri delle sei corde. Sesta traccia di Henderwyd è Rise Of A Storm, dove all’iniziale riff tipicamente heavy metal si aggiungono gli altri musicisti per lungo tempo, facendo pensare ad un brano strumentale, quando invece interviene - brusca e gradita - la voce di Anzalone. Brano molto interessante e inusuale, tra le migliori cose dell’intero cd. Ultima canzone presente nell’EP è Voice Of The River, altra traccia di media velocità che vede al suo interno mischiarsi diversi generi senza averne uno predominante.
La produzione è sufficiente considerando che si tratta di un’autoproduzione, ma sicuramente alcune cose potevano e dovevano essere curate con maggiore attenzione. La batteria non suona un granché bene, in particolare il rullante ha un fastidioso riverbero che lo allontana dal resto del drum kit e dalla registrazione in generale. Altra cosa sulla quale si poteva fare di più è la voce di Dennis Anzalone, in quanto le harsh vocals risultano troppo asciutte e poco profonde: un lavoro migliore basato su qualche semplice effetto avrebbe sicuramente giovato al risultato finale. Ultima cosa, il suono anonimo e il volume troppo basso della chitarra durante l’assolo di Curse Of The Bard: tirare su il volume è il minimo da chiedere a chi si occupa del missaggio finale.
Come precedentemente detto, il primo lavoro degli Henderwyd è un insieme di tanti (troppi?) generi, non sempre ben amalgamati tra di loro. Ma nonostante questo rimane evidente come la band sia in possesso di una buona base di partenza, sia a livello tecnico che di songwriting, e con il tempo non possa che migliorare.
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Piccola correzione: Ho letto che la voce pulita non è di Dennis Anzalone che si occupa solo del growl (tra l'altro ho saputo che non suona poù con loro peccato ) bensì sono cori. In ogni caso li avevo sentiti al fosch non sono male, han da migliorare, si giudicherà al prossimo lavoro! |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Intro 2. Valley Of No Return 3. Castle Ruins 4. Curse Of The Bard 5. Land Of Eriu 6. Rise Of A Storm 7. Voice Of The River
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Line Up
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Dennis Anzalone: voce, chitarra, bouzouki Erich Malan: chitarra Daniele Cappellini: basso Michele Tron: batteria, bodhran Simone Malan: tastiera
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RECENSIONI |
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