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19/04/24
DESPITE EXILE + LACERHATE + SLOWCHAMBER
BLOOM, VIA CURIEL 39 - MEZZAGO (MB)
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( 3496 letture )
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Brani lunghi e articolati caratterizzati da suoni atmosferici e dilatati, tematiche filosofiche e spirituali, logo senza croci rivoltate e pieno di elementi decorativi, niente facepaint e borchie, ma abiti sportivi e qualche testa priva di criniera: i Wodensthrone possono essere presi d’esempio per descrivere al meglio il black metal moderno. La vecchia scuola norvegese permeata di malvagità e sonorità sguaiate è maturata e ad oggi il black metal vive una nuova vita, fatta di problemi esistenziali ed espressa attraverso suoni più ostici ed ipnotici. Una scuola principale è la statunitense, influenzata dagli Agalloch (Alda, Addaura, Wolves in the Throne Room), un’altra è anglosassone, influenzata dagli Enslaved e dal post-rock (Altar of Plagues, Wodensthrone, Fen), un’altra ancora invece è teutonica ed è musicalmente più vicina a shoegaze e depressive (Lantlos, Heretoir, Thranenkind); si potrebbe continuare a lungo, elencando molte altre incarnazioni che il black metal moderno vive nelle varie parti del globo, ma vista la sede direi che è meglio dedicare più spazio a questo interessantissimo secondo album del quintetto di Sunderland.
Il disco si apre con il suono della pioggia accompagnato da un arpeggio in stile post-rock (The Remaining Few) in grado fin da subito a immergere l’ascoltatore nell’atmosfera panteistica che il gruppo evoca attraverso le note malinconiche dei suoi brani. Ritengo infatti fondamentale descrivere l’intensità evocativa che queste otto canzoni riescono ad avere, richiamando appieno paesaggi decadenti e tematiche spirituali attraverso le urla desolanti e disperate dei due cantanti. Le influenze che si riescono a cogliere maggiormente in queste canzoni, così dilatate ed ipnotiche, sono quelle di Burzum e degli Enslaved, senza tralasciare qualche richiamo ai colleghi Altar of Plague e Wolves in the Throne Room. La desolazione che gli artisti intendono trasmettere emerge prepotentemente fra i violenti blast beats e le distorsioni trascinanti delle chitarre, e colpisce tagliente come un rasoio attraverso le grida disperate che rappresentano le parti vocali. Un elemento che caratterizza al meglio il nuovo black metal sono le parti emozionali che solitamente si concretizzano in passaggi acustici, qui ottimamente realizzati e influenzati da generi come post-rock (intro diThe Name of the Wind, in parte vicina agli Agalloch), folk atavistico e tribale (The Battle Lines) e rock progressive (intermezzo di First Light, che vede anche un suono suggestivo di flauti). La lunghezza complessiva che supera i sessanta minuti è un elemento che non pesa molto, ma è anche vero che quando si suona un genere così complesso ed evocativo e si compongono dei brani della media di otto minuti, esagerare con la durata totale è un grande rischio. La musica della band è oscura e plumbea e analizza le parti più tormentate dell’inconscio umano, creando un qualcosa di spaventosamente toccante, che grazie all’ottimo lavoro di composizione e di qualità di registrazione riesce appieno nel suo intento. La componente prettamente musicale è tanto buona quanto variabile, e si articola in diversi momenti che vanno dagli arpeggi farciti da tastiere e synth fino alle parti ritmiche veloci, attraverso le quali compaiono comunque ottimi spunti melodici. Un ultimo punto da segnalare è lo splendido artwork della copertina realizzato dall’artista svedese Timo Ketola, già noto per aver lavorato con Dissection, Asphyx, Watain e Deathspell Omega.
Curse è un viaggio mistico, tortuoso e complicato che lascerà un segno profondo su chi decide di intraprenderlo e di lasciarsi trasportare dal vento e dalla pioggia che bagna le note grigie di questo splendido lavoro.
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7
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ancora oggi , dopo quasi due anni , non mi stanco di ascoltare questa piccola perla .....ogni traccia ad ogni ascolto è una riscoperta....in alcuni momenti paragonerei il lavoro di questa band ai migliori Emperor.... |
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6
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cresce con gli ascolti...bellissimo alzo il voto 88 |
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5
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Davvero un buon disco Voto 83 |
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4
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Approfitto per ringraziare i recensori e i fan che mettono i post perchè mi state facendo scoprire dei piccoli capolavori! |
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3
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Voilà, li avevo già segnalati su altri miei post e faccio i complimenti per la recensione. Personalmente, alzerei di parecchio il voto parce que, per me sono inferiori solamente al capolavoro assoluto Portal of I dei Ne Obliviscaris e alla pari di Nadir, dei Beyond Terror, Beyond Grace, se consideriamo le uscite del 2012. Questo black metal che definirei "atmosferico" rappresenta senz'altro un filone di una bellezza suggestiva che può ulteriormente svilupparsi e dare vita ad altri capolavori. E' vero, non ci sono pezzi che si distinguono in particolare, anche se quelli citati dal recensore sono i migliori, essendo la media di valore molto alto. Relativamente alla copertina, vorrei segnalare anche quella, a mio parere bellissima, del precedente Loss. Au revoir. |
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2
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Ottimo, a me sembra un'uscita sopra la media. Forse l'unico difetto (se così lo si vuol chiamare) che ha è che non presenta nessuna traccia di spicco. Sono tutti pezzi più che discreti, ma nessuno fa gridare al capolavoro. Davvero buono il lavoro del tastierista e anche la prova vocale mi è sembrata convincente. Confermo l'80/100. |
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1
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Molto bello,Atmospheric Black Metal suonato bene. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. The Remaining Few 2. Jormungandr 3. First Light 4. The Great Darkness 5. Battle Lines 6. Gates of Nevermore 7. Wyrgbu 8. The Storm 9. The Name of the Wind
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Line Up
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Raedwalh: voce, chitarra Wildebryo: voce, chitarra Geradwine: basso Hreowsian: batteria Arfaest: tastiera
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RECENSIONI |
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